Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Lo scambio di informazioni, sempre più rapido e onnicomprensivo, la possibilità di "fare comunità" e "blocco d'opinione", rende l'universo virtuale del WEB un terreno di discussione per operatori e studiosi del marketing e della comunicazione. Il volume di Paolo Guadagni e Vincenzo De Tommaso dal titolo Il nuovo potere dei consumatori sul Web, pubblicato da HOEPLI Editore, affronta appunto il nodo delle relazioni tra consumatori e aziende, cittadini e organizzazioni. Paolo Guadagni è il fondatore di una nota agenzia del gruppo WPP, specializzata in pubbliche relazioni sul mezzo Internet, mentre Vincenzo De Tommaso è il responsabile, per un portale di annunci immobiliari, delle relazioni con l'esterno. Il volume analizza i meccanismi che regolano la formazione dell'opinione e lo scambio d'informazioni sul Web, a partire dagli strumenti canonici che vengono utilizzati allo scopo dai consumatori; dai forum ai newsgroup, dai blog ai social network. Di ogni strumento vengono sezionati gli elementi principali, la "capacità divulgativa" e il tipo di relazione che viene instaurato. Di cosa parlano gli italiani in Rete? Quali sono i nuovi modelli di trasmissione dei messaggi? Sono alcuni degli interrogativi cui si cerca di fornire una risposta. A partire da questa "base" che occupa la prima parte del volume, si passa a descrivere la "reazione" da parte delle aziende, con le strategie di marketing e comunicazione adottate e gli possibili sviluppi, nel futuro, della Rete e delle comunità virtuali.
GUADAGNI PAOLO - DE TOMMASO VINCENZO
NUOVO POTERE DEI CONSUMATORI SUL WEB (IL)
Editore: HOEPLI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 134
Prezzo: € 14,90
EAN: 9788820338619
Di Admin (del 07/09/2007 @ 07:00:31, in News, linkato 15060 volte)
L'edizione cartacea di Repubblica di ieri, giovedì 6 settembre, anticipa con un breve estratto Diatriba d'amore contro un uomo seduto, l'unico e inedito monologo teatrale del grande scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez: l'opera è pubblicata in Italia da Mondadori (pagg.80, euro 8) e avrà una sua rappresentazione nel corso del Festival Tramedautore al Piccolo di Milano, con la regia di Alessandro D'Alatri e l''interpretazione di Maria Rosaria Omaggio. Il monologo di Graciela, protagonista dell'opera, appare come un'amara riflessione sul destino infausto della passione, destinata a spegnersi definitivamente nei sontuosi festeggiamenti delle sue nozze d'oro. La vita è trascorsa e l'amore è finito, dopo 25 anni di matrimonio: resta solo una rabbia sorda, beffardamente travestita da ricca signora in collera. Il senso, quello sembra sfuggire, comune destino di una commedia umana che ignora un senso, sfugge alle regole, allontana la ragione. Sullo sfondo resta solo un uomo muto, che legge il giornale di ieri perchè non sa, non vuole leggere quello di oggi: che ti mette le corna e ti riempie di agi, pretendendo gratitudine. Ma alla fine della corsa sembra restare solo la solitudine, e un'indefinita e incolmabile nostalgia.
Gabriel Garcia Marquez è nato nel 1928 ad Aracataca, in Colombia. E' considerato il massimo esponente di una corrente letteraria nota come realismo magico, e massimamente rappresentata dalla sua opera più nota, Cent'anni di solitudine. Ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1982. Il suo ultimo romanzo è del 2005, Memoria delle mie puttane tristi. E' universalmente considerato uno dei più grandi scrittori in vita.
Dora è una trentacinquenne che vive a Los Angeles, figlia di una mediocre famiglia americana, con madre alcolista e bibliomane, e padre lontano e mai presente. Divorziata da Palmer, ricco – bello – fascinoso - carismatico - superimpegnato - mapocoletterato, Dora vive in un residence a cinque stelle, circondata da macro disordine, bottiglie di vino rosso, abiti firmati e montagne di libri. Montagne di libri dovunque, perché fin da bambina i libri sono il suo rifugio.
Nella lettura Dora si abbandona, dimenticando l’infanzia, le storie andate a male, il lavoro di giornalista che ha perso anni prima, le tante fobie, le delusioni quotidiane.
