Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Dal Bastione dei Pescatori, sù in alto nella collina del Castello di Buda, ti sembra di abbracciarla tutta, la Parigi dell'Est, la città martire del 1956, quella che ha assaggiato i carri armati sovietici dodici anni prima di Praga e della sua primavera. Ti sembra di imitare con lo sguardo il volo del falchetto appollaiato docilmente sulla spalla del Falconiere, pronto a spiegare le ali verso il cielo e librarsi nella dolce aria di Rozsadomb, la collina delle rose in cui è sepolto Gul Baba, il derviscio di Budapest vissuto nel ' 500, alla cui memoria è dedicato un mausoleo, unico luogo di pellegrinaggio musulmano in Europa. La vedi, la "capitale di un impero inesistente", che sembra scorrere lontano insieme al grande fiume, il Danubio, che più in là incontrerà altre città, Bratislava, l'antica Gerulata, Vienna l'Imperiale e Belgrado la Bianca. Il Re dei Fiumi taglia in due la capitale d' Ungheria, la seziona come un bisturi in due parti diverse e lontane come le sensazioni cha sanno evocare. Sono Buda e Pest, le due anime rivali di una città di contrasti, sospesa tra le alture altere di Vizivaros, di Varhegy (il quartiere del Castello) e della collina di Gellert, e i grandi vialoni pianeggianti del Belváros, il centro storico di Pest, con il suo Andrássy út infinito, in cui si mescolano senza fine i mille volti dell'umanità di Budapest, ora asburgica, ora caucasica, ora eternamente e tristemente gitana come la minoranza Rom che la abita. Si perde lo sguardo e la mente, obnubilata nei mille vicoli del Settimo Distretto, il Quartiere Ebraico con le sue bettole e i suoi ubriaconi, i rabbini ed i clochard. Prosegue, la città, sbilenca del suo incedere, fino a Józsefváros, l' ottavo distretto di Molnar e dei fratelli Pressburger, brulicante di umanità straniera e autoctona, con tre anime ungherese, slava e zingara, con i venditori ambulanti, i truffatori di strada e le prostitute. Romantica ma malinconica, Budapest, la osservi dall'alto ma in fondo non la comprendi, imperscrutabile allo straniero, misteriosa e incomprensibile come la sua lingua arrivata da lontano. Ed è dolce perdersi nella sua indefinita "nostalgia", triste come la musica di un violino nel mezzanino del metrò.
CAMPO LAURA
BUDAPEST GUIDE CLUP 2007
Editore: DE AGOSTINI
Pubblicazione: 04/2007
Numero di pagine: 279
Prezzo: € 19,50
EAN: 9788841835005
Il manifesto dell’anima e dell’inquietudine di Bruce Chatwin, attraverso una raccolta di scritti, lettere, recensioni, racconti. Non solo viaggio, però: l’irrequietezza è prima di tutto uno stato del cuore, e trova tante forme di espressione e protesta contro il comune senso della stabilità e della sedentarietà. La necessità di un posto “dove appendere il cappello” è contrapposta all’impossibilità di scrivere se non in movimento, stimolato e scosso da mille immagini: l’avventura del viaggio come dimensione della dinamicità umana, che non soltanto allarga la mente, ma “le dà forma”, è vista in opposizione ai viaggi fittizi delle droghe, nei quali si rifugia l’anima di chi non riesce a muoversi. Perché, come affermava Pascal Notre nature est dans le muovement e l’uomo è un animale che ha bisogno di camminare, per curare la solitudine, e soddisfare il suo bisogno di crescita, alimentando occhi e mente. Sono tanti e caleidoscopici i livelli dell’irrequietezza che emergono dalla penna di Bruce Chatwin: dal racconto della miseria di Timbuctù, al fascino ricco e aristocratico della Torre Rezzoni in Toscana, dove l’autore amava ritirarsi a scrivere; dai racconti africani di iniziazione all’amore e alla vita, alla nascita di un appartamento nel centro di Londra; dalla dissertazione sull’”alternativa nomade” al ritratto della personalità eccentrica di Curzio Malaparte, artistica presenza in quel di Capri. Il filo conduttore è la necessità dell’uomo di accettare il cambiamento, il mutamento, dei luoghi, del corpo, o dell’anima. Perché l’uomo prodotto della civiltà – cioè della società che vive in città – ha dimenticato come si cammina, come ci si nutre di diversità e di cambiamento. Vive l’abbandono del senso di scoperta, e si nutre di palliativi, di stratagemmi utili solo a mascherare il suo spirito di fallimento e di solitudine, la pena di una ripetitività che non è nella natura dell’essere umano. E che spesso porta l’uomo a crearsi viaggi alternativi e malati attraverso le droghe e l’alcol, per fuggire alla monotonia di una vita senza orizzonti. E’ anche l’esperto d’arte che