Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In Un pacifico matrimonio ci sono regni così diversi da essere separati e contrapposti per politica, cultura, tradizioni, valori, persino per la respirabilità dell’aria.
Nessuno si affaccia alle frontiere dell’altro, in una lontananza nutrita di diffidenza e disprezzo.
La Zona Tre è retta dalla mite e saggia Al-Ith che governa una comunità pastorale, prospera, basata sulla sensualità, sul libero amore, sulla capacità di dialogare con gli animali: una società pacifica, senza gerarchie.
A capo della Zona Quattro c’è il guerriero Ben Ata: il suo popolo è povero, le donne soggette alla brutalità degli uomini, soldati e selvaggi, sempre pronti alla guerra.
Ci sono entità supreme, Tutori che nessuno ha mai visto, ma che reggono le sorti dei regni attraverso i loro messaggi.
Quando, per motivi sconosciuti, l’equilibrio all’interno dei due regni si incrina, le persone e gli animali diventano infelici e smettono di procreare; per porre rimedio, e riportare ordine, i Tutori ordinano il matrimonio tra Al-Ith e Ben Ata.
Il loro è un incontro-scontro tra estremi, femminilità e mascolinità, sessualità e brutalità: un’unione tra opposti, tra diversi, che lentamente e faticosamente imparano a conoscersi e ad accettarsi, anche acquisendo le debolezze e le fragilità dell’altro.
Doris Lessing ci racconta con il suo stile visionario e metaforico come la costruzione dell’equilibrio passa attraverso il caos e il conflitto, perché solo una realtà multiforme e complessa, che conosce la forza del confronto e l’energia dello scontro, può davvero porre le basi per crescere ed evolversi.
La conoscenza e l’accettazione dell’altro da sé è un processo lungo, lento, doloroso, molto spesso straniante, che comporta anche la perdita della propria identità: Al-Ith e Ben Ata conosceranno a proprie spese la difficoltà nel comunicare con il nuovo gruppo e allo stesso tempo il dolore di sentirsi non più riconosciuti dalla loro stessa gente, che non ne capisce i cambiamenti.
L’evoluzione, del singolo come della comunità, nasce nel rinnovamento continuo tramite la conoscenza, che conduce alla piena libertà: alla fine la società del futuro, che vedrà la pace tra le Zone, sarà un tutto fatto di singoli affrancati dai conformismi pubblici e indipendenti, capaci di accettare e accettarsi, di cambiare e confrontarsi, muovendosi liberamente attraverso i misteri dell’altro.
Un pacifico matrimonio è un romanzo che abbatte le barriere del genere fantasy per incontrare la mitologia e la filosofia e parlare universalmente dell’uomo e del suo vivere sociale: una scelta coraggiosa che, attraverso la voce narrante di un leggendario bardo, Doris Lessing riesce a liberare da qualsiasi tono di moralismo per condurci in un viaggio straordinario e immaginifico.
LESSING DORIS
UN PACIFICO MATRIMONIO A CANOPUS
Editore: FANUCCI
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 336
Prezzo: € 17.00
EAN: 9788834713372
Uomo, 30 anni, convinzioni apparentemente immutabili quali: sono il migliore del mondo, sto sempre bene, non devo parlare con nessuno dei miei problemi, problemi in effetti non ne ho, sono sempre sulla cresta dell’onda la mia Vita è fantastica. Peccato che la Vita, all’alba dei trenta, travolga quest’uomo et voilà le sue convinzioni improvvisamente si capovolgono: sto male da cani, devo parlare con chiunque mi capiti a tiro, non mi importa se la “vittima” delle mie confessioni mi ascolti o meno, l’importante è Parlare, peggio di cosi’ non potrei stare, la mia Vita è un incubo.
E’ cosi’ che inizia il romanzo J’étais derrière toi di Nicolas Fargues: un’autoconfessione agro-dolce che vede, quale protagonista, un giovane uomo di 30 anni appunto, da molti anni sposato e con due figli. Tutto precipita per una “serie” di tradimenti: lui tradisce lei, lei decide di vendicarsi facendo altrettanto, lui non regge il colpo e cade in uno stato di prostrazione assolutamente non previsto.
