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	 Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.     
	
    
		
       Con una piccola divagazione dal tema principale del nostro Blog, segnaliamo l'uscita ad un prezzo interessante del DVD dell'ultimo capolavoro, ormai datato 2004, del grande maestro del cinema d'animazione,  Hayao Miyazaki. Tratto dal  romanzo di  Diana Wynne Jones,  Il castello errante di Howl contiene tutti i temi principali del cinema del grande autore nipponico: la relazione, spesso conflittuale, tra l'uomo e la natura,  la dimensione spirituale, con la presenza ricorrente di creature mitiche e ultraterrene, l'afflato ecologista e la presenza di protagonisti bambini o adolescenti che, con la loro innocenza, arrivano a ristabilire l'armonia tra l'uomo e la natura. Il film racconta la storia della diciottenne  Sophie, che ogni giorno lavora senza sosta nel negozio di cappelli del suo defunto padre: le giornate si susseguono una uguale all'altra finchè un giorno, durante una rara escursione in città, per caso incontra il  Mago Howl, giovane, avvenente e dagli incredibili poteri. La malvagia  Strega della Spazzatura, equivocando la natura del loro rapporto, getta una maledizione su  Sophie, trasformandola in una novantenne rugosa e decrepita. L'unica scelta per  Sophie è a questo punto quella di intraprendere un lungo viaggio alla ricerca della sua giovinezza perduta: la speranza è infatti quella di ritrovare  Howl, ma questi abita in un misterioso  Castello Errante che cambia continuamente posizione. Il viaggio è ostacolato dalla guerra in corso tra il Regno e il paese confinante e dalle scarse possibilità fisiche che accompagnano la nuova condizione della ragazza: quando infine  Sophie raggiunge  Howl, incomincia a vivere accanto al mago, al suo apprendista ed a un demone del fuoco, ma deve mantenere celata la propria identità per raggiungere il suo scopo...
 
La magia delle animazioni di  Miyazaki si concentra questa volta su un soggetto fiabesco di matrice europea: non mancano certo i riflessi della demonologia orientale, ben rappresentata dall'aurea sinistra che sembra pervadere alcuni personaggi. L'immaginifico ed il barocco si fonde con il concreto, in una realtà mutevole in perenne divenire. Il cambiamento, la metamorfosi è forse la cifra essenziale di questo film, come dell'intera produzione del maestro giapponese.
 MIYAZAKI HAYAO 
CASTELLO ERRANTE DI HOWL (IL) 
1 DVD 
Editore: SARX 
Pubblicazione: 07/2007 
Prezzo: € 11,90 
EAN: 8022469064425
     
	
	  
	
		
		
			Di  Admin (del 30/07/2007 @ 07:00:47, in  News, linkato 3428 volte)
		  
	 
    
		
       E' appena uscita la versione in lingua inglese, lo scorso  21 luglio, ma già i numerosissimi fan italiani del maghetto più famoso del mondo attendono trepidanti l'uscita di  Harry Potter and the deathly hallows nella propria lingua madre. La data da segnare in rosso nel calendario è  sabato 5 gennaio: il settimo capitolo della saga di  Harry Potter, dal titolo ancora sconosciuto, sarà distribuito nelle librerie italiane alla vigilia dell'Epifania, per la gioia di grandi e piccini che troveranno nella calza della Befana l'attesissimo libro. La versione italiana dell'ultima fatica letteraria della facoltosa autrice  J.K. Rowling sarà come sempre pubblicata  da  Adriano Salani Editore, con la traduzione di  Beatrice Masini e la copertina illustrata da  Serena Righetti. Alcune librerie, fisiche o online, si stanno già attrezzando per raccogliere le prenotazioni che, si immagina, saranno numerose come sempre. Malgrado le pressioni dei fan, la  Salani ha deciso di prendersi il giusto tempo per i lavori di traduzione e la cosa non potrà che essere gradita dagli ammiratori più accorti delle vicende di  Harry Potter: un interpretazione fedele della versione inglese del volume è infatti auspicabile per non perdere le sfumature e il pathos voluti dalla  Rowling. Non resta dunque che aspettare, tenendo conto del fatto che la trepidante attesa dei lettori è ormai diventata una componente fondamentale dell'immenso teatro globale all'origine del fenomeno potteriano. L'appuntamento è dunque per il  5 gennaio, in tutte le librerie italiane!
      
