Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Lessico famigliare è un libro bellissimo, a metà tra l'autobiografia e il libro di memorie: ripercorre la storia d'italia attraverso la famiglia ebrea Levi. Natalia, l’ultima dei cinque figli Levi, è la voce narrante. Con assoluto rispetto della verità, e, per certi versi, mantenendo l’incanto della fanciullezza, l’autrice non solo ripercorre con la memoria le vicende dei suoi cari, ma ne fissa per sempre anche il linguaggio (che, è unico per ogni nucleo famigliare), i motti, le abitudini radicate.
E' così che facciamo conoscenza del padre Giuseppe, dispotico ma dolce che non sopporta gli "sbrodeghezzi", i "potacci" e le "sempiezze" di mamma Lidia e dei fratelli, tra cui mitico è quello che quando si sveglia di buon umore al mattino inzia con la filastrocca: "il baco del calo del malo; il bece del chelòe del melo".
Da casa Levi passa tutto il fior fiore del mondo intellettuale torinese: Vittorio Foa, Adriano e Camillo Olivetti, Filippo Turati, Cesare Pavese, Felice Balbo, Anna Kuliscioff, Franco Rasetti, Felice Casorati e persino Eugenio Montale.
Tentare anche solo un breve riassunto del Lessico non è semplice: è una storia che ruota su se stessa, proponendo, a brevi intervalli, lo stesso frasario, che a mano a mano conquista il lettore, col risultato di diventargli, alla fine, per l’appunto, famigliare.
Da leggere e rileggere come ho fatto io!
GINZBURG NATALIA
LESSICO FAMIGLIARE
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 09/2005
Numero di pagine: 261
Prezzo: € 10,00
EAN: 9788806174293
Un paesino ligure al confine con la Francia: in mezzo al profumo degli eucalipti, dei limoni e dei biscotti appena sfornati, voci di giovani donne si incontrano, si affollano, fino a confondersi a creare un unico coro.
Le donne parlano, parlano e si raccontano: i loro dialoghi disegnano storie di infelicità e trasgressioni, problemi quotidiani di vita domestica e familiare, di relazioni difficili, di ambizioni e incomprensioni.
Sono donne single e sposate, tradite e traditrici, annoiate, deluse dalle loro scelte. Alla ricerca di qualcosa d’altro, e di un altro sé.
Una donna matura le ascolta con pazienza, e le consiglia con saggezza: l’anziana signora Waal, olandese, trasferitasi negli anni sessanta con il marito, dopo un lungo soggiorno in India.
E’ lei il fulcro della narrazione, e della vita delle giovani donne protagoniste, che ne hanno fatto la loro consigliera, quasi una madre adottiva. A lei si rivolgono, sfogandosi, raccontando le loro storie di infelicità, davanti a un caffè, nella bottega della spesa, salendo la stradina che conduce fino a casa, o all’ombra degli ulivi.
La signora Waal è vedova, e vive sola in una bella casa immersa nel verde e affacciata sul mare assolato: le fanno compagnia le sue piccole abitudini quotidiane, di meticolosità, pulizia e attenzione, il gatto Fragola e troppi ricordi.
Ma dopo tanti anni, la solitudine inizia a farle male, e la signora Waal desidera tornare a casa sua in Olanda, dove è sepolto il marito: sente di voler rivedere il suo paese prima di morire, nonostante i brutti momenti passati in tempo di guerra, e negli anni immediatamente successivi, quando il marito fu accusato di collaborare coi nazisti. Tante calunnie, che hanno indotto la signora Waal e il marito a lasciare l’Olanda, e cercare la serenità in un’altra vita, lontana dalla patria.
Sono ricordi che ancora oggi fanno male, e che continuano a riprendere forma, con misteriose visite e telefonate di sconosciuti, dall’aspetto straniero, che si presentano alla porta della signora Waal con strane domande sul suo passato.
