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La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno

F. De Croisset
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\\ Home Page : Storico : Libri di narrativa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 17/03/2008 @ 07:00:38, in Libri di narrativa, linkato 12081 volte)
Grandi novità nelle ultime settimane sul fronte della Narrativa italiana e straniera: qualche consiglio per la lettura dalla redazione di BlogLibri... Francesco Carofiglio, fratello del più noto Gianrico, firma con L'estate del Cane Nero un affascinante romanzo ambientato negli anni settanta in una Puglia misteriosa e ancestrale, eternamente sospesa tra mare e terra: è estate, e quattro ragazzi stanno per vivere un'esperienza che cambierà per sempre la loro esistenza. Protagonisti sono Matteo Leoni, tredicenne timido e riservato con la passione per la scrittura e la cugina Valentina, sua coetanea bella e intelligente. Il nuovo romanzo del popolare Andrea Camilleri si intitola Il tailleur grigio, un racconto in bilico tra passione e morte, a tratti morboso ed urticante. L'alto funzionario di banca Febo Germosino, recentemente pervenuto alla meritata pensione, si trova improvvisamente di fronte a una lettera anonima che mette in dubbio la fedeltà coniugale della giovane e splendida moglie Adele. Questa donna conturbante, prototipo ideale della femme fatale sarà, insieme al suo vestito preferito, la protagonista del racconto... Amélie Nothomb, affascinante autrice belga figlia di diplomatici, ha trascorso la sua infanzia in Giappone: nel suo nuovo romanzo Nè di Eva nè di Adamo continua il racconto autobiografico intrapreso in Stupore e Tremori. Con la consueta ironia racconta le sue peripezie sentimentali, la sua storia d'amore con il fidanzato giapponese Rinri, applicando il consueto sguardo chirurgico all'insondabile sfera del sentimento. Infine, segnaliamo l'ultima fatica letteraria di Michael Ondaatje, scrittore canadese originario di Ceylon, che pubblica per Garzanti il nuovo romanzo Divisadero. Ad essere raccontata è la storia di Anna, vittima nell'adolescenza di una violenza da cui ha deciso di fuggire, ma che rischia di ingabbiarla nuovamente con le sue spire multiformi, racchiusa nelle pieghe dei libri di uno scrittore misterioso, Lucien Segura, di cui si ritrova a studiare la vita e l'opera.
 
Di Francesca Cavalet (del 13/03/2008 @ 15:07:23, in Libri di narrativa, linkato 3526 volte)
Ho letto in passato un paio di libri di Nick Hornby, tranquilli, scorrevoli,anche istruttivi in un certo senso; e piacevoli soprattutto; il suo ultimo libro colpisce per il titolo, nel senso che a spingermi ad acquistarlo è stato proprio il suo incipit e quanto scritto in quarta di copertina: "...i libri, ammettiamolo,sono meglio di qualunque altra cosa. Se organizzassimo un campionato di fantaboxe culturale, schierando sul ring i libri contro il meglio che qualunque altra forma d'arte abbia da offrire....i libri vincerebbero sempre...". Tutto ciò mi ha incuriosito; ed effettivamente è stata quasi consolante la sua lettura, perchè chi di noi non si è mai sentito in colpa nel comprare più libri di quelli che in realtà riesce a leggere, oppure ad accumulare sul comodino la cd. “Pila” perché è assolutamente prioritario leggere dei dati libri, anziché degli altri che magari invece ci attirano di più; per me a volte è proprio così; amo comprare libri, perché comunque considero un patrimonio avere dei libri e leggerne uno bello è certamente emozionanate. Lo stesso Umberto Eco, mesi fa, nell’inserto di Repubblica del sabato scrisse un articolo a tal proposito, distinguendo chi compra i libri da chi li prende in prestito, chi ama solo tenerli sugli scaffali da chi passa le notti a leggere... Dissertando poi su tutta una serie di motivazioni psicologiche nascoste dietro l’acquisto sfrenato o meno di questo “miracolo” chiamato libro! Ma spesso, per mancanza di tempo o di voglia, non sempre all'entusiasmo dell'acquisto segue l'entusiasmo della lettura, che vorrei ci fosse sempre; leggere d’altronde deve essere un piacere; leggere per forza costa fatica e leggere perché bisogna assolutamente dimostrare di aver letto un dato libro, è solo uno sforzo immane, che trasforma in dovere ciò che invece dovere non è (non sempre almeno!) e ti fa provare quella terribile sensazione di aver perso tempo e non aver provato nulla. Si legge comunque per un sacco di motivi. Voglio citare a proposito due frasi di questo “manuale” di Hornby: “..piantatela di snobbare quelli che stanno leggendo un libro - Il Codice da Vinci, ad esempio - perché gli piace…” e “…per favore, vi prego: mollatelo lì. Non lo finirete mai. Iniziatene un altro". Per il resto, questo testo è in un certo senso una Rubrica, è un contenitore di libri da leggere, da finire e da abbandonare; è vero, esistono i libri-spazzatura, ma forse è sbagliato chiamarlio così, perchè leggere è sempre un’esperienza, un conoscere, un sapere.

