Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Da dove partire per raccontare questa ventesima edizione della Fiera del Libro, giunta al termine di un anno in cui Torino, insieme a Roma, è assurta al ruolo di capitale mondiale del libro? Sicuramente dalla varia umanità che ne ha popolato i padiglioni, dai bambini che hanno affollato lo stand del Battello a Vapore, scatenati "fan" del topo investigatore Geronimo Stilton, dagli intellettuali incravattati che, muniti di monocolo, hanno considerato con atteggiamento clinico le edizioni più ambite da generazioni di bibliofili, passando per le migliaia di ragazzi che hanno frequentato lo spazio dedicato al fumetto. Passeggiare per i "viali del libro" significa non tanto confrontarsi con i grandi nomi dell'editoria italiana, quanto imparare a conoscere piccole realtà che, prive di distribuzione davvero capillare, affrontano con coraggio la ribalta nazionale. Le parole di Denis Guedj, autore di Zero o le cinque vite di Aemer, presente in fiera per la presentazione del suo libro, sembrano avere una particolare forza di penetrazione: talvolta "i fallimenti diventano opportunità". Niente di più vero per una realtà italiana che negli anni si è conquistata un posto di rilievo nel panorama internazionale dell'editoria, una manifestazione che ha saputo attirare l'attenzione dei media d'oltreconfine. La vitalità della scena nazionale, al di là dei problemi strutturali dell'industria del libro, può essere ben rappresentata dal successo di un'iniziativa che da vent'anni è un punto di riferimento per appassionati e addetti ai lavori. Il discorso inaugurale di Umberto Eco ha cercato di toccare le corde più sensibili dell'animo dei bibliofili, stimolandone, per così dire, il senso d'appartenenza, una ritualità di gesti e passioni che fanno in fondo il senso di un mondo che in genere poco sa celebrarsi. I tomi polverosi mal s'adattano alla società dello spettacolo, e malgrado gli autori più noti siano ormai trattati alla stregua di Pop Star, il palcosenico del libro sembra ancora più adatto a guitti silenziosi, invisibili operai della parola scritta.
Di Admin (del 11/05/2007 @ 07:31:48, in News, linkato 5761 volte)
Si è aperta oggi la Fiera del libro di Torino.
L’edizione 2007, con cui la Fiera del Libro festeggia i suoi vent’anni, ha per tema conduttore i confini. Il confine è infatti ciò che segna un limite, e dunque separa, ma insieme unisce, mette in relazione. E’ il limite che bisogna darsi per cercare di superarlo. E’ la porta del confronto con noi stessi e con gli altri. E’ una linea mobile che esige una continua ridefinizione. Un concetto che la Fiera intende appunto declinare nella sua accezione di apertura e di scambio. Siamo presenti con un nostro stand [L51 (padiglione 2)] venite a trovarci!
Domani un "nostro inviato" sarà presente alla fiera e posterà un rapporto dettagliato e sicuramente divertente! Per tante altre informazioni rimandiamo al sito della Fiera del libro di Torino
Vermi è un romanzo in forma di diario. Monserrat, la protagonista racconta, in maniera diretta attraverso un linguaggio minimalista, ma ricco di immagini, due storie parallele che si abbracciano, durante un percorso di crescita e consapevolezza. Una storia d’amore dove non esistono regole, ma solo abbandono, passione totale e fusione inevitabile; con Davide: un’artista affascinante e ipnotico, che conosce Monserrat, telefonando al centralino erotico, dove lei lavora per pagarsi l’università. E un viaggio in bilico tra favola e cruda realtà nel paese, che forse più di tutti, continua a stupire l’occidente, per le sue contraddizioni: l’India. Monserrat fugge per ricordare e tentare di ricomporre il mosaico della sua vita, che è stata completamente sconvolta dall’incontro con Davide. Parte perché nel suo Dna c’è l’inquietudine romantica delle eroine di sempre. In India: la sua battaglia per sopravvivere fisicamente e mentalmente in luogo soffocante, imprevedibile fino alla follia. Impensabile. Nel suo cuore rimane aperto il lacerante dubbio sentimentale. Fino all’incontro finale, decisivo con la realtà e con Davide. Recensione di Carlotta De Melas, visita il suo blogAutore: GIOLLA GIOVANNA Titolo: VERMI Editore: TEA Prezzo: € 10,00
Lunedì 14 maggio, ore 18,00 presso la sala conferenze della Libreria Hoepli, presentazione del libro: QUARANTACINQUE PERCENTOUna critica liberale al progetto Gentiloni sulla TV Franco DebenedettiCon la partecipazione di Fedele Confalonieri, Stefano Pratesi, Antonello Perricone Moderatore Ferruccio De BortoliI l testo è nell'intenzione di Franco Debenedetti (ingegnere, imprenditore e manager, parlamentare) una critica liberale a una norma illiberale come la legge Gentiloni.
