Questo libro andrebbe letto per una ragione molto semplice: è praticamente l’unica biografia di
Saloth Sar tradotta in Italiano, è l’unico testo che narra uno dei capitoli più bui della storia del Novecento.
Pol Pot viene oggi considerato uno dei peggiori assassini che il secolo scorso abbia partorito, ci si chiede quindi perché nel nostro Paese sia scritto – o semplicemente tradotto – così poco al riguardo In Italia non esiste nessuna traduzione delle opere di
David P. Chandler dedicate alla Cambogia e ai khmer rossi;
Urla del Silenzio è disponibile unicamente nella versione cinematografica – ciò significa che il libro
The Killing Fields da cui è tratto il film può essere letto solo in lingua originale e trovato su internet.
Queste le motivazioni per cui la biografia
Pol Pot scritta da
Philip Short e pubblicata da
Rizzoli nel 2005 merita di essere comprata, letta e conservata nella propria libreria. Le 663 pagine scritte da Short iniziano con la descrizione dell’infanzia di
Saloth Sar: nato il
19 maggio 1925 a
Prek Sbauv da famiglia benestante frequenta una scuola cattolica e, grazie ad una borsa di studio, si trasferisce nel 1949 a Parigi dove entra in contatto con gli ideali marxisti. La formazione politico-culturale di
Saloth Sar è strettamente connessa alla situazione politica della Cambogia e dell’Indocina in senso più ampio. L’occupazione francese, il ruolo di stato cuscinetto, la rivalità endemica con il Vietnam, i contatti con la Cina, il silenzio-assenso degli Stati uniti d’America, l’ambiguità di
Norodom Sihanouk, sovrano fantoccio. E’ così che si arriva alla fatidica data del
17 Aprile 1975, i khmer rossi entrano a
Phnom Penh e la popolazione inneggia ed esulta. Peccato che la tragedia inizia nell’immediato: tutti gli abitanti della capitale vengono letteralmente deportati nelle campagne - la città è simbolo di corruzione mentre la campagna rappresenta la patria presso cui educare la “nuova popolazione” – anche i malati e gli infermi ricoverati presso il principale ospedale della città vengono costretti ad un esilio forzato. E’ l’inizio della fine. Dal
17 aprile 1975 al
9 gennaio 1979, anno in cui la
Kampuchea Democratica voluta ed instaurata da Pol Pot cade ad opera dei vietnamiti – muoiono circa
1.500.000 cambogiani (secondo altre fonti i morti potrebbero essere addirittura
3.000.000). Una cifra non indifferente se si considera che la popolazione Cambogiana contava all’epoca circa
7.000.000 di abitanti. Tre anni di barbarie, in cui i figli venivano tolti ai genitori per ricevere un’educazione che rimandasse unicamente al partito – l’
Angkar una sorta di Grande Fratello che tutto sapeva e cui tutto era dovuto. Campi di lavoro, fame, mine, legami familiari dissoluti, nella perversa logica di creare un uomo nuovo. Il risultato una caduta negli inferi che, ad oggi, non ha trovato giustizia. Basti dire che
Pol Pot è morto il
15 Aprile 1998 per un infarto, viveva nella foresta e non è mai stato perseguito. Nessuna imputazione per genocidio, nessun “tribunale di Norimberga”, ad oggi la Cambogia non è meritevole di alcun risarcimento morale.
SHORT PHILIP
POL POT
ANATOMIA DI UNO STERMINIO
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 04/2005
Numero di pagine: 663
Prezzo: € 25,00
EAN: 9788817006590