Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'editore BUR pubblica in edizione economica (8,90 euro) un romanzo dell'anno scorso del giovane autore Benjamin Kunkel, laureato ad Harvard e direttore a New York della rivista letteraria N+1. La cifra essenziale di questo lavoro è, come suggerisce il titolo, l' Indecisione. A parere di Kunkel raccontare la sua generazione, quella dei venticinque-trentenni di oggi, significa fare i conti con una forma quasi patologica di "rifiuto della scelta", sia essa intesa come definitiva o temporanea. La rappresentazione in chiave letteraria di questa condizione è affidata alle sorti del protagonista del romanzo, il ventottenne Dwight che, come snocciola la quarta di copertina, ha "una buona famiglia alle spalle (i genitori divorziati, un'amata sorella maggiore, Alice) e un lavoro precario e molto insoddisfacente: è laureato in filosofia, ma risponde all' Help Desk di un colosso farmaceutico". Il nostro Dwight è affetto fin dalla più tenera età da una cronica incapacità di prendere decisioni: "al pranzo del Giorno del Ringraziamento restava bloccato con le posate in aria perchè non sapeva da cosa cominciare"; "dal tacchino, dal ripieno o dalla salsa di mirtilli"? La sua catarsi in età matura è rappresentata da una monetina che utilizza per cercare di orientarsi nel labirinto di scelte imposte dall'esistenza. Quando si accorge che è diventato necessario trovare una soluzione "definitiva" per sottrarsi alla "malattia" che gli condiziona la vita, ecco presentarsi su un piatto d'argento, sotto forma di pasticca, un farmaco sperimentale, l' Abulinex, il rimedio alle sue pene. Fornitagli da un coinquilino studente di medicina, il miracoloso farmaco promette di "guarire dalla sindrome di indecisione cronica" e renderlo finalmente una persona "completa". Gli effetti dell'assunzione sembrano essere incoraggianti: il giovanotto si trova d'impulso catapultato in un viaggio verso l' Ecuador, alla ricerca della sua "compagna di liceo più bella e ammirata", Natasha. Poco importa che le cose non vadano esattamente come aveva preventivato...
Con un tantino di superficialità, alcuni opinionisti letterari hanno scomodato pietre miliari del romanzo di formazione, come addirittura Il giovane Holden, per definire questa opera prima di Benjamin Kunkel: la realtà diremmo, è molto più prosaica. Poche le idee, poche le novità, scarsa la struttura. Il romanzo appare come un tentativo del suo autore di conquistarsi un facile plauso da parte di lettori distratti, senza rischiare molto. Non convince la teoria, anch'essa superficiale, della "Generazione No Decision", nè i rapporti tra i personaggi emergono mai da una generale sensazione di "posticcio", da un'apparenza deteriore da telefilm "made in USA". Non è questa la nuova generazione di autori americani che possa rivitalizzare la letteratura statunitense.
KUNKEL BENJAMIN
INDECISION
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 02/2007
Numero di pagine: 328
Prezzo: € 8,60
EAN: 9788817014809
Segnaliamo, a firma dello scrittore polacco Marek Krajevski, un interessante noir storico, ambientato nella sua Wroclaw (l'attuale Breslavia), città in cui insegna filologia antica. Morte a Breslavia è il primo di quattro romanzi incentrati sulla figura del comissario Eberhard Mock. L'opera è ambientata nella città polacca, nel maggio del 1933, all'alba della triste epopea del Terzo Reich hitleriano. Un misterioso assassino sembra sconvolgere la vita degli abitanti dell'operosa Breslavia, facendo calare sulla città una tragica ombra mortale. Gli omicidi hanno in comune una natura particolarmente efferata, evocando un misterioso e ancestrale rito. A indagare sulla vicenda, viene chiamato l'ambiguo Eberhard Mock, personaggio dalla morale non cristallina, ma dotato di grande astuzia e appettiti insaziabili. Insieme al berlinese Anwaldt, Mock avvia un'indagine che lo porterà a conseguenze inimmaginabili, avanti e indietro nel tempo.
La città di Breslavia rappresenta la cifra essenziale dell'opera di Krajewski. Con le sue strade, i ristoranti, le case altoborghesi, i teatri e le tante lingue di una città cosmopolita, l'autore polacco riesce a restituire l'atmosfera di un'epoca e insieme la magia di una città bella e misteriosa. "A Breslavia la calura regnava incontrastata. La conca in cui era situata la città bruciava sotto le correnti d'aria arrioventate. Venditori di limonata si erano sistemati con i loro omprelloni all'angolo delle strade, davanti ai negozi o in locali appositamente adibiti all'uso"...
