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 HOEPLI - La Grande Libreria... di Matteo Ulrico Hoepli
 
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Tutti sappiamo che i libri bruciano, ma sappiamo anche che i libri non possono essere uccisi dal fuoco. Gli uomini muoiono, i libri non muoiono mai. Nessun uomo, nessuna forza possono abolire la memoria. [Messaggio all'American Booksellers Association, 23 aprile 1942]

F.D. Roosevelt
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Valentina Muzzi (del 16/07/2007 @ 07:00:19, in Libri di Arte, linkato 11468 volte)
Dal 2 di luglio le vie centrali di Milano, da piazza San Babila lungo corso Vittorio Emanuele e via Dante, sono illuminate dalle opere di Marco Lodola, le quali danno vita all’esposizione Lodolandia, culminando nella sala Viscontea di Castello Sforzesco. Le figure senza volto che popolano il mondo di Lodola dichiarano la loro appartenenza al contesto urbano e alle correnti d’avanguardia che animano il panorama artistico dagli inizi degli anni ’80. Non sono solo i soggetti in sé, pin-up, ballerini, auto, atleti, a darci la sensazione di immagini pubblicitarie e d’insegne di negozi, con le luci e i colori accesi; anche i materiali con cui le opere sono realizzate, lamiera di metallo, cavi elettrici e policarbonato, dichiarano il loro legame con la quotidianità urbana. Sorge quasi spontanea una domanda: Lodola, artista o elettricista? Di certo è autore di un mondo pop legato indissolubilmente alla musica, alla pubblicità, alla tv e al fumetto. Dalla pop art Lodola non ha mutuato solo i soggetti, ma anche i materiali, tutti attinti dalla quotidianità; soggetti e materiali entrambi legati alla commercializzazione e alla fruizione usa e getta alla quale oggi sono sottoposte le immagini, avvicinandosi così alla concezione pubblicitaria del messaggio da trasmettere; è una fruizione che gode del momento e non lascia strascichi concettuali. Anche i materiali usati da Lodola, una volta finita la loro funzione, ritornano a far parte dell’inutilizzato, del rifiuto: qui la sua arte trova punti di contatto anche con la cultura trash. Oltre che con la pop art la produzione di Marco Lodola denuncia affinità anche con il neo-futurismo, soprattutto per quanto riguarda la volontà di cambiare l’aspetto della realtà, di ridisegnare il mondo creando un universo psichedelico, Lodolandia appunto. Quello di Marco Lodola, al di là di ogni giudizio estetico, è un mondo rutilante, fatto di luci e colori, giocoso e vivace, in cui i personaggi acquistano vita nel buio della notte milanese, per poi tornare, al sorgere del sole, trasparenti presenze cittadine.

Il catalogo di Lodoland sarà presto disponibile su Hoepli.it nella sezione dedicata all'Arte.
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Di Roberto Seoni (del 17/07/2007 @ 07:00:37, in Libri di narrativa, linkato 2262 volte)
I tragici giorni del G8 di Genova nel 2001 restano impressi indelebilmente nella mente di chi li ha vissuti, ma anche nelle coscienze di milioni di italiani la cui tranquilla sicurezza fu turbata dalle immagini televisive degli scontri che sconvolsero per due giorni la città ligure. A sei anni di distanza dalle due giornate di luglio che videro lo svolgimento del summit dei potenti della Terra, tornano alla ribalta, sul filo delle nuove rivelazioni seguite alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, gli episodi chiave che segnarono lo svolgersi delle manifestazioni di protesta, terminate nel sangue con l'irruzione della polizia nella Scuola Diaz occupata da un gruppo di ragazzi, il giorno seguente a quello della tragica morte di Carlo Giuliani. Alle giornate di Genova, all'atmosfera, al dolore e alle speranze che caratterizzarono quei giorni, è dedicato un nuovo romanzo pubblicato da Marsilio, firmato da Roberto Ferrucci, intitolato Cosa Cambia. Un romanzo che vuole essere insieme reportage, opera di denuncia, diario intimistico d'iniziazione e riflessione globale sui temi dell'esistenza. Il protagonista è un quarantenne che ripercorre idealmente, anni dopo, le stesse strade assolate percorse in corteo nei tragici pomeriggi del luglio 2001: a fare da contorno alcune figure femminili, Angela, Magdalena e Elisa, che appaiono come fantasmi nei giorni di "febbrile passività" trascorsi dal protagonista nella stanza di un anonimo albergo. Il rumore, quello degli scontri feroci tra polizia e manifestanti, rimane sullo sfondo, racchiuso in un ego chiuso in difesa: fuori resta solo il silenzio, l'immobilità del mistero di un estate che ritorna, solo senza risposte.

