Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Si è aperta ieri, 13 maggio, l'edizione 2010 del Salone internazionale del libro di Torino. Quest'anno il tema conduttore della manifestazione è la Memoria. La scelta nasce dalla constatazione di un paradosso: "proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito". Così recita il sito ufficiale del Salone.
Anche quest'anno HOEPLI.it è presente con un proprio stand, con i libri delle Edizioni HOEPLI e le esclusive borse della Grande Libreria Online. Se siete a Torino in questi giorni, venite a trovarci al nostro stand L51 nel Padiglione 2: avrete in omaggio la borsa di HOEPLI.it!
Mia figlia è una iena racconta l'arrivo della prima figlia nella vita dell’autrice: un angelo dai riccioli biondi che in un istante si è trasformato in una iena in carne ed ossa. Un libro che si snoda attraverso capitoli aneddotici che raccontano le fasi del primo anno di vita delle nostre creature e di tutte le missioni impossibili a loro legate: l'allattamento, le prime pappe, le festicciole, la piscina e il massaggio neonatale... Ce n'è per tutti i gusti! E chi tra le mamme non è passata attraverso queste forche caudine?! Un libro che combatte i classici luoghi comuni e svela – come cita il sottotitolo - "Quello che le mamme pensano e non dicono".
Lettura divertente e piena di ironia. Perfetta per i neo genitori che avendo al massimo cinque minuti di libertà ogni 24 ore possono dirsi di essere riusciti a leggere almeno un capitolo al giorno!!
Non si può che cominciare con alcune citazioni tratte, evidentemente, dal libro che il giornalista-scrittore Tiziano Terzani dedicò alla Cambogia:
pag. 118 – anno 1975 "Fui il primo a poter raccontare di aver visto i khmer rossi, di averli visti da vicino, anche se li avevo visti in una posizione in cui la paura mi aveva forse un po' deformato la loro visione. Ma ripeto, quel giorno, uscii dalla Cambogia con grande sollievo, ma anche con un senso di... simpatia. Perché pensavo di nuovo che questa fine della guerra fosse una liberazione e fosse l’inizio di un nuovo periodo in quel paese".
pag. 322 - anno 1992 "L’uomo che mi siede accanto è un assassino, responsabile di centinaia di migliaia di morti (si parla di Khieu Samphan, uno dei fondatori dei khmer rossi, stretto collaboratore di Pol Pot, intellettuale che ha razionalizzato il massacro di almeno un milione e mezzo di persone)... Fosse un tedesco, accusato degli stessi crimini durante la Seconda Guerra mondiale, sarebbe ricercato in tutto il mondo e dovrebbe nascondersi. Ma lui è Cambogiano, è ora protetto dalle Nazioni Unite, viene chiamato "Eccellenza" e viaggia con una guardia del corpo..."
pag. 324– anno 1992 "Perché i crimini dei nazisti sono stati riconosciuti per tali dall’intera comunità internazionale e quelli dei khmer rossi no? Forse perché le vittime degli uni erano degli ebrei, dei bianchi, e quelle degli altri erano dei semplici cambogiani dalla pelle scura?"
pag. 327 – anno 1992 "Quello che Pol Pot, Khieu Samphan ed i khmer rossi hanno fatto alla propria popolazione, massacrandone almeno un terzo in nome di un loro sogno politico, non è da meno di quel che i tedeschi fecero nei confronti degli ebrei. Eppure, mentre la storia della Germania e della condanna dei suoi dirigenti criminali è stata messa al fondo della nostra coscienza, la storia dei massacri cambogiani viene ogni giorno di più ignorata, viene messa da parte e lentamente cancellata dalla memoria".
Fantasmi è una raccolta di articoli che Tiziano Terzani ha scritto sulla Cambogia: la pagina, evidentemente, è quella in cui si trova la citazione all’interno del testo; l’anno è quello in cui il giornalista ha scritto il pezzo in qualità di inviato dall’ Asia. Sono passaggi significativi in quanto sintetizzano l’iniziale entusiasmo, la successiva presa di coscienza e la condanna definitiva di un regime – quello dei khmer rossi – che Terzani, intellettuale di sinistra, aveva inizialmente salutato quale speranza per il futuro di un Paese che riusciva finalmente a sognare un domani indipendente liberandosi del nemico Stati Uniti. Nel 1975 Pol Pot è una figura sconosciuta pressoché a tutti; nel 1975 con la "liberazione" di Phnom Pen la Cambogia è letteralmente blindata e inaccessibile al mondo esterno; nel 1992 i fatti e le testimonianze iniziano ad emergere e tutto l’orrore di quei quattro anni che hanno significato l’assassinio di almeno un milione e mezzo su sette di cambogiani (c’è chi parla di tre milioni, ma le cifre non sono accertate) inizia ad emergere.
