Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il titolo originale de La bambina che salvava i libri è The Book Thief. Perché la protagonista Liesel Meminger di fronte ai libri non può resistere: li deve possedere, e li ruba. E il primo libro rubato, sul quale imparerà a leggere, è un manuale per necrofori, che sottrae durante il funerale di suo fratellino. Siamo nella Germania nazista, e Liesel e suo fratello sono in viaggio verso Molching, presso Monaco, dalla loro nuova famiglia adottiva. Arriverà solo Liesel, una bambina triste, sola, che scopre il potere delle parole attraverso i pochi libri che la fortuna, e una buona dose di coraggio, le consentono di fare suoi. E’ accompagnata nelle sue giornate per le strade di Molching dall’amico del cuore, il bambino dai capelli color limone Rudy, che sogna, nella sua fresca ingenuità, di essere il campione nero Jesse Owen. Liesel conoscerà il fascino della libreria del sindaco, piena di libri e suo rifugio di lettura, le ceneri dei falò propagandistici, da cui salverà un volume bruciacchiato, la magia delle parole che il padre imbianchino le dipinge sui muri della cantina, per aiutarla a conoscere sempre più parole, e con esse, sogni sempre più liberi. Saranno i libri ad accompagnare le notti sue e dei suoi vicini di casa nella paura dei bombardamenti, tutti ammassati negli scantinati più profondi, con la sua voce di bambina spaventata a fare forza. Un giovane ebreo, Max, accolto e nascosto in casa dai genitori di Liesel, le farà il dono più prezioso: un libro speciale, scritto sulle pagine dipinte di bianco di Mein Kampf, il regalo del sogno e della speranza di vita, un racconto di amicizia e poesia. La bambina che salvava i libri è un libro magnifico, che l’australiano Markus Zusak ha scritto ispirandosi in buona parte ai racconti dei genitori, vissuti in Germania in tempo di guerra. E’ un racconto di grande poesia, nel quale la piccola Liesel non è la sola protagonista: i ritratti che il libro ci lascia sono tanti, e per ognuno di essi Zusak ci regala un tratto unico, che rivela grande umanità e ispirazione. Restano nel cuore il giovane Rudy, scalmanato, sempre affamato, disposto a qualsiasi cosa per un bacio, il padre di Liesel, Hans, dagli “occhi di argento”, che le insegna a rollare le sigarette, si stringe a lei nelle lunghe notti piene di incubi e le suona la fisarmonica, Rosa, la mamma, dura, tozza, incapace di cucinare una minestra decente, ma piena di compassione per il ragazzo ebreo Max, che accoglie in casa e cura con attenzione materna. Ma sarà Liesel a vegliare più di tutti sul giovane, quando anche le notti di lui sono segnate dagli incubi. Per lui, malato e febbricitante, Liesel raccoglie ogni tipo di regalo, foglie, bottoni, soldatini, con la purezza dell’infanzia e la poesia del cuore. A Max cerca di donare anche una nuvola in cielo, descrivendola su un foglio di carta: poche parole per regalare tutto il mondo. E infine, la narratrice di questo meraviglioso racconto: la Morte stessa, una voce narrante umana, leale, compassionevole, affannata nel lavoro cui la guerra la costringe, ma sensibile ai racconti di chi resta, sfiorandola, e salvandosi. Sono le parole e i libri a nutrire e salvare Liesel, a guidarla fuori dall’orrore della guerra, dalla vista degli ebrei in marcia verso Dachau, dal massacro delle bombe, verso la speranza di un futuro. Una storia immensa, e un libro originalissimo, davvero da leggere. Libro:
Autore. ZUSAK MARKUS Titolo: LA BAMBINA CHE SALVAVA I LIBRI Editore: FRASSINELLI Prezzo: € 18,00
"Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perchè ridiventasse se stesso in un tempo nuovo."Nel suo nuovo libro, I barbari. Saggio sulla mutazione, pubblicato a puntate sul quotidiano la Repubblica tra maggio e ottobre 2006, Alessandro Baricco riflette su un fenomeno che ha osservato nel mondo intorno a lui, percepito dai più come un'apocalisse imminente e annunciato da una voce che suona come un grido d'allarme: stanno arrivando i barbari. Puntata dopo puntata, Baricco va a visitare i villaggi che già mostrano i segni del saccheggio e li racconta in pagine che hanno sempre la forza viva della narrazione e qualche volta la malinconia della memoria personale (sono le sue fotografie in bianco e nero). Vino, calcio, libri: dai luoghi esplorati emerge che non si tratta di una semplice invasione ma di una vera e propria mutazione e "quelli che chiamiamo barbari sono una specie nuova, che ha le branchie dietro alle orecchie e ha deciso di vivere sottacqua". Un'incursione nel palazzo imperiale di Google rivela un universo con milioni di links le cui traiettorie corrono in superficie e tracciano i sentieri-guida del sapere. Ne segue una nuova idea di esperienza e, con l'esperienza, di senso e percezione. In questo scenario c'è posto per l'anima? Una parentesi su musica classica, Nona di Beethoven e due famosi dipinti di Ingres apre scorci inattesi sul paesaggio dei barbari. Il viaggio si conclude sulla Grande Muraglia cinese: da quelle torri lo sguardo è distaccato ma ancora più netto: "Ogni volta che qualcuno si erge a denunciare la miseria di ogni singola trasformazione, esentandosi dal dovere di comprenderla, la muraglia si alza, e la nostra cecità si moltiplica nell'idolatria di un confine che non esiste, ma che noi ci vantiamo di difendere. Non c'è confine, credetemi, non c'è civiltà da una parte e barbari dall'altra; c'è solo l'orlo della mutazione che avanza e corre dentro di noi. [...] Ognuno di noi sta dove stanno tutti, nell'unico luogo che c'è, dentro la corrente della mutazione, dove ciò che ci è noto lo chiamiamo civiltà, e quel che ancora non ha nome, barbarie. A differenza di altri, penso che sia un luogo magnifico". Ho inziato da pochissimo a leggerlo, come spesso accade Baricco mi incanta e mi fa riflettere. Credo che stasera "costringerò" mio marito a legggere i due capitoli sul calcio! Libro:
Autore: BARICCO ALESSANDRO Titolo: I BARBARI Sottotitolo: Saggio sulla mutazione Editore: FANDANGO Prezzo: € 12,00
"Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell'agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan". Cal/Calliope, voce narrante di Middlesex, è un ermafrodito identificato ed allevato come bambina fino ai quattordici anni. Cal/Calliope viene riconosciuto come maschio dopo un incidente e successiva visita medica che dà un nome preciso ai dubbi che inevitabili iniziavano a sorgere in famiglia su Calliope. Responsabile della sua "eccentricità biologica" è la carenza di un enzima [5-alfa-reduttasi] dovuto a ragioni genetiche che attraversa come una colpa tre generazioni e che ora si manifesta dando inizio all'odissea di Callie. Il libro è un viaggio che ci proietta nei sogni e nei segreti della sagra familiare dei Stephanides, tra furbi imprenditori e ciarlatani, sagge donne di casa e improbabili leader religiosi, in un alternarsi di nascite, matrimoni, scandali e segreti, che dalla Turchia ottomana si trasferisce nell'America del Proibizionismo e della guerra, dei conflitti razziali e della controcultura, del Vietnam e del Watergate. L'ineluttabilità dell'amore percorre il libro e ti accompagna dall'europa all'america moderna per ritornare in europa. Colpisce nel libro l'americanizzazione della famiglia greca a cominciare dai nomi dei personaggi e la contrapposizione dei doppi sia generazionale tra i personaggi, sia storica tra culture diverse che ovviamente "umana" nella doppiezza per definizione di Cal/Calliope. Ricordo con il sorriso sulle labbra il passo del libro in cui si cerca di dare una spiegazione antropologica/sociale alle diversità e alla contrapposizione uomo/donna ... consiglio il brano a tutte quelle donne che come me spesso si chiedono perhè il marito/compagno non è in grado di trovare il cartone di latte nel frigorifero vuoto!! Con Middlesex Jeffrey Eugenides ha vinto il premio pulitzer nel 2003 che non è mai male!Libro
