Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 Si respira Bologna nelle parole di Emidio Clementi e nel suo raccontarci La notte del Pratello.Ci si apre davanti una ragnatela di strade e di incroci di vite e di persone, che segue le vie principali della città che dalle due torri si dipanano a raggiera verso i viali, ideale linea di confine tra il centro e la periferia, e poi via via si addentra nelle stradine più marginali e sperdute e poi ancora più a fondo, va a rovistare, tra cunicoli e passaggi sotterranei, negli scantinati, nelle coscienze e tra gli scheletri e i fantasmi del passato che tutti noi nascondiamo dentro gli armadi. A condurci nell’esplorazione di questo mondo sommerso, fatto di cose perennemente tenute lontane dai raggi del sole, sono Leo e Mimi: due ragazzi, ormai più neanche tanto giovani, a cavallo tra l’adolescenza e l’età adulta, che combattono una loro personalissima e incruenta battaglia contro l’ordine prestabilito e le regole del buon vivere civile. Il teatro del loro incontro sarà il bar di Lele, “un posto dove per trovarsi non è necessario darsi appuntamento”, in Via del Pratello, che più che una via è una sorta di microcosmo che dà ospitalità a tutti gli sfollati, reduci e diseredati che non hanno saputo integrarsi con i meccanismi del mondo socialmente legittimato. Qui, stando seduti fuori dal bar a lasciarsi la vita passare davanti, Leo e Mimi, si imbatteranno in Zaccardi, un essere luciferino, più simile al topo di fogna che all’uomo, che ha accumulato una piccola fortuna lavorando da anni in nero sgomberando le cantine dei bolognesi e facendo il rigattiere, e cominceranno a collaborare con lui. Il lavoro, oltre ad essere uno strumento per continuare a prolungare la loro condizione di esistenza precaria ai margini della legalità, sarà anche un’occasione per esplorare da vicino le zone basse della coscienza e toccare con mano quella dimensione della vita che sa forte l’odore di decadenza, di muffa e di marcio, provando a strappare almeno un’unghia di terreno alla disperazione e alla morte. La lingua con cui ci vengono raccontate le vicende è però capace di attraversare i terreni bui e con il soffitto basso dove ha luogo la battaglia senza lasciarsi incupire, e anzi restituendoci con leggerezza e ironia tutta la bellezza di questi personaggi, per necessità perdenti, ma al contempo così pieni di poesia e di dignità. Le pressioni dal mondo esterno si faranno sempre più pesanti, cominciando ad aprire brecce anche al Pratello che Leo, Mimi, Zaccardi e la fitta schiera degli altri personaggi che Clementi ci descrive in maniera a tratti esilarante, avevano eretto come loro estremo baluardo. Cederanno per prima i numeri civici più periferici, vedendo la comparsa delle prime insegne e targhe di professionisti, avvocati, dentisti e ingegneri, e poi via via l’invasione si avvicinerà sempre più al cuore di quel fragile universo parallelo, tutto raccolto in una strada tra osterie e case occupate. Da qui l’idea di una colossale festa che in un caldo sabato di giugno darà vita, appunto, alla “notte del Pratello”. E saranno balli, schiamazzi, musica e bevute, per poi lasciarci all’alba, insieme alle ultime avventure di questo pittoresco gruppo di eroi-antieroi, anche l’eco di una voce forte che in maniera innocente e piena di fascino ha saputo raccontarci una storia di trasognata iniziazione alla vita. CLEMENTI EMIDIO NOTTE DEL PRATELLO (LA) Editore: FAZI Prezzo: € 9,00 ISBN: 8881125749