HORNBY NICK UNA VITA DA LETTORE
Editore: GUANDA
Pubblicazione: 10/2006
Numero di pagine: 280
Prezzo: € 15,50
EAN: 9788882468910

 
Di Francesca Cingoli (del 28/02/2008 @ 17:21:54, in Libri di narrativa, linkato 3810 volte)
In Un pacifico matrimonio ci sono regni così diversi da essere separati e contrapposti per politica, cultura, tradizioni, valori, persino per la respirabilità dell’aria. Nessuno si affaccia alle frontiere dell’altro, in una lontananza nutrita di diffidenza e disprezzo. La Zona Tre è retta dalla mite e saggia Al-Ith che governa una comunità pastorale, prospera, basata sulla sensualità, sul libero amore, sulla capacità di dialogare con gli animali: una società pacifica, senza gerarchie. A capo della Zona Quattro c’è il guerriero Ben Ata: il suo popolo è povero, le donne soggette alla brutalità degli uomini, soldati e selvaggi, sempre pronti alla guerra. Ci sono entità supreme, Tutori che nessuno ha mai visto, ma che reggono le sorti dei regni attraverso i loro messaggi. Quando, per motivi sconosciuti, l’equilibrio all’interno dei due regni si incrina, le persone e gli animali diventano infelici e smettono di procreare; per porre rimedio, e riportare ordine, i Tutori ordinano il matrimonio tra Al-Ith e Ben Ata. Il loro è un incontro-scontro tra estremi, femminilità e mascolinità, sessualità e brutalità: un’unione tra opposti, tra diversi, che lentamente e faticosamente imparano a conoscersi e ad accettarsi, anche acquisendo le debolezze e le fragilità dell’altro. Doris Lessing ci racconta con il suo stile visionario e metaforico come la costruzione dell’equilibrio passa attraverso il caos e il conflitto, perché solo una realtà multiforme e complessa, che conosce la forza del confronto e l’energia dello scontro, può davvero porre le basi per crescere ed evolversi. La conoscenza e l’accettazione dell’altro da sé è un processo lungo, lento, doloroso, molto spesso straniante, che comporta anche la perdita della propria identità: Al-Ith e Ben Ata conosceranno a proprie spese la difficoltà nel comunicare con il nuovo gruppo e allo stesso tempo il dolore di sentirsi non più riconosciuti dalla loro stessa gente, che non ne capisce i cambiamenti. L’evoluzione, del singolo come della comunità, nasce nel rinnovamento continuo tramite la conoscenza, che conduce alla piena libertà: alla fine la società del futuro, che vedrà la pace tra le Zone, sarà un tutto fatto di singoli affrancati dai conformismi pubblici e indipendenti, capaci di accettare e accettarsi, di cambiare e confrontarsi, muovendosi liberamente attraverso i misteri dell’altro. Un pacifico matrimonio è un romanzo che abbatte le barriere del genere fantasy per incontrare la mitologia e la filosofia e parlare universalmente dell’uomo e del suo vivere sociale: una scelta coraggiosa che, attraverso la voce narrante di un leggendario bardo, Doris Lessing riesce a liberare da qualsiasi tono di moralismo per condurci in un viaggio straordinario e immaginifico.