Ed è così che i racconti delle piccole guerre familiari delle giovani donne del paese si affiancano e si scontrano con i penosi ricordi di una guerra passata, reale e di coscienza, che la signora Waal continua a combattere con sé e con il suo cuore.
L’autunno della signora Waal è un magnifico breve romanzo, fatto di amore e nostalgia, nel quale gli uomini rimangono sullo sfondo, un po’ sfuocati. Perché il romanzo è fatto tutto dalle donne e dai loro sogni, dalle loro contraddizioni e ambizioni e dalla loro umanità.
Un romanzo di grande poesia, ma anche di estremo realismo e spregiudicatezza, che si gode per il delicato racconto dell’animo femminile, fatto con ironia e calore.
ORENGO NICO
AUTUNNO DELLA SIGNORA WAAL (L')
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 06/2007
Numero di pagine: 128
Prezzo: € 8,50
EAN: 9788806188221
A chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di entrare in libreria, guardare scaffali e ripiani, sino a scoprire un libro dal titolo evocativo e assolutamente affine alle proprie emozioni più intime. Questo è quanto successo con il romanzo di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile. Ovviamente il periodo, per me, è dei peggiori e ho avuto subito la sensazione che le 200 pagine circa lungo cui si dispiega la narrazione potessero fungere da conforto e consolazione. Ho pensato: forse ha ragione Nietzsche quando sostiene che quel che non ammazza rende più forti; sicuramente sarà questo il messaggio di speranza che vuole infondere Peter Cameron e invece…
Iniziata la lettura si scopre che il titolo riprende il motto del campo estivo in cui il giovane James Sveck – protagonista del romanzo – viene letteralmente spedito all’età di 12 anni, quando i genitori decidono di separarsi. Questo, forse, il colpo di scena più sensazionale di un libro che, al di là del titolo, non racchiude in sé nulla di malinconico e nessun momento epico. Il che non è assolutamente una critica, o una nota dolente, ma al contrario il vero punto di forza di un romanzo in grado di rendere interessante ed accattivante come la vita reale.
I fatti narrati sono legati alle esperienze di James Sveck - 18 anni, newyorkese di buona famiglia, madre al terzo matrimonio fallito durante la luna di miele, padre avvocato in carriera che non ha nemmeno tempo per portare il figlio a colazione in un ristorante del centro, sorella più grande iscritta al college che cerca di convincere James ad andare alla Brown University in modo da poter ricevere in regalo dai genitori una Mini Cooper decappottabile.
Classico ritratto di una famiglia del Terzo Millennio, insomma, che offre in dote al suo componente più sensibile – James nella fattispecie - un’esistenza fatta di insicurezze e rabbia, insofferenza e voglia di fuga. Ecco, infatti, che arrivato a 18 anni James decide che probabilmente non vuole più andare al college ma preferirebbe rifugiarsi nel Midwest; ecco che parlando con la madre scopre un’intrinseca incapacità ad accettare la propria sessualità: “io sapevo di essere gay, anche se non avevo mai fatto niente di gay e non sapevo se lo avrei mai fatto”; ecco che durante le sedute con l’analista si trova ad ammettere la propria incapacità ad interagire coi coetanei, quasi fosse stato modificato geneticamente.
C’è un po’ di Freud nel passaggio che spiega tutto ciò:
“A ripensarci sembra quasi crudele riconoscere e insieme respingere il desiderio d’attenzione di qualcuno, specialmente di un bambino. Vuole solo attenzione, come se fosse una brutta cosa, neanche volesse soldi, potere e celebrità. Forse è per questo che adesso preferisco essere ignorato: mi è stato causato un danno irreversibile.”
A dispetto del titolo, dunque, Un giorno questo dolore ti sarà utile dipinge la vita quale è nella sua essenza - dolore e sofferenza da un lato, felicità e di distrazione dall’altro – e ci offre un insegnamento fondamentale: ora della fine la vita è l’unica cosa certa che abbiamo.
Un’ultimissima nota, se questo libro fosse una canzone sarebbe As I Sat Sadly by her side di Nick Cave and The Bad Seeds.