 4 personaggi emozionanti e intensissimi, Camille, Franck, Paulette e Philibert si trovano a condividere al loro vita nonostante tutto alla ricerca di un equilibrio e di una felicità possibile ... nonostrante tutto, appunto. Bellissimo romanzo della scrittirice francese, Anna Gavalda che ti fa innamorare di Camille per la sua purezza, la sua umanità e il suo talento artistico, di Franck per la sua dolcezza sotto la corazza da duro, di Philibert per la sua aristocratica generosità e di Paulette perchè è la nonnina che tutto avremmo voluto avere. Da leggere. Note di Copertina Una grande città. Quattro solitudini urbane, quattro destini diversi che s'incrociano e si allacciano sotto il cielo frenetico della metropoli. Sono quattro anime pure, quattro esistenze ammaccate: Camille, angelica artista perduta; Philibert, generoso e goffo aristocratico; Franck, cuoco spavaldo ma dal cuore tenero e sua nonna, la straordinaria Paulette, a cui gli anni e le dolorose esperienze non hanno tolto la capacità di saper leggere dentro agli altri. Per caso, per scelta o per fortuna, i quattro piccoli eroi quotidiani di Anna Gavalda litigano, si consolano, si amano, vivono insieme. E basta. Su questo gruppo colorito l'autrice appunta il suo sguardo sensibile, tratteggiando con penna lieve e partecipe gli slanci e le incertezze, la tenerezza e la sofferenza di un indimenticabile quartetto che sembra uscire dalla pagina per tenderci la mano. "L'autrice tiene saldamente le redini della storia. Ci si emoziona e si ride grazie a uno humour irresistibile." (Elle) "Da dove nasce il fascino di questo romanzo? Dall'idea che la felicità è possibile, a condizione di accettarla." (L'Express) "Scrittrici e scrittori [...] indossando i panni dell'anonima quotidianità [...] si pongono come mediatori tra l'incommensurabile mistero dell'universo e i piccoli misteri dell'esistenza. Appunto come Anna Gavalda." (Corriere della Sera) "E' riuscita a conquistare il pubblico francese imponendosi come la migliore narratrice della sua generazione." (la Repubblica) "La sua scrittura è capace di mettere a nudo la quotidianetà e i sentimenti, di catturare la fragilità umana e l'eroismo dei piccoli gesti." (Flair) GAVALDA ANNA INSIEME, E BASTA Editore: FRASSINELLI Pubblicazione: 10/2005 Numero di pagine: 555 Prezzo: € 9,20 ISBN: 8882749266
 Su consiglio di Filippo, lettore di questo blog oltre che di gialli, ho letto Roseanna dei coniugi Maj Sjöwall e Per Wahlöö. Roseanna è il primo, dei 10 romanzi tutti scritti a 4 mani tra 1965 al 1675, in cui compare l'ispettore Martin Beck e il suo mal di stomaco. Roseanna è un classico giallo che si concentra sui metodi di indagine della polizia in cui Martin Beck, protagonista assoluto, non è però un eroe solitario, ma è aiutato da validi collaboratori come Lennart Kollberg e Gunvald Larsson, che gli fanno da spalla. In Roseanna il delitto avviene prima che la narrazione abbia inizio: in un lago viene ritrovato il corpo di una ragazza morta per strangolamento. Ci vorrà parecchio tempo per risalire all'identità della vittima, la turista americana Roseanna McGraw; poi comincerà una minuziosa ricerca che scaverà nel passato della giovane, finché la polizia non riuscirà a trovare qualche indizio che la colleghi al presunto assassino. L'elemento chiave sarà il ritrovamento di un filmato amatoriale e di alcune fotografie girato da un turista, che permetterà agli investigatori di dare un volto al sospettato. A quel punto, Martin Beck sarà costretto a tendere una trappola all'uomo, trappola che si rivelerà efficace, ma che rischierà di essere fatale agli stessi agenti. Il romanzo è un po' lento, i colpi di scena e l'azione di concentrano tutti verso la fine del libro. E' interessante notare come l'espediente dell'indagine attraverso i filmini dei turisti e le fotografie sia stato pensato nel "lontano" 1965 in tempi in cui fotocamere digitali, cellulari, internet e videocamere digitali non erano neanche immaginabili! SJOWALL MAJ; WAHLOO PER ROSEANNA Editore: SELLERIO DI GIORGIANNI Pubblicazione: 03/2005 Prezzo: € 11,00
 Conflitti di classe, amori adolescenziali e amicizie nell’inglesissima Oxford, dove l’ upper class ha i suoi privilegi, e i proletari sono esclusi dai circoli più ambiti. Un microcosmo ancora giovane, ma già saturo di cattiveria e prevaricazione sociale, che conosce le sue regole, le sue torture, non solo psicologiche, i suoi codici di comportamento.