FERRUCCI ROBERTO
COSA CAMBIA
Editore: MARSILIO
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 188
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788831792479
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Di Valeria Surico (del 18/07/2007 @ 07:00:21, in Libri di narrativa, linkato 10736 volte)
Lessico famigliare è un libro bellissimo, a metà tra l'autobiografia e il libro di memorie: ripercorre la storia d'italia attraverso la famiglia ebrea Levi. Natalia, l’ultima dei cinque figli Levi, è la voce narrante. Con assoluto rispetto della verità, e, per certi versi, mantenendo l’incanto della fanciullezza, l’autrice non solo ripercorre con la memoria le vicende dei suoi cari, ma ne fissa per sempre anche il linguaggio (che, è unico per ogni nucleo famigliare), i motti, le abitudini radicate.

E' così che facciamo conoscenza del padre Giuseppe, dispotico ma dolce che non sopporta gli "sbrodeghezzi", i "potacci" e le "sempiezze" di mamma Lidia e dei fratelli, tra cui mitico è quello che quando si sveglia di buon umore al mattino inzia con la filastrocca: "il baco del calo del malo; il bece del chelòe del melo".

Da casa Levi passa tutto il fior fiore del mondo intellettuale torinese: Vittorio Foa, Adriano e Camillo Olivetti, Filippo Turati, Cesare Pavese, Felice Balbo, Anna Kuliscioff, Franco Rasetti, Felice Casorati e persino Eugenio Montale.

Tentare anche solo un breve riassunto del Lessico non è semplice: è una storia che ruota su se stessa, proponendo, a brevi intervalli, lo stesso frasario, che a mano a mano conquista il lettore, col risultato di diventargli, alla fine, per l’appunto, famigliare.

Da leggere e rileggere come ho fatto io!

GINZBURG NATALIA
LESSICO FAMIGLIARE
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 09/2005
Numero di pagine: 261
Prezzo: € 10,00
EAN: 9788806174293
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Di Admin (del 19/07/2007 @ 07:00:52, in Libri di Arte, linkato 17408 volte)
Dal 6 luglio al 16 settembre la città di Milano ospita una mostra dedicata al maestro colombiano Fernando Botero, inventore di una cifra stilistica dal tratto inconfondibile. La prima sezione della mostra ospita una serie inedita di circa quaranta opere dedicate al mondo del circo: Botero ha acquisito la sua passione per l'arte circense nel corso di un suo soggiorno in Messico. Nella sezione dedicata alle Opere Recenti sono presenti circa settanta opere che rappresentano l'intero universo poetico dell'artista; la figura umana singola è il cardine di molti di questi lavori, nei quali prevalgono le immagini femminili. Nella terza sezione, Abu Ghraib, l'atmosfera cambia del tutto e si precipita nell'inferno del carcere iracheno tristemente noto per le torture perpetrate dai soldati americani nei confronti dei prigionieri. Le immagini che hanno fatto il giro del mondo si ritrovano in questi quadri drammatici, in cui il colore predominante è il rosso del sangue. Il percorso si conclude con sei sculture monumentali collocate in città, tra piazzetta Reale, Galleria Vittorio Emanuele, Castello Sforzesco, Corso Vittorio Emanuele e Stazione Centrale.

