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Il mondo è fatto per finire in un bel libro.

Stéphan Mallarmé
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Francesca Cingoli (del 02/10/2007 @ 15:28:19, in Libri di narrativa, linkato 14892 volte)
<< A partire da questo momento, vi avverto, la mia cronaca è un poco frammentata, io stesso lì che ho vissuto ciò che vi racconto, mi ci ritrovo a mala pena….vi parlavo di <> non potreste nemmeno in <> farvi un’idea di questa lacerazione, di filo, di treccia e di personaggi…del nudo e crudo avvenimento così brutale…pari pari, ahimè!...una di quelle inculate che d’improvviso ci fu più niente…e che io stesso qui a raccontarvi, venticinque anni più tardi, tergiverso, mi ci ritrovo male….frusto a frusto! mi perdonerete…>>

Rigodon è l’ultimo romanzo di Louis-Ferdinand Céline, completato il giorno prima della sua morte, avvenuta il primo luglio del 1961, ma censurato e pubblicato solo nel 1969. Lo scrittore francese, detestato per il suo antisemitismo, accusato di collaborare con i tedeschi, scomodo e sgradevole ai più, diede con questo scritto il suo personalissimo e inimitabile addio al pubblico: un racconto odissea sull’orrore e lo strazio della guerra. E’ il 1944 quando Céline, sua moglie Lili e il loro gatto Bebert affrontano il lungo e difficilissimo viaggio attraverso la Germania stremata, con viaggi in treno a metà strada tra un'avventura picaresca e una tragica odissea, attraversando stazioni fantasma, paesi distrutti, paesaggi avvolti nelle urla e nello strazio dei feriti, dilaniati dal fosforo liquido della Raf: devono raggiungere Copenaghen, dove la Landsman Bank ha in deposito i manoscritti e tutti i beni di Céline. Sul loro cammino c’è il peggior scenario di morte dolore e atrocità che l’umanità ha saputo partorire: cadaveri, rovine, gruppi di miserabili allo sbando, lebbrosi, gente impazzita dalla fame e dal dolore, bambini affamati, orfani o abbandonati. E tanta disperazione. Un racconto che è esso stesso una follia, una detonazione linguistica, un unico intenso lamento scritto con uno stile indefinito, e irripetibile. La narrazione difficilmente segue una linea razionalmente percorribile, ma si perde in mille gorghi, in tanti mulinelli linguistici che fanno perdere il filo, assorbono, annullandolo, ogni comune senso della logica, e regalano una immane sensazione di assurdo. Con sapienza Céline riprende qua e là il bandolo, ritornando sui suoi passi, chiedendo scusa al lettore e ricominciando a tessere la sua tela di immagini, suoni, diresti quasi di gesti, perché la narrazione sembra recitata da un folle cantore, vecchio, a tratti delirante ma eccezionalmente potente. Rigodon non è solo un racconto di guerra, ma un’allucinazione violenta e brutale, che colpisce con la forza espressiva di un linguaggio unico, gergale e contratto, a tratti persino comico, e comunica tutto l’orrore dell’assurdo: l’ultimo capolavoro del genio paranoico e visionario di Céline.

CELINE LOUIS-FERDINAND
RIGODON
Editore: EINAUDI
Pubblicazione: 05/2007
Numero di pagine: 271
Prezzo: € 17,00
EAN: 9788806186821
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Di Admin (del 03/10/2007 @ 17:59:38, in Libri di narrativa, linkato 28593 volte)
Segnaliamo l'uscita del romanzo L'eleganza del riccio, edito in Italia da E/O, grande caso letterario del 2007 in Francia. Il volume ha conosciuto nel paese transalpino 6 ristampe e ha venduto complessivamente 600.000 copie, ha conquistato vari premi e ha già venduto i propri diritti cinematografici. L'autrice, Muriel Barbery, laureata in filosofia , è nata a Casablanca, in Marocco, nel 1969. La storia è ambientata in una splendida Parigi; la cornice è quella di un elegante caseggiato abitato dall'alta borghesia della capitale francese. Dalla finestre del palazzo, la portinaia Renée osserva lo scorrere vacuo di quest'esistenza lussuosa: Renée sembra avere in un certo senso antropoformizzato la propria condizione vitale. E' "grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente", quasi a confermare i luoghi comuni sui portinai: ma in segreto coltiva una grande cultura da autodidatta, ama "l'arte, la filosofia, la musica e la cultura nipponica". L'altra protagonista del romanzo è la dodicenne Paloma, figlia di un ministro incapace di comprendere i pensieri della ragazzina; Paloma ha una sensibilità spiccata e un'intelligenza brillante. Incompresa e stanca di vivere ha deciso di farla finita il giorno del suo compleanno, il 16 giugno. Fino a quel momento continuerà a fingersi una dodicenne mediocre, senza particolari qualità, simile a tante sue coetanee.
Due personaggi "nascosti" dunque, che al di là della propria esistenza "ufficiale", mantengono una vita segreta e intima. L'occasione per conoscersi sarà rappresentata dall'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese che saprà smascherare l'antico e ben custodito segreto di Renée.