LESSING DORIS
UN PACIFICO MATRIMONIO A CANOPUS
Editore: FANUCCI
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 336
Prezzo: € 17.00
EAN: 9788834713372

 
Di Paola Giovanettoni (del 19/02/2008 @ 17:41:53, in Libri di narrativa, linkato 4869 volte)
Uomo, 30 anni, convinzioni apparentemente immutabili quali: sono il migliore del mondo, sto sempre bene, non devo parlare con nessuno dei miei problemi, problemi in effetti non ne ho, sono sempre sulla cresta dell’onda la mia Vita è fantastica. Peccato che la Vita, all’alba dei trenta, travolga quest’uomo et voilà le sue convinzioni improvvisamente si capovolgono: sto male da cani, devo parlare con chiunque mi capiti a tiro, non mi importa se la “vittima” delle mie confessioni mi ascolti o meno, l’importante è Parlare, peggio di cosi’ non potrei stare, la mia Vita è un incubo.
E’ cosi’ che inizia il romanzo J’étais derrière toi di Nicolas Fargues: un’autoconfessione agro-dolce che vede, quale protagonista, un giovane uomo di 30 anni appunto, da molti anni sposato e con due figli. Tutto precipita per una “serie” di tradimenti: lui tradisce lei, lei decide di vendicarsi facendo altrettanto, lui non regge il colpo e cade in uno stato di prostrazione assolutamente non previsto. Per cercare di risollevarsi, dunque, un po’ di sana psicoanalisi – e di qui la scoperta che solo la parola, ovvero la capacità e la volontà di liberarsi attraverso la confessione orale, risulta efficace – e un viaggio in Italia a trovare il padre che, da anni separato, si è trasferito in Toscana. E qui la svolta: a cena, il giovane francese, riceve un bigliettino misterioso da parte di una donna che gli chiede di chiamarlo, se ne ha voglia... Lui non l’ha neanche vista, ma decide di provare questa nuova avventura. Arriva l’indomani, i due si incontrano, lei è giovane, piena di vita, e assolutamente italiana. I due si piacciono ma ci sono troppe complicazioni, una notte fugace, un incontro il giorno successivo e poi entrambi tornano alla vita di sempre. Lui riparte per tornare in famiglia, lei si dedica all’università e al fidanzato. Questo, tuttavia, è solo il principio di una serie di vicende e accadimenti che la dicono lunga sull’Amore e sul modo che le persone hanno di Amare. Attraverso questo libro, infatti, si scopre che per alcuni l’Amore è mera volontà di possesso; ricerca di risarcimento; volontà di espiazione... Mentre, in realtà, l’amore dovrebbe essere tale e quale lo ha sintetizzato Nietzsche: Che cos'è l'amore se non capire e gioire del fatto che un altro vive, agisce e sente in modo diverso e opposto al nostro? Un romanzo da leggere con piacere, dunque, che gratifica anche il nostro essere italiani. Il protagonista - francese come l’autore - non smette un attimo di tessere le lodi del Bel Paese mettendo in ridicolo quella presunta superiorità che vorrebbe vini, cibo, paesaggi, stili di vita e di comportamento italiani immancabilmente secondi rispetto a quelli francesi. Anche questo, in effetti, è uno dei motivi per cui il libro va letto a tutti i costi.
 