	
	  
	
    
		
       La buia capitale del Nord, la spettrale  Milano, l'ex capitale morale, sta forse morendo? Terminata la spinta vitale, l'inesauribilte attivismo generato anche da decenni di immigrazione meridionale, si sta lentamente spegnendo, configurandosi come una metropoli in decadenza, in un passaggio profetizzato a suo tempo da  Indro Montanelli? Sono questi alcuni  degli interrogativi cui cerca di rispondere un bel saggio pubblicato da  Bur e intitolato  Milano da morire. A  Milano bisogna viverci per amarla e viverci per detestarla. Gli autori sono due milanesi "per scelta", nel senso che non ci sono nati, ma hanno deciso di abitarvi. Si tratta di  Luigi Offeddu, inviato speciale del  Corriere della Sera, e  Ferruccio Sansa, inviato del  Secolo XIX. A partire dalla propria esperienza di meneghini adottivi, i due giornalisti provano a raccontare la storia di una discesa, di una caduta: nella città che ha accolto milioni di immigrati meridionali a partire dall'immediato dopoguerra ora cortei guidati dal primo cittadino inalberano luttuosi striscioni con la scritta  Zingari, foeura di bal!. Il caos urbanistico sembra impadronirsi di una metropoli che era stata modello di pianificazione. Non solo:  Milano si spopola, in una continua fuga verso l'hinterland. Aumentano i casi di depressione e l'inquinamento raggiunge soglie superiori a quelli di tutte le altri grandi città europee.
Ma i due autori, accanto ai problemi, non mancano di mettere in luce qualche nota positiva, qualche barlume di speranza:  Milano, capitale del volontariato;  Milano, che cerca di trovare nuove strade per il suo sviluppo. Resta sullo sfondo l'interrogativo di quale delle due città, la buona e la cattiva, avrà la meglio, e quale sarà il destino di una città che "soffre ma non muore".
 OFFEDDU LUIGI; SANSA FERRUCCIO 
MILANO DA MORIRE 
Editore: RIZZOLI 
Pubblicazione: 05/2007 
Numero di pagine: 556 
Prezzo: € 12,50 
EAN: 9788817016346
     
	
	  
	
    
		
       La casa del silenzio è un bellissimo romanzo sulla Turchia di oggi, le sue contraddizioni e i suoi squilibri, e sull’incomunicabilità del vivere moderno: un romanzo corale con tante voci narranti, che si alternano ad ogni capitolo.
Ognuna racconta la sua storia.
La vecchia  Fatma, chiusa nella sua casa decadente fuori Istanbul, preda dei rancori e degli odi del passato, passa le giornate e le lunghe notti insonni a recriminare sul marito morto, medico e attivista politico, sulle sofferenze e umiliazioni della loro vita insieme; 
il nano  Recep, che serve da anni Fatma, in una quotidianità silenziosa e modesta, scandita dagli impegni della casa, e dalle voci che affiorano dalla sua infanzia; il giovane  Hasan, che lo zio Recep vorrebbe vedere studiare, sogna l’amore e invece si mischia con giovani farabutti e teppisti che circolano in bande per Istanbul tra violenze e bravate;
 Faruk, il più grande nipote di Fatma, alcolizzato come il padre e come il nonno, storico alla ricerca di risposte che la vita non potrà mai dargli, in grado solo di sfogare nel cibo e nell’alcol il dolore e il rimpianto per il matrimonio fallito;
 Nilgün, giovane progressista, colta e sognatrice, che ha una visione ingenua della politica e di una rivoluzione improbabile;
 Metin, il più giovane del gruppo, dalla mente matematica brillante, studiosissimo e arrivista, che sogna di andare a vivere negli Stati Uniti, per fare fortuna e soldi, e tornare a Istanbul da vincitore.
I tre ragazzi sono in visita dalla vecchia nonna, come ogni estate, nella grande casa, che risuona di tanti rumori, voci e chiacchiere, ma di nessuna vera parola: ognuno dei protagonisti ha mondi da fare uscire, insoddisfazioni, sogni, rimpianti da colmare, ma nessuno riesce a farlo, e tutti vivono tra conversazioni fatte di nulla, e grandi monologhi interiori nei quali sfogano tutta la loro vita sospesa.
Un romanzo sul non detto, sulla disillusione e sui sogni infranti, ma soprattutto sull’incapacità di conoscersi per accettarsi: ci sono segreti da svelare, e vite da compiangere ne La casa del silenzio. 
Un libro in cui tradizione e modernità si scontrano, in un perenne squilibrio sociale e politico, e in un amalgama di sentimenti spesso in contraddizione.
Non ci sono vincitori né vinti, ma una sospensione nel tempo che sa di fallimento e disperazione, intrisa di dolore e di tanta aggressività, in una Turchia alla vigilia della guerra civile. 
La casa del silenzio è una lettura ricchissima che lascia una profonda malinconia, insieme al piacere per lo stile articolato, multicolore, di grande raffinatezza del premio Nobel Orhan Pamuk.
 