Ecco allora che anche Tiziano Terzani, che già in altri testi si era dichiarato amante della verità sopra le parti, cambia giudizio ed esprime tutta la disillusione che un uomo può provare vedendo un popolo magico ed affascinante portato alla deriva da sé stesso, e con sé stesso si intende ovviamente il movimento dei khmer rossi capeggiato da Pol Pot. Ingannati e traditi, i cambogiani si fanno massacrare a suon di bastonate (per non sprecare pallottole), vedono le palme crescere fertilizzate da cadaveri umani, vengono fatti migrare dalla città alla campagna in pellegrinaggi mortali per ritrovare l’antica saggezza contadina khmer.
Va da sé che l'attacco agli Stati Uniti non viene risparmiato. E' colpa del "colonialismo" statunitense se si è potuta formare un’organizzazione quale quella dei khmer rossi che, volenti o nolenti, ha inizialmente ottenuto consensi spontanei; è stata la posizione strategica della Cambogia a farla finire quale pedina nel contenzioso Vietnam-Thailandia vedi Russia, Cina. E’ stato il doppio-giochismo di Re Sihanouk a fare si che il Paese venisse appoggiato da un susseguirsi di Paesi diversi alla ricerca di un profitto personale ( Francia, Stati Uniti, Vietnam, Thailandia).
Un Paese poco conosciuto ma strategico a livello politico per la supremazia in Indocina di una potenza o l’altra, che si è fatto trascinare nel baratro più profondo e che a distanza di diversi decenni non ha ancora ottenuto giustizia.
Basti dire che Pol Pot è morto nel 1998 vivendo indisturbato al confine thailandese, che i khmer rossi dopo il 1979 sono stati i rappresentanti ufficiali della Cambogia alle Nazioni Unite, che Khieu Samphan sedeva nel 1992 al tavolo delle trattative per definire la riorganizzazione del Paese.
Ecco perché trovo fondamentali gli interrogativi di Terzani: perché tutti devono conoscere l’olocausto nazista e pochissimi quello Cambogiano? E quanti massacri simili si ripetono oggi, mentre noi continuiamo a sentir dire dai media che la giornata della memoria serve a far sì che certi episodi non si ripetano mai più? Nel 1975-1979 si stavano già ripetendo il tutto, la condanna dei crimini nazisti era in già in atto e fungeva da monito, ma nessuno guardava dove c’era da guardare.
Forse invece di guardare sempre al passato, allo STESSO passato targato Germania Nazista, dovremmo guardare altrove. Onestamente è quello che mi auguro.
La ragazza di Via Maqueda è un libro che rappresenta
un ritorno per Dacia Maraini, un ritorno a quella Sicilia che è per
lei un luogo dell'anima, rifugio d'infanzia dopo le vicissitudini
della guerra; ma la Sicilia è anche un simbolo, una manifestazione
dell' Italia intera, se non addirittura delle condizioni attuali
dell' Occidente. In questi racconti troviamo l'attualità bruciante
della prostituzione delle giovani immigrate africane, l'inquinamento
dei mari, la precarietà del lavoro che, senza santi in paradiso, non
si trova a dispetto di tutte le lauree. Troviamo, però, anche lo
sguardo rivolto al passato, alla Sicilia povera dell'infanzia, prima
di spaziare sui racconti ambientati a Roma, città che raccoglie i
ricordi più cari della scrittrice, e infine in Abruzzo, che suscita
creatività in quanto terra di boschi, solitudini e silenzi. E
soprattutto, come ci aspettiamo dalla Maraini, hanno molto peso le
donne, come protagoniste che nelle poche pagine del racconto svelano
personalità complesse.
Nata a Fiesole nel 1936,
Dacia Maraini è senza dubbio una delle più grandi scrittrici della
letteratura italiana contemporanea. Autrice prolifica di prosa,
poesia e teatro, tra i suoi libri ricordiamo La lunga vita di
Marianna Ucrìa ( 1990), Bagheria ( 1993), Colomba ( 2004).