Fernando Botero è nato il 19 aprile 1932 a Medellin in Colombia.
AA.VV.
FERNANDO BOTERO . OPERE 1994 - 2007
MILANO, PALAZZO REALE, 6 LUGLIO - 16 SETTEMBRE 2007
Editore: SKIRA
Pubblicazione: 06/2007
Numero di pagine: 200
Prezzo: € 49,00
EAN: 9788861303324
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Di Francesca Cingoli (del 20/07/2007 @ 07:33:05, in Libri di narrativa, linkato 6807 volte)
Un paesino ligure al confine con la Francia: in mezzo al profumo degli eucalipti, dei limoni e dei biscotti appena sfornati, voci di giovani donne si incontrano, si affollano, fino a confondersi a creare un unico coro. Le donne parlano, parlano e si raccontano: i loro dialoghi disegnano storie di infelicità e trasgressioni, problemi quotidiani di vita domestica e familiare, di relazioni difficili, di ambizioni e incomprensioni. Sono donne single e sposate, tradite e traditrici, annoiate, deluse dalle loro scelte. Alla ricerca di qualcosa d’altro, e di un altro sé. Una donna matura le ascolta con pazienza, e le consiglia con saggezza: l’anziana signora Waal, olandese, trasferitasi negli anni sessanta con il marito, dopo un lungo soggiorno in India. E’ lei il fulcro della narrazione, e della vita delle giovani donne protagoniste, che ne hanno fatto la loro consigliera, quasi una madre adottiva. A lei si rivolgono, sfogandosi, raccontando le loro storie di infelicità, davanti a un caffè, nella bottega della spesa, salendo la stradina che conduce fino a casa, o all’ombra degli ulivi. La signora Waal è vedova, e vive sola in una bella casa immersa nel verde e affacciata sul mare assolato: le fanno compagnia le sue piccole abitudini quotidiane, di meticolosità, pulizia e attenzione, il gatto Fragola e troppi ricordi. Ma dopo tanti anni, la solitudine inizia a farle male, e la signora Waal desidera tornare a casa sua in Olanda, dove è sepolto il marito: sente di voler rivedere il suo paese prima di morire, nonostante i brutti momenti passati in tempo di guerra, e negli anni immediatamente successivi, quando il marito fu accusato di collaborare coi nazisti. Tante calunnie, che hanno indotto la signora Waal e il marito a lasciare l’Olanda, e cercare la serenità in un’altra vita, lontana dalla patria. Sono ricordi che ancora oggi fanno male, e che continuano a riprendere forma, con misteriose visite e telefonate di sconosciuti, dall’aspetto straniero, che si presentano alla porta della signora Waal con strane domande sul suo passato. Ed è così che i racconti delle piccole guerre familiari delle giovani donne del paese si affiancano e si scontrano con i penosi ricordi di una guerra passata, reale e di coscienza, che la signora Waal continua a combattere con sé e con il suo cuore. L’autunno della signora Waal è un magnifico breve romanzo, fatto di amore e nostalgia, nel quale gli uomini rimangono sullo sfondo, un po’ sfuocati. Perché il romanzo è fatto tutto dalle donne e dai loro sogni, dalle loro contraddizioni e ambizioni e dalla loro umanità. Un romanzo di grande poesia, ma anche di estremo realismo e spregiudicatezza, che si gode per il delicato racconto dell’animo femminile, fatto con ironia e calore.

ORENGO NICO
AUTUNNO DELLA SIGNORA WAAL (L')
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 06/2007
Numero di pagine: 128
Prezzo: € 8,50
EAN: 9788806188221
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Di Admin (del 21/07/2007 @ 09:38:09, in Libri per bambini, linkato 10217 volte)
E' finalmente arrivato il 21 luglio, vero e proprio D-DAY per i numerosissimi fan del mago più famoso del globo: alla mezzanotte di oggi è infatti uscito nelle librerie di tutto il mondo, prese d'assalto dai lettori, l'ultimo capitolo della saga di Harry Potter in lingua inglese, dal titolo Harry Potter and the deathly hallows. Si sprecano naturalmente le note di colore che hanno accompagnato il lancio del nuovo sforzo creativo dell'autrice J.K. Rowling, la donna più ricca d'Inghilterra. La costosa operazione di embargo imposta dalle case editrici che pubblicano il romanzo, l'inglese Bloomsbury e l'americana Scholastic, si è rivelata un fallimento, scatenando le ire della facoltosa autrice: è risultato infatti autentico e circostanziato il testo che circola da giorni sui siti pirata apparsi sul WEB. Nel nuovo romanzo apprendiamo infatti del matrimonio tra Harry e Ginny Weasly, sorella dell'amico Ron, e dello sposalizio tra lo stesso Ron ed Hermione. Il finale è dunque un happy end nel più classico stile hollywoodiano, con la morte del malvagio Lord Voldemort ed il trionfo degli "eroi buoni". Si sono rivelate false invece le indiscrezioni che parlavano addirittura della morte del giovane mago, peraltro alimentate dalle dichiarazioni della Rowling secondo cui la vicenda si sarebbe conclusa con uno spaventoso "bagno di sangue".
Mentre ad Orlando, in Florida, si iniziano i lavori per la costruzione del primo parco giochi interamente dedicato al mago di Hogwarts (che sarà chiamato "Wizarding World of Harry Potter"), centinaia di ragazze e ragazzi hanno bivaccato da mercoledì a stanotte davanti a molte librerie del centro di Londra, rimaste appositamente aperte fino alle ore piccole per il lancio del libro. Per la versione in lingua italiana bisognerà ancora attendere fino a Natale: si preannuncia dunque una nuova "febbre" da uscita per i più accaniti potteriani di casa nostra...