PAMUK ORHAN 
CASA DEL SILENZIO (LA) 
Editore: EINAUDI 
Pubblicazione: 05/2007 
Numero di pagine: 376 
Prezzo: € 12,80 
EAN: 9788806183516 
 
     
	
	  
	
    
		
       Craig Gilner ha 15 anni, vive a Brooklyn con mamma, papà, sorella e ha studiato sodo per essere ammesso in una delle scuole superiori più prestigiose d’America: la  Executive Pre-Professional High School di  Manhattan. Potrebbe, o dovrebbe, essere il preludio ad una vita di successo: finite le scuole superiori una laurea ad  Harvard e poi soldi carriera, una famiglia perfetta e forse un futuro da Presidente. Chi entra alla Executive Pre-Professional High School, del resto, viene formato proprio per questo…
 
Peccato che non sia tutto oro quel che luccica e infatti, sin dalle prime pagine,  Craig Gilner si trova a fare i conti con il  Dottor Barney, psicofarmacologo, che gli prescrive una bella terapia a base di Zoloft e strizzacervelli. E’ la  Dottoressa Minerva cui Craig racconta di un mondo fatto di  Tentacoli – “le attività malefiche che invadono la mia vita” - e Ancore – “sono le cose che mi tengono la mente occupata e mi fanno sentire bene temporaneamente” – un mondo, o meglio, una vita che Craig non si sente in grado di affrontare perché mette troppo sotto pressione.
 
Il migliore amico non manca,  Aaron, e la prima cotta neanche,  Nia, disinibita ragazza col piercing che si mette proprio con Aaron. I problemi veri però iniziano quando Craig decide che è ora di smetterla con lo Zoloft; interrotte le medicine il mondo si fa ancora più insopportabile. Studiare è impossibile, i compiti si accumulano, i voti diventano mediocri. Ecco che lo stress giunge al culmine e Craig decide che è ora di farla finita, sì un suicidio è quello che ci vuole però… qualche ripensamento e, prima di uscire per incamminarsi verso Il Ponte da cui si getterà, compone il numero del Telefono Amico, che gli suggerisce il Numero 1-800-Suicidio: a questo numero gli si sueggerisce di andare a farsi ricoverare all’ Argenon Hospital. Detto fatto, Craig esce da una porta ed entra da un’altra.  Il mondo dell’ospedale lo rigenera, si sente protetto e finalmente normale, la pressione piano piano svanisce, un hobby potrebbe diventare un lavoro – disegnare strane cartine stradali- la felicità assume le fattezze di  Noelle. Basta poco e Craig trova la propria cura: abbandonare la Pre-Professional High School a favore di una scuola d’Arte, ovvero liberarsi dalle aspettative che il Mondo sembra avere nei suoi confronti ed iniziare a vivere il che significa, semplicemente, agire e non pensare.
 
“ Cavolo, perché mai ho provato a suicidarmi? Il mio cervello non vuole più pensare: tutto d’un tratto vuole fare…Prova a disegnare una persona nuda. Prova a disegnare Noelle nuda. Viaggia. Vola. Nuota. Incontra. Ama. Danza. Vinci. Sorridi. Ridi. Fermati e Respira. Cammina. Saltella. Scia. Gioca a pallacanestro. Corri. Corri. Corri. Corri a casa. Corri a casa e divertiti. Divertiti. Prendi questi verbi e goditeli. Sono tuoi, Graig. Te li meriti perché li hai scelti. Avresti potuto lasciarteli tutti alle spalle e invece hai deciso di restare qui. Perciò adesso vivi per davvero, Graig. Vivi.Vivi. Vivi. Vivi. Vivi”.
 VIZZINI NED 
MI AMMAZZO, PER IL RESTO TUTTO OK 
Editore: MONDADORI 
Pubblicazione: 04/2007 
Numero di pagine: 333 
Prezzo: € 13,00 
EAN: 9788804565543 
     