Si ritrovano qui i fratelli Maggie e Julian, buona nascita e bel nome, Adrienne, miliardaria americana in fuga dalla vita di falsità e silicone della madre, e Jake, quello nato dalla parte sbagliata, povero e capitato lì per una botta di fortuna, di quelle che cambiano la vita, forse non sempre in meglio.
Il romanzo racconta la loro storia, destreggiandosi con bravura e pizzichi di virtuosismo narrativo tra presente e passato, tra il “dove siamo ora” e il “come eravamo”, raccontando a più voci tutti i piccoli passi, di sentimento, di provocazione, di amicizia, che hanno portato il gruppo all’inevitabile finale. Non si può dire quale, ovviamente, perché come in Anime alla deriva, primo e fortunatissimo romanzo di Richard Mason, è nelle ultime pagine che la storia si rivela in tutta la sua tragicità e ineluttabilità.
Così, passando dalle residenze lussuose americane, alle villette a schiera dei sobborghi inglesi, il destino dei quattro amici sceglie la sua strada tra i corridoi e le camerate umide e desolanti dei college di Oxford. E’ qui che tutto si compie, e tante sono le incomprensioni e le occasioni non colte che portano i ragazzi alla loro esistenza adulta, fatta di solitudine e nullità.
La ricerca di se stessi, e del senso della loro vita, si consuma a Oxford tra discussioni e amore, volontà di affermazione e lotta all’umiliazione, chiacchiere tra una canna e una bella bevuta.
Quello che lascia sbigottiti è la facilità con cui piccole e talvolta spensierate scelte di giovinezza finiscono per segnare tutta un’esistenza, nella finzione letteraria così come nella vita reale, lasciando un senso di svuotamento e impotenza, che l’incapacità di comunicare rende assoluto e senza scampo.
Perché cambiare le cose necessita coraggio, volontà di rischiare, magari ritrovando, nel mezzo di un’esistenza grigia, l’amore sincero dell’adolescenza, prima che scompaia nella nebbia del ricordo e del rimorso.
Noi è un bellissimo romanzo sulla vita, di grande potenza analitica, che esplora con realismo e acume tutto ciò che non è detto, ma taciuto, negato o mascherato dalla fragilità della mente: ne escono ritratti vivi, di adolescenti e di adulti, in un racconto di forti ironie e delicate sofferenze, che riesce a equilibrare la difficoltà dell’altalena temporale con grande raffinatezza e maturità.
 Definito “legal thriller all’Italiana”, il libro Testimone Inconsapevole di Gianrico Carofiglio è il primo di una serie di tre romanzi pubblicati da Sellerio – Testimone Inconsapevole, Ad occhi Chiusi e Ragionevoli dubbi – in cui protagonista è l’avvocato Guido Guerrieri. La trama sembra uscita dalla cronaca nera più attuale: violenza su un minore, abuso, assassinio e un imputato rigorosamente extra comunitario.
Abdou Thiam, 31 anni senegalese con permesso di soggiorno, sembra indifendibile. Condannato a priori dal pregiudizio e da prove apparentemente schiaccianti per un delitto che dice di non aver commesso trova nell’avvocato Guido Guerrieri un difensore in cerca di se stesso. 40 anni, una separazione nel recente passato, una crisi professionale ed umana.