Per cercare di risollevarsi, dunque, un po’ di sana psicoanalisi – e di qui la scoperta che solo la parola, ovvero la capacità e la volontà di liberarsi attraverso la confessione orale, risulta efficace – e un viaggio in Italia a trovare il padre che, da anni separato, si è trasferito in Toscana. E qui la svolta: a cena, il giovane francese, riceve un bigliettino misterioso da parte di una donna che gli chiede di chiamarlo, se ne ha voglia... Lui non l’ha neanche vista, ma decide di provare questa nuova avventura.
Arriva l’indomani, i due si incontrano, lei è giovane, piena di vita, e assolutamente italiana. I due si piacciono ma ci sono troppe complicazioni, una notte fugace, un incontro il giorno successivo e poi entrambi tornano alla vita di sempre. Lui riparte per tornare in famiglia, lei si dedica all’università e al fidanzato.
Questo, tuttavia, è solo il principio di una serie di vicende e accadimenti che la dicono lunga sull’Amore e sul modo che le persone hanno di Amare. Attraverso questo libro, infatti, si scopre che per alcuni l’Amore è mera volontà di possesso; ricerca di risarcimento; volontà di espiazione... Mentre, in realtà, l’amore dovrebbe essere tale e quale lo ha sintetizzato Nietzsche:
Che cos'è l'amore se non capire e gioire del fatto che un altro vive, agisce e sente in modo diverso e opposto al nostro?
Un romanzo da leggere con piacere, dunque, che gratifica anche il nostro essere italiani. Il protagonista - francese come l’autore - non smette un attimo di tessere le lodi del Bel Paese mettendo in ridicolo quella presunta superiorità che vorrebbe vini, cibo, paesaggi, stili di vita e di comportamento italiani immancabilmente secondi rispetto a quelli francesi. Anche questo, in effetti, è uno dei motivi per cui il libro va letto a tutti i costi.
Romanzo sull’Italia e sui Palazzi della Politica, sul fascino e il potere seducente della comunicazione, Macno è un libro reso sorprendente dalla sua capacità di anticipare gli eventi.
Scritto da Andrea de Carlo nei primi anni Ottanta, Macno delinea a tinte fosche il ritratto di un’Italietta sempre uguale a se stessa: socialmente lenta, appesantita da pregiudizi di classe, oppressa dalle logiche del favoritismo e della burocrazia, tenuta in vita dai giochetti di corridoio e dalle trame di un potere miope ed egoista.
Un’Italietta che ha creato tutte le condizioni per la fine della repubblica, e la facile e acclamata ascesa del dittatore Macno.
Macno è un personaggio carismatico e affascinante, grande comunicatore, con un passato di uomo di spettacolo che ha saputo prevedere la forza persuasiva dei media e se ne è appropriato. Con questo mezzo, nuovo e spregiudicato in politica, Macno si è guadagnato un potere illimitato, e uno status intoccabile.
Primi anni Ottanta, dicevamo, prima cioè che l’Italia conoscesse la svolta mediatica nel modo di far politica, Andrea De Carlo racconta la corte di Macno, le riunioni con collaboratori e consulenti di immagine davanti alla moviola, per cogliere l’efficacia di un gesto, di uno slogan e di una parola, ma anche i salotti di parassiti e di lusingatori, capaci solo di applaudire ad ogni momento di esposizione e propaganda del dittatore. Alla corte un giorno arriva Lisa, una giornalista tedesca, che cerca di ottenere un’intervista, e rimane intrappolata nella rete di fascino e seduzione che si respira nel palazzo del regime, in mezzo ad artisti, scrittori, filosofi e politici, in un’atmosfera elegante e rarefatta, ma non priva di tensione.
