Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Questo libro andrebbe letto per una ragione molto semplice: è praticamente l’unica biografia di Saloth Sar tradotta in Italiano, è l’unico testo che narra uno dei capitoli più bui della storia del Novecento.
Pol Pot viene oggi considerato uno dei peggiori assassini che il secolo scorso abbia partorito, ci si chiede quindi perché nel nostro Paese sia scritto – o semplicemente tradotto – così poco al riguardo In Italia non esiste nessuna traduzione delle opere di David P. Chandler dedicate alla Cambogia e ai khmer rossi; Urla del Silenzio è disponibile unicamente nella versione cinematografica – ciò significa che il libro The Killing Fields da cui è tratto il film può essere letto solo in lingua originale e trovato su internet.
Queste le motivazioni per cui la biografia Pol Pot scritta da Philip Short e pubblicata da Rizzoli nel 2005 merita di essere comprata, letta e conservata nella propria libreria. Le 663 pagine scritte da Short iniziano con la descrizione dell’infanzia di Saloth Sar: nato il 19 maggio 1925 a Prek Sbauv da famiglia benestante frequenta una scuola cattolica e, grazie ad una borsa di studio, si trasferisce nel 1949 a Parigi dove entra in contatto con gli ideali marxisti. La formazione politico-culturale di Saloth Sar è strettamente connessa alla situazione politica della Cambogia e dell’Indocina in senso più ampio. L’occupazione francese, il ruolo di stato cuscinetto, la rivalità endemica con il Vietnam, i contatti con la Cina, il silenzio-assenso degli Stati uniti d’America, l’ambiguità di Norodom Sihanouk, sovrano fantoccio. E’ così che si arriva alla fatidica data del 17 Aprile 1975, i khmer rossi entrano a Phnom Penh e la popolazione inneggia ed esulta. Peccato che la tragedia inizia nell’immediato: tutti gli abitanti della capitale vengono letteralmente deportati nelle campagne - la città è simbolo di corruzione mentre la campagna rappresenta la patria presso cui educare la “nuova popolazione” – anche i malati e gli infermi ricoverati presso il principale ospedale della città vengono costretti ad un esilio forzato. E’ l’inizio della fine. Dal 17 aprile 1975 al 9 gennaio 1979, anno in cui la Kampuchea Democratica voluta ed instaurata da Pol Pot cade ad opera dei vietnamiti – muoiono circa 1.500.000 cambogiani (secondo altre fonti i morti potrebbero essere addirittura 3.000.000). Una cifra non indifferente se si considera che la popolazione Cambogiana contava all’epoca circa 7.000.000 di abitanti. Tre anni di barbarie, in cui i figli venivano tolti ai genitori per ricevere un’educazione che rimandasse unicamente al partito – l’ Angkar una sorta di Grande Fratello che tutto sapeva e cui tutto era dovuto. Campi di lavoro, fame, mine, legami familiari dissoluti, nella perversa logica di creare un uomo nuovo. Il risultato una caduta negli inferi che, ad oggi, non ha trovato giustizia. Basti dire che Pol Pot è morto il 15 Aprile 1998 per un infarto, viveva nella foresta e non è mai stato perseguito. Nessuna imputazione per genocidio, nessun “tribunale di Norimberga”, ad oggi la Cambogia non è meritevole di alcun risarcimento morale.
SHORT PHILIP
POL POT
ANATOMIA DI UNO STERMINIO
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 04/2005
Numero di pagine: 663
Prezzo: € 25,00
EAN: 9788817006590
La poetica del grande scrittore israeliano Amos Oz è tutta in una piccola locuzione piuttosto singolare, con cui descrive nel suo romanzo Una storia di amore e di tenebra lo stato, fisico e immaginifico, della montagna che si erge davanti alla sua casa d'infanzia, in parte interrandola: il "freddo muto del buio", triplice sinestesia che confondendo e contaminando tre differenti sfere sensoriali, sembra trasferire al lettore, attraverso la magica forza delle parole, la pienezza di una sensazione, di un'immota e impalpabile quiete, forse solo un po' sinistra per la presenza dell'oscurità.
