Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
E' arrivato il nuovo libro di Irvine Welsh, il più sadico, tragressivo, urtante autore della sottocultura britannica degli ultimi quindici anni. L'edizione cartacea di Repubblica di oggi, 19 ottobre, gli dedica un articolo e un'intervista: la punta di diamante della generazione neobrit sforna una nuova opera ambientata nella sua Edimburgo. Nell'antica città scozzese si dipana la lotta personale e insieme cosmica, sinceramente Post-moderna, tra l'edonista Danny Skinner ed il "bravo ragazzo" Brian Kibby: ma I segreti erotici dei grandi chef trasborda il lettore lontano, tra imprevedibili e singolari eventi, fino alla California dei sogni infantili di Skinner...
Irvine Welsh racconta di essersi ispirato, per il suo ultimo libro, al Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde a al Dottor Jekill e Mr. Hyde di Stevenson: ma il punto di partenza è stato il suo fantasticare sulla possibilità di trasferire a un'altra persona le sue ricorrenti emicranie post-sbornia...
Dei libri di Fred Vargas te ne innamori alla prima lettura. L'autrice è tutta un programma, scrive sotto pseudonimo utilizzando quello utilizzato dalla sorella pittrice, sforna favolosi romanzi gialli durante i 21 giorni di ferie che prende dal suo "vero" lavoro che è fare l'archeozoologa medievalista [faccio fatica a immaginare cos'è ... fate un po' voi ] per il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche (CNRS). I romanzi che sono stati tradotti in italiano da Einaudi sono tutti bellissimi e appassionanti, vale la pena di leggerli solo per conoscere i 4 evangelisti, giovani strampalati storici/disoccupati/detective. Di seguito trovate i link ai suoi libri in lingua italiana:
Il mondo caleidoscopico, malinconico e sommessamente ironico di Arto Paasilinna è tornato qualche mese fa a fare irruzione, con il fragore vociante e chiassoso dei suoi personaggi, nelle librerie italiane, grazie a una nuova, deliziosa opera, edita nel nostro paese per i tipi di Iperborea. La Finlandia misteriosa e vagamente etilica di Paasilinna, roboante come un film del connazionale Aki Kaurismaki, ma in fondo fiabesca nel suo declinare nostalgico verso le grandi foreste contaminate dall'opera dell'uomo, rappresenta in fondo la chiave di lettura di questi Piccoli suicidi tra amici. Una chiave che è anche uno sfondo decadente che permea personaggi mai così stilizzati nell'opera di Arto, ora racchiusi nell'uniforme di un colonnello, ora negli abiti un po' trasandati di un imprenditore fallito, ora in quelli più succinti e vagamente erotici della vicepreside Helena Puusaari. Tante vite scagliate follemente verso la ricerca della morte, ma in fondo così tenacemente attaccate alla vita, al suo pulsare rigoglioso e imprevedibile: e cos'è in fondo la " Saetta della morte", il lussuoso pullman che trasporterà gli aspiranti morituri in un lugubre ma spassoso vagabondaggio per l'Europa, se non un'ironica rappresentazione dell'esistenza, pazza e insensata corsa verso il precipizio? Senza perdere mai il filo dell'umorismo nero che lo caratterizza, Paasilinna scavalca a piè pari le norme del bon ton letterario, esibendosi in un ottovolante romanzesco che fa emergere i suoi temi come fuochi d'artificio in una notte senza luna: dall'afflato ecologico e sottilmente critico nei confronti del progresso che corrompe la natura, alla velata polemica sociale che sembra prendere di mira i meccanismi delle relazioni interpersonali, fino a mettere in dubbio l'esistenza stessa di una società permeata da regole in disafacimento. Un libro dal ritmo inebriante e irresistibile, da leggere a rotta di collo fino alla stupefacente conclusione, o alle "stupefacenti conclusioni" che sembrano non regalare una fine a una vicenda tanto grottesca quanto sinistramente divertente.