Autore: EUGENIDES J. Titolo: MIDDLESEX Editore: MONDADORI Prezzo: € 8,80
Il protagonista de Il silenzio di Cleaver è il più famoso giornalista televisivo di Inghilterra: ricco, famoso e sicuro di sé, Harold Cleaver ha intervistato il presidente degli Stati Uniti in piena campagna presidenziale. Un’intervista forte, aggressiva e coraggiosa, il capolavoro della sua carriera. Lusingato dai media, premiato dai dati di ascolto del suo talk show, gratificato da una vivace vita sessuale extraconiugale, Cleaver si nutre del suo successo. Sarà la biografia del figlio maggiore, che lo dipinge come un egocentrico avido e manipolatore, a scardinare la sua sicurezza. Furibondo per il ritratto pubblico infamante, costretto ad affrontare il confronto con il suo ingombrante ego, Cleaver lascia Londra e fugge in Italia, in un paesino del Sud Tirolo: lì si accampa in una baita isolata, spegne i cellulari, e cerca la solitudine e il silenzio. Diventare muti dentro la testa, ecco la vera sfida. Una sfida che per Cleaver è persa in partenza: il silenzio della sua nuova vita è assordante, un continuo vociare della mente che lo tortura in una lunga riflessione sulla sua vita. Affiorano le debolezze, gli errori, i disincanti di un uomo che sotto il peso dei suoi chili e del suo orgoglio cerca di capire e capirsi, decodificando le accuse del figlio in un continuo dialogo con se stesso. La morte della figlia tanto amata, il rapporto complesso con la compagna, le scelte di una vita spesa proiettato solo su se stesso e sul potere carismatico delle sue parole: Cleaver ripercorre tutto con rimpianto, con disagio ma anche con tanta rabbia. La ricerca della solidità e concretezza nella vita semplice della montagna sembra impossibile per Cleaver, che riesamina, nel silenzio della sua mente, tutta una vita: nel chiarore della montagna innevata, nelle passeggiate nel bosco, o nelle buie serate solitarie, le parole di Cleaver affollano le pagine rimbombando, in un flusso di coscienza che fa emergere senza pietà le debolezze di un uomo disorientato. Così il silenzio per Cleaver, abile, acuto e sarcastico giornalista, si trasforma nel confronto più difficile e aspro della sua carriera, che lo mette a nudo di fronte alle sue scelte. Il silenzio di Cleaver è un bel romanzo, elegante e acuto nel percorrere gli stadi dell’emozione umana, ma anche nell’analizzare con ironia il feroce e assordante potere pubblico dei media, che invadono di parole, spesso inutili, la nostra vita. Tim Parks, scrittore inglese trapiantato in Italia, e amante del nostro paese, ci regala con questa bella storia anche uno spettacolo prezioso: l’emozione e la solennità dei paesaggi sudtirolesi, e la silenziosa seduzione delle montagne innevate. Libro:
Autore: PARKS TIM Titolo: IL SILENZIO DI CLEAVER Editore: IL SAGGIATORE Pubblicazione: 09-2006 Prezzo: € 16,00