Quando le milizie arabe a cavallo attaccano il suo villaggio, Valentino Achak Deng vede i suoi amici ammazzati, le case incendiate, la sua famiglia dispersa e in fuga.
Ancora bambino si salva fuggendo: lascia Marial Bai, e tutta la sua vita, il negozio del papà, il giallo splendente della lunga veste della mamma, i giochi con gli amici e la sorella, i primi amori.
Achak non sa nulla della guerra civile che lacera il suo paese, il Sudan: può solo scappare per salvarsi, e corre, corre per giorni e notti.
E’ attraverso l’esperienza sconvolgente di Valentino Achak Deng che Dave Eggers affronta il difficile racconto della guerra civile sudanese nel libro Erano solo ragazzi in cammino.
Un racconto lucido, onesto e commovente, che a tratti è attraversato da una vena ironica e umoristica, nella quale si riconosce la penna del “formidabile genio” di Dave Eggers.
La fuga a piedi dal villaggio e dallo sterminio del popolo Dinka, la lunga marcia fino all’Etiopia alla ricerca della pace e di una nuova vita - migliaia di bambini in cammino, I Bambini Perduti, quelli orfani, o separati dai genitori, che non hanno nulla se non la forza di camminare e sognare.
Una lunga marcia di fame, disperazione, malattia, sotto il costante rischio di attacchi, o l’altrettanto pericoloso arruolamento forzato dei ribelli.
Dopo l’Etiopia un nuovo cammino che porta i ragazzi in Kenia, a creare il più grande campo profughi della storia, Kakuma. Decine di migliaia di rifugiati assistiti dalle Nazioni Unite, tra i quali Achak, che vive a Kakuma per 10 lunghi anni, in una semi-esistenza con cibo razionato e la speranza di una vita vera.
Dal Kenia Achak avrà la possibilità di essere tra i profughi accolti negli Stati Uniti, e nell’ironia della sua vita al limite dell’epopea, sale sull’aereo diretto a Miami l’11 settembre 2001: da Atlanta, dove vive, racconta la sua storia, a metà strada tra biografia e romanzo.
Una storia di sopravvivenze e di amicizie, nella quale c’è anche spazio per l’amore adolescenziale e per quello adulto, la scoperta della ferocia umana in Sudan e della violenza quotidiana in America. Una storia che è fatta anche di fiducia, verso le tante mani che si sono tese per dare sostegno e aiuto, in Africa nel campo profughi, e in America, con gli “sponsor” e le organizzazioni umanitarie.
E di fiducia tradita: perché nell’agognata America Achak scopre l’esistenza di una nuova guerra, il pericolo di aprire la porta di casa agli sconosciuti, o lo sgomento nell’entrare in un ospedale senza copertura assicurativa.
Quella di Valentino Achak Deng è una vita da leggere e da conoscere, per dare una forma all’esistenza delle migliaia di profughi senza volto e nome, vittime di guerre tanto inutili quanto dimenticate, poco “fotogeniche” e mediatiche.
Un libro sorprendente, una storia toccante, terribile ma capace anche di grande poesia, nella quale la personalità di Eggers si fa generosamente da parte per lasciare il campo a Valentino Achak Deng e al suo racconto. A lui e alla sua fondazione, sono destinati tutti i proventi del libro: www.valentinoachakdeng.com.
La casa del silenzio è un bellissimo romanzo sulla Turchia di oggi, le sue contraddizioni e i suoi squilibri, e sull’incomunicabilità del vivere moderno: un romanzo corale con tante voci narranti, che si alternano ad ogni capitolo.
Ognuna racconta la sua storia.