ROWLING J.K.
HARRY POTTER AND THE DEATHLY HALLOWS
THE SEVENTH BOOK
Editore: BLOOMSBURY PUBLISHING PLC
Pubblicazione: 07/2007
Prezzo: € 27,50
Prezzo NicePrice: € 21,99
EAN: 9780747591054
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Di Valentina Muzzi (del 23/07/2007 @ 07:00:02, in Libri di Arte, linkato 7506 volte)
Domenica 15 luglio si è chiusa a Como la mostra Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie, che ha presentato, nella splendida cornice di Villa Olmo, 120 capolavori provenienti dal Museo Nazionale di Belgrado, fondato nel 1840 e attualmente sottoposto a lavori di ristrutturazione. Per chi non ha potuto ammirare dal vivo queste magnifiche opere, il catalogo della mostra potrà rendere bene l’idea di questo viaggio nella storia dell’arte che si snoda attraverso il paesaggismo di Corot, l’impressionismo di Renoir e Monet, la corrente post-impressionista di Gauguin, Toulouse Lautrec e Signac, fino alla svolta verso la stagione delle avanguardie, innestata dalle opere simboliste di Moureau e Redon, che aprì le porte agli sviluppi del primo Novecento, dal movimento fauvista, a quello cubista, fino al costruttivismo russo. Tutta la collezione è connotata dalla scelta delle opere meno provocatorie che caratterizzarono questa correnti artistiche, e questa linea ha potuto mantenersi grazie alle scelte del fautore di questa raccolta, il collezionista Erih Slomovic, proiettato per la maggior parte verso la scelta di opere nate nel contesto parigino. Uno dei più grandi capolavori presentati è la Cattedrale rosa di Monet, una delle cinquanta opere che dal 1892 al 1893 il maestro dedicò allo studio della luce sulla facciata della cattedrale gotica di Rouen. I pastelli di Degas ci presentano invece momenti della vita borghese parigina, da cui l’artista proveniva, con le ballerine dell’Opera sospese tra la realtà del duro esercizio quotidiano, reso nei movimenti dei corpi muscolosi, e l’evanescenza da favola di una realtà fatta di pizzi e merletti. La modernità borghese parigina è ben resa anche dalle opere di Utrillo, piccole istantanee della vita dell’epoca tra le vie della capitale francese, e di Pissarro, come la tela Place du Thèatre francais, del 1898, che ben simboleggia la frenesia della città sul limitare dell’epoca moderna. Le cinque opere di Gauguin esposte fanno tutte parte del periodo polinesiano, iniziato nel 1891, dopo la parentesi bretone qui rappresentata dall’opera I piaceri di Bretagna del 1889. Tutti i principi da cui prende le mosse la sua produzione di questi anni, con la ricerca di un ritorno a una natura benigna e incontaminata, primordiale e slegata da qualsiasi preconcetto culturale occidentale, come l’uso assolutamente libero e felice del colore, culminano nella tela in mostra Donna tahitiana, del 1898. Di Renoir la collezione annovera ben diciassette opere, dal 1879 al 1916, tra paesaggi legati all’estetica impressionisti e gli amati nudi di donne, il cui esempio supremo è La Bagnante del 1915, che dimostra come la passione per il nudo femminile non l’avesse lasciato neanche negli ultimi anni della sua vita. Per quanto riguarda il periodo cubista l’eposizione lariana ci presenta l’anticamera di questa stagione artista con la litografia dei Bagnanti di Cezanne, del 1897, per passare attraverso le opere Bonnard e Villard, poi esplicitarsi nell’unica opera di Picasso presente in mostra, la Testa di donna del 1909. Si abbandona la mimesi della natura per dar voce agli aspetti emozionali dati dal soggetto, aspetti che saranno ancora più espliciti e gridati nella produzione fauvista di Matisse, Derain, de Vlaminck e degli altri. La via verso la modernità è tracciata poi dalle opere dei simbolisti, il cui intento è quello di rappresentare l’essenza delle cose, l’espressione delle idee, arrivando ad analizzare il mondo del sogno, del soprannaturale e della magia. I due maggiori esponenti di questa corrente artistica sono Moreau e Redon, le cui opere a carboncino, i “Noirs”, evocano un mondo interiore sovente malinconico e affine al gusto gotico e visionario dell’epoca anche in campo letterario, indagatore del subconscio e dell’ignoto. Le avanguardie chiudono l’eposizione, con le prime opere di Kandinsky e Chagall, e il costruttivismo, i cui risultati sono quasi più vicino al disegno grafico e alla progettazione meccanica che all’arte pittorica; le linee essenziali che caratterizzano le opere di artisti quali Mondrian, Delaunay e Moholy-Nagy nascono dall’esigenza di ricondurre l’arte a una purezza formale assoluta, unita a tensioni spiritualistiche che riconducono l’arte pittorica ad una resa bidimensionale, il tutto arricchito dalle istanze culturali della patria d’origine di ogni autore facente parte di questa temperie culturale. Questa mostra ha permesso di far conoscere opere che provengono da un museo situato lontano dai centri d’arte noti in tutto il mondo, è caratterizzate da una singolare coerenza tra loro; sono tutte frutto del lavoro di artisti che sono considerati capostipiti dell’estetica moderna, e non contemplano la presenza di realizzazioni nate all’interno della cultura accademica ufficiale dell’Ottocento, che invece non mancano quasi mai nelle altre collezioni, segno questo di una differente scelta stilistica da parte dei fautori di questa raccolta.