Di Francesca Cingoli (del 06/02/2008 @ 17:37:16, in Libri di narrativa, linkato 10667 volte)
Romanzo sull’Italia e sui Palazzi della Politica, sul fascino e il potere seducente della comunicazione, Macno è un libro reso sorprendente dalla sua capacità di anticipare gli eventi. Scritto da Andrea de Carlo nei primi anni Ottanta, Macno delinea a tinte fosche il ritratto di un’Italietta sempre uguale a se stessa: socialmente lenta, appesantita da pregiudizi di classe, oppressa dalle logiche del favoritismo e della burocrazia, tenuta in vita dai giochetti di corridoio e dalle trame di un potere miope ed egoista. Un’Italietta che ha creato tutte le condizioni per la fine della repubblica, e la facile e acclamata ascesa del dittatore Macno. Macno è un personaggio carismatico e affascinante, grande comunicatore, con un passato di uomo di spettacolo che ha saputo prevedere la forza persuasiva dei media e se ne è appropriato. Con questo mezzo, nuovo e spregiudicato in politica, Macno si è guadagnato un potere illimitato, e uno status intoccabile. Primi anni Ottanta, dicevamo, prima cioè che l’Italia conoscesse la svolta mediatica nel modo di far politica, Andrea De Carlo racconta la corte di Macno, le riunioni con collaboratori e consulenti di immagine davanti alla moviola, per cogliere l’efficacia di un gesto, di uno slogan e di una parola, ma anche i salotti di parassiti e di lusingatori, capaci solo di applaudire ad ogni momento di esposizione e propaganda del dittatore. Alla corte un giorno arriva Lisa, una giornalista tedesca, che cerca di ottenere un’intervista, e rimane intrappolata nella rete di fascino e seduzione che si respira nel palazzo del regime, in mezzo ad artisti, scrittori, filosofi e politici, in un’atmosfera elegante e rarefatta, ma non priva di tensione. E’ soprattutto il carisma di Macno a catturare Lisa: ex cantante, affascinante oratore e grande seduttore, donnaiolo e salottiero, il dittatore si rivela con Lisa un uomo dalla personalità contraddittoria, minato da una grande fragilità. Sarà la sua insicurezza, venata di idealismo, ad affiorare lentamente, rivelandosi chiara davanti alle telecamere, e segnando l’inizio del dissenso che porterà Macno alla rovina. Una storia, attualissima, sul potere della televisione, mezzo privilegiato di lusinga e persuasione, e sugli strumenti di comunicazione di massa, meccanismo imponente di dialogo e di coercizione. Macno è un romanzo che è impossibile classificare in un genere: diretto, teso e vibrante, graffia senza retorica e senza giudizi.

DE CARLO ANDREA
MACNO
Editore: BOMPIANI
Pubblicazione: 11/2005
Numero di pagine: 238
Prezzo: € 8,00
Prezzo NicePrice: € 5,60
EAN: 9788845234439
 
Di Francesca Cingoli (del 22/01/2008 @ 15:41:17, in Libri di narrativa, linkato 10306 volte)
Il violino nero è un breve e appassionante libro sull’ossessione, sull’amore e sulla musica. La copertina nera (dopo quella bianca di Neve) custodisce una favola, ambientata alla fine del '700 a Venezia. E’ qui che Johannes Karelsky, precoce genio musicale, violinista, viene portato gravemente ferito: siamo in piena campagna napoleonica. È la prima volta che Johannes vede Venezia, la sua spettacolare maestosità, lo sfarzo e la ricchezza dei palazzi, ma anche la malinconica oscurità dei canali, l’umidità che avanza e le crepe, nascoste dagli arazzi e dai damaschi, di una città consapevole della sua fragilità e del suo ineluttabile disfacimento. Johannes è ospitato a casa di un vecchio liutaio, Erasmus, che è cresciuto nella bottega dei mitici Stradivari, nel culto della grande musica e nella passione artigianale e maniacale per i violini. Il destino fa incontrare i due uomini, accomunati dallo stesso furioso amore per la musica. Un violino nero è appeso in casa di Erasmus, un piccolo capolavoro di ebano, che porta con sé un terribile segreto di amore e di morte. Partendo dalla storia del violino nero, in una drammatica partita di scacchi, giocata su una preziosa scacchiera, Erasmus racconta a Johannes la sua ossessione per una donna, Carla Ferenti, una giovane nobile veneziana famosa per una voce da soprano mai udita da orecchio umano. E’ stato per amore della donna, e per la volontà di risentirne la voce incantatrice, che Erasmus ha creato il violino nero, in un’appassionata e a tratti diabolica scommessa con se stesso e la sua arte: trasformare la musica in vita. E dato che il violino è lo strumento che più di altri è in grado di avvicinarsi alla voce umana, Erasmus ha plasmato il suo strumento come se fosse un corpo di donna, e lo ha fatto nero come gli occhi e la chioma dell’amata Carla, che lui, semplice liutaio, non potrà mai avere. Ne rimarrà conquistato, fino alla rovina. La favola scura e nera come l’ebano che Maxence Fermine racconta attraverso le parole di Erasmus, svela a Johannes un’ossessione che anche lui conosce, e che gli fa compagnia nei suoi sogni, quella di mutare la vita in musica, in un’opera immaginaria che vive e risuona nel suo cuore. La storia del violino nero si impossesserà di lui, fino a segnarne il destino, artistico e umano. Una storia dolce e vibrante, come la musica di un violino, un racconto che, con la stessa suggestione di Neve, si gusta come una poesia, di grande pathos e magia. Da leggere la prima volta tutto d’un fiato, perché non se ne può fare a meno, poi da riprendere in mano e assaporare con calma, resistendo (chi ci riesce) alla tentazione di segnare e sottolineare tutte le frasi –i versi – da conservare nel cuore.