E’ soprattutto il carisma di Macno a catturare Lisa: ex cantante, affascinante oratore e grande seduttore, donnaiolo e salottiero, il dittatore si rivela con Lisa un uomo dalla personalità contraddittoria, minato da una grande fragilità. Sarà la sua insicurezza, venata di idealismo, ad affiorare lentamente, rivelandosi chiara davanti alle telecamere, e segnando l’inizio del dissenso che porterà Macno alla rovina.
Una storia, attualissima, sul potere della televisione, mezzo privilegiato di lusinga e persuasione, e sugli strumenti di comunicazione di massa, meccanismo imponente di dialogo e di coercizione.
Macno è un romanzo che è impossibile classificare in un genere: diretto, teso e vibrante, graffia senza retorica e senza giudizi.
DE CARLO ANDREA
MACNO
Editore: BOMPIANI
Pubblicazione: 11/2005
Numero di pagine: 238
Prezzo: € 8,00
Prezzo NicePrice: € 5,60
EAN: 9788845234439
Il violino nero è un breve e appassionante libro sull’ossessione, sull’amore e sulla musica.
La copertina nera (dopo quella bianca di Neve) custodisce una favola, ambientata alla fine del '700 a Venezia. E’ qui che Johannes Karelsky, precoce genio musicale, violinista, viene portato gravemente ferito: siamo in piena campagna napoleonica.
È la prima volta che Johannes vede Venezia, la sua spettacolare maestosità, lo sfarzo e la ricchezza dei palazzi, ma anche la malinconica oscurità dei canali, l’umidità che avanza e le crepe, nascoste dagli arazzi e dai damaschi, di una città consapevole della sua fragilità e del suo ineluttabile disfacimento.
Johannes è ospitato a casa di un vecchio liutaio, Erasmus, che è cresciuto nella bottega dei mitici Stradivari, nel culto della grande musica e nella passione artigianale e maniacale per i violini. Il destino fa incontrare i due uomini, accomunati dallo stesso furioso amore per la musica.
Un violino nero è appeso in casa di Erasmus, un piccolo capolavoro di ebano, che porta con sé un terribile segreto di amore e di morte.
Partendo dalla storia del violino nero, in una drammatica partita di scacchi, giocata su una preziosa scacchiera, Erasmus racconta a Johannes la sua ossessione per una donna, Carla Ferenti, una giovane nobile veneziana famosa per una voce da soprano mai udita da orecchio umano.
E’ stato per amore della donna, e per la volontà di risentirne la voce incantatrice, che Erasmus ha creato il violino nero, in un’appassionata e a tratti diabolica scommessa con se stesso e la sua arte: trasformare la musica in vita.
E dato che il violino è lo strumento che più di altri è in grado di avvicinarsi alla voce umana, Erasmus ha plasmato il suo strumento come se fosse un corpo di donna, e lo ha fatto nero come gli occhi e la chioma dell’amata Carla, che lui, semplice liutaio, non potrà mai avere. Ne rimarrà conquistato, fino alla rovina.
La favola scura e nera come l’ebano che Maxence Fermine racconta attraverso le parole di Erasmus, svela a Johannes un’ossessione che anche lui conosce, e che gli fa compagnia nei suoi sogni, quella di mutare la vita in musica, in un’opera immaginaria che vive e risuona nel suo cuore. La storia del violino nero si impossesserà di lui, fino a segnarne il destino, artistico e umano.
Una storia dolce e vibrante, come la musica di un violino, un racconto che, con la stessa suggestione di Neve, si gusta come una poesia, di grande pathos e magia.
Da leggere la prima volta tutto d’un fiato, perché non se ne può fare a meno, poi da riprendere in mano e assaporare con calma, resistendo (chi ci riesce) alla tentazione di segnare e sottolineare tutte le frasi –i versi – da conservare nel cuore.