	
	  
	
    
		
       La poetica del grande scrittore israeliano  Amos Oz è tutta in una piccola locuzione piuttosto singolare, con cui descrive nel suo romanzo  Una storia di amore e di tenebra lo stato, fisico e immaginifico, della montagna che si erge davanti alla sua casa d'infanzia, in parte interrandola: il "freddo muto del buio", triplice sinestesia che confondendo e contaminando tre differenti sfere sensoriali, sembra trasferire al lettore, attraverso la magica forza delle parole, la pienezza di una sensazione, di un'immota e impalpabile quiete, forse solo un po' sinistra per la presenza dell'oscurità.
 
Dicevamo del romanzo  Una storia di amore e di tenebra: insieme l'epopea di una famiglia, quella dello scrittore, di un paese, naturalmente  Israele e di un individualità, che andrà formandosi e delineandosi pian piano, presentandosi lentamente alla coscienza, emergendo dalla fitta nebbia di una miriade di rapporti interpersonali e personaggi, dalla storia di una collettività (la famiglia, la nazione). Del resto la storia di  Amos Oz è un po' la storia del suo paese: un'infanzia e un'adolescenza tra  Gerusalemme e il  kibbutz di  Hulda, poi, tra mille difficoltà, lo studio, il successo, la fama. La  Gerusalemme descritta nell'opera è una città "epica" che ha il suo rovescio in  Tel Aviv, che rappresenta la modernità. A far da tramite tra queste realtà, il paesaggio della Palestina, spoglio, inconsistente, eppure così irrinunciabile. Il timore di un nuovo genocidio degli ebrei è un sottotraccia sinuoso e impalpabile, che giustifica i pensieri e le azioni; ma in fondo al centro del romanzo c'è qualcosa di più personale, intimo. E' il suicidio della madre di  Amos Oz, nel  1952, alla vigilia del suo  bar mitzvah (a tredici anni e un giorno nella religione ebraica i ragazzi diventano "figli del comandamento", responsabili per sé stessi nei confronti della  Halakah, la legge ebraica). Si tratta di un tabù che per  Oz va sfiorato con dolcezza, accarezzato in un flusso di coscienza che esplora la tragedia senza urtarla. In fondo alla strada resta solo la pienezza insondabile della terra, il "freddo muto del buio" che l'accompagna.
 OZ AMOS 
STORIA DI AMORE E DI TENEBRA (UNA) 
Editore: FELTRINELLI 
Pubblicazione: 05/2005 
Numero di pagine: 627 
Prezzo: € 12,00
     
	
	  
	
    
		
       Questo libro andrebbe letto per una ragione molto semplice: è praticamente l’unica biografia di  Saloth Sar tradotta in Italiano, è l’unico testo che narra uno dei capitoli più bui della storia del Novecento.
 Pol Pot viene oggi considerato uno dei peggiori assassini che il secolo scorso abbia partorito, ci si chiede quindi perché nel nostro Paese sia scritto – o semplicemente tradotto – così poco al riguardo In Italia non esiste nessuna traduzione delle opere di  David P. Chandler dedicate alla Cambogia e ai khmer rossi;  Urla del Silenzio è disponibile unicamente nella versione cinematografica – ciò significa che il libro  The Killing Fields da cui è tratto il film può essere letto solo in lingua originale e trovato su internet.
 
