Che
Michel Faber fosse un tipo eccentrico lo si era capito da tempo. La sua è una vita fuori dagli schemi, lassù nel nord della Scozia, dove vive e scrive in una stazione ferroviaria, lontano da tutto.
E fuori dagli schemi è la sua produzione, originale e imprevedibile:
Michel Faber non si ripete mai, e ogni sua uscita è una provocazione creativa.
Dalla Londra di fine Ottocento de
Il petalo cremisi e il bianco, alla storia di fantascienza dai tratti ripugnanti di
Sotto la pelle, che toglie il respiro e inchioda alle pagine, al castello di
A voce nuda, dove un gruppo di coristi affronta gli incubi e i fantasmi della propria vita: progetti sempre diversi, per uno scrittore che ha il dono di sorprendere con il suo estro folle, moderno e pungente.
La nuova sfida è
I gemelli Fahrenheit, una raccolta di 17 racconti: si tratta di storie brevi, capaci di raccontare l’emozione umana con ferocia e con ironia, sempre al di fuori della normalità. Molti di questi sono incubi visionari, di chi vive ai margini della quotidianità sociale e familiare, in una solitudine intrisa di delirio e di disagio.
Una giovane ex tossicodipendente si riavvicina al figlio, cercando un rapporto mai esistito, ma cresciuto nel profondo del cuore e delle viscere: è la storia di
Nuotatori veri.
La vita nei sobborghi, violenti e pericolosi, viene resa accettabile con finte finestre che proiettano vita campestre e idilliaca all’interno di una anonima casa di periferia, in un sogno post – moderno di feroce squallore in
Gli occhi dell’anima.
In
Un gesto di poco conto, una madre, nel totale disagio del suo nuovo ruolo, nel quale si sente sprofondare e annullare, uccide il suo neonato, per tentare di recuperare i pezzi e i silenzi della sua fragilità, in una tragica e disperata illusione di normalità.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta si distingue dalle atmosfere forti delle altre storie per immergere il lettore in una dimensione onirica e silenziosa: un’avventura tra i ghiacci, ai confini delle terre conosciute.
I gemelli Fahrenheit vivono qui la loro infanzia, impellicciati e infagottati in un paesaggio di ghiacci, su slitte trainate da cani, che guidano attraverso il biancore ma anche attraverso l’esperienza adulta della morte.
I
l nuovo libro di Michel Faber è un’opera degna di lui, provocatoria, eccentrica e complessa, non sempre di facile lettura e interpretazione, che lascia sgomenti per la sua pungente e commovente capacità di dar forma alla fragilità umana.
I commenti sono disabilitati.