"Non posseggo molte parole, ma queste poche sono mie, le ho ricevute, le vivo e riscrivo e solo la morte sigillerà il racconto. Ne faccio commercio, ne faccio dono". Così, come seguendo un alfabeto, Giovanni Lindo Ferretti, il poliedrico musicista e scrittore, narra la storia della gente di Cerreto Alpi, ogni lettera per introdurre una semplice parola, che vale come un incipit. Così si svolgono le vicende della famiglia dell'autore, dalla capostipite Maddalena alla madre Eni allo zio Archimede, cacciatore di orsi. Moltissime figure compaiono in questo libro, secondo romanzo dell'ex cantante rock Giovanni Lindo Ferretti: cacciatori di frodo, preti solitari, allevatori di cavalli, poetesse analfabete, difensori dei prati e dei fiumi, forgiatori di campane, ex brigatisti in fuga. Sono le persone che capita di incontrare sugli Appennini, in cui Ferretti si è ritirato, come una specie di eremita. Questo libro rappresenta la sua definitiva crescita e maturazione, in un lungo percorso incominciato ai tempi dei CCCP.
È prevista per il prossimo 5 maggio l'uscita dell'attesissimo DVD, di Avatar, il film di James Cameron diventato fenomeno di costume dopo aver polverizzato tutti i precedenti record d'incasso della storia del cinema. Già disponibili per la prenotazione online ad un prezzo speciale il DVD di Avatar, la versione in Blu-Ray e quella DVD + contenuti speciali in Blu-Ray. La storia di Avatar è prevalentemente ambientata su Pandora,
la luna del gigante gassoso Polifemo, appartenente al
sistema solare di Alpha Centauri. Qui abita una
popolazione di umanoidi chiamati Na'vi. I terresti sono
interessati a questo mondo perchè vi risiede la chiave per risolvere i
cornici problemi energetici della Terra. A questo scopo
progettano un attacco militare: per acquisire informazioni vitali per
il progetto, i vertici militari si affidano al''ex marine invalido Jake
Sully, incaricato di controllare il suo avatar, un ibrido
genetico tra umano e Na'vi creato dagli scienziati per
ovviare al problema dell'aria di Pandora, irrespirabile
per i terrestri.
Attraverso un'intrfaccia mentale, l'uomo può controllare l' Avatar
esattamente come fosse il suo corpo. Ma dall'incontro tra l' Avatar
di Jake Sully e Neytiri, guerriera Na'vi,
nasceranno nuove ed impreviste conseguenze...
Non ci resta dunque che aspettare il 5 maggio per goderci comodamente sul divano di casa nostra, un film che potrebbe segnare un'epoca, magari iniziando a prenotare il DVD di Avatar o il Blue Ray.
La data di uscita annunciata per il nuovo libro di Carlos Ruiz Zafòn è il 27 aprile. Grande atttesa per Il palazzo della mezzanotte, dopo lo straordinario successo dei precedenti romanzi del popolare autore spagnolo, da L'ombra del vento a Il gioco dell'angelo, passando per Marina. Ambientato nella Calcutta degli anni trenta, il romanzo ha inizio in una notte tenebrosa, durante la quale un tenente inglese lotta per salvare la vita di due bambini da una minaccia terribile. Tra la furia dei monsoni che scatenano sulla città la loro furia e il terrore che sembra albergare in ogni angolo, il giovane inglese riesce a mettere in salvo i due bambini, a costo però della propria vita... Anni più tardi, quando i due bambini Ben e Sheere stanno per compiere sedici anni, la minaccia riappare nelle loro vite e questa volta non potranno sfuggirvi tanto facilmente. Con l'aiuto dei loro coraggiosi amici, i due ragazzi dovranno sfidare il terrore che si annida nelle ombre della notte e confrontarsi con l'enigma più terrificante della storia della città dei palazzi.
Non resta dunque che attendere il prossimo 27 aprile o ingannare l'attesa prenotando il libro online...
Jim a scuola non è proprio un genio : anzi, a detta della sorella, rischia l'inserimento in una istituto per bambini ritardati. Meno stupido di quanto lo si creda, però, con l'amico Charlie ha deciso di infilare un walkie-talkie nella sala riunioni degli insegnanti, per scoprire cosa pensano di lui. I bambini, però, arrivano a scoprire ben altro, quando gli ultimi insegnanti rimasti soli nella stanza cominciano a parlare in una lingua sconosciuta : che cosa stanno complottando?
