Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Ho letto Amici, amanti cioccolato di Alexander McCall Smith attirata dal giallo solare della copertina, dalle belle illustrazioni e dalla frase di Irene Bignardi in quanrta "Miss Marple si è reincarnata in Isabel Dalhousie." ... non avrei dovuto fidarmi così! Isabel Dalhousie è una filosofa colta e raffinata, una cultrice di belle arti e di teatro e anche una detective a tempo perso. E' di indole curiosa e generosa e davanti a una richiesta d’aiuto Isabel non riesce proprio a tirarsi indietro. Nel libro si lascia coinvolgere da un uomo, Ian, che ha appena subito un trapianto. Il poveretto le confida che, da quando ha ricevuto il nuovo cuore, è tormentato da inspiegabili visioni: il volto inquietante di uno sconosciuto gli appare nei momenti più impensati, accompagnato da una fitta dolorosa. Che sia in qualche modo collegato al donatore? La nostra protagonista si lancia nell'indagine disposta a tutto pur di svelare il mistero. Il libro, la protagonista e i personaggi non mi hanno convinto e coinvolto. Nella narrazione sembra sempre che ci sia qualcosa di "non detto" e di sottinteso che forse non ho saputo cogliere. Del libro salvo Grace, la fedele governate e alcune riflessioni sull'etica della protagonista.
Come vivo ora è un libro nato per i teenager, e diventato in poco tempo anche per gli adulti un caso letterario, che ha scalato le classifiche internazionali e raccolto i più prestigiosi premi letterari e i riconoscimenti della critica. L’autrice si chiama Meg Rosoff e si è scoperta scrittrice a 46 anni, dopo aver lavorato nella pubblicità e nell’editoria. Il libro inizia come una classica fiaba adolescenziale: Daisy, quindici anni, anoressica e problematica, viene mandata dal padre a vivere in Inghilterra dalla zia Penn e dai cugini. Dalla caotica Brooklyn Daisy si trova immersa in un’atmosfera campestre quasi fiabesca: la vita nella bella magione inglese è idilliaca e spensierata, gestita dalla tribù dei cugini bambini e Daisy, introversa e silenziosa, ne è affascinata. La storia d’amore con il cugino Edmund sembra aprire, con la precoce passione, un’inaspettata “fame” di affetto in Daisy. Ma la favola è presto stravolta, così come la narrazione: l’Inghilterra è invasa da un imprecisato nemico, in una imprecisata guerra terroristico - mondiale. L’atmosfera da bucolica si fa irreale, senza tempo, un incubo senza volti alla Orwell. E il percorso di formazione della giovane Daisy passa attraverso l’orrore, la devastazione, la separazione dai cugini, la fuga. Daisy trova il modo di reagire, di sopravvivere, di scoprire un’altra fame, dopo quella d’amore: la fame di cibo, che l’aiuta a crescere, seguendo, affamata e determinata, la strada che gli indica il suo cuore, in un dialogo telepatico d’amore con il cugino lontano. E con Edmund termina la storia di Daisy, in uno sguardo di improvvisa e dolorosa maturità, nel quale la responsabilità dell’amore e dell’amicizia è il bagaglio di bene da portare in salvo. Nella sicurezza della casa. Come vivo ora è un libro semplice e intenso, che parla di amore, di amicizia, dei disagi dell’adolescenza e dell’orrore della guerra, senza retorica o luoghi comuni, ma con poesia e sprazzi di eccentricità. La narrazione in prima persona, intelligente e arguta, che riesce anche a giocare con il lessico dell’adolescenza, guida il lettore a un finale non scontato, in cui gli affetti recuperati sono intrisi della tristezza disincantata di chi ha sperimentato il dolore e la perdita. "Se non siete mai stati in guerra e vi state chiedendo quanto ci vuole per abituarsi a perdere tutto ciò che pensate di amare o di cui siete convinti di avere bisogno, posso dirvi che la risposta è Non ci vuole niente."