HO VISTO UN RE, di Dario Fo: consigliato dai 6 ai 99 anni, piace anche a mia figlia, che di anni non ne ha ancora compiuti tre, e che ormai sa a memoria la canzone (“cosa hanno rubato al contadino?” “La scatola dei cachi!”). Il libro contiene il cd con la canzone cantata da Enzo Jannacci, e le illustrazioni di Emanuele Luzzati. Niente più di quello. Però è oggettivamente divertente per una bimba, che ascolta la canzoncina, la impara (e magari un giorno capirà l’ironia che sta sotto il “sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re. / Fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam!), si guarda i disegni un po’ strani; è altrettanto divertente e bello per noi adulti vedere le stesse cose, sorridere ascoltando la canzone (mi ricorda la mia infanzia, anche se è del ’68 e io ancora non ero nata…), vedere le bellissime illustrazioni di Luzzati, scomparso da pochi giorni, che hanno sempre e comunque qualcosa di magico. Il libro, pubblicato da Gallucci Editore, fa parte di una collana di albi illustrati, che hanno vinto il premio Andersen 2006 per il progetto editoriale, composti da libro + cd o dvd. Tra questi, da ricordare, e da acquistare, illustrati da Luzzati, ALLA FIERA DELL’EST, L’ARMATA BRANCALEONE, PASQUALINO MARAJÀ. Illustrati da altri, tra cui Altan, e Nicoletta Costa, VIA DEI MATTI, L’ARCA DI NOÈ, I DUE LIOCORNI, IL LEONE SI È ADDORMENTATO… per divertire grandi e bambini con libri e canzoni che son piaciute a noi, che piacciono sempre, non sono le “solite” favole, o i soliti personaggi triti e ritriti. Libro: Autore: FO DARIO Titolo: HO VISTO UN RE Nel cd il brano originale cantato da Enzo Jannacci Editore: GALLUCCI
Domenica 28 gennaio si è chiusa a Mantova la mostra su Mantegna che, insieme a quelle di Padova e di Verona, è andata a costituire un grande evento in onore di questo artista a cinquecento anni dalla sua morte. Per secoli rimasto all’ombra dei grandi nomi di Michelangelo, Leonardo e Raffaello, Mantegna fu comunque uno dei primi a farsi portavoce partecipe di quella cultura antiquaria e intellettuale che fu la culla del Rinascimento italiano. Mantegna arriva a Mantova nel 1460, dopo aver realizzato la Cappella Ovetari, con le Storie di San Cristoforo e San Paolo, nella chiesa degli Eremitani a Padova, e la Pala di San Zeno per la chiesa di San Zeno a Verona; è già affermato e richiesto, a lungo viene corteggiato da Ludovico Gonzaga, che in quegli anni sta cercando di fare di Mantova una ricca corte, caratterizzata dal gusto per il bello e per l’arte. Ora Mantegna deve scegliere, se dedicarsi all’attività di “libero professionista”, girando di corte in corte accontentando le varie richieste, o se diventare un artista di corte, parte integrante di una comune temperie culturale, ma anche sempre e comunque soggetta al volere di un signore. Sceglie la corte e s ‘immerge nell’atmosfera di quella gonzaghesca che lo vede prima alle dipendenze di Ludovico Gonzaga, per il quale realizzerà quella squisita invenzione pittorica che è la Camera degli Sposi in Palazzo Ducale, la rappresentazione di tutta la corte di Ludovico Gonzaga che si affaccia su un idilliaco paesaggio campestre, terminando con la geniale invenzione del famoso oculo in cima al soffitto, che si apre verso il cielo lasciando intravedere, affacciati, puttini giocosi e sorridenti fanciulle. Dopo Ludovico la signoria di Mantova passò nelle mani di Francesco Gonzaga e della sua sposa Isabella d’Este; fu lei uno dei grandi mecenati italiani, al pari degli esponenti del “sesso forte”, sia nella vita culturale che in quella politica. Per lei, sempre in cerca delle soluzioni più innovative e raffinate in campo artistico, e non solo, Mantegna realizzò le due famose opere per lo studiolo, Minerva che caccia i vizi dal giardino delle virtù e Il Parnaso, oggi al Louvre, entrambe cariche di quei rimandi intellettuali dal significato a volte criptico e di quel gusto per l’antico, che solo una ristretta classe di eruditi