Dicevamo del romanzo Una storia di amore e di tenebra: insieme l'epopea di una famiglia, quella dello scrittore, di un paese, naturalmente Israele e di un individualità, che andrà formandosi e delineandosi pian piano, presentandosi lentamente alla coscienza, emergendo dalla fitta nebbia di una miriade di rapporti interpersonali e personaggi, dalla storia di una collettività (la famiglia, la nazione). Del resto la storia di Amos Oz è un po' la storia del suo paese: un'infanzia e un'adolescenza tra Gerusalemme e il kibbutz di Hulda, poi, tra mille difficoltà, lo studio, il successo, la fama. La Gerusalemme descritta nell'opera è una città "epica" che ha il suo rovescio in Tel Aviv, che rappresenta la modernità. A far da tramite tra queste realtà, il paesaggio della Palestina, spoglio, inconsistente, eppure così irrinunciabile. Il timore di un nuovo genocidio degli ebrei è un sottotraccia sinuoso e impalpabile, che giustifica i pensieri e le azioni; ma in fondo al centro del romanzo c'è qualcosa di più personale, intimo. E' il suicidio della madre di Amos Oz, nel 1952, alla vigilia del suo bar mitzvah (a tredici anni e un giorno nella religione ebraica i ragazzi diventano "figli del comandamento", responsabili per sé stessi nei confronti della Halakah, la legge ebraica). Si tratta di un tabù che per Oz va sfiorato con dolcezza, accarezzato in un flusso di coscienza che esplora la tragedia senza urtarla. In fondo alla strada resta solo la pienezza insondabile della terra, il "freddo muto del buio" che l'accompagna.
OZ AMOS
STORIA DI AMORE E DI TENEBRA (UNA)
Editore: FELTRINELLI
Pubblicazione: 05/2005
Numero di pagine: 627
Prezzo: € 12,00
Craig Gilner ha 15 anni, vive a Brooklyn con mamma, papà, sorella e ha studiato sodo per essere ammesso in una delle scuole superiori più prestigiose d’America: la Executive Pre-Professional High School di Manhattan. Potrebbe, o dovrebbe, essere il preludio ad una vita di successo: finite le scuole superiori una laurea ad Harvard e poi soldi carriera, una famiglia perfetta e forse un futuro da Presidente. Chi entra alla Executive Pre-Professional High School, del resto, viene formato proprio per questo…
Peccato che non sia tutto oro quel che luccica e infatti, sin dalle prime pagine, Craig Gilner si trova a fare i conti con il Dottor Barney, psicofarmacologo, che gli prescrive una bella terapia a base di Zoloft e strizzacervelli. E’ la Dottoressa Minerva cui Craig racconta di un mondo fatto di Tentacoli – “le attività malefiche che invadono la mia vita” - e Ancore – “sono le cose che mi tengono la mente occupata e mi fanno sentire bene temporaneamente” – un mondo, o meglio, una vita che Craig non si sente in grado di affrontare perché mette troppo sotto pressione.
Il migliore amico non manca, Aaron, e la prima cotta neanche, Nia, disinibita ragazza col piercing che si mette proprio con Aaron. I problemi veri però iniziano quando Craig decide che è ora di smetterla con lo Zoloft; interrotte le medicine il mondo si fa ancora più insopportabile. Studiare è impossibile, i compiti si accumulano, i voti diventano mediocri. Ecco che lo stress giunge al culmine e Craig decide che è ora di farla finita, sì un suicidio è quello che ci vuole però… qualche ripensamento e, prima di uscire per incamminarsi verso Il Ponte da cui si getterà, compone il numero del Telefono Amico, che gli suggerisce il Numero 1-800-Suicidio: a questo numero gli si sueggerisce di andare a farsi ricoverare all’ Argenon Hospital. Detto fatto, Craig esce da una porta ed entra da un’altra. Il mondo dell’ospedale lo rigenera, si sente protetto e finalmente normale, la pressione piano piano svanisce, un hobby potrebbe diventare un lavoro – disegnare strane cartine stradali- la felicità assume le fattezze di Noelle. Basta poco e Craig trova la propria cura: abbandonare la Pre-Professional High School a favore di una scuola d’Arte, ovvero liberarsi dalle aspettative che il Mondo sembra avere nei suoi confronti ed iniziare a vivere il che significa, semplicemente, agire e non pensare.
