Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ventotto Barbary Lane è il quarto episodio della miniserie Tales of the city, che in America ha ottenuto un grande successo, coronando Armistead Maupin icona della scena letteraria gay. E’ una variopinta commedia, ambientata nei primi anni 80 in una strada di San Francisco. Il numero 28 è abitato da una serie di personaggi eccentrici: Mary Ann, giornalista in carriera, e il marito Brian, insoddisfatto cameriere di ristorante, Michael “Mouse”, l’amico del piano di sotto, distrutto dalla morte del suo compagno, e la padrona di casa, la signora Madrigal, che coltiva marijuana in casa e cucina per tutti. Le storie dei personaggi prendono vita quando in Barbary Lane capita Simon, giovane ufficiale inglese, bello e affascinante, che crea il prevedibile pandemonio nella vita di tutti, anche in virtù di uno scambio di appartamenti con Michael, che andrà a vivere per qualche settimana nella sua scalcinata casa di Londra. Neo inquilino in Barbary Lane, Simon scatenerà con la sua presenza (a San Francisco), e la sua non-presenza (a Londra) una serie di situazioni dettate da equivoci e incomprensioni, seduzioni e infedeltà. Voglia di gravidanza, senso di isolamento, incapacità di intrecciare relazioni, amicizia, amore coniugale, amore fraterno, amore e basta. In Ventotto Barbary Lane le persone si cercano, talvolta con leggerezza e frivolezza, ma sempre con il senso un po’ sgomento e malinconico di chi sta lottando con la propria solitudine, e cercando un suo posto nel mondo. E’ il ritratto di un’America nella quale l’insidia dell’AIDS sta apparendo lentamente, facendo le prime vittime, e togliendo disinvoltura e serenità alla casualità dell’incontro. Ironico, con tratti di stravaganza, e una carrellata di personaggi efficaci e simpatici, Ventotto Barbary Lane alterna registri leggeri e pop ad altri più cupi. Fenomeno di costume in America, e anche in Italia con tanto di forum di appassionati, la saga di San Francisco Tales of the city, di Amistead Maupin, è anche (ovviamente) una fortunatissima serie televisiva con ospitate illustri. Per chi ama il genere. Libro:
Autore: MAUPIN ARMISTEAD Titolo: 28 BARNABY LANE Editore: RIZZOLI Prezzo: € 17,00
Domenica 28 gennaio si è chiusa a Mantova la mostra su Mantegna che, insieme a quelle di Padova e di Verona, è andata a costituire un grande evento in onore di questo artista a cinquecento anni dalla sua morte. Per secoli rimasto all’ombra dei grandi nomi di Michelangelo, Leonardo e Raffaello, Mantegna fu comunque uno dei primi a farsi portavoce partecipe di quella cultura antiquaria e intellettuale che fu la culla del Rinascimento italiano. Mantegna arriva a Mantova nel 1460, dopo aver realizzato la Cappella Ovetari, con le Storie di San Cristoforo e San Paolo, nella chiesa degli Eremitani a Padova, e la Pala di San Zeno per la chiesa di San Zeno a Verona; è già affermato e richiesto, a lungo viene corteggiato da Ludovico Gonzaga, che in quegli anni sta cercando di fare di Mantova una ricca corte, caratterizzata dal gusto per il bello e per l’arte. Ora Mantegna deve scegliere, se dedicarsi all’attività di “libero professionista”, girando di corte in corte accontentando le varie richieste, o se diventare un artista di corte, parte integrante di una comune temperie culturale, ma anche sempre e comunque soggetta al volere di un signore. Sceglie la corte e s ‘immerge nell’atmosfera di quella gonzaghesca che lo vede prima alle dipendenze di Ludovico Gonzaga, per il quale realizzerà quella squisita invenzione pittorica che è la Camera degli Sposi in Palazzo Ducale, la rappresentazione di tutta la corte di Ludovico Gonzaga che si affaccia su un idilliaco paesaggio campestre, terminando con la geniale invenzione del famoso oculo in cima al soffitto, che si apre verso il cielo lasciando intravedere, affacciati, puttini giocosi e sorridenti