e intenditori poteva apprezzare a pieno, riconoscendosi in essi. È un peccato che alla mostra mantovana non sia stato possibile ammirare le due opere sorelle insieme, in quanto solo la prima delle due era esposta. Queste opere di Mantegna ci mostrano non solo il suo gusto per un’eroica classicità senza macchie e senza tentativi di introspezione psicologica, ma anche il suo approccio all’antico come ad un repertorio infinito di temi e suggestioni, privo di quella devota ammirazione che caratterizzava gli umanisti, ma più libero, intrecciato ad una fervida fantasia e ad un gusto delicato che si trasforma in invenzioni a volte buffe e grottesche, che ci vengono mostrate in faccine, figurette fantastiche, come i noti putti-farfalle, e simpatiche caricature che fanno capolino in queste come in molte sue opere. L’amore di Mantegna per l’antico si esplica anche nei suoi dipinti monocromi esposti in mostra, dai temi tratti dalle antiche scritture o dalla mitologia, e creati come fossero bassorilievi scultorei. Queste eleganti opere fanno da controcanto alle incisioni di Mantegna, trattandosi in entrambi i casi di creazioni prive del sussidio del colore nella resa del soggetto, che viene interamente affidata alle capacità espressive della linea, una linea netta, pulita, classica. Mantegna fu molto noto e apprezzato per le sue incisioni, se addirittura uno dei più grandi incisori del Rinascimento, Durer, affermò che uno dei grandi rimpianti della sua vita fu di non essere riuscito a conoscere Mantegna, perché giunto poco dopo la sua morte. Le incisioni, come quelle realizzate da Mntegna, erano oggetti molto apprezzati dai collezionisti, oltre ad essere una fonte di modelli e di iconografie sempre nuove che viaggiavano per l’Italia e per l’Europa, ad esempio come doni tra le varie corti. Dalle incisioni di Mantegna furono create anche varie medagliette, oggetti molto apprezzati dalla cultura umanistica per il loro rifarsi alle antiche monete romane, usate anch’esse come doni, per arricchire abiti e berrette, e presenti nelle collezioni di ogni erudito dell’epoca. Particolarmente felice è stata la decisione di esporre in mostra nel palazzo di San Sebastiano queste medagliette, realizzate da noti artisti quali l’Antico, il Moderno, il Caradosso e il maestro I.O.F.F, che danno il segno del seguito che le invenzioni pittoriche del Mantegna ebbero nella cultura artistica dell’epoca; si spera così in un rinnovato interesse verso queste realizzazioni artistiche spesso considerate inferiori. AA.VV. MANTEGNA A MANTOVA 1460-1506 Mantova, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 SKIRA AA.VV. MANTEGNA E PADOVA 1445-1460 Padova, Musei civici, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 SKIRAAA.VV. MANTEGNA E LE ARTI A VERONA 1450-1500 Verona, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 MARSILIOAA.VV. ANDREA MANTEGNA E I GONZAGA Rinascimento nel castello di San Giorgio Mantova, 16 settembre 2006-14 gennaio 2007 ELECTAAA.VV. LA SCULTURA AL TEMPO DEL MANTEGNA Mantova, Castello di S. Giorgio Palazzo di S. Sebastiano, 16 settembre 2006 - 14 gennaio 2007 ELECTA
Ventotto Barbary Lane è il quarto episodio della miniserie Tales of the city, che in America ha ottenuto un grande successo, coronando Armistead Maupin icona della scena letteraria gay. E’ una variopinta commedia, ambientata nei primi anni 80 in una strada di San Francisco. Il numero 28 è abitato da una serie di personaggi eccentrici: Mary Ann, giornalista in carriera, e il marito Brian, insoddisfatto cameriere di ristorante, Michael “Mouse”, l’amico del piano di sotto, distrutto dalla morte del suo compagno, e la padrona di casa, la signora Madrigal, che