Charlie e Jim indagano, ma non possono sapere in che cosa si vanno a cacciare; Charlie sparisce e Jim rischia di fare la stessa fine: e in tutto questo c'entra un pianeta lontano 70000 anni luce dalla Terra...
Mark Haddon è nato a Northampton, Inghilterra, nel 1962. Laureato in lettere a Oxford nel 1981, ha poi continuato gli studi di letteratura inglese a Edimburgo. Ha svolto diverse professioni, tra cui sceneggiatore e illustratore. Ha lavorato a lungo nel campo delle organizzazioni sociali, occupandosi di persone con disabilità fisiche o psichiche: un'esperienza che gli è stata utile per Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte ( 2003), il suo libro più conosciuto, il cui protagonista è un quindicenne colpito da una forma di autismo.
Credo che fossero in molti ad aspettare con impazienza il nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio, magistrato di Bari con la passione della lettura e, di conseguenza, della scrittura. Un'impazienza confermata dal fatto che Le Perfezioni Provvisorie, questo il titolo del nuovo libro, siano balzate al primo posto delle classifiche di vendita non appena pubblicate. Il protagonista è - e rimane - Guido Guerrieri, avvocato barese, che si trova questa volta alle prese non con un processo, bensì con una sorta di indagine: quella relativa alla scomparsa della giovane universitaria Manuela. Di buona famiglia, studentessa diligente ed integerrima, sparisce improvvisamente al ritorno di un week-end trascorso con amici in un trullo pugliese. I genitori della ragazza, vedendo che la procura si accinge a chiedere l'archiviazione del caso, non si danno pace e cercano in ogni modo di trovare elementi perchè questo rimanga aperto. Ecco, dunque, che tramite un giro di colleghi i genitori di Manuela fanno la conoscenza di Guido Guerrieri e decidono di incaricarlo di indagare sulla scomparsa della figlia.
Guerrieri accetta, quasi per forza ovvero per non deludere le aspettative di un padre ed una madre in preda alla disperazione, ed inizia la sua avventura di investigatore neofita. Ansia e stress dovuti ad una veste totalmente inedita, l'incontro con un'intrigante amica di Manuela, il ri-incontro con una ex-cliente Nadia, vedono mixarsi, nel tipico "stile Carofiglio" vita professionale e vita privata. Per quanti hanno già letto questo autore, e credo siano in molti, si segnala che Margherita è uscita di scena, restando negli Stati Uniti per cui era partita alla fine della "puntata precedente".
Va da sè che le apparenze ingannano, che la vita non è mai quello che sembra, che il caso si complica e che la banalità di una vita di routine, quale sembrava quella di Manuela, si complica misteriosamente. 336 pagine da leggere con piacere anche se, devo ammetterlo, questo è forse il meno avvincente dei quattro romanzi di Carofiglio che hanno per protagonista l'avvocato Guerrieri. Ciò non toglie che si tratti di un libro dalla prosa ineccepibile, da comprare e riporre in libreria a fianco dei piccoli "fratelli blu Sellerio". Si aspetta il seguito, sperando di non dover attendere a lungo una nuova avventura di Guido Guerrieri.