Un paio di bicchieri di vino, un bagno caldo, e la maratona di lettura notturna consente a Dora di sopravvivere alle difficoltà di ogni giorno. Le amiche, l’ex marito, la sorella cercano di richiamarla alla normalità dalla segreteria telefonica che, opportunamente inserita, protegge Dora dal mondo esterno.
La libreria vicino a casa è il naturale approdo di ogni giorno, dove è inevitabile l’innamoramento e la storia di passione con il bel commesso Fred, commediografo in erba.
Ma non aspettatevi Bridget Jones: Dora è altissima, magrissima, somiglia a Nicole Kidman, frequenta feste e vernissage, veste Prada e Valentino, e fa vita da miliardaria, pur piangendo costantemente miseria, ed essendo disoccupata. Non fa molta simpatia….
La sua storia si dipana tra tentativi di introspezione, slanci di generosità filantropica, vicende familiari di grande amarezza, amicizie e riavvicinamenti. Ma soprattutto citazioni: Dora ama fin da piccola fare gite nelle case dei suoi scrittori preferiti, conosce la biografia di ogni autore, elargisce versetti e frammenti di libri a ognuno e in qualsiasi momento, in una forzata e a volte un po’ stridente esibizione di passione e erudizione.
Dora non è un personaggio in cui si ha piacere a immedesimarsi, non è simpatica e non crea partecipazione nel lettore; la storia qua e là rallenta in momenti prevedibili, o stentati nel tentativo di essere comici e surreali (come quando Dora salva un cervo) o tristi e malinconici (come nel caso dell’amicizia con la piccola nipote di Fred).
Nel complesso il libro si risolve in una commedia romantica a metà strada tra trasgressione e buoni sentimenti, in pieno filone disimpegnato femminile-femminista, ma puntellato da innumerevoli lusinghe al lettore appassionato. Vale la pena leggerlo per le ottime citazioni, nelle quali il lettore maniaco-compulsivo sguazza, e si diverte pure, e le epigrafi in testa a ogni capitolo, tutte da gustare.
"Al di fuori del cane, il libro é il miglior amico dell'uomo.
All’interno del cane c’é troppo buio per leggere..."
Groucho Marx (1890-1977)
KAUFMAN JENNIFER; MACK KAREN
LIBRI E AMORI A LOS ANGELES
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 297
Prezzo: € 18,00
Prezzo NicePrice: € 15,99
EAN: 9788804568896
Tra i molteplici bulbi che almeno una volta dovete provare a piantare, il giacinto è quello che più di altri si farà ricordare per la sua straordinaria fragranza.
Il nome botanico è Hyacinthus e appartiene alla famiglia delle Liliacee. Esistono tre varietà: Hyacinthus litwinowu, Hyacinthus Transcapicus e la varietà da noi commercializzata Hyacinthus Orientalis, con le note varietà “ Amsterdam”, dai fiori rossi salmone, “ Amethyst” dal colore blu, “ Bismark” dal colore azzurro,
“ Orange Boven” dal colore arancio salmone.
La pianta raggiunge i 25/30 cm di altezza, le foglie sono strette e allungate di colore verde. I fiori sono raccolti in una spiga, dallo stelo carnoso. I fiori sbocciano tra febbraio e marzo, ma è facile forzare la fioritura, così che è possibile trovarli tutto l’anno, soprattutto a partire da ottobre, il mese più adatto per procedere alla messa a dimora dei bulbi.
Ottimi anche per l’utilizzo per interno, essendo, tra i bulbi, i più duraturi. Con le cure adeguate possono restare fioriti anche per un mese.
Se vogliamo coltivarli in casa:
nel mese di settembre si piantano isolatamente in vasi di almeno 10 cm di larghezza, in torba leggera e permeabile (ossia non compattata) su fondo di ghiaia, collocando il bulbo in prossimità della superficie, a circa 1 cm dal bordo del recipiente, con la parte sporgente del bulbo rivolta verso l’alto e si pongono in una stanza ben illuminata e calda. Quando i butti raggiungono i 5 cm di altezza, vanno spostati in un luogo illuminato, ma fresco. Dopo circa cinque settimane avrete steli e boccioli ben sviluppati. A questo punto si dispone la pianta nella sua posizione definitiva, in una stanza un po’ più calda.
Durante la fioritura procedere con annaffiature regolari, per mantenere il substrato sempre umido, ma senza bagnare la pianta, in particolare la base dello stelo e concimare con un fertilizzante liquido ogni due settimane a partire dalla comparsa dei boccioli fin quando non si estingue il fogliame. Attenzione: applicare il concime in dosi molto basse, in quanto il giacinto è ricco di fosforo ed un eccesso di azoto, presente nel concime, svilupperebbe le foglie a discapito del fiore.