Ho acquistato I Giardini di Kensington di Rodrigo Fresán credendo di immergermi in una di quelle belle storie inglesi di ambientazione vittoriana e ho scoperto un libro completamente diverso, di grande potenza creativa, geniale, moderno e inatteso. La copertina recita: Fresán è un Borges “pop” e questa è la migliore definizione di un libro che inizialmente sconcerta, ma poi emoziona, commuove e stupisce. Le storie di J.M.Barrie, creatore di Peter Pan, piccolo insignificante uomo capace di grandi fantasie, e di Peter Hook, voce narrante, autore di libri per l’infanzia, cresciuto tra Beatles, albori hippies, allucinogeni e Peter-mania, si incontrano, si fondono in un tutt’uno, fino a confondersi, nello stesso destino di creatività, inventiva e solitudine. La narrazione si sviluppa come un viaggio psichedelico e a tratti allucinato attraverso il ricordo di Peter Pan, la vita di Barrie e dei veri Peter, i fratellini Llewelyn Davies, suoi pupilli e ispiratori: la Londra di fine ottocento, e insieme una Londra meravigliosamente Sixties, tra musica, droghe, comunità di artisti e rockstar. Un magico affresco multicolore in cui convivono bambini volanti, fate, spade di legno, Bob Dylan e Stanley Kubrick, teatri in delirio, LSD, mamme affettuose, impresari intrepidi, pirati, coccodrilli e optical party. Il punto di incontro è l’amore-ossessione per il bambino che non è mai cresciuto, perché nell’infanzia ha scoperto la perfezione della libertà e della fantasia: ed è così che lo scrittore di fine ottocento, l’artista pop, e chi legge sono personaggi essi stessi dell’avventura di Peter Pan, guidati come per gioco a una riflessione, a tratti cupa, sul senso della vita e della morte ("la morte può essere una grandiosa avventura…" ) .
I Giardini di Kensington sono uno straordinario omaggio, immaginifico e decadente, al mito dell’Isola che non c’è: seconda stella a destra, e poi dritti fino al cuore di Londra, nei giardini di Kensington dove J.M. Barrie volle innalzare una statua al bambino che sapeva volare. Un libro originalissimo, che riempiresti di post-it, tante sono le frasi che vorresti trattenere nella memoria.
Dopo il grande successo de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, in questo lungo weekend di festa ho letto Una cosa da nulla. Mark Haddon, ancora una volta è riuscito a coinvolgermi in una lettura totale. E' la storia di una famiglia moderna "normale": George, il padre è appena andato in pensione ed è alle prese con un eczema e con una moglie che lo tradisce con un suo ex collega; la figlia katie, è una giovane donna separata con un figlio alle prese con il suo secondo matrimonio e Jaime, il figlio omosessuale è alle prese con la sua paura di impegnarsi con il suo compagno Tony. E' una storia normale di una famiglia ordinaria che potrebbe essere la mia, con le incomprensioni, l'amore, le cose non dette e quelle dette troppo o troppo male. E' la storia di persone comuni che cercano in ogni modo di rendersi uniche. L'ho appena finito e già tutti loro mi mancano un po'!
Ho incontrato Maksim Cristan. E’ stato qualche settimana fa, una bella domenica di inaspettato sole autunnale, al mercato dei Navigli. Un mare di gente, belle facce sorridenti in una luce tersa, che di novembre non ha ancora nulla: tante bancarelle con sopra tutto il mondo. Antiquariato, modernariato, tante cose non proprio antiche ma nemmeno proprio moderne, bijoux americani, lampade anni 50, abiti vintage. E libri. A tonnellate. Tavoli pieni, da passarci ore. Usati, introvabili, antichi, da collezione. O di strada. Maksim Cristan è uno scrittore. Vive dove capita e presenta su un banchetto il suo libro, Fanculopensiero, edito da Lupo Editore, nella nuova collana Spùt. Spùt è stata creata per gli scrittori di strada e le loro storie. Senza mezzi termini, perché << “Spùt è onomatopeico, è vero, violento, improvviso come uno sputo, diretto, senza troppi giri di parole>>. Mi fermo alla bancarella. “Questo è il mio libro”. Marketing relazionale semplice e diretto quello di Cristan. Senza troppi giri di parole, appunto. Ho comprato Fanculopensiero. Maksim Cristan è croato, ma immagina e scrive in italiano. E racconta di sé. Di quando un giorno del 2001, manager di successo, decide, in mezzo al traffico di Zagabria, di mollare tutto. Scende dalla macchina, la abbandona aperta, e se ne va. Prende il primo treno, arriva a Milano, e inizia a vivere seguendo quello che sente e che gli piace. Sceglie la libertà e l’indipendenza dai vincoli di un vita predefinita. Imparando a ricominciare, per capire e trovare se stesso, la propria umanità. Per quattro anni vive senza un tetto sulla testa, diventa scrittore di strada . E il mondo della strada investe le pagine del libro con le