FERMINE MAXENCE
VIOLINO NERO (IL)
Editore: BOMPIANI
Pubblicazione: 10/2001
Numero di pagine: 144
Prezzo: € 10,00
Prezzo NicePrice: € 9,00
EAN: 9788845249716

 
Di Francesca Cingoli (del 23/11/2007 @ 18:30:20, in Libri di narrativa, linkato 13993 volte)
Padre e figlio in cammino in un mondo che non c’è più: ne La strada di Cormac McCarthy tutto è grigio, livido e desertico, il mondo è ridotto al fantasma di se stesso, probabilmente per un conflitto nucleare che lo ha completamente annientato. Lo scenario è inumano, scheletrico: nel grigiore fatto di cenere, alberi carbonizzati, strade fuse dal calore, acqua nera e minacciosa, carcasse di uomini, di animali, spettri di città. Non ci sono pesci, non ci sono uccelli, nulla che si possa cacciare o mangiare. Solo un silenzio opprimente. Non c’è più niente, e niente ha più senso, neanche i nomi, i soldi, i negozi. Padre e figlio in cammino, senza nomi, anche loro, e senza volti. C’è solo il dolore, la sofferenza, la fame, i corpi martoriati e scheletrici a raccontarci la loro storia, soli, con un carrello della spesa a contenere la loro vita, e una meta vaga e inconsistente come la realtà: in fondo, verso sud, dove forse c’è ancora qualcosa. Ci sono, nel dolore del padre, i ricordi di quando c’era una vita, una famiglia, domeniche di festa e progetti da fare, immagini da raccontare al figlio, che, nato al tempo del disastro, non ha visto nulla del mondo. Non ci sono progetti possibili sulla strada, né futuro da immaginare, ma giornate tutte uguali, a cercare di mangiare e di non morire, perché il mondo è spento per sempre, e forse non meritava davvero più di esistere: i cadaveri e la cenere sono le uniche spoglie del suo passato, i resti di una moderna apocalisse. Ci sono predoni lungo la strada, corpi in cammino, la cui umanità è stata abbandonata da tempo, cannibali per necessità, assassini per disperazione, in una lotta per la sopravvivenza che conosce solo l’orrore e la bestialità primitiva.
"Ma noi siamo i buoni, vero papà? Noi portiamo il fuoco"
E’ nell’ingenuità candida e addolorata del bambino che si sente tutto lo strazio, il calore e la speranza contrapposte alla brutalità e alla sopraffazione. La sua è una tenerezza che fa molto più male dell’orrore, e che si aggrappa alla fiducia e all’amore del padre. Una speranza struggente che si nutre di piccole cose: notti abbracciati stretti, tremanti sotto la pioggia, il fuoco a scaldare; il sapore di una Coca-Cola, una lattina trovata chissà dove, che il bambino non aveva mai conosciuto, bollicine come memoria di una civiltà suicida; un bagno caldo in un rifugio insperato. E la promessa di non abbandonarsi mai. La strada è un libro nudo che ferisce a ogni pagina, da leggere piano, trattenendo il fiato. L’autore stesso, consapevole della potenza delle sue parole, lo presenta a piccoli paragrafi, e sembra quasi voglia lasciare il tempo di respirare, di deglutire e di tirare innanzi. Come il padre e il figlio, verso il nulla che li aspetta. Un romanzo visionario, disperato e feroce: il libro più intenso letto quest’anno.