Con saggi di Paolo Buccirossi, Emilio Pucci, Vincenzo Zeno-Zencovich e una mappa della offerta di canali digitali in Italia Una critica liberale a una norma illiberale, che obbliga un’impresa privata a ridurre il suo fatturato. Argomenti rigorosi contro i presupposti da cui parte la legge Gentiloni, i suoi modelli teorici e tecnologici, i suoi effetti economici e sociali. E contro l’ideologia che la pervade. Mossa da una preoccupata passione civile, una limpida analisi degli effetti che la legge Gentiloni può avere sul profilo politico del centrosinistra, e sul suo ruolo nei futuri assetti politici del Paese.
Visita il blog dell'autore
Lucia Severini è una donna realizzata: una famiglia solida, una figlia, Martina, post- adolescente alle prese con i primi filarini, un marito ordinario, una compagnia di amici storici. Che si può volere di più? Eppure Lucia, soprannominata Ciotola, si è andata a cacciare in una storia, nemmeno definibile d'amore, che la porterà a mettere in crisi tutti i pilastri che reggono la sua vita. Ciotola ha infatti un'assurda relazione con il direttore di uno dei più antichi teatri cittadini, un vero e proprio Personaggio (di fatti mai chiamato per nome), che sembra sceso dal palcoscenico da lui stesso diretto: scientifico in tutte le sue attività, dal lavare l'insalata al fare l'amore; un collezionista (o meglio, catalogatore) di amanti, teorico delle relazioni "darwiniane". Sulla fallimentare avventura tra Ciotola e il Direttore si innestano le storie parallele e le vite delle persone che orbitano (o hanno orbitato) intorno ai due protagonisti: la ex moglie del Direttore, fuggita da un matrimonio insostenibile lasciando in eredità Alessandro, un figlio del quale il metodico artista si è preso cura inserendolo, come una rotella, all'interno del meccanismo perfetto e immutabile delle sue occupazioni quotidiane; il membri del gruppo, ovvero la compagnia di Ciotola e del marito, cresciuti insieme sin dall'università, passati attraverso mille esperienze, dagli anni della contestazione ai comodi, apparentemente realizzati (ma non senza delusioni e sconfitte) giorni nostri e legati dall'indissolubile collante dell'amicizia. La vicenda di Ciotola e del Direttore, destinata a chiudersi dopo aver ridotto Lucia a brandelli, è invece riallacciata da Martina e Alessandro che, ignari delle tresche dei genitori, si trovano a vivere un amore pulito e sincero, al quale l'autrice sembra affidare la via d'uscita che gli adulti non riescono a trovare. Le donne si profumano troppo, secondo lavoro di Letizia Gianmoena Monti, è un romanzo amaro ma divertente, che descrive una generazione sorridente e arrivata, ma spesso disillusa. Le "esibizioni" del Direttore sono esilaranti, nella loro assurdità. Eppure pare che l'autrice abbia preso ispirazione dalla realtà... Recensione di Mara Angelin Visita il sito dell'autriceAutore: GIANMOENA MONTI LETIZIA Titolo: DONNE SI PROFUMANO TROPPO (LE) Editore: CARTE SCOPERTE Prezzo: € 14,50
Di Admin (del 08/05/2007 @ 10:30:54, in News, linkato 9438 volte)
cari amici, lettori e scritttori, questo post solo per informarvi che abbiamo deciso di dare un po' di spazio anche a voi. Abbiamo creato una categoria chiamata " recensioni dai nostri lettori" dove verranno pubblicate, a vostro nome, tutte le recensioni che vorrete inviarci per condividere con noi la vostra passione per la lettura o anche per promuovere il vostro libro o il libro di un amico ! Inviate le vostre recensioni all'indirizzo di posta elettronica info@hoepli.it Buone recensioni!