Questo è il Guido Guerrieri che, nella prima parte del romanzo, si racconta attraverso vicessitudini personali: il matrimonio fallito con Sara, i tradimenti, le speranze deluse di una generazione di ex Sessantottini che sembrano aver perso i loro ideali a favore di una vita fatta di compromessi.
Il libro di Carofiglio è tutto questo; non è solo trama, ma soprattutto narrativa incalzante. Al di là degli eventi in sé, infatti, è la capacita dell’autore di tenere desta l’attenzione del lettore a decretare il successo di un libro che, oltre ad essersi guadagnato numerosi premi letterari, è stato definito da Corrado Augias “uno dei migliori gialli legali visti in Italia”. I tribunali perdono quel sapore decadente, i dibattiti in aula si fanno avvincenti, i personaggi sono a tutto tondo perché “raccontati” nella loro pienezza.
Ci si chiede, a questo punto, quanto di autobiografico ci sia in questo avvocato di Bari, innamorato della letteratura, della musica e del cinema, che si diverte a snocciolare citazioni più o meno colte. Da Dostojevskij a Simon and Garfunkel sino a Val Kilmer e Michael Douglas. Il lettore si concede, una volta tanto e non è cosa da poco, una lettura che diverte senza essere volgare, che scorre con intelligenza, che mette in luce problematiche e crisi da tutti condivise.
Il lavoro si trasforma in noiosa routine, la vita personale sembra un fallimento totale sino a che non si incrocia la strada di un Abdou Thiam o di una Margherita. Una sfida, il primo, la ragazza della porta accanto, la seconda, e tutta torna ad essere interessante.
 Il cielo di Hounslow, sobborgo periferico a ovest di Londra, ha un colore cupo, senza profondità: sembra respingere le preghiere, costringendole grevi a rotolare verso il basso, verso il deserto di cemento della metropoli. E' il cielo d'acciaio di Hardjit, Amit, Ravi e Jas, banda di "rudeboy" figli, o figli dei figli, di immigrati indiani in Gran Bretagna. La loro storia è la storia di Londonstani, romanzo che è diventato un caso letterario in Inghilterra. A raccontare le vicende di questo firmamento senza stelle, di questo vuoto riempito soltanto dal frastuono degli aerei che atterrano sulle piste della vicina Heathrow, è la giovane penna di Gautam Malkani, trentenne giornalista del Financial Times e promettente scrittore alla sua opera prima. Gautam ricorda di essere rimasto impressionato, ai tempi dell'università, da "quanti ragazzi si definissero londonstani. I'm a londonstani, I'm a londonstani, ripetevano. Cioè, non sono né indiano né British, sono fiero di essere un londinese". Quando i giornali, cavalcando la temibile tigre dell'11 settembre, presero a dare un'accezione negativa alla parola, legata al fondamentalismo islamico, Malkani decise che era tempo di fissare il significato del termine mettendolo per iscritto, attraverso un romanzo. Il risultato di questa pulsione è, appunto, Londonstani. Al di di là del tema dell'integrazione etnica, della contrapposizione tra i rudeboys indiani da una parte ed i coconut bianchi dall'altra, delle schermaglie tra gli stessi ragazzi desi e le altre minoranze, come pakistani e neri, è sorprendentemente il discorso più squisitamente linguistico a spiazzare il lettore: da subito vi è una tale esplosione di gergalità, sconcezze semantiche, labirinti lessicali da "ghetto" che non si può evitare di considerare il linguaggio usato da Malkani quasi una neo-lingua. Per costruire questo strumento espressivo, il giovane scrittore ha attinto alle interviste effettuate durante il suo lavoro di tesi per l'università, una ricerca sui modelli di mascolinità e etnicità a Hounslow.  Il risultato è certo sconcertante per gli accademici, tanto da richiedere un glossario a fine volume, ma sorprendentemente capace di evocare una realtà che si situa a metà tra una segregazione volontaria e un'emarginazione reale. Le figure dei ragazzi della banda di Hounslow si stagliano attraverso questi lampi linguistici, andando a riempire uno scenario periferico osservato con la coda dell'occhio, sfondo quasi invisibile di vicende costruite per apparire emblematiche. Il risultato finale ha un suo fascino grezzo, incompiuto: non un nuovo "Trainspotting", come qualcuno ha suggerito, ma un epopea desi in salsa gangsta-rap, un racconto sulle contraddizioni del melting-pot, un processo che non può dirsi mai definitivamente concluso, nel suo ondivago mutare da una generazione all'altra.