FERMINE MAXENCE
VIOLINO NERO (IL)
Editore: BOMPIANI
Pubblicazione: 10/2001
Numero di pagine: 144
Prezzo: € 10,00
Prezzo NicePrice: € 9,00
EAN: 9788845249716
Si è spento all'età di 88 anni il grande scalatore neozelandese Edmund Hillary, il primo uomo a conquistare l' Everest, la punta più alta dell'imponente catena dell' Himalaya, il 29 maggio del 1953, con il solo ausilio dello sherpa nepalese Tenzing Norgay. Le bandiere neozelandesi sono a mezz'asta alla base Scott in Antartide, in segno di lutto per la perdita di uno dei più grandi avventurieri del XX secolo. Lo ricordiamo con alcuni libri dedicati alla sua figura e alle sue montagne.
VENABLES STEPHEN -SIR EDMUND HILLARY
EVEREST SUMMIT OF ACHIEVEMENT
ROYAL GEOGRAPHICAL SOCIETY
Editore: BLOOMSBURY PUBLISHING PLC
Prezzo: € 39,50
EAN: 9780747562238
MANTOVANI ROBERTO
EVEREST - STORIA DEL GIGANTE HIMALAYANO
Editore: WHITE STAR
Prezzo: € 29,00
Prezzo NicePrice: € 26,10
EAN: 9788854005976
TENZING JUDY; TENZING TASHI
SHERPA DELL'EVEREST (GLI)
Editore: PIEMME
Prezzo: € 12,50
EAN: 9788838481543
Fabio Toncelli
FLYNG OVER EVEREST
Genere: DVD
Editore: Medusa Video
Prezzo: € 13,99
EAN: 8010020042586
Che il titolo del libro richiami alla memoria di tutti gli appassionati vette e imprese ben più famose è innegabile. Eppure è proprio dal titolo che traspare l’amore di Orlando Chiari, distinto signore dai baffoni all’Umberto, per le “sue” montagne, la sua curiosità, la sua passione per l’esplorazione e la fotografia, la sua voglia di raccontarci, con un lessico volutamente “da bar”, magari seduti davanti a un bicchiere di buon vino, tutti i passi mossi lungo i sentieri dei monti che sovrastano il Lago di Como.
Il sipario si apre sulla “Grande Muraglia” della Linea Cadorna, un baluardo difensivo di 72 chilometri costruito tra il 1916 e il 1918, che va dal passo comasco del Gran S. Bernardo fin nelle Orobie. Pellegrinando come un moderno Marco Polo, il Chiari ci fa poi salire, con delicatezza, sulle carrozze della vecchia ferrovia che congiungeva un tempo i laghi di Como e Lugano, da Meaggio a Porlezza. Lungo il viaggio seguiamo il letto tortuoso del Sanagra, scoprendo le attività un tempo favorite dal fiume e ormai dimenticate: mulini e fornaci per la calce, piastrelle, mattoni e coppi. Ci scorrono accanto i siti minerari e siderurgici della Val Cavargna e Morobbia, in un ambiente montano raro e suggestivo. Finché il trenino si arresta al confine con la Svizzera, da cui è poi possibile proseguire il viaggio lungo innumerevoli incantevoli passeggiate. “ Quando sei quassù non pensi a nulla. Le piccole preoccupazioni di ogni giorno scompaiono…”.
A conclusione del libro una piccola sorpresa: le avventure di un contrabbandiere, uno spallone dell’era romantica e nostalgica, il Toni (al secolo Fermo Teodoro Buzzi), amico dell’autore, grande conoscitore dei luoghi descritti, aiuto fondamentale nella stesura del libro. Della sua storia, raccolta con grande sincerità e distacco in un libro scritto interamente a mano, vengono riportati alcuni degli episodi più curiosi e cari, come la Canzon del sfrusadoo, la canzone del contrabbandiere:
Eravamo in quattro fratelli
tutti e quattro lo stesso mestiere
abbiamo deciso di fare un altro mestiere
contrabbandieri vogliam diventar…
Una guida escursionistica, ma non solo, ricca di foto e di curiosità storiche, che racchiude in sé il pregio di non chiedere a nessuno di trasformarsi in un provetto alpinista per assaporare le montagne ed entrare in sintonia con tutta la natura che le circonda.
