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 Isoletta da Sognare in caso di brutto tempo...... di Matteo Ulrico Hoepli
 
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Non ci sono libri morali o immorali. Ci sono libri scritti bene o scritti male.

Oscar Wilde
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 12/01/2007 @ 09:39:39, in Eventi e Mostre, linkato 6110 volte)
Sabato 13 gennaio ore 17,45
LIBRERIA INTERNAZIONALE ULRICO HOEPLI

presentazione del volume di Marta Appiani



“Il tabù linguistico è il fenomeno che riesce a spiegare meglio di ogni altro quanto sia illusoria la considerazione che tutto quanto appartiene alla langue, all’istruzione, ad ogni sistema di rappresentazioni condivise, ad ogni formazione simbolica, abbia la caratteristica della fissità e della neutralità”


Intervengono:
Roberto Giacomelli, Professore ordinario di Linguistica generale, Università degli Studi di Milano
Ugo Fabietti, Professore ordinario di Antropologia Culturale, Università Bicocca di Milano
Marcello Cesa-Bianchi, Fondatore dell’Istituto di Psicologia della facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano

LIBRERIA INTERNAZIONALE ULRICO HOEPLI
Via Hoepli, 5 20121 Milano
Tel.02/864871
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Seguirà cocktail
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Di Nino Romeo (del 15/01/2007 @ 07:50:55, in Eventi e Mostre, linkato 2698 volte)
Giovedi 18 gennaio 2007
ore 17.30
Presso la Sala conferenze
Libreria Internazionale Ulrico Hoepli
incontro con
LARRY FINK

In occasione del suo passaggio in Italia, Larry Fink, fotografo di fama internazionale ed esponente di spicco nella fotografia contemporanea per le sue indagini sociali e nel mondo del Jazz, la Libreria Internazionale Ulrico Hoepli e l’editore Damiani, che ha realizzato il volume Somewhere There’s Music, hanno il piacere di ospitarlo per un incontro pubblico.
Il suo stile secco e teatrale produce una immagine in bianco e nero densa di significato, dei “manufatti”, termine che gli studiosi di estetica contamporanei attribuiscono alla trasformazione delle immagini fissate su pellicola in espressione socialmente ed esteticamente significativa. Il raggiungimento di questo obiettivo affianca il lavoro del fotografo ai nomi più importanti della fotografia quali Paul Strand, Henri Cartier-Bresson, Sebastiao Salgado, Andrè Kertész per citarne solo alcuni.
Interverranno il giornalista Roberto Mutti e il critico musicale Guido Michelone.

Larry Fink, professore di fotografia al Bard College, è stato per due volte titolare di una National Endowment for the Arts Fellowship e di una Guggenheim Fellowship, con mostre personali presso il Museum of Modern Art e il Whitney Museum di New City, il San Francisco Museum of Modern Art, il Musée de l’Elysée in Svizzera, e in altri musei di tutto il mondo. Nel 2002, Larry ha ricevuto una laurea honoris causa di Doctor of Fine Arts dal College for Creative Studies di Detroit, Michigan. I suoi lavori sono apparsi sulle più importanti pubblicazioni, come Vanity Fair, W, The New York Times Magazine e The New Yorker. Tra i precedenti libri di Larry vanno ricordati: Social Graces, pubblicato per la prima volta nel 1984 e quindi riedito nel 2001, Boxing (1997), Fish and Wine (1997), Runway (2000), The Forbidden Pictures (2004), Larry Fink (Phaidon, 2005) e Primal Elegance (2006).
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Di Laura Di Donato (del 16/01/2007 @ 10:00:10, in Libri di narrativa, linkato 12289 volte)
È innegabile che Sandrone Dazieri, oltre ad aver scritto libri in serie (la saga del “Gorilla”, per intenderci), meriti lettori in serie: io sono indiscutibilmente una di questi.
È STATO UN ATTIMO, però, esce (magari temporaneamente) dalla serie, e fa sperare bene, molto bene. E, soprattutto, può essere gustato appieno anche senza aver (ancora) letto gli altri quattro romanzi già pubblicati.
Ho molto apprezzato che ci siano alcuni dei personaggi di contorno dei libri precedenti (l’avvocato Mirko Bastoni, la fidanzata del Gorilla Valentina, l’Elefante…), quasi che il lettore affezionato non se ne abbia a male, e non si senta abbandonato alla solitudine, abituato come è agli strampalati personaggi che di solito gravitano intorno al Gorilla.