BARBERY MURIEL
ELEGANZA DEL RICCIO (L')
Editore: E/O
Pubblicazione: 09/2007
Numero di pagine: 321
Prezzo: € 18,00
EAN: 9788876417962
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Di Benedetta Secchi (del 09/10/2007 @ 20:56:13, in Libri di narrativa, linkato 7342 volte)
Bill Bryson, uno dei migliori e più venduti scrittori di viaggio, con il suo ultimo libro, The Life and Times of the Thunderbolt Kid, pubblicato in Italia da Guanda con il titolo Vestivamo da Superman, racconta in modo assolutamente vivace, ironico e divertente come è stato crescere negli anni 50. Bryson nasce nel 1951,a metà di quello che viene spesso indicato come il secolo del sogno americano, a Des Moines, una cittadina che si trova al centro dell'Iowa, uno stato del centro degli USA nel pieno di quella che sarà definita ed indicata come la generazione più grande della storia degli Stati uniti, i “baby boomers”.Come molti bambini della sua generazione cresce con una grande fantasia tale da permettergli di crearsi un alter ego, una vita fittizia in cui, semplicemente indossando una vecchia felpa rossa con una stampa a forma di fulmine e un asciugamano come mantello, si trasforma nel temibile THUNDERBOLT KID/RAGAZZO FOLGORE, che riesce, con la sola potenza del suo sguardo ad annientare i nemici vaporizzandoli e a scappare da situazioni potenzialmente pericolose. Attraverso il racconto di come avviene questa metamorfosi, Bryson ci racconta la vita quotidiana della sua famiglia e della sua città natia, un viaggio indietro nel tempo, una storia vera della vita negli anni Cinquanta, così vicina a quella di molti lettori, ma a tratti così diversa da far pensare che sia davvero il racconto di una famiglia di un'altra galassia: era l'epoca in cui tutto ciò che era tecnologico, auto, tv, elettrodomestici di ogni genere e tipo (per non parlare poi del boom del nucleare e di progetti assurdi come razzi per l’invio della posta) si diffondeva rapidamente e diventava sempre più comune di anno in anno, l'epoca in cui nulla sembrava essere nocivo, ma anzi, DDT, sigarette e colori al piombo sembravano non solo innocui, ma che potessero addirittura far bene alla salute. Bryson fornisce ritratti deliziosi e coinvolgenti di quanti hanno gravitato intorno a lui e hanno contribuito ad arricchire la sua vita di bambino: il padre, un giornalista sportivo dall'indiscusso talento, che scriveva per il giornale locale e che aveva abitudini buffe, come la pratica di ginnastica isometrica, una fortissima propensione al risparmio, e la strana abitudine di fare spuntini notturni indossando pigiami adamitici; la mamma, anch'essa giornalista per la testata locale, esperta di decoro d'interni e di tutto quanto concernesse la cura della casa, ma in realtà alquanto sbadata e poco incline ai piaceri della vita domestica; infine i due compagni, i due amici, Willoughby e Katz che trascinano Bryson in una serie di avventure rocambolesche e che lo fanno avvicinare ai piaceri dell’adolescenza e della rivoluzione del 1968.Un libro spiritoso, divertente ricco di quello humour sagace e brillante che saprà conquistare tutti quelli che sono stati bambini e che, probabilmente, vorrebbero esserlo tuttora.