Ho inziato a scoprire Yehoshua leggendo Ritorno dall'India [in realtà credo di averlo sentito nominare la prima volta in un film di Moretti, forse Aprile]. Un giorno bighellonavo in libreria quando mi imbatto nel libro e come spesso faccio chiedo alla persona che mi sta di fianco, non necessariamente il libraio, se l'aveva letto... in questo caso la ragazza che come me aveva l'aria di bighellonare in libreria mi dice che "sì, l'aveva letto e ne valeva assolutamente la pena". Decido di fidarmi e lo compro. Non mi sono pentita e come spesso faccio ho letto tutto quello che Abraham Yehoshua ha scritto. Quello che mi affascina dei sui libri è il modo tutto particolare di descrive le protagoniste femminili, che non sono mai solo belle ma hanno una personalità e un carattere spesso forte o dominante. Accanto a questi personaggi femminili poi attraverso la lettura si viene in contatto con la realtà politica israeliana e della questione arabo-palestinese che anche se viene trasfgurata, è sempre narrata nella sua drammaticità. Vi consiglio anche: Un divorzio tardivoLa sposa liberataIl responsabile delle risorse umaneIl signor Mani
Da Wu Ming 5, membro attivo del collettivo di origine bolognese Wu Ming (autore, tra l'altro, di romanzi culto dell'underground narrativo, quali Q, sotto l'altro pseudonimo Luther Blisset, e 54), firma con Free Karma Food un nuovo romanzo dalle tonalità espressionistiche, recente pietra miliare nel cammino letterario di una delle più interessanti realtà del panorama underground nazionale. In un futuro che rivela l'anima cyber-punk del suo creatore, trova la sua dimensione una nuova epopea Pop in cui "le culture si ibridano e si sovrappongono", ma solo per svelare "una mostruosità" persino superiore alla nostra epoca. L'anno è il 2025: trascorsa l'apocalissi passata agli annali come Morìa, il nuovo cibo per ricchi è la carne umana: procacciarla non è però semplice, e solo i migliori, come John Smith Jones, maschio alfa di Central New York City, riescono ad avere una carriera abbastanza lunga da goderne i frutti. Ma è proprio un errore di JSJ a scatenare una spettacolare caccia all'uomo, condotta con particolare vigore dagli ex-amici del procaccia-carne. Su tutti l'ombra dell' Ultima speranza dell'Umanità, Ananda Marvin, contrastato dalla nemesi silenziosa di Wang, eroe cinese dei tempi della Morìa, e dalla follìa assassina di Harry The Mod, il killer Vintage di New Hindi Town. Un finale lisergico, per un racconto strappato, rinvigorito qua e là da qualche trovata interessante.
Nel complesso non certo l'opera più riuscita per i cinque di Wu Ming: qualche forzatura e qualche volo pindarico non aiutano la lettura, anche se non mancano gli spunti originali e i personaggi godibili. La parte finale appare comunque più riuscita, con una sequenza di avvenimenti che non mancherà di sorprendere il lettore.
Wu Ming 5 dice di sè stesso: "Scrivo nello stesso modo in cui si piantano pali coi teschi fuori del villaggio".