BOSNIJAK T. (CUR.); GADDI S. (CUR.); GENTILI G. (CUR.); KOVACIC D. (CUR.)
IMPRESSIONISTI I SIMBOLISTI E LE AVANGUARDIE (GLI)
120 CAPOLAVORI DAL MUSEO NAZIONALE DI BELGRADO
COMO, VILLA OLMO, 24 MARZO - 15 LUGLIO 2007
Editore: SILVANA
Pubblicazione: 03/2007
Numero di pagine: 280
Prezzo: € 30,00
EAN: 9788836608560
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Di Vittoria Savegnago (del 24/07/2007 @ 07:00:55, in Libri di architettura e design, linkato 4296 volte)
Vi propongo di dare almeno una sbirciatina a Oltre la città - Pensare la periferia, Edizioni Cronopio, 2005, € 17 e vorrei iniziare il suo racconto partendo proprio dalla foto con cui si apre la bella introduzione di Attilio Belli, curatore dello stesso. Troviamo il classico condominio enorme, la tipica struttura che ognuno di noi classificherebbe come edificio periferico, circondato da pochissimo verde e costeggiato da un grande arteria stradale che ne delimita i confini. L’occhio però corre verso un particolare volutamente mantenuto nella inquadratura dal fotografo: un cartello stradale con la scritta “USCITA” ed una freccia sottostante che conduce lo sguardo fuori dalla foto stessa verso... Già verso dove. Forse verso la parte di testo che tra poco ci metteremo a leggere, oppure verso un luogo non ancora ben individuato di cui, forse, a fine libro riusciremo a scorgerne l’ubicazione. In ogni caso è indice di un movimento, di un attivarsi verso un qualcosa. Questo in effetti mi è parso, a parte qualche classica veduta, ciò che è emerso dagli atti del convegno (convegno tenutosi presso l’istituto Grenoble di Napoli il 31.1.2005 per iniziativa corso di laurea in architettura Federico II Napoli) che costituiscono il contenuto di questo libro. Il concetto di fondo che emerge sembra scaturire dalla concezione classica della periferia, intesa quale spazio dell’abbandono, spazio delimitato dell’incoerenza, del degrado, dell’assenza, della segregazione che si contrappone e circonda il centro della città, distante e definito. Da subito si decide, però, di percorrere nuove strade. Si focalizza così come non sia necessario costruire una rappresentazione delle periferie a partire da un quadro normativo, bensì quanto sia importante riflettere sull’eredità urbana e sugli errori compiuti in passato, che possono essere superati solo a partire dall’ ascolto delle periferie, dalla nuova percezione di periferico: gli altri spazi, i controluoghi, i territori della circolazione e dei flussi, le massime velocità, lo spazio diffuso. Il periferico appare oggi come una realtà articolata, come spazio dell’attraversamento di quei loghi, a volte contestati ma il più delle volte sovvertiti, creando centralità periferiche e periferie centrali, configurandosi come un dentro e un fuori della città contemporanea. Bisogna domandarsi quindi, quali sono le potenzialità del periferico e se è possibile andare oltre le politiche del ripristino (rinnovo, rigenerazione, riqualificazione). La periferia va tramutata da spazio del disfacimento, in spazio del rifacimento della città diventando il collante per l’innesto di una cultura alternativa, sul quale dovrebbe, a detta degli autori, insediarsi la nuova urbanistica orientata alla costruzione di strategie di lungo periodo e rivolta nella direzione di un “fare con la città” da intendersi come la riconquista di un’azione sulla città che muova dallo spazio periferico, puntando ad armonizzarsi con i territori e le popolazioni che vi abitano.