La vecchia Fatma, chiusa nella sua casa decadente fuori Istanbul, preda dei rancori e degli odi del passato, passa le giornate e le lunghe notti insonni a recriminare sul marito morto, medico e attivista politico, sulle sofferenze e umiliazioni della loro vita insieme;
il nano Recep, che serve da anni Fatma, in una quotidianità silenziosa e modesta, scandita dagli impegni della casa, e dalle voci che affiorano dalla sua infanzia; il giovane Hasan, che lo zio Recep vorrebbe vedere studiare, sogna l’amore e invece si mischia con giovani farabutti e teppisti che circolano in bande per Istanbul tra violenze e bravate;
Faruk, il più grande nipote di Fatma, alcolizzato come il padre e come il nonno, storico alla ricerca di risposte che la vita non potrà mai dargli, in grado solo di sfogare nel cibo e nell’alcol il dolore e il rimpianto per il matrimonio fallito;
Nilgün, giovane progressista, colta e sognatrice, che ha una visione ingenua della politica e di una rivoluzione improbabile;
Metin, il più giovane del gruppo, dalla mente matematica brillante, studiosissimo e arrivista, che sogna di andare a vivere negli Stati Uniti, per fare fortuna e soldi, e tornare a Istanbul da vincitore.
I tre ragazzi sono in visita dalla vecchia nonna, come ogni estate, nella grande casa, che risuona di tanti rumori, voci e chiacchiere, ma di nessuna vera parola: ognuno dei protagonisti ha mondi da fare uscire, insoddisfazioni, sogni, rimpianti da colmare, ma nessuno riesce a farlo, e tutti vivono tra conversazioni fatte di nulla, e grandi monologhi interiori nei quali sfogano tutta la loro vita sospesa.
Un romanzo sul non detto, sulla disillusione e sui sogni infranti, ma soprattutto sull’incapacità di conoscersi per accettarsi: ci sono segreti da svelare, e vite da compiangere ne La casa del silenzio.
Un libro in cui tradizione e modernità si scontrano, in un perenne squilibrio sociale e politico, e in un amalgama di sentimenti spesso in contraddizione.
Non ci sono vincitori né vinti, ma una sospensione nel tempo che sa di fallimento e disperazione, intrisa di dolore e di tanta aggressività, in una Turchia alla vigilia della guerra civile.
La casa del silenzio è una lettura ricchissima che lascia una profonda malinconia, insieme al piacere per lo stile articolato, multicolore, di grande raffinatezza del premio Nobel Orhan Pamuk.
PAMUK ORHAN
CASA DEL SILENZIO (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 376
Prezzo: € 12,80
EAN: 9788806183516
Craig Gilner ha 15 anni, vive a Brooklyn con mamma, papà, sorella e ha studiato sodo per essere ammesso in una delle scuole superiori più prestigiose d’America: la Executive Pre-Professional High School di Manhattan. Potrebbe, o dovrebbe, essere il preludio ad una vita di successo: finite le scuole superiori una laurea ad Harvard e poi soldi carriera, una famiglia perfetta e forse un futuro da Presidente. Chi entra alla Executive Pre-Professional High School, del resto, viene formato proprio per questo…
Peccato che non sia tutto oro quel che luccica e infatti, sin dalle prime pagine, Craig Gilner si trova a fare i conti con il Dottor Barney, psicofarmacologo, che gli prescrive una bella terapia a base di Zoloft e strizzacervelli. E’ la Dottoressa Minerva cui Craig racconta di un mondo fatto di Tentacoli – “le attività malefiche che invadono la mia vita” - e Ancore – “sono le cose che mi tengono la mente occupata e mi fanno sentire bene temporaneamente” – un mondo, o meglio, una vita che Craig non si sente in grado di affrontare perché mette troppo sotto pressione.