La vicenda è costruita ricorrendo a un escamotage letterario caro a Dazieri, e molto ben orchestrato, intorno a una scissione schizoide, non più soltanto tra due personalità, ma tra due archi temporali tenuti separati dall’amnesia del personaggio principale: Santo Denti (“un uomo con un nome da cartellino di reliquia”), e, contemporaneamente, tra due tipologie umane agli antipodi (il pusher di piccolo taglio, Santo “Trafficante”, e il pubblicitario di successo con casa in centro, fidanzata bella e ricca, SUV, beneficenza, e amante nascosta e da tener nascosta, soprattutto).
Il tutto all’interno di una storia che, nell’arco di una sola settimana, deve svelare il mistero legato tanto all’amnesia, quanto all’uccisione del presidente della grande agenzia pubblicitaria, della quale uccisione, ovviamente, Santo è più che sospettato.
E se non fosse sufficiente, la fuga da un misterioso attentatore che vuol fargli saltare la testa…

Da milanese, mi ha sorpreso e divertito assistere allo stupore e all’amarezza del protagonista, che si vede intorno cose nuove, dopo quattordici anni di buco da amnesia, vissuti con uno stile all’opposto rispetto alla sua memoria: i quartieri ghetto di Milano, le eterne impalcature tappezzate di enormi pubblicità, i nuovi nomi di vecchie banche a sostituire negozi storici della città, ma anche il dominio incontrastato di cellulari (“impara: sms”), internet a tappeto (“impara: google”), l’euro, la guerra per la democrazia e la libertà in Iraq, e così via.
Da non perdere.

DAZIERI SANDRONE
E' STATO UN ATTIMO
MONDADORI
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Di Francesca Cingoli (del 18/01/2007 @ 08:01:47, in Libri di narrativa, linkato 6224 volte)
Che Michel Faber fosse un tipo eccentrico lo si era capito da tempo. La sua è una vita fuori dagli schemi, lassù nel nord della Scozia, dove vive e scrive in una stazione ferroviaria, lontano da tutto.
E fuori dagli schemi è la sua produzione, originale e imprevedibile: Michel Faber non si ripete mai, e ogni sua uscita è una provocazione creativa.
Dalla Londra di fine Ottocento de Il petalo cremisi e il bianco, alla storia di fantascienza dai tratti ripugnanti di Sotto la pelle, che toglie il respiro e inchioda alle pagine, al castello di A voce nuda, dove un gruppo di coristi affronta gli incubi e i fantasmi della propria vita: progetti sempre diversi, per uno scrittore che ha il dono di sorprendere con il suo estro folle, moderno e pungente.

La nuova sfida è I gemelli Fahrenheit, una raccolta di 17 racconti: si tratta di storie brevi, capaci di raccontare l’emozione umana con ferocia e con ironia, sempre al di fuori della normalità. Molti di questi sono incubi visionari, di chi vive ai margini della quotidianità sociale e familiare, in una solitudine intrisa di delirio e di disagio.

Una giovane ex tossicodipendente si riavvicina al figlio, cercando un rapporto mai esistito, ma cresciuto nel profondo del cuore e delle viscere: è la storia di Nuotatori veri.
La vita nei sobborghi, violenti e pericolosi, viene resa accettabile con finte finestre che proiettano vita campestre e idilliaca all’interno di una anonima casa di periferia, in un sogno post – moderno di feroce squallore in Gli occhi dell’anima.
In Un gesto di poco conto, una madre, nel totale disagio del suo nuovo ruolo, nel quale si sente sprofondare e annullare, uccide il suo neonato, per tentare di recuperare i pezzi e i silenzi della sua fragilità, in una tragica e disperata illusione di normalità.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta si distingue dalle atmosfere forti delle altre storie per immergere il lettore in una dimensione onirica e silenziosa: un’avventura tra i ghiacci, ai confini delle terre conosciute. I gemelli Fahrenheit vivono qui la loro infanzia, impellicciati e infagottati in un paesaggio di ghiacci, su slitte trainate da cani, che guidano attraverso il biancore ma anche attraverso l’esperienza adulta della morte.

Il nuovo libro di Michel Faber è un’opera degna di lui, provocatoria, eccentrica e complessa, non sempre di facile lettura e interpretazione, che lascia sgomenti per la sua pungente e commovente capacità di dar forma alla fragilità umana.
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Di Valeria Surico (del 19/01/2007 @ 08:41:34, in Saggistica, linkato 43352 volte)
Tutto inizia molti mesi fa, una sera a cena con amici stavamo discutendo di un brutto caso di cronaca nera che coinvolgeva una madre e il suo bambino. Qualche giorno dopo trovo sull'inserto femminile di Repubblica un articolo dell'ottima Concita De Gregorio che parla di madri lo leggo, rifletto, lo ritaglio e lo appendo al frigorifero dove è ancora oggi.
Credo l'idea del libro di Concita De gregorio, Una madre lo sa, nasca proprio da quell'articolo del 2005.

