Può un singolo evento cambiare il corso della storia? Forse quella della nazione francese avrebbe avuto uno svolgimento diverso, se non fosse miseramente fallito il tentativo di fuga di Luigi XVI dalla Francia, dopo gli eventi della Rivoluzione francese. La notte del 21 giugno 1791 re Luigi XVI, la regina Maria Antonietta, figli e seguito, decisero di tentare la fuga fuori dalla Francia, per salvarsi dagli orrori della rivoluzione, che avevano trasformato le loro vite in un incubo di paure, sospetti e angosce. Di questa storica evasione racconta il libro
Un re in fuga, di T. Tackett.
Dalla presa della Bastiglia (1789) erano passati due anni, due anni nei quali il re si era visto privare di qualsiasi privilegio; viveva ormai in uno stato di semi prigionia nel palazzo delle Teulleries a Parigi e aveva dovuto giurare la propria fedeltà alla costituzione e ai diritti dell’uomo e del cittadino, stilati dall’Assemblea nazionale, entrambi in molti punti sostanzialmente contrari ai principi su cui si basava la monarchia e il potere assoluto del sovrano. Il re si era sempre mostrato arrendevole, e la sua indole passiva e remissiva, l’aveva sempre posto agli occhi del suo popolo come una pedina nelle mani della famiglia reale e degli aristocratici, interessati solo ad arricchirsi sempre di più ai danni del popolo, un inetto che non avrebbe mai tentato di rivoltarsi alla nuova situazione politica.
E infatti Luigi non si ribellò, ma decise di fuggire. Con un piano degno di una moderna spy storie re e famiglia lasciarono il palazzo nel centro di Parigi la notte del
21 giugno 1791 per dirigersi verso la salvezza oltre confine. Tutto era stato calcolato nei minimi dettagli, ma tutto andò male. Luigi venne riconosciuto lungo il cammino che doveva portarlo verso la salvezza: fermati a
Varennes i membri della famiglia reale vennero ricondotti a Parigi, quasi come prigionieri.
Il grande problema fu che questo tentativo di fuga venne visto dal popolo francese come un tradimento inaccettabile da parte del re, il primo che avrebbe dovuto tutelare la sua nazione e trattare il suo popolo come un buon padre. Così anche i più moderati dei membri dell’Assemblea, quelli che vedevano improponibile un modello repubblicano per una nazione vasta come la Francia e che avrebbero voluto salvare il re, non poterono fare a meno di ascoltare la voce del popolo, che chiedeva giustizia per il tradimento subito e soprattutto non tollerava più di essere governato da una monarchia. E il popolo, sempre più sospettoso e impaurito, chiese infine il sangue del re traditore, che venne ghigliottinato due anni dopo, seguito da tutti i membri della sua famiglia che avevano partecipato con lui alla fuga. Molti sperarono che l’esecuzione del re potesse mettere fine agli orrori della Rivoluzione, ma non fu così. Il Terrore non si placò nell’immediato, e forse se il re non fosse fuggito quella notte d’estate del 1791, o se la sua fuga fosse andata a buon fine, le sorti della Francia sarebbero state diverse, e molto del sangue versato, seguendo i più disparati ideali, sarebbe stato risparmiato.
TACKETT TIMOTHY; SPAGNOLETTI A. (CUR.)
RE IN FUGA (UN)
VARENNES, GIUGNO 1791
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