sue storie e i suoi personaggi: storie di disagi e insieme di ironia, di calore e umanità, di generosità che si rivela nelle persone incontrare per caso e scoperte vicine da sempre. E i luoghi: Maksim Cristan conosce Milano e la fa conoscere anche a noi, milanesi e non. E’ una città diversa, parallela alla metropoli degli affari e della moda, quella che corre e si affanna. Questa è una Milano magica, diresti quasi silenziosa. Le Colonne di San Lorenzo, dove Maksim passa le notti a scrivere appollaiato sotto la statua di Costantino, il mercatino del lunedì di Brera, con cartomanti, pittori, rigattieri e poeti, il parco Sempione con il suo “popolo”, le sue leggi e la biblioteca, ospitale luogo di lavoro e incontri, il Naviglio, con la sua esplosione domenicale di umanità e creatività: sono alcune delle tappe delle lunghe camminate di Maksim per la città, o dei viaggi in tram per dormire al caldo, in una dimensione diversa, incantata, raccontata da chi l’ha vissuta con il tempo del pensiero e del sentimento, invisibile per noi che ci affanniamo inseguendo il tempo senza mai riuscire ad averlo. E tanti personaggi che Maksim racconta, senza alcun autocompiacimento picaresco, ma con la voglia di dare ad ognuno in regalo una pagina di ricordo, semplice e onesto, e con tanta ironia. Fanculopensiero è un libro inconsueto, poetico e multiforme, un’esperienza di umanità e di lettura. Senza pregiudizi.
La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo non è una novità in libreria, ma un successo nato per caso e dilagato in breve, diventando grazie al passaparola il libro che non si può non leggere. E in effetti questa opera prima di Audrey Niffenegger, artista e docente all'Interdisciplinary Book Arts MFA di Chicago, è un romanzo sconvolgente, che regala emozioni continue. Un libro da non perdere, ma da leggere in un solo fiato. Henry soffre di cronoalterazione, un disturbo genetico che lo fa viaggiare nel tempo. Quindi gli capita di sparire dal luogo in cui si trova, per risvegliarsi, nudo e disorientato, in un altro luogo e in un altro anno. Nel passato o nel futuro. Conosce Claire, e la loro è la storia d’amore più stupefacente e romantica che si possa immaginare. Perché è una storia che attraversa il tempo, la logica e la conoscenza. Così Henry incontra Claire da bambina, quando in realtà è già da tempo sua moglie; vede sua figlia adolescente, prima che lei nasca; incontra, giovane uomo, una Claire luminosa ottantenne. Il libro è un complesso e travolgente susseguirsi di piani temporali diversi, in cui Henry e Claire raccontano l’avventura della loro vita e del loro amore. La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo non è un romanzo di fantascienza: è un romanzo al quale qualsiasi definizione sta stretta. Ma è soprattutto una grandissima storia d’amore, di quelle che travalicano tempi e luoghi, nelle quali due persone si amano comunque, indipendentemente da quanto conoscono o pensano di possedere dell’altro. Dedicato ai nonni, che si amarono per tutta la vita e anche oltre, dopo la morte prematura di lui, il libro di Audrey Niffenegger va oltre i sentimentalismi e le banalità. E racconta, semplicemente, la più semplice delle verità: in amore, in qualsiasi storia d’amore, si è due entità distinte, vicine ma indipendenti. Ci sono momenti in cui uno capisce più dell’altro, ci sono momenti in cui si è su piani diversi, in cui uno insegue, o aspetta: prima o poi tutto accadrà, così come è destinato ad accadere. Da leggere se si è (o si è stati) perdutamente innamorati, per poter assaporare e riconoscere la dolcissima fantasia e l’assoluto paradosso che sono alla base di tutti gli amori.
In questi giorni ho letto "Quattro gocce di acqua piovana" di Colaprico e Valpreda. Era da tanto tempo che il mio amico Mino mi diceva devi leggere Colaprico, aveva ragione. E' un giallo ambientato nei gioni di Sant'Ambrogio nella Milano degli anni '80. Il protagonista è "il Binda" un maresciallo dei carabinieri molto particolare, una brava persona che non dimentica gli aspetti umani di sospettati, vittime o semplicemente delle persone che incontra. Parallelamente allo svolgersi della storia "il Binda" racconta della sua famiglia, della dolce moglie Rachele e del figlio con i capeli fatti a dred che frenquenta il Leoncavallo. La storia è ben scritta e i personaggi ben rappresentati, ma sicuramente quello che più mi ha colpito è il racconto della città, le vie, i locali, la malavita di pianura, gli odori e i sapori di cui è intrisa; gli anni ottanta mi sono tornati alla memoria, le prime inchieste di mani pulite e alcuni fatti di cui nel libro si accenna solamente. E' un po' un tuffo in un passato non molto lontano nel tempo che però avevo un po' dimenticato.