“ Cavolo, perché mai ho provato a suicidarmi? Il mio cervello non vuole più pensare: tutto d’un tratto vuole fare…Prova a disegnare una persona nuda. Prova a disegnare Noelle nuda. Viaggia. Vola. Nuota. Incontra. Ama. Danza. Vinci. Sorridi. Ridi. Fermati e Respira. Cammina. Saltella. Scia. Gioca a pallacanestro. Corri. Corri. Corri. Corri a casa. Corri a casa e divertiti. Divertiti. Prendi questi verbi e goditeli. Sono tuoi, Graig. Te li meriti perché li hai scelti. Avresti potuto lasciarteli tutti alle spalle e invece hai deciso di restare qui. Perciò adesso vivi per davvero, Graig. Vivi.Vivi. Vivi. Vivi. Vivi”.
VIZZINI NED
MI AMMAZZO, PER IL RESTO TUTTO OK
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 04/2007
Numero di pagine: 333
Prezzo: € 13,00
EAN: 9788804565543
La casa del silenzio è un bellissimo romanzo sulla Turchia di oggi, le sue contraddizioni e i suoi squilibri, e sull’incomunicabilità del vivere moderno: un romanzo corale con tante voci narranti, che si alternano ad ogni capitolo.
Ognuna racconta la sua storia.
La vecchia Fatma, chiusa nella sua casa decadente fuori Istanbul, preda dei rancori e degli odi del passato, passa le giornate e le lunghe notti insonni a recriminare sul marito morto, medico e attivista politico, sulle sofferenze e umiliazioni della loro vita insieme;
il nano Recep, che serve da anni Fatma, in una quotidianità silenziosa e modesta, scandita dagli impegni della casa, e dalle voci che affiorano dalla sua infanzia; il giovane Hasan, che lo zio Recep vorrebbe vedere studiare, sogna l’amore e invece si mischia con giovani farabutti e teppisti che circolano in bande per Istanbul tra violenze e bravate;
Faruk, il più grande nipote di Fatma, alcolizzato come il padre e come il nonno, storico alla ricerca di risposte che la vita non potrà mai dargli, in grado solo di sfogare nel cibo e nell’alcol il dolore e il rimpianto per il matrimonio fallito;
Nilgün, giovane progressista, colta e sognatrice, che ha una visione ingenua della politica e di una rivoluzione improbabile;
Metin, il più giovane del gruppo, dalla mente matematica brillante, studiosissimo e arrivista, che sogna di andare a vivere negli Stati Uniti, per fare fortuna e soldi, e tornare a Istanbul da vincitore.
I tre ragazzi sono in visita dalla vecchia nonna, come ogni estate, nella grande casa, che risuona di tanti rumori, voci e chiacchiere, ma di nessuna vera parola: ognuno dei protagonisti ha mondi da fare uscire, insoddisfazioni, sogni, rimpianti da colmare, ma nessuno riesce a farlo, e tutti vivono tra conversazioni fatte di nulla, e grandi monologhi interiori nei quali sfogano tutta la loro vita sospesa.
Un romanzo sul non detto, sulla disillusione e sui sogni infranti, ma soprattutto sull’incapacità di conoscersi per accettarsi: ci sono segreti da svelare, e vite da compiangere ne La casa del silenzio.
Un libro in cui tradizione e modernità si scontrano, in un perenne squilibrio sociale e politico, e in un amalgama di sentimenti spesso in contraddizione.
Non ci sono vincitori né vinti, ma una sospensione nel tempo che sa di fallimento e disperazione, intrisa di dolore e di tanta aggressività, in una Turchia alla vigilia della guerra civile.