fanciulle. Dopo Ludovico la signoria di Mantova passò nelle mani di Francesco Gonzaga e della sua sposa Isabella d’Este; fu lei uno dei grandi mecenati italiani, al pari degli esponenti del “sesso forte”, sia nella vita culturale che in quella politica. Per lei, sempre in cerca delle soluzioni più innovative e raffinate in campo artistico, e non solo, Mantegna realizzò le due famose opere per lo studiolo, Minerva che caccia i vizi dal giardino delle virtù e Il Parnaso, oggi al Louvre, entrambe cariche di quei rimandi intellettuali dal significato a volte criptico e di quel gusto per l’antico, che solo una ristretta classe di eruditi e intenditori poteva apprezzare a pieno, riconoscendosi in essi. È un peccato che alla mostra mantovana non sia stato possibile ammirare le due opere sorelle insieme, in quanto solo la prima delle due era esposta. Queste opere di Mantegna ci mostrano non solo il suo gusto per un’eroica classicità senza macchie e senza tentativi di introspezione psicologica, ma anche il suo approccio all’antico come ad un repertorio infinito di temi e suggestioni, privo di quella devota ammirazione che caratterizzava gli umanisti, ma più libero, intrecciato ad una fervida fantasia e ad un gusto delicato che si trasforma in invenzioni a volte buffe e grottesche, che ci vengono mostrate in faccine, figurette fantastiche, come i noti putti-farfalle, e simpatiche caricature che fanno capolino in queste come in molte sue opere. L’amore di Mantegna per l’antico si esplica anche nei suoi dipinti monocromi esposti in mostra, dai temi tratti dalle antiche scritture o dalla mitologia, e creati come fossero bassorilievi scultorei. Queste eleganti opere fanno da controcanto alle incisioni di Mantegna, trattandosi in entrambi i casi di creazioni prive del sussidio del colore nella resa del soggetto, che viene interamente affidata alle capacità espressive della linea, una linea netta, pulita, classica. Mantegna fu molto noto e apprezzato per le sue incisioni, se addirittura uno dei più grandi incisori del Rinascimento, Durer, affermò che uno dei grandi rimpianti della sua vita fu di non essere riuscito a conoscere Mantegna, perché giunto poco dopo la sua morte. Le incisioni, come quelle realizzate da Mntegna, erano oggetti molto apprezzati dai collezionisti, oltre ad essere una fonte di modelli e di iconografie sempre nuove che viaggiavano per l’Italia e per l’Europa, ad esempio come doni tra le varie corti. Dalle incisioni di Mantegna furono create anche varie medagliette, oggetti molto apprezzati dalla cultura umanistica per il loro rifarsi alle antiche monete romane, usate anch’esse come doni, per arricchire abiti e berrette, e presenti nelle collezioni di ogni erudito dell’epoca. Particolarmente felice è stata la decisione di esporre in mostra nel palazzo di San Sebastiano queste medagliette, realizzate da noti artisti quali l’Antico, il Moderno, il Caradosso e il maestro I.O.F.F, che danno il segno del seguito che le invenzioni pittoriche del Mantegna ebbero nella cultura artistica dell’epoca; si spera così in un rinnovato interesse verso queste realizzazioni artistiche spesso considerate inferiori. AA.VV. MANTEGNA A MANTOVA 1460-1506 Mantova, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 SKIRA AA.VV. MANTEGNA E PADOVA 1445-1460 Padova, Musei civici, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 SKIRAAA.VV. MANTEGNA E LE ARTI A VERONA 1450-1500 Verona, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 MARSILIOAA.VV. ANDREA MANTEGNA E I GONZAGA Rinascimento nel castello di San Giorgio Mantova, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 ELECTAAA.VV. LA SCULTURA AL TEMPO DEL MANTEGNA Mantova, Castello di S. Giorgio Palazzo di S. Sebastiano, 16 settembre 2006 - 14 gennaio 2007 ELECTA