MALKANI GAUTAM
LONDONSTANI
Editore: GUANDA
Pubblicazione: 06/2007
Numero di pagine: 343
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788882469627
L’idealista è un curioso e affascinante romanzo che nasconde un regalo inatteso, omaggio alla nostalgia e alla giovinezza di tante sognatrici amanti delle letture e delle belle storie che sono cresciute con le sorelle March.
Meg, Jo, Beth, Amy: sono nomi che rievocano ricordi emozionanti per tante lettrici adolescenti e non, che con le Piccole Donne hanno pianto e fantasticato.
Ma L’idealista non rende protagoniste le signorine March, che rimangono figure secondarie sullo sfondo di un racconto storico, duro, violento e sofferto, nel quale l’idealista personaggio di primo piano è il cappellano March, padre delle Piccole Donne.
Il romanzo ne percorre l’anno passato al fronte, nel pieno della Guerra Civile americana, tra flashback, che ne tratteggiano la giovinezza, il presente, fatto di combattimenti e prevaricazioni, e le lettere alla moglie e alle figlie, scritte con falsa allegria, e la volontà di nascondere il reale e il brutto, per fare emergere delicate riflessioni e dolci parole d’amore.
E’ in queste lettere che riaffiora l’atmosfera incantata e un po’ stucchevole di casa March, con i sogni, i buoni sentimenti, le piccole grandi avventure della soffitta letteraria, e dei ricami davanti al fuoco: su un altro livello il romanzo racconta della vita nei campi di cotone, degli oltraggi inflitti, delle battaglie, con le parole e con le armi, dei compagni abolizionisti, delle tante storie di umanità e dolore, tra le fila dei soldati e degli schiavi.
Il libro di Geraldine Brooks, appassionato omaggio al capolavoro di Louise May Alcott, lavora su più registri e, attraverso l’invenzione letteraria e la ricerca storica, ci racconta una parte inaspettata della vita della famiglia March, attraverso il ritratto di un uomo fatto di grandi ideali, ma anche piccole fragilità, tante debolezze e qualche comprensibile e umanissima macchia, che lo rende più vero agli occhi del lettore.
Gli incontri di schiavi e schiavisti, gli scontri, sul campo di battaglia e nei salotti dei bianchi violenti e arroganti, la malattia e la fame, e la consapevolezza della propria umanità: il cappellano March esce dall’ombra, e anche nel rapporto con la moglie tentenna, dubita, preso e qualche volta accecato dai suoi ideali e dal desiderio di combattere per essi.
Lo attende un cottage, pieno di ragazzine dolci e delicate: davanti a sé ha campi di battaglia, infuocati combattimenti, atrocità e ingiustizie, e schiavi torturati e sofferenti. Sceglierà il suo destino, tornando a casa, umiliato dalla sua stessa debolezza di uomo, ma accettando la sua responsabilità di padre, accolto dall’abbraccio e dagli schiamazzi delle sue bambine commosse, in una scena che fa parte da tanti anni della nostra memoria.
Il risultato è intenso, un felice romanzo storico, nel quale gli episodi narrati si intrecciano virtuosamente a riflessioni filosofiche non banali sull’eterno dilemma tra ideale e realtà.