Il migliore amico non manca, Aaron, e la prima cotta neanche, Nia, disinibita ragazza col piercing che si mette proprio con Aaron. I problemi veri però iniziano quando Craig decide che è ora di smetterla con lo Zoloft; interrotte le medicine il mondo si fa ancora più insopportabile. Studiare è impossibile, i compiti si accumulano, i voti diventano mediocri. Ecco che lo stress giunge al culmine e Craig decide che è ora di farla finita, sì un suicidio è quello che ci vuole però… qualche ripensamento e, prima di uscire per incamminarsi verso Il Ponte da cui si getterà, compone il numero del Telefono Amico, che gli suggerisce il Numero 1-800-Suicidio: a questo numero gli si sueggerisce di andare a farsi ricoverare all’ Argenon Hospital. Detto fatto, Craig esce da una porta ed entra da un’altra. Il mondo dell’ospedale lo rigenera, si sente protetto e finalmente normale, la pressione piano piano svanisce, un hobby potrebbe diventare un lavoro – disegnare strane cartine stradali- la felicità assume le fattezze di Noelle. Basta poco e Craig trova la propria cura: abbandonare la Pre-Professional High School a favore di una scuola d’Arte, ovvero liberarsi dalle aspettative che il Mondo sembra avere nei suoi confronti ed iniziare a vivere il che significa, semplicemente, agire e non pensare.
“ Cavolo, perché mai ho provato a suicidarmi? Il mio cervello non vuole più pensare: tutto d’un tratto vuole fare…Prova a disegnare una persona nuda. Prova a disegnare Noelle nuda. Viaggia. Vola. Nuota. Incontra. Ama. Danza. Vinci. Sorridi. Ridi. Fermati e Respira. Cammina. Saltella. Scia. Gioca a pallacanestro. Corri. Corri. Corri. Corri a casa. Corri a casa e divertiti. Divertiti. Prendi questi verbi e goditeli. Sono tuoi, Graig. Te li meriti perché li hai scelti. Avresti potuto lasciarteli tutti alle spalle e invece hai deciso di restare qui. Perciò adesso vivi per davvero, Graig. Vivi.Vivi. Vivi. Vivi. Vivi”.
VIZZINI NED
MI AMMAZZO, PER IL RESTO TUTTO OK
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 04/2007
Numero di pagine: 333
Prezzo: € 13,00
EAN: 9788804565543
La poetica del grande scrittore israeliano Amos Oz è tutta in una piccola locuzione piuttosto singolare, con cui descrive nel suo romanzo Una storia di amore e di tenebra lo stato, fisico e immaginifico, della montagna che si erge davanti alla sua casa d'infanzia, in parte interrandola: il "freddo muto del buio", triplice sinestesia che confondendo e contaminando tre differenti sfere sensoriali, sembra trasferire al lettore, attraverso la magica forza delle parole, la pienezza di una sensazione, di un'immota e impalpabile quiete, forse solo un po' sinistra per la presenza dell'oscurità.
Dicevamo del romanzo Una storia di amore e di tenebra: insieme l'epopea di una famiglia, quella dello scrittore, di un paese, naturalmente Israele e di un individualità, che andrà formandosi e delineandosi pian piano, presentandosi lentamente alla coscienza, emergendo dalla fitta nebbia di una miriade di rapporti interpersonali e personaggi, dalla storia di una collettività (la famiglia, la nazione). Del resto la storia di Amos Oz è un po' la storia del suo paese: un'infanzia e un'adolescenza tra Gerusalemme e il kibbutz di Hulda, poi, tra mille difficoltà, lo studio, il successo, la fama. La Gerusalemme descritta nell'opera è una città "epica" che ha il suo rovescio in Tel Aviv, che rappresenta la modernità. A far da tramite tra queste realtà, il paesaggio della Palestina, spoglio, inconsistente, eppure così irrinunciabile. Il timore di un nuovo genocidio degli ebrei è un sottotraccia sinuoso e impalpabile, che giustifica i pensieri e le azioni; ma in fondo al centro del romanzo c'è qualcosa di più personale, intimo. E' il suicidio della madre di Amos Oz, nel 1952, alla vigilia del suo bar mitzvah (a tredici anni e un giorno nella religione ebraica i ragazzi diventano "figli del comandamento", responsabili per sé stessi nei confronti della Halakah, la legge ebraica). Si tratta di un tabù che per Oz va sfiorato con dolcezza, accarezzato in un flusso di coscienza che esplora la tragedia senza urtarla. In fondo alla strada resta solo la pienezza insondabile della terra, il "freddo muto del buio" che l'accompagna.