Le “mie montagne” cavalcano le nubi e parlano ai venti. Ecco i panorami che più amo e che più mi hanno emozionato…
ORLANDO CHIARI
LE MIE MONTAGNE
Pubblicazione: 09/2007
Numero di pagine: 207
Prezzo: € 20,00
EAN: 9786001655364
Padre e figlio in cammino in un mondo che non c’è più: ne La strada di Cormac McCarthy tutto è grigio, livido e desertico, il mondo è ridotto al fantasma di se stesso, probabilmente per un conflitto nucleare che lo ha completamente annientato.
Lo scenario è inumano, scheletrico: nel grigiore fatto di cenere, alberi carbonizzati, strade fuse dal calore, acqua nera e minacciosa, carcasse di uomini, di animali, spettri di città. Non ci sono pesci, non ci sono uccelli, nulla che si possa cacciare o mangiare. Solo un silenzio opprimente.
Non c’è più niente, e niente ha più senso, neanche i nomi, i soldi, i negozi.
Padre e figlio in cammino, senza nomi, anche loro, e senza volti. C’è solo il dolore, la sofferenza, la fame, i corpi martoriati e scheletrici a raccontarci la loro storia, soli, con un carrello della spesa a contenere la loro vita, e una meta vaga e inconsistente come la realtà: in fondo, verso sud, dove forse c’è ancora qualcosa.
Ci sono, nel dolore del padre, i ricordi di quando c’era una vita, una famiglia, domeniche di festa e progetti da fare, immagini da raccontare al figlio, che, nato al tempo del disastro, non ha visto nulla del mondo.
Non ci sono progetti possibili sulla strada, né futuro da immaginare, ma giornate tutte uguali, a cercare di mangiare e di non morire, perché il mondo è spento per sempre, e forse non meritava davvero più di esistere: i cadaveri e la cenere sono le uniche spoglie del suo passato, i resti di una moderna apocalisse.
Ci sono predoni lungo la strada, corpi in cammino, la cui umanità è stata abbandonata da tempo, cannibali per necessità, assassini per disperazione, in una lotta per la sopravvivenza che conosce solo l’orrore e la bestialità primitiva.
"Ma noi siamo i buoni, vero papà? Noi portiamo il fuoco"
E’ nell’ingenuità candida e addolorata del bambino che si sente tutto lo strazio, il calore e la speranza contrapposte alla brutalità e alla sopraffazione. La sua è una tenerezza che fa molto più male dell’orrore, e che si aggrappa alla fiducia e all’amore del padre.
Una speranza struggente che si nutre di piccole cose: notti abbracciati stretti, tremanti sotto la pioggia, il fuoco a scaldare; il sapore di una Coca-Cola, una lattina trovata chissà dove, che il bambino non aveva mai conosciuto, bollicine come memoria di una civiltà suicida; un bagno caldo in un rifugio insperato. E la promessa di non abbandonarsi mai.
La strada è un libro nudo che ferisce a ogni pagina, da leggere piano, trattenendo il fiato. L’autore stesso, consapevole della potenza delle sue parole, lo presenta a piccoli paragrafi, e sembra quasi voglia lasciare il tempo di respirare, di deglutire e di tirare innanzi. Come il padre e il figlio, verso il nulla che li aspetta.
Un romanzo visionario, disperato e feroce: il libro più intenso letto quest’anno.