Margaret Lea è una giovane libraria di Cambridge, che conduce una vita quieta e colta, divisa tra l’attività della sua libreria antiquaria e la passione per le biografie letterarie. Un giorno Margaret riceve una strana lettera che, senza troppe spiegazioni, la convoca nella residenza della più grande scrittrice d’Inghilterra, Vida Winter. Personaggio affascinante circondata da tanti misteri, la Winter, ormai al termine dei suoi giorni, vuole svelare tutti i segreti del suo passato, e ha scelto la giovane e inesperta Margaret come sua biografa; solo a lei racconterà la verità sulla sua vita. Margaret è perplessa dell’incarico per il quale non si sente all’altezza, ma, affascinata dal carisma della scrittrice, e dal gusto del mistero, si trasferisce nella bella casa dell’anziana signora, nel mezzo della brughiera dello Yorkshire, e qui, ogni mattina alle 9, nella calda biblioteca, ne ascolta i lunghi e sofferti racconti. Affiorano così, nel corso di questi incontri, tutti gli episodi, fino allora sepolti nel profondo della memoria, dell’esistenza della Winter e della sua complessa famiglia, segnata da tragedie e scomparse, dolori e storie d’amore, con sullo sfondo una splendida magione di campagna con giardino segreto annesso. I racconti stregano la fantasia di Margaret, ansiosa di scoprire la verità sulla reale identità della donna, e sull’esistenza del tredicesimo racconto da lei mai pubblicato, e tenuto nascosto. Man mano che la storia si infittisce, e il mistero si complica, Margaret si lega in un sentimento di profonda amicizia e compassione all’anziana, e spigolosa, narratrice. Margaret e Vida sono due donne diversissime che si fronteggiano, unite – si scoprirà leggendo - da più di un segreto, e da tanti fantasmi del passato. Tanto pathos, e una misurata introspezione, sono alla base di questo romanzo al femminile: su tutto spicca la fascinosa e struggente figura di Vida Winter, un tempo bellissima creatura dagli occhi color smeraldo, ormai debole e sofferente spettro, cui rimangono intatti solo lo sguardo magnetico e penetrante, e l’elegantissimo e regale trucco viola. La tredicesima storia è nel complesso un bel romanzone che si gusta con piacere, con tanti misteri e qualche ben congeniato colpo di scena, che arriva a scomodare i tratti di Jane Austen e delle sorelle Brontë, ammiccando qua e là agli spettri di Henry James. Nel verde – e nella nebbia - dello Yorkshire, tra il profumo dell’erba bagnata e quello della cioccolata calda fumante, Diane Setterfield racconta una storia di grande suggestione e mistero, che alterna le atmosfere dei grandi capolavori ottocenteschi coi guizzi dei più attuali thriller letterari. Assolutamente da leggere in un bel pomeriggio di vacanza con the e torta allo zenzero.