coltiva marijuana in casa e cucina per tutti. Le storie dei personaggi prendono vita quando in Barbary Lane capita Simon, giovane ufficiale inglese, bello e affascinante, che crea il prevedibile pandemonio nella vita di tutti, anche in virtù di uno scambio di appartamenti con Michael, che andrà a vivere per qualche settimana nella sua scalcinata casa di Londra. Neo inquilino in Barbary Lane, Simon scatenerà con la sua presenza (a San Francisco), e la sua non-presenza (a Londra) una serie di situazioni dettate da equivoci e incomprensioni, seduzioni e infedeltà. Voglia di gravidanza, senso di isolamento, incapacità di intrecciare relazioni, amicizia, amore coniugale, amore fraterno, amore e basta. In Ventotto Barbary Lane le persone si cercano, talvolta con leggerezza e frivolezza, ma sempre con il senso un po’ sgomento e malinconico di chi sta lottando con la propria solitudine, e cercando un suo posto nel mondo. E’ il ritratto di un’America nella quale l’insidia dell’AIDS sta apparendo lentamente, facendo le prime vittime, e togliendo disinvoltura e serenità alla casualità dell’incontro. Ironico, con tratti di stravaganza, e una carrellata di personaggi efficaci e simpatici, Ventotto Barbary Lane alterna registri leggeri e pop ad altri più cupi. Fenomeno di costume in America, e anche in Italia con tanto di forum di appassionati, la saga di San Francisco Tales of the city, di Amistead Maupin, è anche (ovviamente) una fortunatissima serie televisiva con ospitate illustri. Per chi ama il genere. Libro:
Autore: MAUPIN ARMISTEAD Titolo: 28 BARNABY LANE Editore: RIZZOLI Prezzo: € 17,00
Siamo lieti di annunciare, visto il successo ottenuto negli anni scorsi, la terza edizione di POMERIGGI VERDI - Progetti, idee e esperienza sul tema del giardino e del paesaggio, ciclo di pomeriggi organizzati in collaborazione con l' AIAPP [Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio]. Gli incontri si terranno presso la sala conferenza della Libreria Hoepli. martedì 6 marzo ore 18
Antonio Perazzi Botanica Temporanea
martedì 20 marzo ore 18Paolo Alleva I sentieri come beni paessaggistici martedì 3 aprile ore 18Katerina Ziman Scudo Greenway: percorso di conoscenza martedì 17 aprile ore 18Anna Furlani Pedoja fiori, colori, composizioni, stagioni martedì 8 maggio ore 18Emanuela Borio Il giardino di Pisiche e Pomona martedì 22 maggio ore 18Valerio Cozzi Tra terra e acqua: progettare il waterfront Consulta tutti i libri di architettura del paesaggio e giardinaggio presenti sul nostro catalogo.
“Solo lettere, lettere sul soffitto, lettere bianche che strisciano lente su uno sfondo nero. Cominciarono ad apparirmi la notte, dopo uno dei miei soliti attacchi di cuore. Potevo spostarle lungo il soffitto, quelle lettere, allinearle a formare parole e frasi. E al mattino non mi restava altro che annotarle nella memoria del computer.” Rubén Gallego nasce nel 1968, insieme al fratello gemello, in una prestigiosa clinica riservata ai quadri del partito comunista (il nonno è il segretario del Partito Comunista spagnolo in esilio). Il gemello non sopravvive al parto. Rubén sì, ma affetto da paralisi cerebrale, che, pur non toccando minimamente le funzioni del suo cervello, lo rende gravemente handicappato: il suo corpo è, ad eccezione di due dita, completamente inerte. L’ autobiografia di Rubén Gallego narra dell’infanzia e dell’adolescenza tra un orfanotrofio e l’altro, insieme ad altri bambini che, come lui, hanno la colpa di non incarnare il mito dell’”uomo nuovo”: forte e dall’inevitabile futuro radioso e di successo. Rubén, sottratto alla madre (alla quale si dice che anche il secondo gemello sia morto), ci racconta le vicende sue e