 Un libro snello ma dal contenuto ricchissimo, che si legge in una sera, ma poi viene la tentazione di lasciarlo lì, sul comodino, per poterlo aprire e consultare... Al bisogno.
Dosi forti e ben misurate di quotidiana saggezza e immortale poesia, scritte con la scusa dell’arte e valide per tutta la vita. Le Lettere a un giovane poeta ti sorprendono per la loro universalità: ti coglie un leggero e strisciante senso di impotenza leggendo cose che hai sempre pensato, o creduto di sentire, ma senza le giuste parole per dare forma a un’emozione, o all’intuizione di un pensiero.
A me questo libro è stato regalato da una cara amica, che voleva, attraverso le pagine di Rilke, farsi conoscere meglio, e si è fatta voler bene tanto tanto di più.
Si tratta di scritti veri, non di esercizi letterari o filosofici: le Lettere a un giovane poeta sono state scritte e realmente spedite al giovane scrittore Kappus fra il 1903 e il 1908.
Attenzione però: è un libro che non si sottrae alla rovina dell’appunto, della sottolineatura selvaggia, nel segnetto di sbieco come promemoria. Sono tanti i passi che, leggendo, ti viene da fermare nel ricordo, per tornare a rileggerli…al bisogno, appunto.
Ogni lettore trova quelli che meglio interpretano la sua intimità e il suo pensiero.
Io mi tengo sul comodino questi appunti, un invito alla serenità, alla fiducia nella vita, e al rispetto di sé, una riflessione sul valore dell’assenza di giudizio, e sulla ricchezza che tutti noi, nel profondo, inconsapevolmente, possediamo.
Se la vostra vita quotidiana vi sembra povera, non l’accusate; accusate voi stesso, che non siete assai poeta da evocarne la ricchezza; ché per un creatore non esiste povertà né luoghi poveri e indifferenti.
E se anche foste in un carcere, le cui pareti non lasciassero filtrare alcuno dei rumori del mondo fino ai vostri sensi – non avreste ancora sempre la vostra infanzia, questa ricchezza preziosa, regale, questo tesoro dei ricordi?
Rivolgete in quella parte la vostra attenzione. Tentate di risollevare le sensazioni sommerse in quel vasto passato; la vostra personalità si confermerà, la vostra solitudine s’amplierà e diverrà una dimora avvolta in un lume di crepuscolo, oltre cui passa lontano il rumore degli altri.
Sempre l’augurio che possiate trovare assai pazienza in voi da sopportare e assai semplicità da credere; che possiate acquistare sempre più fiducia in quello ch’è difficile e nella vostra solitudine tra gli altri. E per il resto lasciatevi accadere la vita.Credetemi: la vita ha ragione, in tutti i casi.
Non vi osservate troppo. Non ricavate conclusioni troppo rapide da quello che vi accade; lasciate che semplicemente vi accada.
RILKE RAINER M.
LETTERE A UN GIOVANE POETA
Editore: ADELPHI
Pubblicazione: 11/1980
Numero di pagine: 148
Prezzo: € 7,50
EAN: 9788845904417
 Il titolo ricorda una vecchia canzone dei CCCP, gruppo punk filo-sovietico degli anni '80, creatura di Giovanni Lindo Ferretti e decennale band di culto per svariate generazioni di giovani "alternativi": "islam punk und punk islam", dicevano le parole, "a Istanbul sono a casa, corro di fianco al muro"... Il nuovo romanzo di Michael Muhammad Knight non ha quasi niente da condividere con il ritmo sincopato della Band emiliano-berlinese, a parte il fascino misterioso e singolare di questa commistione apparentemente inconciliabile tra Punk ed Islam. L'autore stesso è certo un personaggio dalla storia originale: nato nel 1977 negli Stati Uniti d'America, si converte all'Islam all'età di quindici anni. Essenziale nella sua formazione la lettura dell'autobiografia di Malcolm X e la musica rap dei Public Enemy. Studia l'Islam nelle madrasse del Pakistan, ma abbandona il paese per unirsi alla Jihad, la guerra santa in Cecenia, combattendo nelle file degli indipendentisti contro l'esercito russo. Si definisce scrittore americano islamico progressista e contro l'Islam più integralista ha già pubblicato e diffuso in fotocopie due libri, Where Mullhas Fear to tread e Furious cock. Dal suo primo romanzo, Islampunk, è nato un nuovo genere musicale specificamnete punk-islamico denominato Taqwacore; la parola Taqwacore è una contrazione dei termini hardcore e Taqwa, parola islamica che definisce la pietà divina (tra le band che s'ispirano a questo genere The Kominas, 8-bit e Vote Hezbollah).