parla in queste pagine, analizzando il significato e il sentimento alla base di ogni raccolta d’arte: la “moralità delle cose” non è altro che un sistema per escludere gli altri esseri umani, qualcosa di sicuro che non tradisce, un rito personale di autogratificazione e risarcimento dal quale Bruce Chatwin rifuggiva, abituato a non affezionarsi mai agli oggetti e a circondarsi di poco. Vale la pena davvero di ricominciare a camminare, perché, rivela Chatwin, “I viaggi reali sono più efficaci, economici e istruttivi di quelli fittizi”. CHATWIN BRUCE; BORM J. (CUR.); GRAVES M. (CUR.) ANATOMIA DELL'IRREQUIETEZZA Editore: ADELPHI Pubblicazione: 02/2005 Prezzo: € 8,00 ISBN: 884591948X
La prima cosa che colpisce il visitatore che arriva a Parigi è il senso di splendore e magnificenza che regalano gli splendidi e imponenti palazzi, carichi di storia, che hanno ospitato tanti personaggi del nostro passato, diventati coi secoli quasi leggendari. Questa sensazione è ancora più accentuata di notte, quando la straordinaria illuminazione regala alla capitale francese quel suo fascino peculiare, così vivo e frizzante, che si specchia però nel lento languore dello scorrere della Senna. Questi due aspetti di Parigi rendono la visita di questa città un misto di cultura e storia, grazie ai numerosi musei e ai magnifici monumenti, ma anche di piacevolezze frivole, come le pause nei tanti caffè o nelle tipiche brasserie, o lo shopping nelle vie più note ai cultori della moda e del design. Se si procede nella visita della città risalendo la Senna, la prima cosa che ci si trova di fronte e l’imponente simbolo di Parigi, la Tour Eiffel, che da più di un secolo campeggia coi suoi 300 metri di altezza sulla città, lasciando sempre senza fiato anche il turista più scettico. Da non perdere a poca distanza, oltre al famoso Museo d’Orsay, con la sua struttura progettata dall’italiana Gae Aulenti e l’interno impedibile, in cui sono racchiusi inestimabili capolavori della produzione impressionista, anche il piccolo ma prezioso Museo di Rodin, nel cui giardino, tra le carnose rose e le siepi ordinate, compaiono opere di eccezionale forza espressiva, come il noto Pensatore, il gruppo del Conte Ugolino, o la famosa Porta dell’Inferno. Passando sull’altra riva della Senna ci si può incamminare per la lunga passeggiata che porta dall’Arco di Trionfo, ai caotici e ormai quasi folcloristici Champs Elysèes, ai tranquilli e ombrosi giardini delle Tuileries, voluti dall’italiana regina di Francia Caterina de’ Medici, e dove ci si può concedere una pausa con una baguette e un bicchiere di buon vino, per poi proseguire fino al tempio sacro dell’arte, il Museo del Louvre, annunciato da lontano dalla grande piramide di vetro voluta da Francois Mitterand, assediato quotidianamente da migliaia di turisti. Dopo una scorpacciata di arte si può pensare un po’ alle frivolezze, facendo una passeggiata in Foubourg Saint Honorè, lungo la quale scorrono una dopo l’altra le boutiques dei più noti stilisti di moda e gli stores più di tendenza, come il noto Colette. Per concedersi un vezzo da veri re o regine il posto giusto è Ladurèe, la pasticceria vicino alla Madeleine, che ha creato i dolci per il film Marie Antoniette di Sofia Coppola; deliziose tortine e zuccherosi e variopinti pasticcini da assaporare insieme a un buon the, per una merenda da sovrani! Risalendo verso l’artistica e bohemien Montmartre si assapora la Parigi tardo ottocentesca, quella di artisti come Toulouse Lautrec, Renoir e Van Gogh, e di scrittori come Zolà, Balzac e Proust, vissuta tra un ballo al Moulin de la Galette e una serata al Moulin Rouge, le cui pale continuano a girare, fino a giungere al panorama mozzafiato che si gode dal Sacro Cuore. Per i buon gustai da non perdere un plateau de mer al Roi du coquillages in Place de Clichy, il miglior ristorante dove gustare ostriche e frutti di mare. La parte di Parigi dell’Ile de la Citè e degli arrondissement sulle rive vicine è quella che conserva le vestigia più antiche della città, portatrici di quel gusto gotico che per secoli l’ha contraddistinta. Dall’imponente cattedrale di Notre Dame, che con le sue massicce torri troneggia sull’isola, alla vicina piccola isola di Saint Louis, veramente romantica. Da un lato della Senna si spiega il quartiere del Marais, in cui è doverosa una pausa nel cafè Les Philosophes, in rue Vieìlle du Temple 28, dove potrete degustare ottime insalate, come l’insalata del filosofi o quella dell’utopista. Sull’altra riva invece si