dei suoi compagni di sventura in questi campi di concentramento mascherati da ospedali, con medici, pedagoghi e inservienti al posto degli aguzzini (“ Alla lezione di storia espongo baldanzoso gli orrori dei campi di concentramento nazisti”). Ma il loro ruolo è lo stesso: per andare in bagno la notte Rubén striscia letteralmente fino ai gabinetti attraversando corridoi gelati; è considerato, in quanto figlio di una spagnola e di un venezuelano, “un figlio di una troia di una negra”, e si sente in colpa perché a undici anni pesa già ben quasi diciassette chili, e le inservienti fanno fatica a sollevarlo… Al compimento del diciottesimo anno di vita, e per i quattro anni successivi, Rubén passa dagli orfanotrofi agli ospizi, dove chi non merita di vivere viene spedito al piano dei moribondi, che stia bene o male non importa, la vita dipende solo ed esclusivamente dal budget a disposizione dell’ospizio. Riesce a fuggire nei primi anni novanta grazie al momento di confusione e spaesamento dovuti alla perestrojka e, dopo un avventuroso viaggio in un furgoncino, ritrova la madre, a Praga. Si sposa due volte, ha due figlie. La notte ricorda la sua passata esistenza da eroe (“Se non hai le braccia o le gambe, o sei un eroe o sei morto. … Io sono un eroe. Non ho altra scelta”) e di giorno la trascrive, con due dita e un portatile. Questo è un libro che tutti dovremmo leggere. È un libro fondamentale: è come SE QUESTO È UN UOMO, come GREAT EXPECTATIONS, come THÉRÈSE RAQUIN, come GUERRA E PACE, e così via. È un colpo duro e necessario: è la scoperta di come tra mille sofferenze i bambini trovino comunque giustificazione verso gli aguzzini e colpa a se stessi, e, nonostante tutto, non perdano un certo fondo di candore e ottimismo. Lo renderei obbligatorio nelle scuole, per tutti i nostri ragazzini coccolati, viziati e vezzeggiati, e nelle case, per tutti noi protetti dalle nostre mura, dai nostri agi e il nostro nascondere alla vista tutto ciò che è spiacevole. Perché la vita, l’infanzia, sono anche quello che ha vissuto Rubén Gallego. E per fortuna c’è chi, come lui, è sopravvissuto a tutto questo. Gallego Rubén BIANCO SU NERO ADELPHI 04-2004
HOEPLI.it è lieta di annunciare che è sponsor del Quiz Sinfonico con la Verdi, Condotto da Aldo, Giovanni e Giacomo. L'evento si terrà mercoledì 7 febbraio 2007 ore 20.00 ed è stato organizzato per il sostegno dell'Orchestra Verdi. La quota di partecipazione è di euro 55.00 a persona. Quello che vi aspetta è una serata particolare, che vedrà protagonista il pubblico della Verdi impegnato a ripondere alle domande del quiz sinfonico: 15 quesiti sulla musica, proposti da 3 presentatori d'eccezione, i comici Aldo, Giovanni e Giacomo che hanno generosamente accettato di partecipare all'iniziativa. Le risate sono quindi garantite, la difficoltà delle domande anche! Partendo dall'ascolto di un brano registrato, o eseguito dal vivo al pianoforte o da una immagine proiettata sullo schermo verrà formulata la domanda ed il pubblico dovrà scegliere tra tre possibili risposte. Raccolte le schede, una commissione apposita procederà alla loro correzione. Il pubblico nell'attesa potrà ascoltare un concerto eseguito da un ensemble della Verdi. Seguirà poi la premiazione con i ricchi premi messi a disposizione dalla Hoepli e dalla Verdi. Biglietteria: Largo Mahler tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 telefono 02.83389.201/02/03 Acquista il bigliettoInformazioni: Relazioni Esterne Sara Tekeste, Francesca Cremonini tel. 02.83389.306/327 rel@orchestrasinfonica.milano.it Il Quiz Sinfonico con Aldo Giovanni e Giacomo si terrà presso l' Auditorium di Milano si trova in Largo Gustav Mahler.
|