Se si vogliono coltivare all’esterno:
per l’interramento del bulbo vale quanto detto sopra, ricordarsi però che i bulbi vanno lasciati seccare nel terreno fino a quando le foglie non avvizziscono completamente. Si estrarranno poi in primavera, si puliranno e conservandoli in un luogo asciutto, potranno essere nuovamente piantati l’anno successivo. I fiori dureranno più a lungo se piantati in un luogo luminoso, ma senza sole diretto.
Idee per una composizione? Giacinto e Muscari;
Giacinto, Violetta, Violetta del Pensiero e Pratolina;
Giacinto e Lillà.
Potete approfondire e ampliare l’argomento leggendo:
Bulbi in fiore per ogni stagione, Cottini Paolo, Gribaudo, 2006, € 6,90
Tutto bulbi, Beltrame Maia, Mondatori, 2001, € 20
Piante da bulbo, Adams Katharina, Red, € 9,90
Conoscere e curare le bulbose, AA.V.V., Fabbri Editore, € 9,90
Una Milano spocchiosa e viziata, un gruppo di amici che si crede al di sopra di tutto e di tutti, una moralità sovvertita, un intreccio di amore e di interessi economici. Matteo vuole Margherita, Frans vuole Luca, Luca vuole Camilla. Ci si sposa solo con chi è più ricco, si frequentano solo i locali alla moda, via Marghera non è neanche a Milano ma in provincia. Solo il quadrilatero della moda è ammesso, il Jamaica è il ritrovo privilegiato, i matrimoni a cui si è invitati vogliono Berlusconi e Agnelli, i vestiti che si indossano vengono spediti dalle capitali della moda tramite aerei privati.
Un mondo in cui il nulla regna sovrano ma che, aimè, esiste e prolifera in una città che sembra aver perso la bussola. Un ritratto sconcertante ma veritiero che mette in evidenza solo il lato più meschino di una città che, nonostante tutto, meriterebbe di essere raccontata anche in altro modo. Cos’è, infatti, una città se non l’insieme di quanti la abitano?
Ecco perché questo libro suscita, in chi è milanese, un misto di insofferenza e curiosità, irritazione e rassegnata consapevolezza. Milano, infatti, non è solo lo squallore di vite sprecate come quelle dei protagonisti di questo primo libro di Carlo Mazzoni. Un’elite, se così la si vuole definire, che butta al vento le mille opportunità offerte per godere di un benessere letteralmente rubato. Fortunatamente Milano non è solo questo… La domanda, come si suol dire, sorge spontanea. Perché si dovrebbe leggere questo libro? Per capire quanto in basso si può precipitare quando si ha la convinzione che ogni cosa sia dovuta. Arroganza, sfrontatezza, falsi sentimenti e presunzione.
MAZZONI CARLO
POSTROMANTICI (I)
Editore: SALANI
Pubblicazione: 01/2007
Numero di pagine: 288
Prezzo: € 14,00
EAN: 9788884518422
Lo scrittore toscano Edoardo Nesi, nato a Prato nel 1964 e finalista nel 2005 al Premio Strega con L'età dell'oro, firma un nuovo intensissimo romanzo, dall'emblematico titolo Per Sempre. Riaffiorano in questo lavoro alcune delle tematiche tipiche dell'opera di Nesi: la deriva di una società, quella italiana, in disgregazione; la perdita dei valori e dei riferimenti; la nostalgia indefinita per un passato migliore che forse non è mai esistito, ma a cui ci si aggrappa perchè è meglio un'illusione del proprio presente. Un arcano dolore vela, come una cortina fumogena dell'anima, la storia di Alice, ventenne figlia di genitori separati, la cui inquietudine si manifesta in un singolare rapporto con la divinità cristiana, e in particolare con la sua incarnazione umana, Gesù Cristo. Alice ha cinque orecchini al lobo destro e cinque a quello sinistro; ha un piercing sul naso, una piccola barretta d'agento a forma di freccia; ha i capelli tinti di rosso ed è daltonica; ha sette tatuaggi, ed un ottavo lo ha in cantiere. Soprattutto Alice ha una madre che da quando è stata abbandonata dal marito, è caduta in depressione: passa le sue giornate sul divano, a guardare in TV le televendite. Almeno fino a quando Alice non le procura delle pastiglie