OZ AMOS
STORIA DI AMORE E DI TENEBRA (UNA)
Editore: FELTRINELLI
Pubblicazione: 05/2005
Numero di pagine: 627
Prezzo: € 12,00
L'editore BUR pubblica in edizione economica (8,90 euro) un romanzo dell'anno scorso del giovane autore Benjamin Kunkel, laureato ad Harvard e direttore a New York della rivista letteraria N+1. La cifra essenziale di questo lavoro è, come suggerisce il titolo, l' Indecisione. A parere di Kunkel raccontare la sua generazione, quella dei venticinque-trentenni di oggi, significa fare i conti con una forma quasi patologica di "rifiuto della scelta", sia essa intesa come definitiva o temporanea. La rappresentazione in chiave letteraria di questa condizione è affidata alle sorti del protagonista del romanzo, il ventottenne Dwight che, come snocciola la quarta di copertina, ha "una buona famiglia alle spalle (i genitori divorziati, un'amata sorella maggiore, Alice) e un lavoro precario e molto insoddisfacente: è laureato in filosofia, ma risponde all' Help Desk di un colosso farmaceutico". Il nostro Dwight è affetto fin dalla più tenera età da una cronica incapacità di prendere decisioni: "al pranzo del Giorno del Ringraziamento restava bloccato con le posate in aria perchè non sapeva da cosa cominciare"; "dal tacchino, dal ripieno o dalla salsa di mirtilli"? La sua catarsi in età matura è rappresentata da una monetina che utilizza per cercare di orientarsi nel labirinto di scelte imposte dall'esistenza. Quando si accorge che è diventato necessario trovare una soluzione "definitiva" per sottrarsi alla "malattia" che gli condiziona la vita, ecco presentarsi su un piatto d'argento, sotto forma di pasticca, un farmaco sperimentale, l' Abulinex, il rimedio alle sue pene. Fornitagli da un coinquilino studente di medicina, il miracoloso farmaco promette di "guarire dalla sindrome di indecisione cronica" e renderlo finalmente una persona "completa". Gli effetti dell'assunzione sembrano essere incoraggianti: il giovanotto si trova d'impulso catapultato in un viaggio verso l' Ecuador, alla ricerca della sua "compagna di liceo più bella e ammirata", Natasha. Poco importa che le cose non vadano esattamente come aveva preventivato...
Con un tantino di superficialità, alcuni opinionisti letterari hanno scomodato pietre miliari del romanzo di formazione, come addirittura Il giovane Holden, per definire questa opera prima di Benjamin Kunkel: la realtà diremmo, è molto più prosaica. Poche le idee, poche le novità, scarsa la struttura. Il romanzo appare come un tentativo del suo autore di conquistarsi un facile plauso da parte di lettori distratti, senza rischiare molto. Non convince la teoria, anch'essa superficiale, della "Generazione No Decision", nè i rapporti tra i personaggi emergono mai da una generale sensazione di "posticcio", da un'apparenza deteriore da telefilm "made in USA". Non è questa la nuova generazione di autori americani che possa rivitalizzare la letteratura statunitense.