Come dio Comanda di Niccolo' Ammaniti è un libro in puro stile Ammaniti. Devo dire che quando ho saputo che il libro era in uscita ero contenta, avevo voglia di leggere di nuovo qualcosa di suo. Il libro ha sicuramente un inizio un pò lento, seguito da un paio di capitoli decisamente coinvolgenti ed è concluso con un finale un pò frettoloso e repentino. E' un libro dalle tinte forti, ricco di scene violente, che racconta la pazzia quotidiana di un gruppo persone che cresce pagina per pagina fino a sfociare nella tragedia. I personaggi come sempre con l'autore sono da pugno nello stomaco, e anche se sono molto lontani dai tuoi valori e dal tuo stile di vita non puoi fare a meno di immedesimarti e di sentirli vicini. Il libro nel suo complesso mi è piaciuto, anche se non è ai livelli di Ti prendo e ti porto via. AMMANITI NICCOLO' COME DIO COMANDA Editore: MONDADORIAMMANITI NICCOLO' IO NON HO PAURA Editore: EINAUDIAMMANITI NICCOLO' TI PRENDO E TI PORTO VIA Editore: MONDADORI
In questi giorni ho letto "Quattro gocce di acqua piovana" di Colaprico e Valpreda. Era da tanto tempo che il mio amico Mino mi diceva devi leggere Colaprico, aveva ragione. E' un giallo ambientato nei gioni di Sant'Ambrogio nella Milano degli anni '80. Il protagonista è "il Binda" un maresciallo dei carabinieri molto particolare, una brava persona che non dimentica gli aspetti umani di sospettati, vittime o semplicemente delle persone che incontra. Parallelamente allo svolgersi della storia "il Binda" racconta della sua famiglia, della dolce moglie Rachele e del figlio con i capeli fatti a dred che frenquenta il Leoncavallo. La storia è ben scritta e i personaggi ben rappresentati, ma sicuramente quello che più mi ha colpito è il racconto della città, le vie, i locali, la malavita di pianura, gli odori e i sapori di cui è intrisa; gli anni ottanta mi sono tornati alla memoria, le prime inchieste di mani pulite e alcuni fatti di cui nel libro si accenna solamente. E' un po' un tuffo in un passato non molto lontano nel tempo che però avevo un po' dimenticato.
La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo non è una novità in libreria, ma un successo nato per caso e dilagato in breve, diventando grazie al passaparola il libro che non si può non leggere. E in effetti questa opera prima di Audrey Niffenegger, artista e docente all'Interdisciplinary Book Arts MFA di Chicago, è un romanzo sconvolgente, che regala emozioni continue. Un libro da non perdere, ma da leggere in un solo fiato. Henry soffre di cronoalterazione, un disturbo genetico che lo fa viaggiare nel tempo. Quindi gli capita di sparire dal luogo in cui si trova, per risvegliarsi, nudo e disorientato, in un altro luogo e in un altro anno. Nel passato o nel futuro. Conosce Claire, e la loro è la storia d’amore più stupefacente e romantica che si possa immaginare. Perché è una storia che attraversa il tempo, la logica e la conoscenza. Così Henry incontra Claire da bambina, quando in realtà è già da tempo sua moglie; vede sua figlia adolescente, prima che lei nasca; incontra, giovane uomo, una Claire luminosa ottantenne. Il libro è un complesso e travolgente susseguirsi di piani temporali diversi, in cui Henry e Claire raccontano l’avventura della loro vita e del loro amore. La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo non è un romanzo di fantascienza: è un romanzo al quale qualsiasi definizione sta stretta. Ma è soprattutto una grandissima storia d’amore, di quelle che travalicano tempi e luoghi, nelle quali due persone si amano comunque, indipendentemente da quanto conoscono o pensano di possedere dell’altro. Dedicato ai nonni, che si amarono per tutta la vita e anche oltre, dopo la morte prematura di lui, il libro di Audrey Niffenegger va oltre i sentimentalismi e le banalità. E racconta, semplicemente, la più semplice delle verità: in amore, in qualsiasi storia d’amore, si è due entità distinte, vicine ma indipendenti. Ci sono momenti in cui uno capisce più dell’altro, ci sono momenti in cui si è su piani diversi, in cui uno insegue, o aspetta: prima o poi tutto accadrà, così come è destinato ad accadere. Da leggere se si è (o si è stati) perdutamente innamorati, per poter assaporare e riconoscere la dolcissima fantasia e l’assoluto paradosso che sono alla base di tutti gli amori.