È così che va il mondo, naturalmente. Le cose vengono gettate via. La vita prosegue. Ma spesso penso sia un peccato non aver tenuto le cose che ci rendevano diversi e speciali e attraenti negli anni Cinquanta... Che bel mondo sarebbe. Che bel mondo era. Non rivedremo più nulla di simile, temo.

BRYSON BILL
VESTIVAMO DA SUPERMAN
Editore: GUANDA
Pubblicazione: 06/2007
Numero di pagine: 309
Prezzo: € 16,00
EAN: 9788860880529
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Di Francesca Cingoli (del 11/10/2007 @ 15:25:54, in Libri di narrativa, linkato 27367 volte)
16 luglio 1942. Nello stadio del Vélodrome d’Hiver a Parigi furono rinchiuse dalla polizia francese migliaia di famiglie ebree, vittime dei rastrellamenti notturni ordinati dai nazisti. Oltre 4000 furono i bambini imprigionati. Rimasero ammassati lì per giorni, senza cibo, senza acqua, in attesa di essere deportati nei campi vicino a Parigi; molti finirono ad Auschwitz. Sarah Starzynski aveva 10 anni quando i poliziotti francesi, improvvisamente trasformati in nemici, irruppero nel suo appartamento nel Marais, portandola via insieme ai genitori, giusto il tempo di vestirsi. E di nascondere il fratellino di 3 anni, Michel, dentro l’armadio segreto, sicura di rientrare subito a casa, liberarlo dal nascondiglio, e riprendere la vita di sempre. Così, con la chiave dell’armadio in tasca, Sarah si mise in fila, insieme a tutti gli altri, sotto gli sguardi indifferenti dei vicini di casa. La storia di Sarah prese quella notte un strada molto diversa, fatta di paura, atrocità, ma anche generosità e conforto. E segnata da una promessa che Sarah non fu in grado di mantenere e con cui dovette continuare a convivere, confrontandosi con il dolore e con il senso di colpa. Sessant’anni dopo, una giornalista americana residente a Parigi, Julia Jarmond, ha l’incarico di preparare un reportage sui fatti dell’estate 1942. Attraverso le sue indagini e le interviste ai sopravvissuti, Julia scopre un legame inatteso e profondo con la piccola Sarah, che la porterà a ripercorrerne a ritroso il cammino, per riallacciare le fila del ricordo, del perdono e della pace. Un romanzo intenso e commovente, una storia raccontata, per la prima metà del romanzo, a due voci, quella del passato e quella del presente, in cui il racconto di Sarah e quello di Julia si alternano, per poi incontrarsi, intrecciarsi e procedere insieme. Ambientato tra Parigi e New York, il romanzo è il racconto di un segreto, sconvolgente e appassionante, che coinvolge più famiglie attraverso sessant’anni di storia. La chiave di Sarah appartiene a quel genere di romanzi che ti incatenano con la potenza della loro storia, nonostante alcune prevedibilità del racconto, e una seconda parte che perde un poco di forza e d’intensità, con qualche concessione di troppo alle vicende amorose di Julia. Su tutto, però, il romanzo ha il pregio di raccontare con passione ed efficacia una pagina di storia vergognosa e sconosciuta ai più, che è una pagina di atrocità ma anche di indifferenza, sulla quale riflettere, perché il valore di ogni storia, e di ogni piccola Sarah, è semplice, e universale, come le parole ebraiche che si stampano nel cuore di chi legge: Zakhor. Al Tichkah. Ricorda. Non dimenticare mai.