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Di Paola Giovanettoni (del 25/07/2007 @ 07:00:25, in Libri di narrativa, linkato 3085 volte)
A chi non è capitato, almeno una volta nella vita, di entrare in libreria, guardare scaffali e ripiani, sino a scoprire un libro dal titolo evocativo e assolutamente affine alle proprie emozioni più intime. Questo è quanto successo con il romanzo di Peter Cameron Un giorno questo dolore ti sarà utile. Ovviamente il periodo, per me, è dei peggiori e ho avuto subito la sensazione che le 200 pagine circa lungo cui si dispiega la narrazione potessero fungere da conforto e consolazione. Ho pensato: forse ha ragione Nietzsche quando sostiene che quel che non ammazza rende più forti; sicuramente sarà questo il messaggio di speranza che vuole infondere Peter Cameron e invece… Iniziata la lettura si scopre che il titolo riprende il motto del campo estivo in cui il giovane James Sveck – protagonista del romanzo – viene letteralmente spedito all’età di 12 anni, quando i genitori decidono di separarsi. Questo, forse, il colpo di scena più sensazionale di un libro che, al di là del titolo, non racchiude in sé nulla di malinconico e nessun momento epico. Il che non è assolutamente una critica, o una nota dolente, ma al contrario il vero punto di forza di un romanzo in grado di rendere interessante ed accattivante come la vita reale. I fatti narrati sono legati alle esperienze di James Sveck - 18 anni, newyorkese di buona famiglia, madre al terzo matrimonio fallito durante la luna di miele, padre avvocato in carriera che non ha nemmeno tempo per portare il figlio a colazione in un ristorante del centro, sorella più grande iscritta al college che cerca di convincere James ad andare alla Brown University in modo da poter ricevere in regalo dai genitori una Mini Cooper decappottabile. Classico ritratto di una famiglia del Terzo Millennio, insomma, che offre in dote al suo componente più sensibile – James nella fattispecie - un’esistenza fatta di insicurezze e rabbia, insofferenza e voglia di fuga. Ecco, infatti, che arrivato a 18 anni James decide che probabilmente non vuole più andare al college ma preferirebbe rifugiarsi nel Midwest; ecco che parlando con la madre scopre un’intrinseca incapacità ad accettare la propria sessualità: “io sapevo di essere gay, anche se non avevo mai fatto niente di gay e non sapevo se lo avrei mai fatto”; ecco che durante le sedute con l’analista si trova ad ammettere la propria incapacità ad interagire coi coetanei, quasi fosse stato modificato geneticamente. C’è un po’ di Freud nel passaggio che spiega tutto ciò: “A ripensarci sembra quasi crudele riconoscere e insieme respingere il desiderio d’attenzione di qualcuno, specialmente di un bambino. Vuole solo attenzione, come se fosse una brutta cosa, neanche volesse soldi, potere e celebrità. Forse è per questo che adesso preferisco essere ignorato: mi è stato causato un danno irreversibile.” A dispetto del titolo, dunque, Un giorno questo dolore ti sarà utile dipinge la vita quale è nella sua essenza - dolore e sofferenza da un lato, felicità e di distrazione dall’altro – e ci offre un insegnamento fondamentale: ora della fine la vita è l’unica cosa certa che abbiamo.