MCCARTHY CORMAC
STRADA (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 09/2007
Numero di pagine: 218
Prezzo: € 16,80
Prezzo NicePrice: € 14,99
EAN: 9788806185824
 
Di Roberto Seoni (del 16/11/2007 @ 15:57:54, in Libri di narrativa, linkato 3050 volte)
Sul filo sgangherato e romantico della nuova cinematografia dell'Europa Orientale, questo romanzo di Gary Shteyngart, autore nato a Leningrado nel 1972, ma trapiantato negli Stati Uniti dall'età di 7 anni, costituisce un'onda di piena letteraria, un visionario ottovolante che trascina il lettore in un vortice di avvenimenti in gran parte poco sensati. Se alla radice sembra esserci il conflitto tra la concretezza dell'uomo occidentale ed il perenne zigzagare dell'anima slava, sempre troppo esposta alle emozioni e al pulsare della propria sensualità, in fondo si trova un divertente racconto che ha per protagonista un aspirante rapper sovrappeso, Misa Vainberg, "trentenne ebreo americano prigioniero nel corpo di un russo". Misa è il figlio dell'Amato Padre, gangster del dopo Muro e milleduecentotrentottesimo uomo più ricco di tutte le Russie. Il suo problema è che, dopo la morte violenta del padre per mano di altri due criminali, non può lasciare la Russia per fare ritorno nell'amata America; perchè l'ambasciata statunitense gli nega il visto. Il motivo è che l'Amato Padre ha ucciso, prima di morire, un cittadino americano dell'Oklahoma. Per raggiungere l'America e l'amata Rouenna, ragazza newyorkese del South Bronx, Snack Daddy dovrà affrontare un delirante viaggio nell'Absurdsvani, antica repubblica sovietica che si barcamena tra guerre e loschi affari.
Paragonato a Bulgakov per il sopravvivere della sua essenza visionaria, Gary Shteyngart si rivela un autore estremamente interessante, sicuramente da seguire nei suoi prossimi lavori.


SHTEYNGART GARY
ABSURDISTAN
Editore: GUANDA
Pubblicazione: 09/200
Numero di pagine: 365
Prezzo: € 16,00 EAN: 9788860880369
 
Di Francesca Cingoli (del 08/11/2007 @ 18:30:34, in Libri di narrativa, linkato 7594 volte)
Quando la vecchia zia Rosamond muore, sola nella sua casa piena di ricordi nello Shropshire, tocca alla nipote Gill occuparsi del funerale e del riordino della casa. Zia Rosamond se n’è andata seduta nella sua poltrona preferita, circondata dalle foto di tutta la sua vita e con in mano un microfono. Una bottiglia di whisky e un vecchio disco le hanno fatto compagnia, guidandola prima al ricordo poi all’oblio. I suoi ultimi istanti sono stati un lungo dialogo con se stessa, con il suo passato, i suoi amori, i suoi rimpianti, tutto inciso in 4 cassette, lasciate a Imogen. Gill non ricorda bene Imogen, ha una lontana immagine di una bella bambina bionda non vedente, che crede di aver incontrato tanti anni prima insieme alla zia…ma nessun indizio per rintracciarla e consegnarle l’eredità della zia. E soprattutto per comprendere il mistero che la lega alla sua famiglia. Ed è così che, sulle orme di questa ragazza scomparsa nel passato, Gill ascolta le cassette, immergendosi nella vita di Rosamond, attraverso la sua voce di donna matura, stentata e a tratti rotta dall’emozione. Nei nastri registrati un’intera vita, con tanti volti di donne, che si susseguono in un collage di ricordi dolorosi e dolci allo stesso tempo, psicodrammi familiari e intime lacerazioni d’amore. Per una volta Jonathan Coe si butta in un’avventura tutta al femminile, un racconto non facile, nel quale le immagini delle fotografie si intrecciano a musica e voce. Sono ricordi a colori e in bianco e nero di una vita, di più vite che si sono strette in vincoli di amicizia, frammenti di storie che la voce di Rosamond riporta in vita, donando attraverso la sua voce il sapore della realtà a chi, come Imogen, non la può vedere. Nel complesso un bel concerto di colori e parole, scandito dal fermo immagine di 20 fotografie, il cui racconto si appoggia alla forza travolgente dei corsi e ricorsi e delle coincidenze, che regalano razionalità e senso all’inconcludenza sconcertante della vita.
"A me piace la pioggia prima che cada." "Non esiste una cosa così." "E’ proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale”.
Un buon libro, scorrevole e avvincente, dedicato alle donne e al loro continuo cercare: a questo racconto femminile Jonathan Coe aggiunge una scelta coraggiosa e inaspettata, che porta a esplorare emozioni e sentimenti anche omosessuali. Siamo ormai lontani dai guizzi e dall’originalità de La famiglia Winshaw e de La casa del sonno, ma Coe sembra recuperare con questo romanzo la sua intensità, e la sua capacità di raccontare storie, dando forma e colore all’affascinante complessità dell’animo femminile.