psicotrope che la aiutano a dimenticare il suo male di vivere. Il guaio è che la ragazza non sta certo meglio della madre: in breve incomincia a spezzettare e sniffare le pastiglie, viene licenziata dal Call Center in cui lavorava e avverte sempre di più un vuoto indefinibile che cerca di riempire salendo al tramonto sul terrazzo di casa, guardando il calare del sole in bilico sul cornicione. Da lassù può vedere il suo quartiere innevato, il palazzo della Cayenna, abitato interamente da "Non Italiani", gli enormi cartelloni pubblicitari e, da qualche tempo, la "voragine", un buco enorme che si è aperto proprio di fronte al suo palazzo a seguito di un cedimento dell'asfalto. Cominciano allora le visioni: i ricordi dell'ex fidanzato, Edoardo, si mescolano con le apparizioni di un Gesù Cristo che sembra uscito direttamente dall'iconografia pasquale occidentale, mentre le uscite con l'amica Deborah, all'insegna della cocaina, si trasformano in epifanie semi-mistiche in cui sembrano moltiplicarsi i segnali di una misteriosa investitura. Dio vuole assegnare una missione ad Alice? O è tutto il frutto di un'immaginazione alla deriva, eccitata dall'uso di droghe?
Ciò che colpisce nel romanzo di Nesi è innanzitutto l'atmosfera: ovattata, "natalizia" (la vicenda si svolge nei giorni del Natale 2006), si mantiene costante per tutto il racconto, sfociando a tratti in una sorta di "realismo magico" tutto italiano. La profondità della vicenda si cela dietro le pieghe del racconto, a manifestare la sensazione di una deriva epocale e insieme personale che lo scrittore intende trasmettere attraverso il pensiero della protagonista. Alice è l'eroina di una moderna favola nera, senza lieto fine, misteriosa: forse uscita da un film di Tim Burton o da qualche romanzo cyberpunk; ma è anche la ragazza della porta accanto, dura e fragile nel contempo, pura ma contaminata da una società ingiusta e incomprensibile. Di lei il lettore non può fare a meno di innamorarsi.
NESI EDOARDO
PER SEMPRE
Editore: BOMPIANI
Pubblicazione: 09/2007
Numero di pagine: 154
Prezzo: € 14,00
EAN: 9788845259258
Uno dei personaggi più caratteristici nati dalla fantasia dei fratelli Coen è Jeffrey Lebowski, protagonista del film Il Grande Lebowski(1998). Lebowski, il cui soprannome è Drugo, rappresenta l’archetipo dell’hippie sopravvissuto agli anni ’70; svogliato, trasandato, si trascina per tutto il film in mutandoni, vestaglia e sandali, sorseggiando white russian e giocando a bowling. Jeff Bridges (l’attore che interpreta Lebowski), non incarna alla perfezione solo il suo personaggio, ma un vero e proprio stile di vita, una filosofia, che ha portato oggi alla pubblicazione di un libro La vita secondo il Grande Lebowski. Questa pubblicazione,curata da quattro Drugo-fanatici, non solo espone i punti principali da seguire per fare del modello di vita “alla Lebowski” una vera e propria teoria filosofica e pratica antistress, ma presenta anche interviste e retroscena riportati dai protagonisti, che danno ancora di più l’idea del perché questa pellicola sia diventata un cult.
La filosofia di vita trasmessa nel film, ed esposta in questo libro, non sarebbe completa senza le figure che accompagnano il personaggio di Drugo, come il pederasta ispanico Jesus Quintana (nel film John Turturro), che si sente un dio del bowling, il reduce dal Vietnam Walter Sobchak (John Goodman), convinto che con la forza e la pistola si possa risolvere ogni problema, e il timido e paranoico Donny (Steve Buscemi).
Questi profili umani, calati in un mondo di intrighi e cinismo, produzioni pornografiche e bande di nichilisti, oltre alle immancabili partite di bowling, sono gli ingredienti con cui i fratelli Coen hanno creato un mondo esilarante , pieno di scene e battute rimaste nella storia del cinema e degne di diventare vere e proprie pillole di saggezza e filosofia quotidiana.