Ho incontrato Maksim Cristan. E’ stato qualche settimana fa, una bella domenica di inaspettato sole autunnale, al mercato dei Navigli. Un mare di gente, belle facce sorridenti in una luce tersa, che di novembre non ha ancora nulla: tante bancarelle con sopra tutto il mondo. Antiquariato, modernariato, tante cose non proprio antiche ma nemmeno proprio moderne, bijoux americani, lampade anni 50, abiti vintage. E libri. A tonnellate. Tavoli pieni, da passarci ore. Usati, introvabili, antichi, da collezione. O di strada. Maksim Cristan è uno scrittore. Vive dove capita e presenta su un banchetto il suo libro, Fanculopensiero, edito da Lupo Editore, nella nuova collana Spùt. Spùt è stata creata per gli scrittori di strada e le loro storie. Senza mezzi termini, perché << “Spùt è onomatopeico, è vero, violento, improvviso come uno sputo, diretto, senza troppi giri di parole>>. Mi fermo alla bancarella. “Questo è il mio libro”. Marketing relazionale semplice e diretto quello di Cristan. Senza troppi giri di parole, appunto. Ho comprato Fanculopensiero. Maksim Cristan è croato, ma immagina e scrive in italiano. E racconta di sé. Di quando un giorno del 2001, manager di successo, decide, in mezzo al traffico di Zagabria, di mollare tutto. Scende dalla macchina, la abbandona aperta, e se ne va. Prende il primo treno, arriva a Milano, e inizia a vivere seguendo quello che sente e che gli piace. Sceglie la libertà e l’indipendenza dai vincoli di un vita predefinita. Imparando a ricominciare, per capire e trovare se stesso, la propria umanità. Per quattro anni vive senza un tetto sulla testa, diventa scrittore di strada . E il mondo della strada investe le pagine del libro con le sue storie e i suoi personaggi: storie di disagi e insieme di ironia, di calore e umanità, di generosità che si rivela nelle persone incontrare per caso e scoperte vicine da sempre. E i luoghi: Maksim Cristan conosce Milano e la fa conoscere anche a noi, milanesi e non. E’ una città diversa, parallela alla metropoli degli affari e della moda, quella che corre e si affanna. Questa è una Milano magica, diresti quasi silenziosa. Le Colonne di San Lorenzo, dove Maksim passa le notti a scrivere appollaiato sotto la statua di Costantino, il mercatino del lunedì di Brera, con cartomanti, pittori, rigattieri e poeti, il parco Sempione con il suo “popolo”, le sue leggi e la biblioteca, ospitale luogo di lavoro e incontri, il Naviglio, con la sua esplosione domenicale di umanità e creatività: sono alcune delle tappe delle lunghe camminate di Maksim per la città, o dei viaggi in tram per dormire al caldo, in una dimensione diversa, incantata, raccontata da chi l’ha vissuta con il tempo del pensiero e del sentimento, invisibile per noi che ci affanniamo inseguendo il tempo senza mai riuscire ad averlo. E tanti personaggi che Maksim racconta, senza alcun autocompiacimento picaresco, ma con la voglia di dare ad ognuno in regalo una pagina di ricordo, semplice e onesto, e con tanta ironia. Fanculopensiero è un libro inconsueto, poetico e multiforme, un’esperienza di umanità e di lettura. Senza pregiudizi.
Dopo il grande successo de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, in questo lungo weekend di festa ho letto Una cosa da nulla. Mark Haddon, ancora una volta è riuscito a coinvolgermi in una lettura totale. E' la storia di una famiglia moderna "normale": George, il padre è appena andato in pensione ed è alle prese con un eczema e con una moglie che lo tradisce con un suo ex collega; la figlia katie, è una giovane donna separata con un figlio alle prese con il suo secondo matrimonio e Jaime, il figlio omosessuale è alle prese con la sua paura di impegnarsi con il suo compagno Tony. E' una storia normale di una famiglia ordinaria che potrebbe essere la mia, con le incomprensioni, l'amore, le cose non dette e quelle dette troppo o troppo male. E' la storia di persone comuni che cercano in ogni modo di rendersi uniche. L'ho appena finito e già tutti loro mi mancano un po'!
|