Un’ultimissima nota, se questo libro fosse una canzone sarebbe As I Sat Sadly by her side di Nick Cave and The Bad Seeds.
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Di Francesca Cingoli (del 26/07/2007 @ 07:00:20, in Libri di narrativa, linkato 3989 volte)
Quando le milizie arabe a cavallo attaccano il suo villaggio, Valentino Achak Deng vede i suoi amici ammazzati, le case incendiate, la sua famiglia dispersa e in fuga. Ancora bambino si salva fuggendo: lascia Marial Bai, e tutta la sua vita, il negozio del papà, il giallo splendente della lunga veste della mamma, i giochi con gli amici e la sorella, i primi amori. Achak non sa nulla della guerra civile che lacera il suo paese, il Sudan: può solo scappare per salvarsi, e corre, corre per giorni e notti. E’ attraverso l’esperienza sconvolgente di Valentino Achak Deng che Dave Eggers affronta il difficile racconto della guerra civile sudanese nel libro Erano solo ragazzi in cammino. Un racconto lucido, onesto e commovente, che a tratti è attraversato da una vena ironica e umoristica, nella quale si riconosce la penna del “formidabile genio” di Dave Eggers. La fuga a piedi dal villaggio e dallo sterminio del popolo Dinka, la lunga marcia fino all’Etiopia alla ricerca della pace e di una nuova vita - migliaia di bambini in cammino, I Bambini Perduti, quelli orfani, o separati dai genitori, che non hanno nulla se non la forza di camminare e sognare. Una lunga marcia di fame, disperazione, malattia, sotto il costante rischio di attacchi, o l’altrettanto pericoloso arruolamento forzato dei ribelli. Dopo l’Etiopia un nuovo cammino che porta i ragazzi in Kenia, a creare il più grande campo profughi della storia, Kakuma. Decine di migliaia di rifugiati assistiti dalle Nazioni Unite, tra i quali Achak, che vive a Kakuma per 10 lunghi anni, in una semi-esistenza con cibo razionato e la speranza di una vita vera. Dal Kenia Achak avrà la possibilità di essere tra i profughi accolti negli Stati Uniti, e nell’ironia della sua vita al limite dell’epopea, sale sull’aereo diretto a Miami l’11 settembre 2001: da Atlanta, dove vive, racconta la sua storia, a metà strada tra biografia e romanzo. Una storia di sopravvivenze e di amicizie, nella quale c’è anche spazio per l’amore adolescenziale e per quello adulto, la scoperta della ferocia umana in Sudan e della violenza quotidiana in America. Una storia che è fatta anche di fiducia, verso le tante mani che si sono tese per dare sostegno e aiuto, in Africa nel campo profughi, e in America, con gli “sponsor” e le organizzazioni umanitarie. E di fiducia tradita: perché nell’agognata America Achak scopre l’esistenza di una nuova guerra, il pericolo di aprire la porta di casa agli sconosciuti, o lo sgomento nell’entrare in un ospedale senza copertura assicurativa. Quella di Valentino Achak Deng è una vita da leggere e da conoscere, per dare una forma all’esistenza delle migliaia di profughi senza volto e nome, vittime di guerre tanto inutili quanto dimenticate, poco “fotogeniche” e mediatiche. Un libro sorprendente, una storia toccante, terribile ma capace anche di grande poesia, nella quale la personalità di Eggers si fa generosamente da parte per lasciare il campo a Valentino Achak Deng e al suo racconto. A lui e alla sua fondazione, sono destinati tutti i proventi del libro: www.valentinoachakdeng.com.
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