DE ROSNAY TATIANA
CHIAVE DI SARAH (LA)
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 01/2007
Numero di pagine: 319
Prezzo: € 17,50
EAN: 9788804563723
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Di Admin (del 12/10/2007 @ 07:00:05, in Libri di economia e marketing, linkato 20015 volte)
Dal 23 al 24 ottobre si terrà a Milano la quarta edizione del World Business Forum, l'importante evento dedicato all'economia e al marketing che riunisce ogni anno i leader mondiali dell'economia, per esplorare tendenze e condividere esperienze. L'edizione di quest'anno ospiterà anche un intervento dell'ex direttore della Federal Reserve americana, il sempreverde Alan Greenspan. Proprio in questi giorni esce, edita da Sperling & Kupfer, l'edizione italiana del suo libro di memorie, intitolata L'era della turbolenza. A partire dallo shock seguito agli attentati dell'11 settembre, e dal timore per un collasso dell'intero sistema economico americano, Greenspan conduce un viaggio lungo decenni, tracciando una storia economica del mondo nell'ultimo secolo. L'"epoca delle turbolenze", così viene definita la fase storica considerata. Il tentativo di Greenspan di dominare le contingenze costituisce il filo conduttore del racconto. Non mancano infine i richiami alle nuove sfide che attendono il mondo economico, quali il rischio della recessione del sistema USA e l'offensiva asiatica che minaccia di turbare equilibri consolidati.

GREENSPAN ALAN
ERA DELLA TURBOLENZA (L')
Editore: SPERLING & KUPFER EDITORI
Pubblicazione: 10/2007
Numero di pagine: 608
Prezzo: € 20,00
Prezzo NicePrice: € 15,99
EAN: 9788820043902
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Di Matteo Piazza (del 17/10/2007 @ 18:05:42, in Recensioni ed Articoli, linkato 3065 volte)
Scriveva un grande che la montagna "è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano. Se io dunque traspongo questi principi nel mondo degli uomini, mi troverò immediatamente considerato un fesso". Curioso, ma significativo, se condividiamo il tema della sincerità come chiave di lettura di ogni processo conoscitivo umano. Sincerità quale presupposto della conoscenza vera. Ma sincerità inenarrabile nell’alpinismo, cruda e così lontana dalla comprensione del quotidiano da necessitare fortemente di una traduzione, di una ri-appropriazione, per quanto possibile, da parte dell'uomo. Un linguaggio intermedio esiste. Un linguaggio in grado di rendere, nella forma di istanti di senso sfuggenti, ma a loro modo condivisibili, le molteplici e delicate fantasmagorie dell'esistere umano: il linguaggio dell'arte. Istanti che si fissano in parole, parole e impressioni che pennellano immagini, immagini ed emozioni che si fondono nell'etereo divenire di una melodia.

Perché, in fondo, non è mai la montagna ad interessarci. La montagna è un diverso e come tale là rimane, sola, sublime e incompresa, a fare da palcoscenico agli uomini, alle loro passioni, alla loro storia. L’asciutta descrizione di una scalata raramente sortisce il suo effetto. E’ un vissuto elementare, originario, in cui l’uomo si (con)fonde con la pietra e diventa parte della montagna, per scomparire. La nostra attenzione si scatena invece se risvegliata, raro momento evocativo, da un processo che raccoglie i tanti mattoni dell’esperienza, gli importanti particolari senza senso, per trasmutarli magicamente in una sentita alchimia di parole e di immagini, in grado di collegare le due sponde lontane della vita vissuta e della memoria. Sono quelli del cuore i soli appigli su cui riusciamo a far presa.

Questa sincerità, questa artistica schiettezza testimoniano le Lettere di sosta di Fabio Palma e Simone Pedefferri, alpinisti e artisti, scrittore il primo, pittore il secondo. E ancor di più il loro Concerto verticale, l’ambizioso progetto realizzato in collaborazione-combutta con Alt(r)i Spazi - Associazione Culturale Ettore Pagani, organizzazione da sempre attiva a favore di una maggiore conoscenza del mondo della montagna. Lo spettacolo è in scena alle 21.00 di lunedì 22 ottobre, presso l’Auditorium San Fedele di Milano, in via Hoepli 3/b. L’incontro tra i due autori e i Miradavaga, raffinata band di musicisti lombardi, combina presentazioni visive e parlate con pezzi musicali suonati dal vivo: filmati e foto di alpinismo e arrampicata, free ride, speleologia e viaggi, presentati in chiave musicale grazie agli arrangiamenti dei Miradavaga, che durante la serata interpretano brani di AC/DC, Dream Theater, Whitesnake, Joe Satriani… Il tutto arricchito da racconti e testimonianze di Fabio Palma (membro dei Ragni di Lecco) e dalle letture, da parte dell’attore Massimiliano Benoni, di brani tratti dal libro. A rendere unica la serata del 22 ottobre i dipinti del secondo autore, Simone Pedeferri, che, tolti per una volta i panni del grande climber, si presenterà al pubblico nell’inconsueta veste di pittore, esponendo all’Auditorium le sue opere. Parole immagini suoni. Per esprimere e condividere bellezza.