Nella recente raccolta poetica di Cesare Viviani, Credere all’invisibile, Einaudi, 2009, vincitrice del Premio Alessandro Tassoni e del Premio Pen 2009, si coglie con immediatezza, attraverso la parola, l’andante musicale del sentire fattosi pensiero. E’ come un flusso lieve che trapassa dall’emozione allo sguardo, testimone della mente, traducendosi in suono e verbo. L’io, nella riflessione, si confida a se stesso con voce da diario, condividendo, in tono familiare, la qualità della"consapevolezza e dell’esperienza. E da subito, dal primo testo, c’è un riconoscimento, nella percezione: "Ogni bagliore è luce dell’eterno, / è riflesso divino" che dilata il personale vissuto a logica universale. Ed è continuo il confronto-raffronto tra il movimento, il contigente e l’eterno e il loro coesistere che induce, a volte, il poeta alla parola profetica, quando è così profonda la coscienza del limite esperito: "e il più che si può dire per avvicinarsi / alla vicenda umana / è che si vedono branchi di animali / ben addomesticati, ben custoditi." Ma aggiunge: "E quanto non viene detto, il segreto, / non è frutto di gelosia o di paura, / ma è l’unica possibilità / di uscire dal destino umano, / che è quello di essere finiti, / finiti”. Così l’accettazione delle leggi naturali, l’abbandono ad esse diventa il compimento del più nobile destino: "Eguagliare la natura, essere / eguagliati da essa. / Non c’è migliore augurio, / più alto valore.” e l’amore del movimento, unica via per amare l’eterno. Nella contraddizione, nella coincidenza dei contrari, si manifesta il mistero della vita. E il poeta si interroga su di esso, per definirlo o negarlo: "E se l’incomprensibile / fosse l’immaginazione?" Ma la verità del dolore permane indicibile, inspiegabile, inconsolabile nella tensione tra visibile e invisibile, esistente e inesistente. La parola del poeta, volta alla sintesi, comunica con umile semplicità la sua accorata consapevolezza. "Non sente niente Colui che dà la vita, / non può sentire, / e noi a domandare, a chiedere, / a inventare storie a cui credere (…) per ritrovarci poi alla fine / a mendicare vicini”. Tutta la scrittura, che poggia sul discrimine vita-morte, è attraversata dal dolore della perdita, dalla limpida percezione della tragedia: "Qui non si tratta di raggiungere / la verità o di svelare la menzogna / qui si tratta di vedere / uno dopo l’altro tutti cadere." e insieme dalla domanda di una ben precisa scelta "Ora sta a noi decidere / se invocare l’infinito o respingerlo." A fronte del mistero della vita, espresso da una trama di forze incomprensibili e invisibili, il senso della morte incombe sul transeunte e "Una tomba priva di forze sarà / la più giusta dimora, / così come le rovine sono / riscaldate e approvate da innumerevoli / passaggi del sole". Lieve come una brezza mattutina la voce del rimpianto: "Eppure, quando cominciarono a formarsi, / avevamo puntato tanto sui sentimenti, / come se con loro potesse inaugurarsi / un mondo". Ma per reazione c’è il riconoscimento di un potere, quello dell’immaginazione che è azione nell’incommensurabile; al contempo la denuncia delle illusioni avviene con sguardo pietoso, senza cinismo. La voce sapienziale del poeta giunge dall’interno, dall’intimo, non è sovrastante, il tono è fraterno e solidale. Negli spazi dell’attesa nascono spazi liberi e lì si riconoscono i sentimenti: "Di tanti innumerevoli valori / fossimo tutti concordi nel credere / che il massimo è il respiro". E affiora all’improvviso anche l’umanizzazione del divino, per farlo partecipe, in un tentativo di conciliazione tra limite e illimitato, tra finito e infinito: "Dio che tremava / per aver creato l’assoluto inganno, / l’infinito, / che è, è / senza fine". Il poeta parla con se stesso e agli altri: presenta la concreta esperienza come unica verità attendibile.
La dimensione del divino, ancora, si apre attraverso l’espressione di un dolore incommensurabile: "E’ che non si può più ricordare quel dolore, / è immemorabile, / e ogni gesto esce dalla memoria, passato, / solo la fantasia rimane, il punto di felicità / di vedere l’Onnipotente tutto preso / a coltivare il suo campo e il suo grano".
E si presenta la percezione netta dell’invisibile che guida costantemente la vita individuale. Credere dunque in esso. Credere all’invisibile. E nell’interrogarsi sulla realtà e verità del dolore accostarsi, inevitabilmente, alla dimensione metafisica rintracciabile nella natura che risulta espressione primaria, fonte di ogni autentico linguaggio. Cercare nella natura la 'prima' verità del dire mentre la vita compiuta appare come un’illusione all’interno di un sogno impersonale. Questa drammatica consapevolezza è sempre espressa in tono equilibrato e dimesso. Nel distacco da sé si avvera l’unica libertà "Ma credere / è guardare le stelle, il loro / intermittente lucore. / Da esse siamo nati, muti. / E’ questa l’unica libertà da noi."
Nella natura, nell’umile accettazione delle sue regole si sospende ogni giudizio ma permane costante il confronto tra consapevolezza e sentimento che a fatica tracima oltre la pacatezza controllata del dire.
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