Islampunk è un romanzo che combina un'istintiva irriverenza a una comicità essenziale e irresistibile: la vicenda è ambientata in una comune punk-islamica di Buffalo, negli Usa, popolata da personaggi stilizzati e emblematici del singolare universo dell'autore. Umar, "musulmano punk votato all'astinenza da alcol, sesso promiscuo, tabacco e droghe"; Rabeya, "femminista radicale col burka"; Jehangir, "mistico sufi che fuma erba e suona la chitarra elettrica"; Muzammil, "che si batte contro l'omofobia dell'islam ortodosso": dalla curiosa chimica tra i personaggi ha origine un racconto vertiginoso e spiazzante, visto attraverso gli occhi dell'io narrante, uno studente d'Ingegneria di origini pakistane che alla vita nel campus preferisce quella nella comune. Il risultato è certamente una promettente opera prima che corrode numerosi luoghi comuni sulla cultura islamica, smentendo la presunta incomapibilità tra specificità culturali islamiche e controculture radicali e giovanilistiche di origine occidentale. Il cocktail ha un potenziale esplosivo e non mancherà di generare polemiche anche in Italia, dove Muhammad Knight è pubblicato da Newton & Compton.
 I tragici giorni del G8 di Genova nel 2001 restano impressi indelebilmente nella mente di chi li ha vissuti, ma anche nelle coscienze di milioni di italiani la cui tranquilla sicurezza fu turbata dalle immagini televisive degli scontri che sconvolsero per due giorni la città ligure. A sei anni di distanza dalle due giornate di luglio che videro lo svolgimento del summit dei potenti della Terra, tornano alla ribalta, sul filo delle nuove rivelazioni seguite alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, gli episodi chiave che segnarono lo svolgersi delle manifestazioni di protesta, terminate nel sangue con l'irruzione della polizia nella Scuola Diaz occupata da un gruppo di ragazzi, il giorno seguente a quello della tragica morte di Carlo Giuliani. Alle giornate di Genova, all'atmosfera, al dolore e alle speranze che caratterizzarono quei giorni, è dedicato un nuovo romanzo pubblicato da Marsilio, firmato da Roberto Ferrucci, intitolato Cosa Cambia. Un romanzo che vuole essere insieme reportage, opera di denuncia, diario intimistico d'iniziazione e riflessione globale sui temi dell'esistenza. Il protagonista è un quarantenne che ripercorre idealmente, anni dopo, le stesse strade assolate percorse in corteo nei tragici pomeriggi del luglio 2001: a fare da contorno alcune figure femminili, Angela, Magdalena e Elisa, che appaiono come fantasmi nei giorni di "febbrile passività" trascorsi dal protagonista nella stanza di un anonimo albergo. Il rumore, quello degli scontri feroci tra polizia e manifestanti, rimane sullo sfondo, racchiuso in un ego chiuso in difesa: fuori resta solo il silenzio, l'immobilità del mistero di un estate che ritorna, solo senza risposte.
FERRUCCI ROBERTO
COSA CAMBIA
Editore: MARSILIO
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 188
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788831792479
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