"A me piace andare in metrò, ci scruti la vita"
"Per la gente che vedi?"
"No, per i nomi delle fermate"
"..."
"Prendi Primaticcio, è un nome geniale, sintetizza perché tutti si affannino per dodici ore al giorno. Non per un primato vero, ma per un primaticcio qualsiasi, stronzate di leadership da corridoi d'azienda, di quelli a piastrelle grigio verdi con uffici a pareti mobili, da ristrutturazioni veloci, cose così... e la fermata dopo? Leggi, Inganni, e ti dice che dietro quei primaticci ci sono gli inganni che ti fai, quelli che ti sobilli tutti i giorni, e sei pure scemo, perché davvero ci credi ai tuoi primaticci, e sai perché? Te lo dice la fermata prima, Bande Nere, sono quelle che ci mettiamo sugli occhi, così vedi a strisce, ce le verniciamo anche sui polsi le bande nere, tanto che battono come metronomi, l'ultima emozione che li scosse un po' neanche te la ricordi".

PALMA FABIO, PEDEFERRI SIMONE
LETTERE DI SOSTA
Editore: RAGNI DI LECCO
Pubblicazione: 01/2006
Numero di pagine: 164
Prezzo: € 25,00
EAN: 9788890266201
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Di Francesca Cingoli (del 23/10/2007 @ 13:45:36, in Libri di narrativa, linkato 8965 volte)
David Sedaris è stato di recente incoronato dagli americani come il più grande umorista vivente, qualcosa di molto vicino al “genio comico”, ma non aspettatevi da lui facili risate e battute a raffica. Quello di Sedaris è un umorismo contenuto, tagliente, a tratti caustico, che libera d’un tratto il sorriso nel lettore con imprevedibilità e sorpresa. Il suo romanzo Mi raccomando: tutti vestiti bene è costituito da una serie di racconti, “short stories” di scene di vita familiare, tratti dallo spettacolare archivio domestico di Sedaris. Scene che ritraggono una famiglia fondamentalmente normale, percorsa a tratti da una leggera vena di follia e paradosso, come tutte le famiglie che si rispettino. Lo sguardo con cui Sedaris si eleva a guardare i suoi cari è duro, grottesco e disincantato: assolutamente verosimile e gustoso, perciò, il particolare dei suoi familiari che hanno paura a raccontare a David i loro segreti e confidenze, consapevoli del fatto che tutto finirà sulla carta, e in libreria, in un lampo. Nonostante questo, non c’è mai crudeltà nel disincanto, e i personaggi sono ritratti con un fondo di dolcezza e amore malinconico, che traspare da ogni pagina: le sorelle strampalate, il fratello Paul, primitivo e rozzo, il macho della famiglia, il padre inconcludente che non mantiene nessuna promessa, e la madre, che dorme dovunque, tranne che a letto. E c’è anche lui, David Sedaris, protagonista delle sue storie, con la sua vita, i suoi mille lavori – esilarante quando descrive la sua avventura da uomo delle pulizie – le difficoltà di essere un adolescente gay in una serata di strip poker, il rapporto con il fidanzato e la scelta della nuova casa, il tutto raccontato con una bella dose di autoderisione e un poco di cinico compiacimento. Un romanzo sulla vita comune, di persone apparentemente normali, di momenti familiari e domestici scontati, e resi inverosimili dalla capacità di Sedaris di svelare il grottesco in ogni particolare. Non tutti i racconti raggiungono l’effetto sperato, non tutti strappano il sorriso e la risata, ma quelli meglio riusciti sono travolgenti: come il racconto di David, igienista maniaco compulsivo, di fronte alla sporcizia e al disordine a casa della sorella Tiffany, la lotta contro la tentazione di spazzolone e detersivo, e la disfatta finale, l’acqua calda nel lavello per pulire il pavimento e “salvare la vita” della sorella dannata e un po’ barbona. Perché contro se stessi non si vince mai. E talvolta su queste sconfitte si riesce anche a ridere.