GREEN BILL; PESKOE PEN; RUSSEL WILL; SHUFFITT SCOTT
VITA SECONDO IL GRANDE LEBOWSKI (LA)
Editore: SPERLING & KUPFER
Pubblicazione: 09/2007
Numero di pagine: 256
Prezzo: € 14,00
EAN: 9788820042950
La città noir per eccellenza, Marsiglia o Marselha in occitano, è lo sfondo di questo riuscito giallo dello scrittore transalpino Xavier-Marie Bonnot, nato nel 1962, documentarista di professione e storico di formazione. Il fascino del capoluogo provenzale regala molto all'atmosfera del romanzo, grazie ai suoi luoghi eternamente diversi nel loro permanere intatti negli anni: sono gli animati vicoli del Panier, il quartiere più antico della città; il mare e i calanchi fuori città; il Nordafrica che si respira nei quartieri-ghetto, o nei sudici bar di periferia; la magia dei pescatori, ma anche la nera malìa dei Gangster locali. C'è tutto il folclore di Marsiglia nelle pagine scritte da Bonnot. Il protagonista, il poliziotto Michel De Palma, sembra sguazzare in questo universo torbido e violento, disperato ma vitale, quasi fosse una creatura nata per gestazione dalla sinistra fama della città portuale. De Palma è un brillante investigatore della Brigata Criminale: malgrado i successi, il suo umore resta tuttavia tetro, come si addice all'eroe tenebroso da scenografia noir. I problemi nascono quando, in successione, si scoprono gli omicidi di tre donne, due dei quali compiuti secondo un sinistro rituale che lascia pensare all'opera di un serial killer. "Il Barone", così è chiamato De Palma, vede un collegamento tra i tre omicidi e si trova a indagare in un mondo oscuro in cui paleontologi, ritualità ancestrali e arte preistorica, si mescolano misteriosamente alla vecchia mala marsigliese. La soluzione del caso implicherà una discesa negli inferi di uno sciamanesimo ancestrale, rappresentato dai misteri delle incisioni preistoriche nella grotta di Le Guen, in un'epoca in cui il cannibalismo era considerato una fonte imprescindibile di energia vitale e potere guerriero. Tutto molto, troppo lontano dai vicoli di Marsiglia, dagli odori dei mercati, dalla brezza marina in una sera d'inverno.
BONNOT XAVIER-MARIE
PRIMA IMPRONTA (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 370
Prezzo: € 15,80
EAN: 9788806187262
Romanzo di contrasti nella New York dei giorni nostri, che conosce la tracotanza della classe intellettuale, le fatiche quotidiane di chi è arrivato dalla provincia, l’arrivismo e l’eleganza delle feste e dei salotti, e poi il risveglio con la ferita, traumatica e insanabile, dell’11 settembre.
Le due torri crollano scoprendo all’improvviso la fragilità di una città, e insieme a questa l’orgoglio e le contraddizioni di uno dei suoi simboli, il giornalista-opinionista liberal Murray Thwaite, l’imperatore, carismatico e autorevole, sul quale fanno perno tutti i rapporti umani, gli scontri personali e ideologici, le inconciliabilità sociali del romanzo.
La vecchia classe intellettuale è chiusa, moralista e carica di falsità, incapace di generare altro se non continue riletture dei propri pensieri, riproposti nella cultura fasulla del copy&paste, sempre uguali e sempre diversi.
I giovani imprenditori rampanti vivono un delicatissimo equilibrio tra successo, soldi, ristoranti e lusso, e il fallimento, con dolorosi traslochi nei quartieri “sbagliati”, ripensamenti di vita, depressioni. New York è una scacchiera, sulla quale i giochi avvengono solo nelle caselle corrette, nei pochi isolati che contano, fuori dai quali non ha senso esistere. La casa è un bene precario, e i lussuosi appartamenti di Manhattan si perdono in un lampo (squarcio su una scottante attualità….), in un rivolgimento di fortuna inatteso, che fa crollare tutto il castello e la spavalderia.
In questo scenario duro anche se abbagliante, Marina è la figlia di Murray, bellissima e mediocre, che cerca di trovare se stessa all’ombra soffocante del padre, e che non ha una sua strada, né una vera idea, o ideologia, o messaggio da comunicare, e finisce per scrivere un libro sui vestiti dei bambini, un affresco del conformismo delle maschere sociali, che porta all’inevitabile e amara conclusione che “i figli dell’imperatore sono nudi”.