COE JONATHAN
PIOGGIA PRIMA CHE CADA (LA)
Genere: Libri
Editore: FELTRINELLI
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 222
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788807017292
 
Di Francesca Cingoli (del 23/10/2007 @ 13:45:36, in Libri di narrativa, linkato 9003 volte)
David Sedaris è stato di recente incoronato dagli americani come il più grande umorista vivente, qualcosa di molto vicino al “genio comico”, ma non aspettatevi da lui facili risate e battute a raffica. Quello di Sedaris è un umorismo contenuto, tagliente, a tratti caustico, che libera d’un tratto il sorriso nel lettore con imprevedibilità e sorpresa. Il suo romanzo Mi raccomando: tutti vestiti bene è costituito da una serie di racconti, “short stories” di scene di vita familiare, tratti dallo spettacolare archivio domestico di Sedaris. Scene che ritraggono una famiglia fondamentalmente normale, percorsa a tratti da una leggera vena di follia e paradosso, come tutte le famiglie che si rispettino. Lo sguardo con cui Sedaris si eleva a guardare i suoi cari è duro, grottesco e disincantato: assolutamente verosimile e gustoso, perciò, il particolare dei suoi familiari che hanno paura a raccontare a David i loro segreti e confidenze, consapevoli del fatto che tutto finirà sulla carta, e in libreria, in un lampo. Nonostante questo, non c’è mai crudeltà nel disincanto, e i personaggi sono ritratti con un fondo di dolcezza e amore malinconico, che traspare da ogni pagina: le sorelle strampalate, il fratello Paul, primitivo e rozzo, il macho della famiglia, il padre inconcludente che non mantiene nessuna promessa, e la madre, che dorme dovunque, tranne che a letto. E c’è anche lui, David Sedaris, protagonista delle sue storie, con la sua vita, i suoi mille lavori – esilarante quando descrive la sua avventura da uomo delle pulizie – le difficoltà di essere un adolescente gay in una serata di strip poker, il rapporto con il fidanzato e la scelta della nuova casa, il tutto raccontato con una bella dose di autoderisione e un poco di cinico compiacimento. Un romanzo sulla vita comune, di persone apparentemente normali, di momenti familiari e domestici scontati, e resi inverosimili dalla capacità di Sedaris di svelare il grottesco in ogni particolare. Non tutti i racconti raggiungono l’effetto sperato, non tutti strappano il sorriso e la risata, ma quelli meglio riusciti sono travolgenti: come il racconto di David, igienista maniaco compulsivo, di fronte alla sporcizia e al disordine a casa della sorella Tiffany, la lotta contro la tentazione di spazzolone e detersivo, e la disfatta finale, l’acqua calda nel lavello per pulire il pavimento e “salvare la vita” della sorella dannata e un po’ barbona. Perché contro se stessi non si vince mai. E talvolta su queste sconfitte si riesce anche a ridere.

SEDARIS DAVID
MI RACCOMANDO: TUTTI VESTITI BENE
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 02/2007
Numero di pagine: 236
Prezzo: € 8,40
EAN: 9788804564034
 
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