KUNKEL BENJAMIN
INDECISION
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 02/2007
Numero di pagine: 328
Prezzo: € 8,60
EAN: 9788817014809
Segnaliamo un libro edito nel 2005 da Arcanamusica per l'interessante collana Controculture, che raccoglie una serie di pubblicazioni accomunate dal tentativo di osservare il mondo con uno sguardo "altro", non istituzionale, lontano dai consueti cliché letterari: si tratta di Junkie Love di Phil Schoenfelt, racconto "dannato" di una coppia di tossici e del loro rapporto con l'eroina. L'autore ha un'esperienza diretta di dipendenza dalla droga e il romanzo stesso ha un taglio molto autobiografico. L'ambientazione è nella Londra degli anni ottanta, e in particolare nello storico quartiere di Camden Town, zona in cui si tiene un famoso e pittoresco mercato, spesso frequentato da tossici e spacciatori. Phil, il protagonista, ha deciso di smettere con l'eroina quando incontra Cissy, principessa tossica dal fascino inavvicinabile: dalla chimica tra i due nasce una storia d'amore tormentata in cui, neanche a dirlo, tutto gira intorno ad un terzo incomodo, la dipendenza da eroina. L'autore non ha timori di svelare il fondo nero che si cela dietro la sua storia personale, portando alla luce microstorie di miseria umana, dotate però singolarmente di un sinistro fascino border-line. Il risultato letterario è sorprendente, grazie alla capacita di Schoenfelt di alternare crudezze da romanzo naturalista a slanci gotici e surrealisti, fondendo insieme un'interessante miscela di realtà/irrealtà. Non è Burroughs, come qualcuno ha incautamente suggerito, ma sicuramente val la pena di leggerlo, inserendosi nel solco delle storie dannate della letteratura inglese ed americana.
SHOENFELT PHIL
JUNKIE LOVE
Editore: ARCANA
Pubblicazione: 05/2005
Numero di pagine: 200
Prezzo: € 12,50
EAN: 9788879663915
Nel 2004 Einaudi ha pubblicato per la collana Stile Libero, un interessante progetto antologico dal titolo La notte dei Blogger. Il 2004 è stato probabilmente l'anno in cui in Italia si è preso coscienza, tardivamente rispetto ad altre parti del mondo, del fenomeno Blog; più o meno improvvisamente si è scoperto questo nuovo strumento di comunicazione, costituito da una miriade di "diari" online che offrivano un "palcoscenico" ad un esercito di aspiranti scrittori, "comunicatori" e "giornalisti" in erba, imprenditori in cerca di nuovi canali para-pubblicitari. Quasi contemporaneamente all'esplosione in Italia del fenomeno Blog ci si è incominciati a chiedere se al nuovo strumento comunicativo corrispondesse una nuova forma espressiva, un codice di scrittura "blogger" che caratterizzasse quest'esperienza, allora agli albori. Da questo punto di vista, l'antologia di Einaudi costituisce un documento interessante. Secondo la curatrice del volume, Loredana Lipperini, non c'è nei racconti raccolti nella Notte dei Blogger "né doveva esserci, uno stile unificante". Nelle diciotto prove di scrittura prodotte da diciotto diversi blogger si passa "dal racconto di genere alla scrittura visionaria, dalla cronaca reinventata all'apparente neominimalismo, dalla stralunata quotidianità alla narrazione dell'impossibile". I titoli sono da questo punto di vista esemplificativi: da Arkangel a Macchianera, da Personalità confusa a Robba. Non manca nella prefazione della Lipperini un fremito un po' ingenuo che paragona il fiorire dei nuovi Blog alla scarica adrenalinica che percorse la società giovanile negli anni '70 con la nascita delle prime radio libere. Una valutazione che sembra risentire, in qualche modo, della necessità dei teorici di ancorare al passato, con riferimenti sicuri, le nuove esperienze. Resta l'interesse per una produzione che, pur non essendo particolarmente originale, nè possedendo un intrinseco valore letterario, costituisce una prova documentaria del tentativo di "dare un ordine" all'universo magmatico dei Blog, attraverso un'esperienza di aggregazione cartacea (!!!) dei contenuti. Il risultato può apparire in qualche misura un controsenso: la scrittura blogger è per definizione online e il tentativo di ridurla al formato antico dell'edizione cartacea può apparire un tentativo obsoleto di omologare i media, snaturandoli. Tutto ciò se si ostina a dare a quest'antologia un significato diverso da quello che possiede: e cioè un valore, per così dire, da documento "storico", anche se fa impressione utilizzare questo termine per un libro di appena tre anni fa...
LIPPERINI L. (CUR.)
NOTTE DEI BLOGGER (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 10/2004
Numero di pagine: 358
Prezzo: € 12,50
EAN: 9788806171995
|