La casa del silenzio è una lettura ricchissima che lascia una profonda malinconia, insieme al piacere per lo stile articolato, multicolore, di grande raffinatezza del premio Nobel Orhan Pamuk.
PAMUK ORHAN
CASA DEL SILENZIO (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 376
Prezzo: € 12,80
EAN: 9788806183516
La buia capitale del Nord, la spettrale Milano, l'ex capitale morale, sta forse morendo? Terminata la spinta vitale, l'inesauribilte attivismo generato anche da decenni di immigrazione meridionale, si sta lentamente spegnendo, configurandosi come una metropoli in decadenza, in un passaggio profetizzato a suo tempo da Indro Montanelli? Sono questi alcuni degli interrogativi cui cerca di rispondere un bel saggio pubblicato da Bur e intitolato Milano da morire. A Milano bisogna viverci per amarla e viverci per detestarla. Gli autori sono due milanesi "per scelta", nel senso che non ci sono nati, ma hanno deciso di abitarvi. Si tratta di Luigi Offeddu, inviato speciale del Corriere della Sera, e Ferruccio Sansa, inviato del Secolo XIX. A partire dalla propria esperienza di meneghini adottivi, i due giornalisti provano a raccontare la storia di una discesa, di una caduta: nella città che ha accolto milioni di immigrati meridionali a partire dall'immediato dopoguerra ora cortei guidati dal primo cittadino inalberano luttuosi striscioni con la scritta Zingari, foeura di bal!. Il caos urbanistico sembra impadronirsi di una metropoli che era stata modello di pianificazione. Non solo: Milano si spopola, in una continua fuga verso l'hinterland. Aumentano i casi di depressione e l'inquinamento raggiunge soglie superiori a quelli di tutte le altri grandi città europee.
Ma i due autori, accanto ai problemi, non mancano di mettere in luce qualche nota positiva, qualche barlume di speranza: Milano, capitale del volontariato; Milano, che cerca di trovare nuove strade per il suo sviluppo. Resta sullo sfondo l'interrogativo di quale delle due città, la buona e la cattiva, avrà la meglio, e quale sarà il destino di una città che "soffre ma non muore".
OFFEDDU LUIGI; SANSA FERRUCCIO
MILANO DA MORIRE
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 556
Prezzo: € 12,50
EAN: 9788817016346
Di Admin (del 30/07/2007 @ 07:00:47, in News, linkato 3324 volte)
E' appena uscita la versione in lingua inglese, lo scorso 21 luglio, ma già i numerosissimi fan italiani del maghetto più famoso del mondo attendono trepidanti l'uscita di Harry Potter and the deathly hallows nella propria lingua madre. La data da segnare in rosso nel calendario è sabato 5 gennaio: il settimo capitolo della saga di Harry Potter, dal titolo ancora sconosciuto, sarà distribuito nelle librerie italiane alla vigilia dell'Epifania, per la gioia di grandi e piccini che troveranno nella calza della Befana l'attesissimo libro. La versione italiana dell'ultima fatica letteraria della facoltosa autrice J.K. Rowling sarà come sempre pubblicata da Adriano Salani Editore, con la traduzione di Beatrice Masini e la copertina illustrata da Serena Righetti. Alcune librerie, fisiche o online, si stanno già attrezzando per raccogliere le prenotazioni che, si immagina, saranno numerose come sempre. Malgrado le pressioni dei fan, la Salani ha deciso di prendersi il giusto tempo per i lavori di traduzione e la cosa non potrà che essere gradita dagli ammiratori più accorti delle vicende di Harry Potter: un interpretazione fedele della versione inglese del volume è infatti auspicabile per non perdere le sfumature e il pathos voluti dalla Rowling. Non resta dunque che aspettare, tenendo conto del fatto che la trepidante attesa dei lettori è ormai diventata una componente fondamentale dell'immenso teatro globale all'origine del fenomeno potteriano. L'appuntamento è dunque per il 5 gennaio, in tutte le librerie italiane!