dispiega il quartiere di Saint Germain; qui, tra una passeggiata dalla Sorbona al Panthèon, dove potrete ammirare il noto pendolo di Foucault, ispiratore dell’omonimo romanzo di Umberto Eco, e un salto nel passato rivoluzionario, con una visita alla Conciergerie, ultima “dimora” di Maria Antonietta, ma anche di Danton, prima di finire sulla ghigliottina. Infine è quasi doveroso un bicchiere di pastis al famigerato Cafè de Flore, meta di ritrovo di scrittori e intellettuali quali Apollinaire e Sartre. Salutiamo Parigi con un ultimo sguardo alla Senna, resa magica dalle mille luci, che illuminano la città e rendono la Tour Eiffel in lontananza sfavillante, e da un gruppo jazz che suona sulla riva, le cui note ci immergono per l’ultima volta nel sapore tipico della capitale francese. Tutti gli indirizzi su:
PARIS. SHOPS & MORE Autore: ANGEKLIKA TASCHEN Editore: TASCHENPARIS. RESTAURANTS & MORE Autore: ANGEKLIKA TASCHEN Editore: TASCHEN
L'insolente incipit di questa guida, ne testimonia il carattere "altro" rispetto alla stragrande maggioranza dei comuni libelli turistici: " gli stati di Praga sono tre: solido, gassoso e liquido. Il primo è una fila di figure gotiche, barocche, liberty. Il secondo sono sciami di esistenze che, bisbigliando del passato, cianciano anche di futuro. Lo stato liquido è il più insolente: volgarmente è chiamato birra". E' forse l'anima di questa città ad ispirare l'autore Alessandro Ruggera, italiano per lungo tempo residente nella capitale ceca, nello scegliere per il suo racconto di Praga l'esoterica, un registro linguistico quasi aulico, certo molto distante e insolito per un pamphlet che dovrebbe adattarsi alle esigenze del turismo di massa. Incuriositi ci addentriamo nella lettura, mentre percorriamo i vicoli di Stare Mesto (la magnifica città vecchia), e scopriamo in un angolo di Staromestke Namestì l'effigie di Franz Kafka, sorretti da una descrizione surreale, straordinariamente intonata all'atmosfera della città. Leggiamo di alchimisti e della sfarzosa corte di Rodolfo d'Asburgo, mentre commossi attraversiamo il Ponte Carlo fino a giungere a Mala Strana, il quartiere piccolo amato dagli artisti, adagiato languidamente sulla Moldava e guatato dall'alto dall'onnipresente Castello. Emozionati scorgiamo l'isola di Kampa, con il muro di Lennon affrescato da legioni di giovani in cerca di libertà o trasgressione, all'epoca del governo comunista; e ci fermiamo a discorrere di politica davanti a una buona pivo (birra) praghese, ai tavolini in legno di una Pivovar, mentre attorno si scatena la malinconica allegria di una città troppe volte martire, troppe volte risorta. Qual'è il segreto di questo oscillante zigzare per le strade in ciottolato, mentre il nostro anfitrione letterario ci guida fino alla ripida salita della Vlasska, sù fino alla verdeggiante collina di Petrin? Forse potremmo scoprirlo discendendo da Hradcany, il quartiere del Castello, fino al simbolo di Praga, l'onnipresente e minaccioso Hrad cui i secoli non hanno rubato la magnificenza: la reverenza da cui è colto il viandante, è forse la stessa che nel seicento soffrivano le schiere di aspiranti cortigiani, nel presentarsi al cospetto del grande Rodolfo e della sua maestosa residenza? La nostra guida non dà soluzioni, non indica locali alla moda e non ci informa sugli orari di visita dei monumenti: al contrario semina dubbi e sembra inseguirci in questo curioso bighellonare, quasi fosse un'appendice della città misterica per eccellenza, cuore nei secoli della magia bianca e di quella nera, l'eterna Praga, l'esoterica.
Le WALLPAPER* CITY GUIDE inizialmente hanno attirato la mia attenzione perchè sono belle, hanno una copertina molto semplice ed elegante. Con un formato che ricorda le Moleskine, sono piccole guide turistiche, in lingua inglese, dedicate ad importanti città del mondo [ecco alcuni esempi: Tokyo, Singapore, Parigi, Londra, Roma, Milano, Madrid, Barcellona]. Hanno un taglio particolare, segnalano architetture contemporanee e moderne, luoghi e oggetti di design, spazi espositivi dedicati all'arte contemporanea e moderna. Ve le segnalo se dovete visitare una di queste città e impazzite per l'architettura, il design e l'arte, io ho regalato quella di Barcellona alla mia amica Barbara in partenza per la Spagna tra poco... lei era entusiasta! Clicca qui per vedere tutte le WALLPAPER* CITY GUIDE disponibili| Guide Turistiche | Milano | Archiettura | Design | Arte | Barcellona |
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