Queste le motivazioni per cui la biografia  Pol Pot scritta da  Philip Short e pubblicata da  Rizzoli nel 2005 merita di essere comprata, letta e conservata nella propria libreria. Le 663 pagine scritte da Short iniziano con la descrizione dell’infanzia di  Saloth Sar: nato il  19 maggio 1925 a  Prek Sbauv da famiglia benestante frequenta una scuola cattolica e, grazie ad una borsa di studio, si trasferisce nel 1949 a Parigi dove entra in contatto con gli ideali marxisti. La formazione politico-culturale di  Saloth Sar è strettamente connessa alla situazione politica della Cambogia e dell’Indocina in senso più ampio. L’occupazione francese, il ruolo di stato cuscinetto, la rivalità endemica con il Vietnam, i contatti con la Cina, il silenzio-assenso degli Stati uniti d’America, l’ambiguità di  Norodom Sihanouk, sovrano fantoccio. E’ così che si arriva alla fatidica data del  17 Aprile 1975, i khmer rossi entrano a  Phnom Penh e la popolazione inneggia ed esulta. Peccato che la tragedia inizia nell’immediato: tutti gli abitanti della capitale vengono letteralmente deportati nelle campagne  - la città è simbolo di corruzione mentre la campagna rappresenta la patria presso cui educare la “nuova popolazione” – anche i malati e gli infermi ricoverati presso il principale ospedale della città vengono costretti ad un esilio forzato. E’ l’inizio della fine. Dal  17 aprile 1975 al  9 gennaio 1979, anno in cui la  Kampuchea Democratica voluta ed instaurata da Pol Pot cade ad opera dei vietnamiti – muoiono circa  1.500.000 cambogiani (secondo altre fonti i morti potrebbero essere addirittura  3.000.000). Una cifra non indifferente se si considera che la popolazione Cambogiana contava all’epoca circa  7.000.000 di abitanti. Tre anni di barbarie, in cui i figli venivano tolti ai genitori per ricevere un’educazione che rimandasse unicamente al partito – l’ Angkar una sorta di Grande Fratello che tutto sapeva e cui tutto era dovuto. Campi di lavoro, fame, mine, legami familiari dissoluti, nella perversa logica di creare un uomo nuovo. Il risultato una caduta negli inferi che, ad oggi, non ha trovato giustizia. Basti dire che  Pol Pot è morto il  15 Aprile 1998 per un infarto, viveva nella foresta e non è mai stato perseguito. Nessuna imputazione per genocidio, nessun “tribunale di Norimberga”, ad oggi la Cambogia non è meritevole di alcun risarcimento morale. 
 SHORT PHILIP 
POL POT 
ANATOMIA DI UNO STERMINIO 
Editore: RIZZOLI 
Pubblicazione: 04/2005 
Numero di pagine: 663 
Prezzo: € 25,00 
EAN: 9788817006590
     
	
	  
	
    
		
       Segnaliamo, a firma dello scrittore polacco  Marek Krajevski, un interessante  noir storico, ambientato nella sua  Wroclaw (l'attuale  Breslavia), città in cui insegna filologia antica.  Morte a Breslavia è il primo di quattro romanzi incentrati sulla figura del comissario  Eberhard Mock. L'opera è ambientata nella città polacca, nel maggio del 1933, all'alba della triste epopea del  Terzo Reich hitleriano. Un misterioso assassino sembra sconvolgere la vita degli abitanti dell'operosa  Breslavia, facendo calare sulla città una tragica ombra mortale. Gli omicidi hanno in comune una natura particolarmente efferata, evocando un misterioso e ancestrale rito. A indagare sulla vicenda, viene chiamato l'ambiguo  Eberhard Mock, personaggio dalla morale non cristallina, ma dotato di grande astuzia e appettiti insaziabili. Insieme al berlinese  Anwaldt,  Mock avvia un'indagine che lo porterà a conseguenze inimmaginabili, avanti e indietro nel tempo. 
 
La città di  Breslavia rappresenta la cifra essenziale dell'opera di  Krajewski. Con le sue strade, i ristoranti, le case altoborghesi, i teatri e le tante lingue di una città cosmopolita, l'autore polacco riesce a restituire l'atmosfera di un'epoca e insieme la magia di una città bella e misteriosa. "A Breslavia la calura regnava incontrastata. La conca in cui era situata la città bruciava sotto le correnti d'aria arrioventate. Venditori di limonata si erano sistemati con i loro omprelloni all'angolo delle strade, davanti ai negozi o in locali appositamente adibiti all'uso"...
 KRAJEWSKI 
MORTE A BRESLAVIA 
Editore: EINAUDI 
Pubblicazione: 07/2007 
Numero di pagine: 288 
Prezzo: € 15,50 
EAN: 9788806188696
     
	
	  
	
    