KRAJEWSKI
MORTE A BRESLAVIA
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 288
Prezzo: € 15,50
EAN: 9788806188696
Questo libro andrebbe letto per una ragione molto semplice: è praticamente l’unica biografia di Saloth Sar tradotta in Italiano, è l’unico testo che narra uno dei capitoli più bui della storia del Novecento.
Pol Pot viene oggi considerato uno dei peggiori assassini che il secolo scorso abbia partorito, ci si chiede quindi perché nel nostro Paese sia scritto – o semplicemente tradotto – così poco al riguardo In Italia non esiste nessuna traduzione delle opere di David P. Chandler dedicate alla Cambogia e ai khmer rossi; Urla del Silenzio è disponibile unicamente nella versione cinematografica – ciò significa che il libro The Killing Fields da cui è tratto il film può essere letto solo in lingua originale e trovato su internet.
Queste le motivazioni per cui la biografia Pol Pot scritta da Philip Short e pubblicata da Rizzoli nel 2005 merita di essere comprata, letta e conservata nella propria libreria. Le 663 pagine scritte da Short iniziano con la descrizione dell’infanzia di Saloth Sar: nato il 19 maggio 1925 a Prek Sbauv da famiglia benestante frequenta una scuola cattolica e, grazie ad una borsa di studio, si trasferisce nel 1949 a Parigi dove entra in contatto con gli ideali marxisti. La formazione politico-culturale di Saloth Sar è strettamente connessa alla situazione politica della Cambogia e dell’Indocina in senso più ampio. L’occupazione francese, il ruolo di stato cuscinetto, la rivalità endemica con il Vietnam, i contatti con la Cina, il silenzio-assenso degli Stati uniti d’America, l’ambiguità di Norodom Sihanouk, sovrano fantoccio. E’ così che si arriva alla fatidica data del 17 Aprile 1975, i khmer rossi entrano a Phnom Penh e la popolazione inneggia ed esulta. Peccato che la tragedia inizia nell’immediato: tutti gli abitanti della capitale vengono letteralmente deportati nelle campagne - la città è simbolo di corruzione mentre la campagna rappresenta la patria presso cui educare la “nuova popolazione” – anche i malati e gli infermi ricoverati presso il principale ospedale della città vengono costretti ad un esilio forzato. E’ l’inizio della fine. Dal 17 aprile 1975 al 9 gennaio 1979, anno in cui la Kampuchea Democratica voluta ed instaurata da Pol Pot cade ad opera dei vietnamiti – muoiono circa 1.500.000 cambogiani (secondo altre fonti i morti potrebbero essere addirittura 3.000.000). Una cifra non indifferente se si considera che la popolazione Cambogiana contava all’epoca circa 7.000.000 di abitanti. Tre anni di barbarie, in cui i figli venivano tolti ai genitori per ricevere un’educazione che rimandasse unicamente al partito – l’ Angkar una sorta di Grande Fratello che tutto sapeva e cui tutto era dovuto. Campi di lavoro, fame, mine, legami familiari dissoluti, nella perversa logica di creare un uomo nuovo. Il risultato una caduta negli inferi che, ad oggi, non ha trovato giustizia. Basti dire che Pol Pot è morto il 15 Aprile 1998 per un infarto, viveva nella foresta e non è mai stato perseguito. Nessuna imputazione per genocidio, nessun “tribunale di Norimberga”, ad oggi la Cambogia non è meritevole di alcun risarcimento morale.
SHORT PHILIP
POL POT
ANATOMIA DI UNO STERMINIO
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 04/2005
Numero di pagine: 663
Prezzo: € 25,00
EAN: 9788817006590
La poetica del grande scrittore israeliano Amos Oz è tutta in una piccola locuzione piuttosto singolare, con cui descrive nel suo romanzo Una storia di amore e di tenebra lo stato, fisico e immaginifico, della montagna che si erge davanti alla sua casa d'infanzia, in parte interrandola: il "freddo muto del buio", triplice sinestesia che confondendo e contaminando tre differenti sfere sensoriali, sembra trasferire al lettore, attraverso la magica forza delle parole, la pienezza di una sensazione, di un'immota e impalpabile quiete, forse solo un po' sinistra per la presenza dell'oscurità.