MCCARTHY CORMAC
STRADA (LA)
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 09/2007
Numero di pagine: 218
Prezzo: € 16,80
Prezzo NicePrice: € 14,99
EAN: 9788806185824
Sul filo sgangherato e romantico della nuova cinematografia dell'Europa Orientale, questo romanzo di Gary Shteyngart, autore nato a Leningrado nel 1972, ma trapiantato negli Stati Uniti dall'età di 7 anni, costituisce un'onda di piena letteraria, un visionario ottovolante che trascina il lettore in un vortice di avvenimenti in gran parte poco sensati. Se alla radice sembra esserci il conflitto tra la concretezza dell'uomo occidentale ed il perenne zigzagare dell'anima slava, sempre troppo esposta alle emozioni e al pulsare della propria sensualità, in fondo si trova un divertente racconto che ha per protagonista un aspirante rapper sovrappeso, Misa Vainberg, "trentenne ebreo americano prigioniero nel corpo di un russo". Misa è il figlio dell' Amato Padre, gangster del dopo Muro e milleduecentotrentottesimo uomo più ricco di tutte le Russie. Il suo problema è che, dopo la morte violenta del padre per mano di altri due criminali, non può lasciare la Russia per fare ritorno nell'amata America; perchè l'ambasciata statunitense gli nega il visto. Il motivo è che l' Amato Padre ha ucciso, prima di morire, un cittadino americano dell' Oklahoma. Per raggiungere l'America e l'amata Rouenna, ragazza newyorkese del South Bronx, Snack Daddy dovrà affrontare un delirante viaggio nell' Absurdsvani, antica repubblica sovietica che si barcamena tra guerre e loschi affari.
Paragonato a Bulgakov per il sopravvivere della sua essenza visionaria, Gary Shteyngart si rivela un autore estremamente interessante, sicuramente da seguire nei suoi prossimi lavori.
SHTEYNGART GARY
ABSURDISTAN
Editore: GUANDA
Pubblicazione: 09/200
Numero di pagine: 365
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788860880369
Quando la vecchia zia Rosamond muore, sola nella sua casa piena di ricordi nello Shropshire, tocca alla nipote Gill occuparsi del funerale e del riordino della casa.
Zia Rosamond se n’è andata seduta nella sua poltrona preferita, circondata dalle foto di tutta la sua vita e con in mano un microfono. Una bottiglia di whisky e un vecchio disco le hanno fatto compagnia, guidandola prima al ricordo poi all’oblio.
I suoi ultimi istanti sono stati un lungo dialogo con se stessa, con il suo passato, i suoi amori, i suoi rimpianti, tutto inciso in 4 cassette, lasciate a Imogen.
Gill non ricorda bene Imogen, ha una lontana immagine di una bella bambina bionda non vedente, che crede di aver incontrato tanti anni prima insieme alla zia…ma nessun indizio per rintracciarla e consegnarle l’eredità della zia. E soprattutto per comprendere il mistero che la lega alla sua famiglia.
Ed è così che, sulle orme di questa ragazza scomparsa nel passato, Gill ascolta le cassette, immergendosi nella vita di Rosamond, attraverso la sua voce di donna matura, stentata e a tratti rotta dall’emozione. Nei nastri registrati un’intera vita, con tanti volti di donne, che si susseguono in un collage di ricordi dolorosi e dolci allo stesso tempo, psicodrammi familiari e intime lacerazioni d’amore.
Per una volta Jonathan Coe si butta in un’avventura tutta al femminile, un racconto non facile, nel quale le immagini delle fotografie si intrecciano a musica e voce. Sono ricordi a colori e in bianco e nero di una vita, di più vite che si sono strette in vincoli di amicizia, frammenti di storie che la voce di Rosamond riporta in vita, donando attraverso la sua voce il sapore della realtà a chi, come Imogen, non la può vedere.
Nel complesso un bel concerto di colori e parole, scandito dal fermo immagine di 20 fotografie, il cui racconto si appoggia alla forza travolgente dei corsi e ricorsi e delle coincidenze, che regalano razionalità e senso all’inconcludenza sconcertante della vita.
" A me piace la pioggia prima che cada."
" Non esiste una cosa così."
" E’ proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale”.
Un buon libro, scorrevole e avvincente, dedicato alle donne e al loro continuo cercare: a questo racconto femminile Jonathan Coe aggiunge una scelta coraggiosa e inaspettata, che porta a esplorare emozioni e sentimenti anche omosessuali.
Siamo ormai lontani dai guizzi e dall’originalità de La famiglia Winshaw e de La casa del sonno, ma Coe sembra recuperare con questo romanzo la sua intensità, e la sua capacità di raccontare storie, dando forma e colore all’affascinante complessità dell’animo femminile.