HO VISTO UN RE, di Dario Fo: consigliato dai 6 ai 99 anni, piace anche a mia figlia, che di anni non ne ha ancora compiuti tre, e che ormai sa a memoria la canzone (“cosa hanno rubato al contadino?” “La scatola dei cachi!”). Il libro contiene il cd con la canzone cantata da Enzo Jannacci, e le illustrazioni di Emanuele Luzzati. Niente più di quello. Però è oggettivamente divertente per una bimba, che ascolta la canzoncina, la impara (e magari un giorno capirà l’ironia che sta sotto il “sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re. / Fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam!), si guarda i disegni un po’ strani; è altrettanto divertente e bello per noi adulti vedere le stesse cose, sorridere ascoltando la canzone (mi ricorda la mia infanzia, anche se è del ’68 e io ancora non ero nata…), vedere le bellissime illustrazioni di Luzzati, scomparso da pochi giorni, che hanno sempre e comunque qualcosa di magico. Il libro, pubblicato da Gallucci Editore, fa parte di una collana di albi illustrati, che hanno vinto il premio Andersen 2006 per il progetto editoriale, composti da libro + cd o dvd. Tra questi, da ricordare, e da acquistare, illustrati da Luzzati, ALLA FIERA DELL’EST, L’ARMATA BRANCALEONE, PASQUALINO MARAJÀ. Illustrati da altri, tra cui Altan, e Nicoletta Costa, VIA DEI MATTI, L’ARCA DI NOÈ, I DUE LIOCORNI, IL LEONE SI È ADDORMENTATO… per divertire grandi e bambini con libri e canzoni che son piaciute a noi, che piacciono sempre, non sono le “solite” favole, o i soliti personaggi triti e ritriti. Libro: Autore: FO DARIO Titolo: HO VISTO UN RE Nel cd il brano originale cantato da Enzo Jannacci Editore: GALLUCCI
Il protagonista de Il silenzio di Cleaver è il più famoso giornalista televisivo di Inghilterra: ricco, famoso e sicuro di sé, Harold Cleaver ha intervistato il presidente degli Stati Uniti in piena campagna presidenziale. Un’intervista forte, aggressiva e coraggiosa, il capolavoro della sua carriera. Lusingato dai media, premiato dai dati di ascolto del suo talk show, gratificato da una vivace vita sessuale extraconiugale, Cleaver si nutre del suo successo. Sarà la biografia del figlio maggiore, che lo dipinge come un egocentrico avido e manipolatore, a scardinare la sua sicurezza. Furibondo per il ritratto pubblico infamante, costretto ad affrontare il confronto con il suo ingombrante ego, Cleaver lascia Londra e fugge in Italia, in un paesino del Sud Tirolo: lì si accampa in una baita isolata, spegne i cellulari, e cerca la solitudine e il silenzio. Diventare muti dentro la testa, ecco la vera sfida. Una sfida che per Cleaver è persa in partenza: il silenzio della sua nuova vita è assordante, un continuo vociare della mente che lo tortura in una lunga riflessione sulla sua vita. Affiorano le debolezze, gli errori, i disincanti di un uomo che sotto il peso dei suoi chili e del suo orgoglio cerca di capire e capirsi, decodificando le accuse del figlio in un continuo dialogo con se stesso. La morte della figlia tanto amata, il rapporto complesso con la compagna, le scelte di una vita spesa proiettato solo su se stesso e sul potere carismatico delle sue parole: Cleaver ripercorre tutto con rimpianto, con disagio ma anche con tanta rabbia. La ricerca della solidità e concretezza nella vita semplice della montagna sembra impossibile per Cleaver, che riesamina, nel silenzio della sua mente, tutta una vita: nel chiarore della montagna innevata, nelle passeggiate nel bosco, o nelle buie serate solitarie, le parole di Cleaver affollano le pagine rimbombando, in un flusso di coscienza che fa emergere senza pietà le debolezze di un uomo disorientato. Così il silenzio per Cleaver, abile, acuto e sarcastico giornalista, si trasforma nel confronto più difficile e aspro della sua carriera, che lo mette a nudo di fronte alle sue scelte. Il silenzio di Cleaver è un bel romanzo, elegante e acuto nel percorrere gli stadi dell’emozione umana, ma anche nell’analizzare con ironia il feroce e assordante potere pubblico dei media, che invadono di parole, spesso inutili, la nostra vita. Tim Parks, scrittore inglese trapiantato in Italia, e amante del nostro paese, ci regala con questa bella storia anche uno spettacolo prezioso: l’emozione e la solennità dei paesaggi sudtirolesi, e la silenziosa seduzione delle montagne innevate. Libro:
Autore: PARKS TIM Titolo: IL SILENZIO DI CLEAVER Editore: IL SAGGIATORE Pubblicazione: 09-2006 Prezzo: € 16,00
"Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell'agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan". Cal/Calliope, voce narrante di Middlesex, è un ermafrodito identificato ed allevato come bambina fino ai quattordici anni. Cal/Calliope viene riconosciuto come maschio dopo un incidente e successiva visita medica che dà un nome preciso ai dubbi che inevitabili iniziavano a sorgere in famiglia su Calliope. Responsabile della sua "eccentricità biologica" è la carenza di un enzima [5-alfa-reduttasi] dovuto a ragioni genetiche che attraversa come una colpa tre generazioni e che ora si manifesta dando inizio all'odissea di Callie. Il libro è un viaggio che ci proietta nei sogni e nei segreti della sagra familiare dei Stephanides, tra furbi imprenditori e ciarlatani, sagge donne di casa e improbabili leader religiosi, in un alternarsi di nascite, matrimoni, scandali e segreti, che dalla Turchia ottomana si trasferisce nell'America del Proibizionismo e della guerra, dei conflitti razziali e della controcultura, del Vietnam e del Watergate. L'ineluttabilità dell'amore percorre il libro e ti accompagna dall'europa all'america moderna per ritornare in europa. Colpisce nel libro l'americanizzazione della famiglia greca a cominciare dai nomi dei personaggi e la contrapposizione dei doppi sia generazionale tra i personaggi, sia storica tra culture diverse che ovviamente "umana" nella doppiezza per definizione di Cal/Calliope. Ricordo con il sorriso sulle labbra il passo del libro in cui si cerca di dare una spiegazione antropologica/sociale alle diversità e alla contrapposizione uomo/donna ... consiglio il brano a tutte quelle donne che come me spesso si chiedono perhè il marito/compagno non è in grado di trovare il cartone di latte nel frigorifero vuoto!! Con Middlesex Jeffrey Eugenides ha vinto il premio pulitzer nel 2003 che non è mai male!Libro
Autore: EUGENIDES J. Titolo: MIDDLESEX Editore: MONDADORI Prezzo: € 8,80
"Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stesso in un tempo nuovo."Nel suo nuovo libro, I barbari. Saggio sulla mutazione, pubblicato a puntate sul quotidiano la Repubblica tra maggio e ottobre 2006, Alessandro Baricco riflette su un fenomeno che ha osservato nel mondo intorno a lui, percepito dai più come un'apocalisse imminente e annunciato da una voce che suona come un grido d'allarme: stanno arrivando i barbari. Puntata dopo puntata, Baricco va a visitare i villaggi che già mostrano i segni del saccheggio e li racconta in pagine che hanno sempre la forza viva della narrazione e qualche volta la malinconia della memoria personale (sono le sue fotografie in bianco e nero). Vino, calcio, libri: dai luoghi esplorati emerge che non si tratta di una semplice invasione ma di una vera e propria mutazione e "quelli che chiamiamo barbari sono una specie nuova, che ha le branchie dietro alle orecchie e ha deciso di vivere sottacqua". Un'incursione nel palazzo imperiale di Google rivela un universo con milioni di links le cui traiettorie corrono in superficie e tracciano i sentieri-guida del sapere. Ne segue una nuova idea di esperienza e, con l'esperienza, di senso e percezione. In questo scenario c'è posto per l'anima? Una parentesi su musica classica, Nona di Beethoven e due famosi dipinti di Ingres apre scorci inattesi sul paesaggio dei barbari. Il viaggio si conclude sulla Grande Muraglia cinese: da quelle torri lo sguardo è distaccato ma ancora