		
       L'editore  BUR pubblica in edizione economica (8,90 euro) un romanzo dell'anno scorso del giovane autore  Benjamin Kunkel, laureato ad  Harvard e direttore a  New York della rivista letteraria  N+1. La cifra essenziale di questo lavoro è, come suggerisce il titolo, l' Indecisione. A parere di  Kunkel raccontare la sua generazione, quella dei venticinque-trentenni di oggi, significa fare i conti con una forma quasi patologica di "rifiuto della scelta", sia essa intesa come definitiva o temporanea. La rappresentazione in chiave letteraria di questa condizione è affidata alle sorti del protagonista del romanzo, il ventottenne  Dwight che, come snocciola la quarta di copertina, ha "una buona famiglia alle spalle (i genitori divorziati, un'amata sorella maggiore,  Alice) e un lavoro precario e molto insoddisfacente: è laureato in filosofia, ma risponde all' Help Desk di un colosso farmaceutico". Il nostro  Dwight è affetto fin dalla più tenera età da una cronica incapacità di prendere decisioni: "al pranzo del Giorno del Ringraziamento restava bloccato con le posate in aria perchè non sapeva da cosa cominciare"; "dal tacchino, dal ripieno o dalla salsa di mirtilli"? La sua catarsi in età matura è rappresentata da una monetina che utilizza per cercare di orientarsi nel labirinto di scelte imposte dall'esistenza. Quando si accorge che è diventato necessario trovare una soluzione "definitiva" per sottrarsi alla "malattia" che gli condiziona la vita, ecco presentarsi su un piatto d'argento, sotto forma di pasticca, un farmaco sperimentale, l' Abulinex, il rimedio alle sue pene. Fornitagli da un coinquilino studente di medicina, il miracoloso farmaco promette di "guarire dalla sindrome di indecisione cronica" e renderlo finalmente una persona "completa". Gli effetti dell'assunzione sembrano essere incoraggianti: il giovanotto si trova d'impulso catapultato in un viaggio verso l' Ecuador, alla ricerca della sua "compagna di liceo più bella e ammirata",  Natasha. Poco importa che le cose non vadano esattamente come aveva preventivato...
 
Con un tantino di superficialità, alcuni opinionisti letterari hanno scomodato pietre miliari del romanzo di formazione, come addirittura  Il giovane Holden, per definire questa opera prima di  Benjamin Kunkel: la realtà diremmo, è molto più prosaica. Poche le idee, poche le novità, scarsa la struttura. Il romanzo appare come un tentativo del suo autore di conquistarsi un facile plauso da parte di lettori distratti, senza rischiare molto. Non convince la teoria, anch'essa superficiale, della "Generazione No Decision", nè i rapporti tra i personaggi emergono mai da una generale sensazione di "posticcio", da un'apparenza deteriore da telefilm "made in USA". Non è questa la nuova generazione di autori americani che possa rivitalizzare la letteratura statunitense.
 KUNKEL BENJAMIN 
INDECISION 
Editore: RIZZOLI 
Pubblicazione: 02/2007 
Numero di pagine: 328 
Prezzo: € 8,60 
EAN: 9788817014809 
     
	
	  
	
    
		
       Segnaliamo un libro edito nel  2005 da  Arcanamusica per l'interessante collana  Controculture, che raccoglie una serie di pubblicazioni accomunate dal tentativo di osservare il mondo con uno sguardo "altro", non istituzionale, lontano dai consueti cliché letterari: si tratta di  Junkie Love di  Phil Schoenfelt, racconto "dannato" di una coppia di tossici e del loro rapporto con l'eroina. L'autore ha un'esperienza diretta di dipendenza dalla droga e il romanzo stesso ha un taglio molto autobiografico. L'ambientazione è nella Londra degli anni ottanta, e in particolare nello storico quartiere di  Camden Town, zona in cui si tiene un famoso e pittoresco mercato, spesso frequentato da tossici e spacciatori.  Phil, il protagonista, ha deciso di smettere con l'eroina quando incontra  Cissy, principessa tossica dal fascino inavvicinabile: dalla chimica tra i due nasce una storia d'amore tormentata in cui, neanche a dirlo, tutto gira intorno ad un terzo incomodo, la dipendenza da eroina. L'autore non ha timori di svelare il fondo nero che si cela dietro la sua storia personale, portando alla luce microstorie di miseria umana, dotate però singolarmente di un sinistro fascino border-line. Il risultato letterario è sorprendente, grazie alla capacita di  Schoenfelt di alternare crudezze da romanzo naturalista a slanci gotici e surrealisti, fondendo insieme un'interessante miscela di realtà/irrealtà. Non è  Burroughs, come qualcuno ha incautamente suggerito, ma sicuramente val la pena di leggerlo, inserendosi nel solco delle storie dannate della letteratura inglese ed americana.
 SHOENFELT PHIL 
JUNKIE LOVE 
Editore: ARCANA  
Pubblicazione: 05/2005 
Numero di pagine: 200 
Prezzo: € 12,50 
EAN: 9788879663915 
     
	
	  
	
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