Dicevamo del romanzo Una storia di amore e di tenebra: insieme l'epopea di una famiglia, quella dello scrittore, di un paese, naturalmente Israele e di un individualità, che andrà formandosi e delineandosi pian piano, presentandosi lentamente alla coscienza, emergendo dalla fitta nebbia di una miriade di rapporti interpersonali e personaggi, dalla storia di una collettività (la famiglia, la nazione). Del resto la storia di Amos Oz è un po' la storia del suo paese: un'infanzia e un'adolescenza tra Gerusalemme e il kibbutz di Hulda, poi, tra mille difficoltà, lo studio, il successo, la fama. La Gerusalemme descritta nell'opera è una città "epica" che ha il suo rovescio in Tel Aviv, che rappresenta la modernità. A far da tramite tra queste realtà, il paesaggio della Palestina, spoglio, inconsistente, eppure così irrinunciabile. Il timore di un nuovo genocidio degli ebrei è un sottotraccia sinuoso e impalpabile, che giustifica i pensieri e le azioni; ma in fondo al centro del romanzo c'è qualcosa di più personale, intimo. E' il suicidio della madre di Amos Oz, nel 1952, alla vigilia del suo bar mitzvah (a tredici anni e un giorno nella religione ebraica i ragazzi diventano "figli del comandamento", responsabili per sé stessi nei confronti della Halakah, la legge ebraica). Si tratta di un tabù che per Oz va sfiorato con dolcezza, accarezzato in un flusso di coscienza che esplora la tragedia senza urtarla. In fondo alla strada resta solo la pienezza insondabile della terra, il "freddo muto del buio" che l'accompagna.
OZ AMOS
STORIA DI AMORE E DI TENEBRA (UNA)
Editore: FELTRINELLI
Pubblicazione: 05/2005
Numero di pagine: 627
Prezzo: € 12,00
Craig Gilner ha 15 anni, vive a Brooklyn con mamma, papà, sorella e ha studiato sodo per essere ammesso in una delle scuole superiori più prestigiose d’America: la Executive Pre-Professional High School di Manhattan. Potrebbe, o dovrebbe, essere il preludio ad una vita di successo: finite le scuole superiori una laurea ad Harvard e poi soldi carriera, una famiglia perfetta e forse un futuro da Presidente. Chi entra alla Executive Pre-Professional High School, del resto, viene formato proprio per questo…
Peccato che non sia tutto oro quel che luccica e infatti, sin dalle prime pagine, Craig Gilner si trova a fare i conti con il Dottor Barney, psicofarmacologo, che gli prescrive una bella terapia a base di Zoloft e strizzacervelli. E’ la Dottoressa Minerva cui Craig racconta di un mondo fatto di Tentacoli – “le attività malefiche che invadono la mia vita” - e Ancore – “sono le cose che mi tengono la mente occupata e mi fanno sentire bene temporaneamente” – un mondo, o meglio, una vita che Craig non si sente in grado di affrontare perché mette troppo sotto pressione.
Il migliore amico non manca, Aaron, e la prima cotta neanche, Nia, disinibita ragazza col piercing che si mette proprio con Aaron. I problemi veri però iniziano quando Craig decide che è ora di smetterla con lo Zoloft; interrotte le medicine il mondo si fa ancora più insopportabile. Studiare è impossibile, i compiti si accumulano, i voti diventano mediocri. Ecco che lo stress giunge al culmine e Craig decide che è ora di farla finita, sì un suicidio è quello che ci vuole però… qualche ripensamento e, prima di uscire per incamminarsi verso Il Ponte da cui si getterà, compone il numero del Telefono Amico, che gli suggerisce il Numero 1-800-Suicidio: a questo numero gli si sueggerisce di andare a farsi ricoverare all’ Argenon Hospital. Detto fatto, Craig esce da una porta ed entra da un’altra. Il mondo dell’ospedale lo rigenera, si sente protetto e finalmente normale, la pressione piano piano svanisce, un hobby potrebbe diventare un lavoro – disegnare strane cartine stradali- la felicità assume le fattezze di Noelle. Basta poco e Craig trova la propria cura: abbandonare la Pre-Professional High School a favore di una scuola d’Arte, ovvero liberarsi dalle aspettative che il Mondo sembra avere nei suoi confronti ed iniziare a vivere il che significa, semplicemente, agire e non pensare.
“ Cavolo, perché mai ho provato a suicidarmi? Il mio cervello non vuole più pensare: tutto d’un tratto vuole fare…Prova a disegnare una persona nuda. Prova a disegnare Noelle nuda. Viaggia. Vola. Nuota. Incontra. Ama. Danza. Vinci. Sorridi. Ridi. Fermati e Respira. Cammina. Saltella. Scia. Gioca a pallacanestro. Corri. Corri. Corri. Corri a casa. Corri a casa e divertiti. Divertiti. Prendi questi verbi e goditeli. Sono tuoi, Graig. Te li meriti perché li hai scelti. Avresti potuto lasciarteli tutti alle spalle e invece hai deciso di restare qui. Perciò adesso vivi per davvero, Graig. Vivi.Vivi. Vivi. Vivi. Vivi”.
VIZZINI NED
MI AMMAZZO, PER IL RESTO TUTTO OK
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 04/2007
Numero di pagine: 333
Prezzo: € 13,00
EAN: 9788804565543
La casa del silenzio è un bellissimo romanzo sulla Turchia di oggi, le sue contraddizioni e i suoi squilibri, e sull’incomunicabilità del vivere moderno: un romanzo corale con tante voci narranti, che si alternano ad ogni capitolo.