più netto: "Ogni volta che qualcuno si erge a denunciare la miseria di ogni singola trasformazione, esentandosi dal dovere di comprenderla, la muraglia si alza, e la nostra cecità si moltiplica nell'idolatria di un confine che non esiste, ma che noi ci vantiamo di difendere. Non c'è confine, credetemi, non c'è civiltà da una parte e barbari dall'altra; c'è solo l'orlo della mutazione che avanza e corre dentro di noi. [...] Ognuno di noi sta dove stanno tutti, nell'unico luogo che c'è, dentro la corrente della mutazione, dove ciò che ci è noto lo chiamiamo civiltà, e quel che ancora non ha nome, barbarie. A differenza di altri, penso che sia un luogo magnifico". Ho inziato da pochissimo a leggerlo, come spesso accade Baricco mi incanta e mi fa riflettere. Credo che stasera "costringerò" mio marito a legggere i due capitoli sul calcio! Libro:
Autore: BARICCO ALESSANDRO Titolo: I BARBARI Sottotitolo: Saggio sulla mutazione Editore: FANDANGO Prezzo: € 12,00
Il titolo originale de La bambina che salvava i libri è The Book Thief. Perché la protagonista Liesel Meminger di fronte ai libri non può resistere: li deve possedere, e li ruba. E il primo libro rubato, sul quale imparerà a leggere, è un manuale per necrofori, che sottrae durante il funerale di suo fratellino. Siamo nella Germania nazista, e Liesel e suo fratello sono in viaggio verso Molching, presso Monaco, dalla loro nuova famiglia adottiva. Arriverà solo Liesel, una bambina triste, sola, che scopre il potere delle parole attraverso i pochi libri che la fortuna, e una buona dose di coraggio, le consentono di fare suoi. E’ accompagnata nelle sue giornate per le strade di Molching dall’amico del cuore, il bambino dai capelli color limone Rudy, che sogna, nella sua fresca ingenuità, di essere il campione nero Jesse Owen. Liesel conoscerà il fascino della libreria del sindaco, piena di libri e suo rifugio di lettura, le ceneri dei falò propagandistici, da cui salverà un volume bruciacchiato, la magia delle parole che il padre imbianchino le dipinge sui muri della cantina, per aiutarla a conoscere sempre più parole, e con esse, sogni sempre più liberi. Saranno i libri ad accompagnare le notti sue e dei suoi vicini di casa nella paura dei bombardamenti, tutti ammassati negli scantinati più profondi, con la sua voce di bambina spaventata a fare forza. Un giovane ebreo, Max, accolto e nascosto in casa dai genitori di Liesel, le farà il dono più prezioso: un libro speciale, scritto sulle pagine dipinte di bianco di Mein Kampf, il regalo del sogno e della speranza di vita, un racconto di amicizia e poesia. La bambina che salvava i libri è un libro magnifico, che l’australiano Markus Zusak ha scritto ispirandosi in buona parte ai racconti dei genitori, vissuti in Germania in tempo di guerra. E’ un racconto di grande poesia, nel quale la piccola Liesel non è la sola protagonista: i ritratti che il libro ci lascia sono tanti, e per ognuno di essi Zusak ci regala un tratto unico, che rivela grande umanità e ispirazione. Restano nel cuore il giovane Rudy, scalmanato, sempre affamato, disposto a qualsiasi cosa per un bacio, il padre di Liesel, Hans, dagli “occhi di argento”, che le insegna a rollare le sigarette, si stringe a lei nelle lunghe notti piene di incubi e le suona la fisarmonica, Rosa, la mamma, dura, tozza, incapace di cucinare una minestra decente, ma piena di compassione per il ragazzo ebreo Max, che accoglie in casa e cura con attenzione materna. Ma sarà Liesel a vegliare più di tutti sul giovane, quando anche le notti di lui sono segnate dagli incubi. Per lui, malato e febbricitante, Liesel raccoglie ogni tipo di regalo, foglie, bottoni, soldatini, con la purezza dell’infanzia e la poesia del cuore. A Max cerca di donare anche una nuvola in cielo, descrivendola su un foglio di carta: poche parole per regalare tutto il mondo. E infine, la narratrice di questo meraviglioso racconto: la Morte stessa, una voce narrante umana, leale, compassionevole, affannata nel lavoro cui la guerra la costringe, ma sensibile ai racconti di chi resta, sfiorandola, e salvandosi. Sono le parole e i libri a nutrire e salvare Liesel, a guidarla fuori dall’orrore della guerra, dalla vista degli ebrei in marcia verso Dachau, dal massacro delle bombe, verso la speranza di un futuro. Una storia immensa, e un libro originalissimo, davvero da leggere. Libro:
Autore. ZUSAK MARKUS Titolo: LA BAMBINA CHE SALVAVA I LIBRI Editore: FRASSINELLI Prezzo: € 18,00
Quando qualche giorno fa, mentre uscivo dall'ufficio, ho visto nell'area della libreria dove vengono catalogati i libri prima che vengano messi in vendita l'ultimo libro della Vargas ... quasi lo rubavo dalle mani di un collega per la gioia e la fretta che avevo di leggerlo! Come già scritto sono una sua vera fan! Il suo ultimo romanzo è forse il più bello di quelli che ho letto [ahimè posso solo leggere quelli tradotti in italiano se potessi leggere in francese, avrei di che soddisfare la mia "voglia" di Vargas...] anche se è veramente difficile sciegliere il preferito o il migliore tra libri che ti sono piaciuti così tanto! Unica nota di rammarico è la quasi totale assenza dei mitici Evangelisti che mi sono un po' mancati! Nel risvolto di copertina si dice: Una scrittura asciutta e tersa come un cristallo; un intreccio diabolicamente perfetto; una Francia esoterica, di oscure, vivissime credenze. Un romanzo dolente e insieme ironico, il piú inquietante e noir di Fred Vargas, in cui ogni elemento ne richiama un altro in una catena di suggestioni e di echi in cui nulla smarrisce mai la propria ragione d'essere. Il fantasma di una monaca del Settecento che sgozzava le sue vittime non fa paura al commissario Adamsberg, ma tutto il resto sí. Da un momento all'altro sprofonda in un mondo che sembra tornato al Medioevo, dove si straziano i cervi dei boschi normanni, si profanano cadaveri di vergini per estrarne misteriose sostanze, e le pozioni magiche assicurano la vita eterna, a costo di orrendi delitti. Mentre un rivale che arriva dal piú lontano passato, e che parla in versi, gli vuole rubare tutto. Un puzzle inestricabile, fatto apposta per far smarrire la ragione a chiunque. Ma non a uno «spalatore di nuvole», come Adamsberg. Anche se, ancora piú delle altre volte, arrivare alla verità vorrà dire riuscire a strapparsi un pezzo di cuore... All'origine del «caso Vargas» in Francia, dove i suoi romanzi raggiungono regolarmente il vertice delle classifiche (e Nei boschi eterni ha superato tutti gli altri per numero di copie vendute), ci sono lo stile ironico e incisivo, la capacità di prendere per mano il lettore fino alla rivelazione finale, e l'accuratezza nei dettagli piú sorprendenti, che le viene dalla passione medievalista e dalla professione di zooarcheologa. Da qui il gusto per la détection, per le impronte, le tracce, le piccole cose senza importanza che permettono di dedurre, per una qualche «associazione di idee», la soluzione di un caso. E c'è naturalmente la simpatia con cui è ritratto il mondo dell'Anticrimine parigina del commissario Jean-Baptiste Adamsberg - uno «spalatore di nuvole», uno che preferisce procedere a zigzag e aspettare le soluzioni, invece di cercarle - e dei comprimari. Cioè il suo vice, il coltissimo, iperrazionalista e pieno di complessi comandante Danglard; la titanica amazzone Violette Retancourt, tenente, capace di «indirizzare l'energia come vuole»; Camille, la molto autonoma compagna della vita, che in questo romanzo vediamo separata di fatto da Adamsberg, ma madre di suo figlio Thomas, di nove mesi, cui il commissario propina indimenticabili suggerimenti educativi... Libro:
Autore: VARGAS FRED Titolo: NEI BOSCHI ETERNI Editore: EINAUDI Prezzo: € 15,80