SEDARIS DAVID
MI RACCOMANDO: TUTTI VESTITI BENE
Editore: MONDADORI
Pubblicazione: 02/2007
Numero di pagine: 236
Prezzo: € 8,40
EAN: 9788804564034
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Di Valentina Muzzi (del 31/10/2007 @ 14:27:46, in Libri di fotografia, linkato 23581 volte)
Al Palazzo Reale di Milano sono in mostra fino al 6 gennaio 2008 le fotografie di David LaChapelle, 350 immagini che ripercorrono buona parte della carriera di questo americano quarantenne che si pone a metà tra la figura del fotografo-artista e quella del furbo pubblicitario. Le foto di LaChapelle toccano tutti gli aspetti dell’interiorità umana come la vita e la morte, la paura e il senso del divino, ammiccando sempre all’osservatore con immagini cariche di glamour, immagini patinate i cui protagonisti sono quasi sempre noti personaggi internazionali del mondo dello spettacolo. Pur attraverso immagini variopinte e surreali, che si richiamo a tutti gli aspetti del consumismo moderno, LaChapelle denuncia la caduta di valori universali e l’attaccamento spasmodico ai beni materiali che stanno facendo perdere all’umanità il senso della realtà e la vera natura dei rapporti reciproci. Il tutto è giocato su richiami espliciti sia alla produzione pittorica rinascimentale, con articolare riferimento alla produzione michelangiolesca, sia al mondo della pop art, che in un discorso consumistico di mercificazione che colpisce l’essere umano stesso, non può mancare. Attraverso i volti noti dei personaggi ritratti David LaChapelle crea un gioco di rimandi, in cui le ossessioni e perversioni di questi vip, che sono poi comuni alla maggior parte del mondo Occidentale, vengono denunciati utilizzando però quell’estetica holliwoodiana da polvere di stelle; un’estetica, nata dalle sfilate di moda e dalle riviste, che li ha creati, e che rende piacevole allo spettatore la denuncia di una psicosi che magari colpisce anche lui, solo per il fatto di riconoscervi quegli status simbol di cui lui stesso non saprebbe fare a meno. Ne sono un esempio le immagini della sezione Distruzioni e Disastri, che mette in scena visioni apocalittiche dovute a calamità naturali o catastrofi tecnologiche, oppure a raptus individuali contro oggetti e persone, rese però piacevoli alla vista grazie all’inserimento di figure femminili fasciate in splendidi abiti d’alta moda e pronte a lasciare il campo con la loro valigia. Vengono poi esposte tutte quelle che sono le ossessioni del mondo occidentale contemporaneo, ossessioni interpretate dai personaggi dello spettacolo che le incarnano alla perfezione. Si passa da una sorta di nevrosi compulsiva che porta all’accumulo di oggetti inutili di ogni tipo, alla cultura del corpo, una mania ossessiva per il fitness e la chirurgia estetica, che nei casi più estremi genera veri e propri mostri, non dissimili nella sostanza dai vacui oggetti del desiderio accumulati nella sezione precedente. Tutti questi eccessi, fantasie sessuali ed esibizionismi sono rese alla perfezione dagli interpreti che le incarnano, come se per i personaggi del jet set queste manie fossero una sorta di auto affermazione. Il tutto viene ritratto da LaChapelle con occhio impietoso e ironico. La morale alla fine sembra quella per cui, se il desiderio è uno degli obiettivi della vita, il suo appagamento sembra recare con se il germe della dissoluzione, una dissoluzione che priva sia l’oggetto desiderato che chi l’ha agognato, del suo senso reale, del suo vero significato. Il consumo diventa principio e fine di una dinamica sociale, che rende l’individuo sempre più incline all’acquisizione di beni materiali e al tempo stesso sempre più divorato dalla sua stessa ossessione di avere e apparire.

LACHAPELLE DAVID
DAVID LACHAPELLE
Editore: GIUNTI EDITORE
Pubblicazione: 01/2007
Numero di pagine: 432
Prezzo: € 48,00
EAN: 9788809057029
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