COE JONATHAN
PIOGGIA PRIMA CHE CADA (LA)
Genere: Libri
Editore: FELTRINELLI
Pubblicazione: 07/2007
Numero di pagine: 222
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788807017292
Al Palazzo Reale di Milano sono in mostra fino al 6 gennaio 2008 le fotografie di David LaChapelle, 350 immagini che ripercorrono buona parte della carriera di questo americano quarantenne che si pone a metà tra la figura del fotografo-artista e quella del furbo pubblicitario.
Le foto di LaChapelle toccano tutti gli aspetti dell’interiorità umana come la vita e la morte, la paura e il senso del divino, ammiccando sempre all’osservatore con immagini cariche di glamour, immagini patinate i cui protagonisti sono quasi sempre noti personaggi internazionali del mondo dello spettacolo.
Pur attraverso immagini variopinte e surreali, che si richiamo a tutti gli aspetti del consumismo moderno, LaChapelle denuncia la caduta di valori universali e l’attaccamento spasmodico ai beni materiali che stanno facendo perdere all’umanità il senso della realtà e la vera natura dei rapporti reciproci.
Il tutto è giocato su richiami espliciti sia alla produzione pittorica rinascimentale, con articolare riferimento alla produzione michelangiolesca, sia al mondo della pop art, che in un discorso consumistico di mercificazione che colpisce l’essere umano stesso, non può mancare.
Attraverso i volti noti dei personaggi ritratti David LaChapelle crea un gioco di rimandi, in cui le ossessioni e perversioni di questi vip, che sono poi comuni alla maggior parte del mondo Occidentale, vengono denunciati utilizzando però quell’estetica holliwoodiana da polvere di stelle; un’estetica, nata dalle sfilate di moda e dalle riviste, che li ha creati, e che rende piacevole allo spettatore la denuncia di una psicosi che magari colpisce anche lui, solo per il fatto di riconoscervi quegli status simbol di cui lui stesso non saprebbe fare a meno.
Ne sono un esempio le immagini della sezione Distruzioni e Disastri, che mette in scena visioni apocalittiche dovute a calamità naturali o catastrofi tecnologiche, oppure a raptus individuali contro oggetti e persone, rese però piacevoli alla vista grazie all’inserimento di figure femminili fasciate in splendidi abiti d’alta moda e pronte a lasciare il campo con la loro valigia.
Vengono poi esposte tutte quelle che sono le ossessioni del mondo occidentale contemporaneo, ossessioni interpretate dai personaggi dello spettacolo che le incarnano alla perfezione. Si passa da una sorta di nevrosi compulsiva che porta all’accumulo di oggetti inutili di ogni tipo, alla cultura del corpo, una mania ossessiva per il fitness e la chirurgia estetica, che nei casi più estremi genera veri e propri mostri, non dissimili nella sostanza dai vacui oggetti del desiderio accumulati nella sezione precedente. Tutti questi eccessi, fantasie sessuali ed esibizionismi sono rese alla perfezione dagli interpreti che le incarnano, come se per i personaggi del jet set queste manie fossero una sorta di auto affermazione. Il tutto viene ritratto da LaChapelle con occhio impietoso e ironico.
La morale alla fine sembra quella per cui, se il desiderio è uno degli obiettivi della vita, il suo appagamento sembra recare con se il germe della dissoluzione, una dissoluzione che priva sia l’oggetto desiderato che chi l’ha agognato, del suo senso reale, del suo vero significato.
Il consumo diventa principio e fine di una dinamica sociale, che rende l’individuo sempre più incline all’acquisizione di beni materiali e al tempo stesso sempre più divorato dalla sua stessa ossessione di avere e apparire.
LACHAPELLE DAVID
DAVID LACHAPELLE
Editore: GIUNTI EDITORE
Pubblicazione: 01/2007
Numero di pagine: 432
Prezzo: € 48,00
EAN: 9788809057029
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