Mercoledì 9 maggio 2007 - ore 18:00 presso la Libreria Hoepli presentazione del volume LA PARTE ABITATA DELLA RETE di Sergio MaistrelloCon la partecipazione di Tommaso Labranca e Luca SofriPiù che un manuale o un saggio, questa è una guida turistica: racconta di una parte di Internet che cresce in fretta e sta facendo parlare molto di sé. Nasce con i blog, i wiki, il podcasting e i social network: un numero esplosivo di persone sta utilizzando gli strumenti più maturi di Internet per esprimere punti di vista e per condividere competenze, dando vita a nuove forme di opinione pubblica e a sistemi innovativi di mediazione tra le diverse visioni del mondo. Dentro La parte abitata della Rete i cittadini digitali stanno imparando a essere nodi in un sistema creativo ricco di opportunità e questo processo già oggi influenza il modo in cui si fa informazione, cultura, politica e mercato. Il libro prende avvio dalla geografia di questo mondo digitale ed esamina gli strumenti con cui se ne acquisisce la residenza, per poi approfondire i processi che determinano i comportamenti online, i meccanismi della collaborazione e il modo in cui si misurano i benefici individuali e collettivi. clicca qui per andare al Blog di Sergio Maistrello
“ Penso che quando un giardino, un paesaggio sopravvivono attraverso generazioni che ne capiscono il valore, questa sia la più bella forma d’arte che esista.” Un amico, un giorno, mi ha consigliato di leggere questo libro di cui aveva sentito parlare. Un paesaggista ed una scrittrice che attraverso lo scambio epistolare, raccontano le vicissitudini quotidiane, i progetti intrapresi, le vittorie e le sconfitte, le loro reciproche perplessità. Un racconto nel quale i protagonisti cercano, attraverso le loro esperienze quotidiane, di individuare l’entità giardino a cui affidare il nostro rispetto e la nostra progettualità. In questo libro i reciproci dubbi dei protagonisti, danno vita ad una serie di domande a cui tentano di dare risposta, non tanto una risposta definitiva quanto una che lasci spazio alla grande voglia degli stessi di proseguire lungo una strada, ormai abbandonata da tempo, quella del rispetto per una natura che già preesisteva prima dell’intervento di qualsiasi essere umano, alla ricerca del giardiniere che possa dialogare con essa. Intitolare il libro “contro il giardino” non è quindi una contraddizione, ma un modo per indirizzare la nostra attenzione verso ciò che veramente conta, ovvero, come dice lo stesso sottotitolo “dalla parte delle piante”, rivalutare quelli che devono ritornare ad essere i veri protagonisti del giardino, ovverosia le piante stesse. Niente decantazione quindi verso la bravura degli uomini che forgiano e modificano le stesse in base alle esigenze di committenti, appaltatori o per propria gloria personale, ma riscoprire e assecondare ciò che la natura crea spontaneamente o si riprende con grande forza, dopo gli abbandoni o le erronee decisioni prese dagli uomini. Basta piante ingabbiate in spazi che non sono i loro, o costrette a crescere in luoghi non idonei, basta con le solite essenze, scelte solo in base alla moda del momento. Si invece alle “piantacce”. Sì, avete letto proprio bene, rivalutate nella loro molteplicità di forme e varietà, per scoprire che può essere molto più interessante e complicato per un vero giardiniere, assecondare la natura stessa, cogliere gli spunti che essa generosamente ci regala. Certo, come sostengono gli autori occorrono veri giardinieri per poter cogliere queste possibilità e gli stessi si domandano dove questi siano finiti. Individui contraddistinti dalla semplicità e soprattutto dalla capacità di integrarsi con la natura, dalla consapevolezza della loro responsabilità verso la stessa, sostituiti oggi da giardinieri che rappresentano lo spirito dell’epoca in cui viviamo: “ in cui tutti devono, o possono, sapere tutto di tutti anche se nessuno sa esattamente qualcosa di preciso”. Ed ecco quindi la bella lettera in cui Perazzi racconta dei giardini autogeneratisi, in particolare di quello scoperto a Sesto San Giovanni, nelle dimesse acciaierie Falk, dove le così dette erbacce si erano