Con una piccola divagazione dal tema principale del nostro Blog, segnaliamo l'uscita ad un prezzo interessante del DVD dell'ultimo capolavoro, ormai datato 2004, del grande maestro del cinema d'animazione, Hayao Miyazaki. Tratto dal romanzo di Diana Wynne Jones, Il castello errante di Howl contiene tutti i temi principali del cinema del grande autore nipponico: la relazione, spesso conflittuale, tra l'uomo e la natura, la dimensione spirituale, con la presenza ricorrente di creature mitiche e ultraterrene, l'afflato ecologista e la presenza di protagonisti bambini o adolescenti che, con la loro innocenza, arrivano a ristabilire l'armonia tra l'uomo e la natura. Il film racconta la storia della diciottenne Sophie, che ogni giorno lavora senza sosta nel negozio di cappelli del suo defunto padre: le giornate si susseguono una uguale all'altra finchè un giorno, durante una rara escursione in città, per caso incontra il Mago Howl, giovane, avvenente e dagli incredibili poteri. La malvagia Strega della Spazzatura, equivocando la natura del loro rapporto, getta una maledizione su Sophie, trasformandola in una novantenne rugosa e decrepita. L'unica scelta per Sophie è a questo punto quella di intraprendere un lungo viaggio alla ricerca della sua giovinezza perduta: la speranza è infatti quella di ritrovare Howl, ma questi abita in un misterioso Castello Errante che cambia continuamente posizione. Il viaggio è ostacolato dalla guerra in corso tra il Regno e il paese confinante e dalle scarse possibilità fisiche che accompagnano la nuova condizione della ragazza: quando infine Sophie raggiunge Howl, incomincia a vivere accanto al mago, al suo apprendista ed a un demone del fuoco, ma deve mantenere celata la propria identità per raggiungere il suo scopo...
La magia delle animazioni di Miyazaki si concentra questa volta su un soggetto fiabesco di matrice europea: non mancano certo i riflessi della demonologia orientale, ben rappresentata dall'aurea sinistra che sembra pervadere alcuni personaggi. L'immaginifico ed il barocco si fonde con il concreto, in una realtà mutevole in perenne divenire. Il cambiamento, la metamorfosi è forse la cifra essenziale di questo film, come dell'intera produzione del maestro giapponese.
MIYAZAKI HAYAO
CASTELLO ERRANTE DI HOWL (IL)
1 DVD
Editore: SARX
Pubblicazione: 07/2007
Prezzo: € 11,90
EAN: 8022469064425
E' di questo giugno l'uscita dell'ultima edizione del volume Piombo Rosso, versione economica e tascabile pubblicata da Baldini Castoldi Dalai. L'opera è il frutto del decennale lavoro di ricerca dello storico Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche presso l' Università degli Studi di Milano, volto a ricostruire i percorsi, riconosciuti o occulti, seguiti dalla lotta armata in Italia e arricchito dall'analisi degli ultimi avvenimenti fino ai recenti arresti del febbraio 2007. La riflessione di Galli muove da sempre dall'assunto che per leggere in maniera adeguata la storia della lotta armata nel nostro paese sia necessario considerare insieme due piani, spesso considerati in maniera distinta da osservatori e studiosi. Da una parte c'è il consenso di cui ha indubbiamente goduto, negli anni '70, il progetto rivoluzionario delle Brigate Rosse: un consenso localizzato in un determinato contesto sociale, ma sostanzialmente sufficientemente diffuso da consentire una certa copertura ai "guerriglieri urbani" e giustificare l'interesse dello storico. Dall'altra parte c'è il ruolo delle istituzioni e dei servizi di sicurezza che, secondo la ricostruzione di Galli, sarebbero stati in grado di annientare tutti i nuclei armati dell'estrema sinistra sin dal lontano 1972: qual'è il ruolo dei servizi deviati nelle decennali vicende del terrorismo rosso? Quali