Come dio Comanda di Niccolo' Ammaniti è un libro in puro stile Ammaniti. Devo dire che quando ho saputo che il libro era in uscita ero contenta, avevo voglia di leggere di nuovo qualcosa di suo. Il libro ha sicuramente un inizio un pò lento, seguito da un paio di capitoli decisamente coinvolgenti ed è concluso con un finale un pò frettoloso e repentino. E' un libro dalle tinte forti, ricco di scene violente, che racconta la pazzia quotidiana di un gruppo persone che cresce pagina per pagina fino a sfociare nella tragedia. I personaggi come sempre con l'autore sono da pugno nello stomaco, e anche se sono molto lontani dai tuoi valori e dal tuo stile di vita non puoi fare a meno di immedesimarti e di sentirli vicini. Il libro nel suo complesso mi è piaciuto, anche se non è ai livelli di Ti prendo e ti porto via. AMMANITI NICCOLO' COME DIO COMANDA Editore: MONDADORIAMMANITI NICCOLO' IO NON HO PAURA Editore: EINAUDIAMMANITI NICCOLO' TI PRENDO E TI PORTO VIA Editore: MONDADORI
Da Wu Ming 5, membro attivo del collettivo di origine bolognese Wu Ming (autore, tra l'altro, di romanzi culto dell'underground narrativo, quali Q, sotto l'altro pseudonimo Luther Blisset, e 54), firma con Free Karma Food un nuovo romanzo dalle tonalità espressionistiche, recente pietra miliare nel cammino letterario di una delle più interessanti realtà del panorama underground nazionale. In un futuro che rivela l'anima cyber-punk del suo creatore, trova la sua dimensione una nuova epopea Pop in cui "le culture si ibridano e si sovrappongono", ma solo per svelare "una mostruosità" persino superiore alla nostra epoca. L'anno è il 2025: trascorsa l'apocalissi passata agli annali come Morìa, il nuovo cibo per ricchi è la carne umana: procacciarla non è però semplice, e solo i migliori, come John Smith Jones, maschio alfa di Central New York City, riescono ad avere una carriera abbastanza lunga da goderne i frutti. Ma è proprio un errore di JSJ a scatenare una spettacolare caccia all'uomo, condotta con particolare vigore dagli ex-amici del procaccia-carne. Su tutti l'ombra dell' Ultima speranza dell'Umanità, Ananda Marvin, contrastato dalla nemesi silenziosa di Wang, eroe cinese dei tempi della Morìa, e dalla follìa assassina di Harry The Mod, il killer Vintage di New Hindi Town. Un finale lisergico, per un racconto strappato, rinvigorito qua e là da qualche trovata interessante.
Nel complesso non certo l'opera più riuscita per i cinque di Wu Ming: qualche forzatura e qualche volo pindarico non aiutano la lettura, anche se non mancano gli spunti originali e i personaggi godibili. La parte finale appare comunque più riuscita, con una sequenza di avvenimenti che non mancherà di sorprendere il lettore.
Wu Ming 5 dice di sè stesso: "Scrivo nello stesso modo in cui si piantano pali coi teschi fuori del villaggio".
Ho inziato a scoprire Yehoshua leggendo Ritorno dall'India [in realtà credo di averlo sentito nominare la prima volta in un film di Moretti, forse Aprile]. Un giorno bighellonavo in libreria quando mi imbatto nel libro e come spesso faccio chiedo alla persona che mi sta di fianco, non necessariamente il libraio, se l'aveva letto... in questo caso la ragazza che come me aveva l'aria di bighellonare in libreria mi dice che "sì, l'aveva letto e ne valeva assolutamente la pena". Decido di fidarmi e lo compro. Non mi sono pentita e come spesso faccio ho letto tutto quello che Abraham Yehoshua ha scritto. Quello che mi affascina dei sui libri è il modo tutto particolare di descrive le protagoniste femminili, che non sono mai solo belle ma hanno una personalità e un carattere spesso forte o dominante. Accanto a questi personaggi femminili poi attraverso la lettura si viene in contatto con la realtà politica israeliana e della questione arabo-palestinese che anche se viene trasfgurata, è sempre narrata nella sua drammaticità. Vi consiglio anche: Un divorzio tardivoLa sposa liberataIl responsabile delle risorse umaneIl signor Mani
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