"Se la maternità non ti invade naturalmente e spontaneamente come un raggio di luce, rendendoti nutrice solare dedita e paziente, allora non hai l’istinto giusto, sei contro natura. Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi. Se non ci sei mai cosa ne sarà di tuo figlio. Se gli stai addosso come potrà mai rendersi autonomo. Cosa sia una buona madre, lo decidono gli altri.".
Concita De Gregorio ha compiuto un viaggio, madre tra madri, per dare voce a una realtà silenziosa e circondata di luoghi comuni: la fatica di essere madri in un mondo in cui per le madri non c’è posto. Una madre lo sa raccoglie venti storie di maternità, che raccontano quanti (tanti) siano i modi di essere mamma: da Brooke Shields alle madri di Plaza de Mayo, da Valentina "cobra" Vezzali a Mercè Anglada, ostetrica per 44 anni, che per aver dedicato l'intera vita a far nascere i figli degli altri non si è mai sposata e non ne ha mai avuti di propri.
Storie di madri e di maternità, storie di amore infinito e di paura, storie di gioia e di terribili depressioni.

DE GREGORIO CONCITA
UNA MADRE LO SA
Tutte le ombre dell'amore perfetto
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Di Nino Romeo (del 22/01/2007 @ 10:12:23, in Libri di fotografia, linkato 9210 volte)
Ecco una testimonianza fotografica della presenza di Larry Fink alla Libreria HOEPLI.























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Di Matteo Ulrico Hoepli (del 23/01/2007 @ 09:39:59, in Eventi e Mostre, linkato 22340 volte)


E' iniziata la mitica e sempre affascinante Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri (UEM).
Sono oramai più di vent'anni che la scuola si tiene a Venezia sulla bellissima isola di San Giorgio.
Per una Settimana si parla di libri, dove nascono, dove vanno, cosa si fara' nel futuro della carta stampata. Tutti, dagli autori agli editori e soprattutto i librai, diranno la loro sui libri, impareranno ed insegneranno.

Riportiamo una delle introduzioni piu' belle fatte Domenica, giorno di apertura della Scuola UEM a venezia:

"Buongiorno e Benvenuti !
ogni volta che vedo dei librai mi emoziono, d'altronde io la mia famiglia viviamo di libri da 135 anni e quindi siamo librai e trattiamo con librai. Mio figlio fece questa stessa scuola UEM oramai 10 anni fa e mi dice sempre che e' come un master per librai,utilissima e ti da una marcia in più.
Certo ci saranno momenti difficili, quando si vende poco e vi dicono che il libro e' morto e si vende solo elettronica ed e-book.Ma che io sappia negli utlimi anni si sono venduti molto ma molti piu' libri.
Certo anche in edicola , online o nei supermercati. Ma questo vuol dire solo che il libro piace, è un prodotto utile e ricco. E poi che le persone quando vedono un libro che piace lo comprano e diventano lettori, ovvero vostri clienti.
Hanno quindi bisogno di voi, dei vostri consigli e dei vostri bellissimi libri di carta. Siete quindi utili e molto fortunati a fare i librai.
Buon lavoro ed in bocca al lupo "
Ulrico Hoepli
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Di Francesca Cingoli (del 24/01/2007 @ 07:37:04, in Libri di narrativa, linkato 4871 volte)
Trent’anni di vita a Brooklyn. Nei primi anni 70 in Dean Street si fa vita di strada e di ghetto, in una comunità di afroamericani e portoricani.
Dylan Ebdus è l’unico bambino bianco, figlio di genitori hippy e un po’ visionari, che hanno scelto il trasferimento nel quartiere nero come un manifesto della propria cultura evoluta.
Per Dylan l’infanzia tra i ragazzi di Dean Street è difficile: le tensioni razziali e gli scontri in strada, con i “cappi” e i furti da parte dei coetanei neri, sono parte della sua quotidianità, insieme alla paura e all’isolamento di chi è diverso, provocato, minacciato dal gruppo.
L’incontro con il ragazzino nero Mingus Rude segna l’inizio di un’amicizia, forte e salda, che nasce sulle solitudini e sui sogni di due bambini così diversi ma con storie familiari simili.
Dylan e Mingus vivono insieme gli anni della scuola e delle prime esperienze: i giochi sul marciapiede e i primi segnali di delinquenza, la scoperta del sesso, la vita alle superiori, con la sua cultura di violenza, estorsioni e droga, che si diffonde contagiando tutto e tutti.
Attraverso l’amicizia di Dylan e Mingus, La fortezza della solitudine traccia il percorso di una generazione che non conosce solo contrasti sociali e isolamenti umani, ma anche segnali di grande creatività, come affermazione di identità e di espressione: i graffiti, i “tag” con i quali i ragazzi lasciano il loro marchio sul territorio; la black music, che racconta la loro vita in un’ideale colonna sonora, e che è la grande protagonista del romanzo; i fumetti Marvel, e il mito dei supereroi, il desiderio di potenza ma anche di redenzione, che diventa ossessione di superpoteri, e sogno di uno “spazio intermedio”, un “cono di bianco” cui appartenere (il titolo si riferisce infatti al rifugio segreto di Superman) .
A partire dai due protagonisti, sono tanti i personaggi che affollano Dean Street ne La fortezza della solitudine: per alcuni ci sarà il college, e la prospettiva di un futuro, per altri il carcere, approdo di una vita di contrapposizioni dal destino già segnato.
Un romanzo metropolitano intenso e complesso, e un grande affresco umano, che ci racconta con forza e crudeltà le contraddizioni e i conflitti sociali di trent’anni di storia americana.
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Di Nino Romeo (del 24/01/2007 @ 15:14:56, in News, linkato 5506 volte)
"Scrivevo... anche per alcune ragioni etiche: intanto perchè i poveri di solito sono silenziosi.... La povertà soffre in silenzio. La povertà non si ribella. Avrete situazioni di rivolta solo quando la gente povera nutre qualche speranza di migliorare qualcosa...[ ma ] nelle situazioni di perenne povertà la caratteristtica principale è la mancanza di speranza. Questa gente non si ribellerà mai. Così ha bisogno di qualcuno che parli per lei"
brano tratto da Il cinico non è adatto a questo mestiere, e/o, 2000

Se ne è andato un altro grandissimo, uno degli ultimi, ammirato da e ammiratore di Tiziano Terzani, non a caso.
E' un grande lutto per la cultura mondiale.
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Di Roberto Seoni (del 25/01/2007 @ 16:38:33, in Saggistica, linkato 6489 volte)
Ricorre quest'anno il ventennale del 1977, il sulfureo anno della contestazione radicale, della violenza, degli scontri di piazza, ma anche dell'anelito giovanile verso una società meno rigida, non più divisa nei compartimenti stagni della classi, ma finalmente aperta al nuovo che avanza: P38 o idealismo, HAZETH 36 o creatività? Si moltiplicano gli incontri, gli eventi culturali e artistici dedicati a questi 365 giorni ormai entrati nella storia del nostro paese: naturalmente anche l'industria libraria si mobilita per ricordare e rappresentare le passioni, gli amori e gli odi che hanno segnato questo '68 disilluso, violento e nichilista nell'anima, tenero nella sua vocazione al martirio. Qualche mese fa è stato Massimo Grispigni, archivista, storico e studioso dei movimenti sociali, a tentare una ricostruzione del 1977 in un libro pubblicato da Manifestolibri. Si tratta di una ricostruzione puntuale e non priva di spunti critici degli avvenimenti che hanno segnato il 1977, dalle occupazioni universitarie alla cacciata di Lama dall'università di Roma, passando per i violenti scontri di piazza, le manifestazioni, le strade di Bologna occupate dai blindati. Manca forse un po' di anima a questa cronistoria che a tratti appare fredda e priva di mordente; utile soprattutto per chi volesse avvicinarsi allo studio del movimento settantasettino e intendesse imparare a conoscerne i tratti salienti. Maggiore pathos ha certamente il racconto di Lucia Annunziata, nota giornalista e attualmente editorialista della "Stampa": il suo 1977 ha il merito certamente di avvicinarsi alla tematica con un piglio da cronista, avvicinandoci agli eventi da un'ottica, per così dire, interna. Non mancano certamente le cadute di tono e le digressioni documentaristiche, ma ci colpiscono i passaggi in cui sembra di udire il tonfo secco dei cannoni spara lacrimogeni della polizia, di vedere la fuga disordinata dei manifestanti e di sentire l'odore acre che lentamente avvolge la città.
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