sono gli elementi che delineano sullo sfondo il perdurare di un atteggiamento complessivo degli organi repressivi dello Stato passato alla storia come "Strategia della tensione"? Quali le responsabilità, soggettive e oggettive, delle più alte cariche della politica nazionale? Partendo da questi interrogativi, un unico filo sembra legare l'epopea delle Brigate Rosse storiche ai recenti avvenimenti che hanno scosso l'opinione pubblica del nostro paese, dall'omicidio D'Antona a quello Biagi. Questa chiave di lettura porta a domandarsi come poche decine di irriducibili, prive ormai di consenso diffuso, abbiano potuto effettuare azioni tanto eclatanti senza apparente contrasto da parte degli organi di sicurezza; l'interrogativo diventa inquietante, quando si scopre che gli ultimi due omicidi firmati BR si sono verficati in concomitanza di episodi cruciali della dinamica politico-sociale del Paese (in ultimo, l'omicidio Biagi, giunto nel pieno dello scontro governo-sindacato per l'articolo 18). La trama oscura che sembra celarsi dietro questi avvenimenti è la stessa, secondo Galli, che ha visto profilarsi i servizi segreti dietro le vicende di Giuliana Sgrena e Abu Omar: una trama antica e apparentemente invincibile, indifferente al succedersi delle epoche e delle congiunture politiche.
GALLI GIORGIO
PIOMBO ROSSO
Editore: BALDINI CASTOLDI DALAI
Pubblicazione: 06/2007
Numero di pagine: 525
Prezzo: € 8,90
EAN: 9788860731531
Quando le milizie arabe a cavallo attaccano il suo villaggio, Valentino Achak Deng vede i suoi amici ammazzati, le case incendiate, la sua famiglia dispersa e in fuga.
Ancora bambino si salva fuggendo: lascia Marial Bai, e tutta la sua vita, il negozio del papà, il giallo splendente della lunga veste della mamma, i giochi con gli amici e la sorella, i primi amori.
Achak non sa nulla della guerra civile che lacera il suo paese, il Sudan: può solo scappare per salvarsi, e corre, corre per giorni e notti.
E’ attraverso l’esperienza sconvolgente di Valentino Achak Deng che Dave Eggers affronta il difficile racconto della guerra civile sudanese nel libro Erano solo ragazzi in cammino.
Un racconto lucido, onesto e commovente, che a tratti è attraversato da una vena ironica e umoristica, nella quale si riconosce la penna del “formidabile genio” di Dave Eggers.
La fuga a piedi dal villaggio e dallo sterminio del popolo Dinka, la lunga marcia fino all’Etiopia alla ricerca della pace e di una nuova vita - migliaia di bambini in cammino, I Bambini Perduti, quelli orfani, o separati dai genitori, che non hanno nulla se non la forza di camminare e sognare.
Una lunga marcia di fame, disperazione, malattia, sotto il costante rischio di attacchi, o l’altrettanto pericoloso arruolamento forzato dei ribelli.
Dopo l’Etiopia un nuovo cammino che porta i ragazzi in Kenia, a creare il più grande campo profughi della storia, Kakuma. Decine di migliaia di rifugiati assistiti dalle Nazioni Unite, tra i quali Achak, che vive a Kakuma per 10 lunghi anni, in una semi-esistenza con cibo razionato e la speranza di una vita vera.
Dal Kenia Achak avrà la possibilità di essere tra i profughi accolti negli Stati Uniti, e nell’ironia della sua vita al limite dell’epopea, sale sull’aereo diretto a Miami l’11 settembre 2001: da Atlanta, dove vive, racconta la sua storia, a metà strada tra biografia e romanzo.
Una storia di sopravvivenze e di amicizie, nella quale c’è anche spazio per l’amore adolescenziale e per quello adulto, la scoperta della ferocia umana in Sudan e della violenza quotidiana in America. Una storia che è fatta anche di fiducia, verso le tante mani che si sono tese per dare sostegno e aiuto, in Africa nel campo profughi, e in America, con gli “sponsor” e le organizzazioni umanitarie.
