L’idealista è un curioso e affascinante romanzo che nasconde un regalo inatteso, omaggio alla nostalgia e alla giovinezza di tante sognatrici amanti delle letture e delle belle storie che sono cresciute con le sorelle
March.
Meg,
Jo,
Beth,
Amy: sono nomi che rievocano ricordi emozionanti per tante lettrici adolescenti e non, che con le
Piccole Donne hanno pianto e fantasticato.
Ma
L’idealista non rende protagoniste le signorine
March, che rimangono figure secondarie sullo sfondo di un racconto storico, duro, violento e sofferto, nel quale l’idealista personaggio di primo piano è il
cappellano March, padre delle Piccole Donne.
Il romanzo ne percorre l’anno passato al fronte, nel pieno della Guerra Civile americana, tra flashback, che ne tratteggiano la giovinezza, il presente, fatto di combattimenti e prevaricazioni, e le lettere alla moglie e alle figlie, scritte con falsa allegria, e la volontà di nascondere il reale e il brutto, per fare emergere delicate riflessioni e dolci parole d’amore.
E’ in queste lettere che riaffiora l’atmosfera incantata e un po’ stucchevole di casa March, con i sogni, i buoni sentimenti, le piccole grandi avventure della soffitta letteraria, e dei ricami davanti al fuoco: su un altro livello il romanzo racconta della vita nei campi di cotone, degli oltraggi inflitti, delle battaglie, con le parole e con le armi, dei compagni abolizionisti, delle tante storie di umanità e dolore, tra le fila dei soldati e degli schiavi.
Il libro di
Geraldine Brooks, appassionato omaggio al capolavoro di
Louise May Alcott, lavora su più registri e, attraverso l’invenzione letteraria e la ricerca storica, ci racconta una parte inaspettata della vita della famiglia March, attraverso il ritratto di un uomo fatto di grandi ideali, ma anche piccole fragilità, tante debolezze e qualche comprensibile e umanissima macchia, che lo rende più vero agli occhi del lettore.
Gli incontri di schiavi e schiavisti, gli scontri, sul campo di battaglia e nei salotti dei bianchi violenti e arroganti, la malattia e la fame, e la consapevolezza della propria umanità: il cappellano March esce dall’ombra, e anche nel rapporto con la moglie tentenna, dubita, preso e qualche volta accecato dai suoi ideali e dal desiderio di combattere per essi.
Lo attende un cottage, pieno di ragazzine dolci e delicate: davanti a sé ha campi di battaglia, infuocati combattimenti, atrocità e ingiustizie, e schiavi torturati e sofferenti. Sceglierà il suo destino, tornando a casa, umiliato dalla sua stessa debolezza di uomo, ma accettando la sua responsabilità di padre, accolto dall’abbraccio e dagli schiamazzi delle sue bambine commosse, in una scena che fa parte da tanti anni della nostra memoria.
Il risultato è intenso, un felice romanzo storico, nel quale gli episodi narrati si intrecciano virtuosamente a riflessioni filosofiche non banali sull’eterno dilemma tra ideale e realtà.