Oggi mercoledì 28 febbraio, ore 17,30 presso la Libreria Internazionale Hoepli presentazione del volume: MANUALE DI AUTODIFESA AMBIENTALE DEL CITTADINOdi Luca Ramacci Con la partecipazione di Damiano Di Simine, Presidente Legambiente Lombardia Luca Ramacci, Sostituto Procuratore presso la Procura di Tivoli Yuri Bogogna, Radio Popolare FRANCO ANGELI AMBIENTE Questo non è un testo di diritto e nemmeno una rassegna di leggi o di teorie. È invece uno strumento, un piccolo ausilio per il semplice cittadino che intende difendere il proprio diritto a vivere in un ambiente salubre. Attraverso un'esposizione semplice e diretta, l'autore spiega come si possa agire di fronte a situazioni di pericolo per l'ambiente, come si possa essere utili a chi deve effettuare i controlli e come sollecitarne l'intervento attraverso esposti, denunce, semplici segnalazioni, azioni in sede giudiziaria civile e amministrativa. Diversi gli ambiti affrontati: dall'urbanistica alla difesa del paesaggio e delle aree protette; dalla tutela delle acque alla gestione dei rifiuti e allo smaltimento di sostanze pericolose; dall'inquinamento atmosferico all'elettrosmog; dalla valutazione di impatto ambientale (v.i.a.) ai rischi da incidente rilevante; dall'inquinamento da rumore alla caccia e tutela degli animali. Un'attenzione particolare viene inoltre dedicata a quelle attività "collaterali" che consentono al cittadino di informarsi e di informare, aggiungendo così efficacia alla propria azione di attenta autodifesa ambientale: l'esercizio del diritto di accesso alle informazioni sulla normativa relativa all'ambiente; la redazione di comunicati stampa; l'utilizzazione di Internet; l'organizzazione di manifestazioni intese a sensibilizzare l'opinione pubblica.
Il 5 marzo si inaugura presso lo spazio espositivo secondopiano la mostra:
Acqua, Carta, Inchiostro...Suminagashi dall'estremo Oriente a Milano.di Camilla Monteleone E' un'arte, una tecnica decorativa, un modo per meditare, anche un gioco, ma la leggenda racconta che all'origine fu un dono degli dei agli uomini. La parola è formata da “Sumi” che significa inchiostro e “nagashi” che si può tradurre con i verbi galleggiare, correre via, fluttuare nell'acqua e insieme all'acqua. Nel Suminagashi si usano gli stessi strumenti della calligrafia i famosi 4 tesori: “sumi” il bastoncino di inchiostro, “suzuri” la pietra, “hude” il pennello e “kami” la carta. Nel Suminagashi si disegna sull'acqua e quando il disegno è pronto si raccoglie con un foglio di carta; le linee morbide e sinuose ma anche spezzate e irregolari dei disegni suminagashi evocano facilmente gli elementi della natura amati da sempre dalla cultura orientale. Riconoscere dei cerchi dell'inchiostro mari in tempeste o paesaggi rocciosi diventano così un gioco di società fra gli artisti e gli intellettuali ma soprattutto, intorno al 1700, entra a far parte delle pratiche adottate dai monaci zen. L'essenzialità di materiali, le poche e semplici regole, il silenzio e la concentrazione Che spontaneamente avvolgono chi disegna, la sorpresa gioiosa nel vedere fluttuare l'inchiostro e la magia del foglio di carta che dall'acqua raccoglie la memoria fanno del suminagashi. Una tecnica di meditazione attiva di rara bellezza. dal 5 al 10 marzo - inaugurazione ore 18.00Libreria Internazionale Ulrico HoepliReparto Arti Visive - Spazio Espositivo secondopianoVia Hoepli 5 – 20121 Milano - MM1/MM3 Duomo, San Babila tel. 02 86487.208 - fax 02 804791 E-mail: grafica.fotografia@hoepli.it - www.hoepli.it Orario: Luned/sabato 10.00-19.30
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HOEPLI S.p.A.
Sede Legale:
Milano (MI)
Via Hoepli, 5 CAP 20121
Telefono: 02 864871
Iscrizione registro imprese: 00722360153 del registro delle imprese di Milano
Capitale sociale in euro:
Deliberato: 4.000.000,00
Sottoscritto: 4.000.000,00
Versato: 4.000.000,00
23/11/2024 @ 01:31:57
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