E di fiducia tradita: perché nell’agognata America Achak scopre l’esistenza di una nuova guerra, il pericolo di aprire la porta di casa agli sconosciuti, o lo sgomento nell’entrare in un ospedale senza copertura assicurativa.
Quella di Valentino Achak Deng è una vita da leggere e da conoscere, per dare una forma all’esistenza delle migliaia di profughi senza volto e nome, vittime di guerre tanto inutili quanto dimenticate, poco “fotogeniche” e mediatiche.
Un libro sorprendente, una storia toccante, terribile ma capace anche di grande poesia, nella quale la personalità di Eggers si fa generosamente da parte per lasciare il campo a Valentino Achak Deng e al suo racconto. A lui e alla sua fondazione, sono destinati tutti i proventi del libro: www.valentinoachakdeng.com.
A chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di entrare in libreria, guardare scaffali e ripiani, sino a scoprire un libro dal titolo evocativo e assolutamente affine alle proprie emozioni più intime. Questo è quanto successo con il romanzo di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile. Ovviamente il periodo, per me, è dei peggiori e ho avuto subito la sensazione che le 200 pagine circa lungo cui si dispiega la narrazione potessero fungere da conforto e consolazione. Ho pensato: forse ha ragione Nietzsche quando sostiene che quel che non ammazza rende più forti; sicuramente sarà questo il messaggio di speranza che vuole infondere Peter Cameron e invece…
Iniziata la lettura si scopre che il titolo riprende il motto del campo estivo in cui il giovane James Sveck – protagonista del romanzo – viene letteralmente spedito all’età di 12 anni, quando i genitori decidono di separarsi. Questo, forse, il colpo di scena più sensazionale di un libro che, al di là del titolo, non racchiude in sé nulla di malinconico e nessun momento epico. Il che non è assolutamente una critica, o una nota dolente, ma al contrario il vero punto di forza di un romanzo in grado di rendere interessante ed accattivante come la vita reale.
I fatti narrati sono legati alle esperienze di James Sveck - 18 anni, newyorkese di buona famiglia, madre al terzo matrimonio fallito durante la luna di miele, padre avvocato in carriera che non ha nemmeno tempo per portare il figlio a colazione in un ristorante del centro, sorella più grande iscritta al college che cerca di convincere James ad andare alla Brown University in modo da poter ricevere in regalo dai genitori una Mini Cooper decappottabile.
Classico ritratto di una famiglia del Terzo Millennio, insomma, che offre in dote al suo componente più sensibile – James nella fattispecie - un’esistenza fatta di insicurezze e rabbia, insofferenza e voglia di fuga. Ecco, infatti, che arrivato a 18 anni James decide che probabilmente non vuole più andare al college ma preferirebbe rifugiarsi nel Midwest; ecco che parlando con la madre scopre un’intrinseca incapacità ad accettare la propria sessualità: “io sapevo di essere gay, anche se non avevo mai fatto niente di gay e non sapevo se lo avrei mai fatto”; ecco che durante le sedute con l’analista si trova ad ammettere la propria incapacità ad interagire coi coetanei, quasi fosse stato modificato geneticamente.
C’è un po’ di Freud nel passaggio che spiega tutto ciò:
“A ripensarci sembra quasi crudele riconoscere e insieme respingere il desiderio d’attenzione di qualcuno, specialmente di un bambino. Vuole solo attenzione, come se fosse una brutta cosa, neanche volesse soldi, potere e celebrità. Forse è per questo che adesso preferisco essere ignorato: mi è stato causato un danno irreversibile.”
A dispetto del titolo, dunque, Un giorno questo dolore ti sarà utile dipinge la vita quale è nella sua essenza - dolore e sofferenza da un lato, felicità e di distrazione dall’altro – e ci offre un insegnamento fondamentale: ora della fine la vita è l’unica cosa certa che abbiamo.
Un’ultimissima nota, se questo libro fosse una canzone sarebbe As I Sat Sadly by her side di Nick Cave and The Bad Seeds.
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