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Una giornata alla fiera del libro
Di Roberto Seoni (del 12/05/2007 @ 18:37:14, in Eventi e Mostre, linkato 6272 volte)
Da dove partire per raccontare questa ventesima edizione della Fiera del Libro, giunta al termine di un anno in cui Torino, insieme a Roma, è assurta al ruolo di capitale mondiale del libro? Sicuramente dalla varia umanità che ne ha popolato i padiglioni, dai bambini che hanno affollato lo stand del Battello a Vapore, scatenati "fan" del topo investigatore Geronimo Stilton, dagli intellettuali incravattati che, muniti di monocolo, hanno considerato con atteggiamento clinico le edizioni più ambite da generazioni di bibliofili, passando per le migliaia di ragazzi che hanno frequentato lo spazio dedicato al fumetto. Passeggiare per i "viali del libro" significa non tanto confrontarsi con i grandi nomi dell'editoria italiana, quanto imparare a conoscere piccole realtà che, prive di distribuzione davvero capillare, affrontano con coraggio la ribalta nazionale. Le parole di Denis Guedj, autore di Zero o le cinque vite di Aemer, presente in fiera per la presentazione del suo libro, sembrano avere una particolare forza di penetrazione: talvolta "i fallimenti diventano opportunità". Niente di più vero per una realtà italiana che negli anni si è conquistata un posto di rilievo nel panorama internazionale dell'editoria, una manifestazione che ha saputo attirare l'attenzione dei media d'oltreconfine. La vitalità della scena nazionale, al di là dei problemi strutturali dell'industria del libro, può essere ben rappresentata dal successo di un'iniziativa che da vent'anni è un punto di riferimento per appassionati e addetti ai lavori. Il discorso inaugurale di Umberto Eco ha cercato di toccare le corde più sensibili dell'animo dei bibliofili, stimolandone, per così dire, il senso d'appartenenza, una ritualità di gesti e passioni che fanno in fondo il senso di un mondo che in genere poco sa celebrarsi. I tomi polverosi mal s'adattano alla società dello spettacolo, e malgrado gli autori più noti siano ormai trattati alla stregua di Pop Star, il palcosenico del libro sembra ancora più adatto a guitti silenziosi, invisibili operai della parola scritta.