Ludo, australiano, arrogante e spaventosamente arrivista, si avvicina a Marina, pur odiandone il padre, e sognando di portare la rivoluzione con l’ennesima rivista di cultura e opinione, sfrontata e supponente. Frederick “Ciccio”, il nipote dell’imperatore, arriva a New York dalla provincia, abbandonando tutto, e affrontando la sfida con l’ansia dell’autodidatta e il sogno di scardinare il sistema, lasciando tutti stupiti. La sua figura è inquietante e nello stesso tempo patetica, un misto di rabbia e candore in cui si sente tutto il dolore di un mondo che combatte per farcela, e affoga nel mare del conformismo.
Ma è Danielle a rivestire il compito più complesso, intimo e doloroso di raccontare una vicenda di rapporti umani tortuosa e moderna, e le contraddizioni di una città affascinante e impenetrabile. E’ lei, intelligente, indipendente, ma al tempo stesso insicura e fragile, il personaggio più riuscito in una galleria di caratteri, forti ed efficaci, di questa cruda commedia newyorkese, tutti simboli inquieti della società mediatica contemporanea.
MESSUD CLAIRE
FIGLI DELL'IMPERATORE (I)
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 493
Prezzo: € 18,50
EAN: 9788804563075
Può un singolo evento cambiare il corso della storia? Forse quella della nazione francese avrebbe avuto uno svolgimento diverso, se non fosse miseramente fallito il tentativo di fuga di Luigi XVI dalla Francia, dopo gli eventi della Rivoluzione francese. La notte del 21 giugno 1791 re Luigi XVI, la regina Maria Antonietta, figli e seguito, decisero di tentare la fuga fuori dalla Francia, per salvarsi dagli orrori della rivoluzione, che avevano trasformato le loro vite in un incubo di paure, sospetti e angosce. Di questa storica evasione racconta il libro Un re in fuga, di T. Tackett.
Dalla presa della Bastiglia (1789) erano passati due anni, due anni nei quali il re si era visto privare di qualsiasi privilegio; viveva ormai in uno stato di semi prigionia nel palazzo delle Teulleries a Parigi e aveva dovuto giurare la propria fedeltà alla costituzione e ai diritti dell’uomo e del cittadino, stilati dall’Assemblea nazionale, entrambi in molti punti sostanzialmente contrari ai principi su cui si basava la monarchia e il potere assoluto del sovrano. Il re si era sempre mostrato arrendevole, e la sua indole passiva e remissiva, l’aveva sempre posto agli occhi del suo popolo come una pedina nelle mani della famiglia reale e degli aristocratici, interessati solo ad arricchirsi sempre di più ai danni del popolo, un inetto che non avrebbe mai tentato di rivoltarsi alla nuova situazione politica.
E infatti Luigi non si ribellò, ma decise di fuggire. Con un piano degno di una moderna spy storie re e famiglia lasciarono il palazzo nel centro di Parigi la notte del 21 giugno 1791 per dirigersi verso la salvezza oltre confine. Tutto era stato calcolato nei minimi dettagli, ma tutto andò male. Luigi venne riconosciuto lungo il cammino che doveva portarlo verso la salvezza: fermati a Varennes i membri della famiglia reale vennero ricondotti a Parigi, quasi come prigionieri.
Il grande problema fu che questo tentativo di fuga venne visto dal popolo francese come un tradimento inaccettabile da parte del re, il primo che avrebbe dovuto tutelare la sua nazione e trattare il suo popolo come un buon padre. Così anche i più moderati dei membri dell’Assemblea, quelli che vedevano improponibile un modello repubblicano per una nazione vasta come la Francia e che avrebbero voluto salvare il re, non poterono fare a meno di ascoltare la voce del popolo, che chiedeva giustizia per il tradimento subito e soprattutto non tollerava più di essere governato da una monarchia. E il popolo, sempre più sospettoso e impaurito, chiese infine il sangue del re traditore, che venne ghigliottinato due anni dopo, seguito da tutti i membri della sua famiglia che avevano partecipato con lui alla fuga. Molti sperarono che l’esecuzione del re potesse mettere fine agli orrori della Rivoluzione, ma non fu così. Il Terrore non si placò nell’immediato, e forse se il re non fosse fuggito quella notte d’estate del 1791, o se la sua fuga fosse andata a buon fine, le sorti della Francia sarebbero state diverse, e molto del sangue versato, seguendo i più disparati ideali, sarebbe stato risparmiato.
TACKETT TIMOTHY; SPAGNOLETTI A. (CUR.)
RE IN FUGA (UN)
VARENNES, GIUGNO 1791
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