Ognuna racconta la sua storia.
La vecchia Fatma, chiusa nella sua casa decadente fuori Istanbul, preda dei rancori e degli odi del passato, passa le giornate e le lunghe notti insonni a recriminare sul marito morto, medico e attivista politico, sulle sofferenze e umiliazioni della loro vita insieme;
il nano Recep, che serve da anni Fatma, in una quotidianità silenziosa e modesta, scandita dagli impegni della casa, e dalle voci che affiorano dalla sua infanzia; il giovane Hasan, che lo zio Recep vorrebbe vedere studiare, sogna l’amore e invece si mischia con giovani farabutti e teppisti che circolano in bande per Istanbul tra violenze e bravate;
Faruk, il più grande nipote di Fatma, alcolizzato come il padre e come il nonno, storico alla ricerca di risposte che la vita non potrà mai dargli, in grado solo di sfogare nel cibo e nell’alcol il dolore e il rimpianto per il matrimonio fallito;
Nilgün, giovane progressista, colta e sognatrice, che ha una visione ingenua della politica e di una rivoluzione improbabile;
Metin, il più giovane del gruppo, dalla mente matematica brillante, studiosissimo e arrivista, che sogna di andare a vivere negli Stati Uniti, per fare fortuna e soldi, e tornare a Istanbul da vincitore.
I tre ragazzi sono in visita dalla vecchia nonna, come ogni estate, nella grande casa, che risuona di tanti rumori, voci e chiacchiere, ma di nessuna vera parola: ognuno dei protagonisti ha mondi da fare uscire, insoddisfazioni, sogni, rimpianti da colmare, ma nessuno riesce a farlo, e tutti vivono tra conversazioni fatte di nulla, e grandi monologhi interiori nei quali sfogano tutta la loro vita sospesa.
Un romanzo sul non detto, sulla disillusione e sui sogni infranti, ma soprattutto sull’incapacità di conoscersi per accettarsi: ci sono segreti da svelare, e vite da compiangere ne La casa del silenzio.
Un libro in cui tradizione e modernità si scontrano, in un perenne squilibrio sociale e politico, e in un amalgama di sentimenti spesso in contraddizione.
Non ci sono vincitori né vinti, ma una sospensione nel tempo che sa di fallimento e disperazione, intrisa di dolore e di tanta aggressività, in una Turchia alla vigilia della guerra civile.
La casa del silenzio è una lettura ricchissima che lascia una profonda malinconia, insieme al piacere per lo stile articolato, multicolore, di grande raffinatezza del premio Nobel Orhan Pamuk.
PAMUK ORHAN
CASA DEL SILENZIO (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 376
Prezzo: € 12,80
EAN: 9788806183516
La buia capitale del Nord, la spettrale Milano, l'ex capitale morale, sta forse morendo? Terminata la spinta vitale, l'inesauribilte attivismo generato anche da decenni di immigrazione meridionale, si sta lentamente spegnendo, configurandosi come una metropoli in decadenza, in un passaggio profetizzato a suo tempo da Indro Montanelli? Sono questi alcuni degli interrogativi cui cerca di rispondere un bel saggio pubblicato da Bur e intitolato Milano da morire. A Milano bisogna viverci per amarla e viverci per detestarla. Gli autori sono due milanesi "per scelta", nel senso che non ci sono nati, ma hanno deciso di abitarvi. Si tratta di Luigi Offeddu, inviato speciale del Corriere della Sera, e Ferruccio Sansa, inviato del Secolo XIX. A partire dalla propria esperienza di meneghini adottivi, i due giornalisti provano a raccontare la storia di una discesa, di una caduta: nella città che ha accolto milioni di immigrati meridionali a partire dall'immediato dopoguerra ora cortei guidati dal primo cittadino inalberano luttuosi striscioni con la scritta Zingari, foeura di bal!. Il caos urbanistico sembra impadronirsi di una metropoli che era stata modello di pianificazione. Non solo: Milano si spopola, in una continua fuga verso l'hinterland. Aumentano i casi di depressione e l'inquinamento raggiunge soglie superiori a quelli di tutte le altri grandi città europee.
Ma i due autori, accanto ai problemi, non mancano di mettere in luce qualche nota positiva, qualche barlume di speranza: Milano, capitale del volontariato; Milano, che cerca di trovare nuove strade per il suo sviluppo. Resta sullo sfondo l'interrogativo di quale delle due città, la buona e la cattiva, avrà la meglio, e quale sarà il destino di una città che "soffre ma non muore".
OFFEDDU LUIGI; SANSA FERRUCCIO
MILANO DA MORIRE
Editore: RIZZOLI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 556
Prezzo: € 12,50
EAN: 9788817016346
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