riappropriate di un’area abbandonata dall’uomo stesso. “ Questo è il genere di giardino che mi incuriosisce di più, quello che ti sorprende e coinvolge nei sensi, come nella mente. Lo spazio dove sono entrato non era un giardino curato, eppure tutto appariva organizzato con naturalezza. Il progetto migliore di fronte a questi spazi è quello di non fare niente, limitandosi a monitorare la natura per comprenderla meglio. Sono convinto che le piante assumono valore e importanza solo nel momento in cui si comprende la loro dinamica e le loro potenzialità.” Ecco il racconto di un progetto affidatogli da un comune per la costruzione di un parco pubblico, dove il rispetto del verde e la creazione della stesso parco non deve essere solo rappresentato da un progetto comune/paesaggista, ma deve bensì coinvolgere tutti i futuri fruitori, in modo che gli stessi possano costruirlo giorno per giorno ed affezionarcisi, così da rispettarlo. Insomma una lunga rivalutazione di tutto ciò che per anni è stato considerato “fuori moda”, inutile, da eliminare o più semplicemente il suggerimento per vedere il nostro verde da una nuova prospettiva a cui nessuno ci ha mai abituato a pensare. Autore: PERA PIA; PERAZZI ANTONIO Titolo: CONTRO IL GIARDINO Editore: PONTE ALLE GRAZIE Prezzo: € 13,50
James Othmer è l’autore de L’uomo che vendeva il futuro e manager di una delle più note ed importanti agenzie di pubblicità nel mondo, la Young & Rubicam. Esperto di comunicazione, di tendenze, di cosiddetti stili di vita emergenti, ha dedicato il suo primo romanzo alla figura quantomeno insolita ma assolutamente reale di un uomo che, di mestiere, annuncia il futuro. Il protagonista Yates vive tra interviste, meeting e congressi, confeziona discorsi, crea slogan, e gira i cinque continenti anticipando cosa il mondo vivrà nel suo futuro: quali mode, quali trend, quali prodotti, quali pensieri. Il suo lavoro è leggere il mondo, catalogarlo, capirlo e annunciarne le novità, possibilmente prima degli altri: vende ottimismo e aforismi a governi, uomini politici, aziende, associazioni, gruppi religiosi, a chiunque, insomma. Yates anticipa e vende. Finché un giorno non ci crede più. Nel pieno di un mega convegno di Futureworld a Johannesburg, di fronte a una platea internazionale di esperti giunti da ogni paese per ascoltare lui e le sue ottimistiche visioni, dichiara la sua ignoranza, la sua completa incapacità di capire il mondo presente, figuriamoci quello futuro. Si scatena il finimondo, ne parlano i telegiornali dell’intero globo, Yates finisce anche pestato e sanguinante. La sua carriera è finita, e Yates spera con questo gesto conclusivo di essersi liberato dalla schiavitù di una missione che ormai gli pesa. Tra l’altro la fidanzata l’ha lasciato (beffa delle beffe) per un professore di storia. Per Yates è tempo di cambiare, fermandosi e riflettendo – stavolta - sul suo presente. Ma il mondo del capitalismo e del pensiero moderno è capace di superare se stesso, e Yate è automaticamente riabilitato. Sul suo esempio nasce addirittura un nuovo trend, (perché ormai qualsiasi cosa si trasforma in moda): il suo outing crea la Coalizione degli Ignari, con tanto di sito, blog, associazione e associati esaltati dalla novità. Chiusa la parentesi “futurista”, Yates viene assunto da oscuri personaggi governativi, e diventa osservatore per l’America: in ogni parte del mondo, dalla Groenlandia all’Italia, dai paradisi del surf agli stati Arabi, il suo nuovo e misterioso lavoro è capire cosa la gente pensa degli americani e della loro cultura, e interpretare quali sono le Minacce e le Opportunità emergenti per l’America. L’uomo che vendeva il futuro è un romanzo sociale, ironico, sarcastico e attualissimo, sulla nullità e sulla presunzione del mondo, e sull’assurdità e inconsistenza di molti aspetti della nostra vita, soggetta ai mass media e schiava della politica – e delle politiche - del business. Lo stile di James Othmer è pungente e immediato, sa colpire a fondo ma col sorriso della provocazione: il suo debutto letterario merita davvero una lettura, e qualche buona riflessione.
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