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 Bernina... di Admin
 
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Esistono due motivi per leggere un libro: uno, perché vi piace, e l'altro, che potrete vantarvi di averlo letto

Bertrand Russell
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Roberto Seoni (del 21/11/2006 @ 11:29:40, in Libri di narrativa, linkato 3363 volte)
Da Wu Ming 5, membro attivo del collettivo di origine bolognese Wu Ming (autore, tra l'altro, di romanzi culto dell'underground narrativo, quali Q, sotto l'altro pseudonimo Luther Blisset, e 54), firma con Free Karma Food un nuovo romanzo dalle tonalità espressionistiche, recente pietra miliare nel cammino letterario di una delle più interessanti realtà del panorama underground nazionale. In un futuro che rivela l'anima cyber-punk del suo creatore, trova la sua dimensione una nuova epopea Pop in cui "le culture si ibridano e si sovrappongono", ma solo per svelare "una mostruosità" persino superiore alla nostra epoca. L'anno è il 2025: trascorsa l'apocalissi passata agli annali come Morìa, il nuovo cibo per ricchi è la carne umana: procacciarla non è però semplice, e solo i migliori, come John Smith Jones, maschio alfa di Central New York City, riescono ad avere una carriera abbastanza lunga da goderne i frutti. Ma è proprio un errore di JSJ a scatenare una spettacolare caccia all'uomo, condotta con particolare vigore dagli ex-amici del procaccia-carne. Su tutti l'ombra dell'Ultima speranza dell'Umanità, Ananda Marvin, contrastato dalla nemesi silenziosa di Wang, eroe cinese dei tempi della Morìa, e dalla follìa assassina di Harry The Mod, il killer Vintage di New Hindi Town. Un finale lisergico, per un racconto strappato, rinvigorito qua e là da qualche trovata interessante.
Nel complesso non certo l'opera più riuscita per i cinque di Wu Ming: qualche forzatura e qualche volo pindarico non aiutano la lettura, anche se non mancano gli spunti originali e i personaggi godibili. La parte finale appare comunque più riuscita, con una sequenza di avvenimenti che non mancherà di sorprendere il lettore.

Wu Ming 5 dice di sè stesso: "Scrivo nello stesso modo in cui si piantano pali coi teschi fuori del villaggio".
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Di Valeria Surico (del 22/11/2006 @ 15:07:56, in Eventi e Mostre, linkato 5578 volte)
Il 20 novembre abbiamo inaugurato presso lo spazio espositivo secondopiano della Libreria Hoepli la mostra fotografica "Reportage della gioia". La mostra espone le fotografie e il diario di viaggio di Giuseppe Avino volontario di "aiutare i bambini".
All'inaugurazione ha partecipato l'attore Piero Balbi che ha interpretato brani del diario di viaggio.
La mostra è allestita fino al 3 dicembre le donazioni alla fondazione invece si possono fare sempre!







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Di Valeria Surico (del 24/11/2006 @ 11:33:08, in Guide turistiche e viaggi, linkato 12832 volte)
Le WALLPAPER* CITY GUIDE inizialmente hanno attirato la mia attenzione perchè sono belle, hanno una copertina molto semplice ed elegante.
Con un formato che ricorda le Moleskine, sono piccole guide turistiche, in lingua inglese, dedicate ad importanti città del mondo [ecco alcuni esempi: Tokyo, Singapore, Parigi, Londra, Roma, Milano, Madrid, Barcellona]. Hanno un taglio particolare, segnalano architetture contemporanee e moderne, luoghi e oggetti di design, spazi espositivi dedicati all'arte contemporanea e moderna.
Ve le segnalo se dovete visitare una di queste città e impazzite per l'architettura, il design e l'arte, io ho regalato quella di Barcellona alla mia amica Barbara in partenza per la Spagna tra poco... lei era entusiasta! : - )

Clicca qui per vedere tutte le WALLPAPER* CITY GUIDE disponibili

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Di Valeria Surico (del 27/11/2006 @ 12:59:52, in Libri di narrativa, linkato 14079 volte)
Come dio Comanda di Niccolo' Ammaniti è un libro in puro stile Ammaniti.
Devo dire che quando ho saputo che il libro era in uscita ero contenta, avevo voglia di leggere di nuovo qualcosa di suo.
Il libro ha sicuramente un inizio un pò lento, seguito da un paio di capitoli decisamente coinvolgenti ed è concluso con un finale un pò frettoloso e repentino.
E' un libro dalle tinte forti, ricco di scene violente, che racconta la pazzia quotidiana di un gruppo persone che cresce pagina per pagina fino a sfociare nella tragedia.
I personaggi come sempre con l'autore sono da pugno nello stomaco, e anche se sono molto lontani dai tuoi valori e dal tuo stile di vita non puoi fare a meno di immedesimarti e di sentirli vicini.
Il libro nel suo complesso mi è piaciuto, anche se non è ai livelli di Ti prendo e ti porto via.


AMMANITI NICCOLO'
COME DIO COMANDA
Editore: MONDADORI


AMMANITI NICCOLO'
IO NON HO PAURA
Editore: EINAUDI


AMMANITI NICCOLO'
TI PRENDO E TI PORTO VIA
Editore: MONDADORI

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Di Valeria Surico (del 28/11/2006 @ 09:52:13, in Manuali HOEPLI, linkato 12259 volte)


Ieri presso la libreria Hoepli di Milano è stato presentato EMMEACCA, catalogo storico ragionato dei Manuali Hoepli dall'inizio della loro pubblicazione nel 1875 fino al 1945.
Un'opera nata dalla passione di tre collezionisti bibliofili, completata in anni di intensa ricerca e sostenuta dal fascino che ancora oggi suscita questo straordinario fenomeno dell'editoria europea.
La presentazione è stata molto interessante, piena di appassionati e curiosi. E' stato portato in visione il rarissimo Manuale del Tintore, Roberto Lepetit 1875, di cui vi metto la fotografia (foto di Nino Romeo).
Gli organizzatori hanno preparato per il rinfresco delle favolose polpette fatte secondo la ricetta del ricettario Hoepli del '36.

DI MASI CLAUDIO, MORONI GIAN CARLO, AJELLO ALFONSO
EMMEACCA
Catalogo dei manuali Hoepli dal 1875 al 1945



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Di Roberto Seoni (del 29/11/2006 @ 20:44:17, in Guide turistiche e viaggi, linkato 25631 volte)
L'insolente incipit di questa guida, ne testimonia il carattere "altro" rispetto alla stragrande maggioranza dei comuni libelli turistici: "gli stati di Praga sono tre: solido, gassoso e liquido. Il primo è una fila di figure gotiche, barocche, liberty. Il secondo sono sciami di esistenze che, bisbigliando del passato, cianciano anche di futuro. Lo stato liquido è il più insolente: volgarmente è chiamato birra". E' forse l'anima di questa città ad ispirare l'autore Alessandro Ruggera, italiano per lungo tempo residente nella capitale ceca, nello scegliere per il suo racconto di Praga l'esoterica, un registro linguistico quasi aulico, certo molto distante e insolito per un pamphlet che dovrebbe adattarsi alle esigenze del turismo di massa. Incuriositi ci addentriamo nella lettura, mentre percorriamo i vicoli di Stare Mesto (la magnifica città vecchia), e scopriamo in un angolo di Staromestke Namestì l'effigie di Franz Kafka, sorretti da una descrizione surreale, straordinariamente intonata all'atmosfera della città. Leggiamo di alchimisti e della sfarzosa corte di Rodolfo d'Asburgo, mentre commossi attraversiamo il Ponte Carlo fino a giungere a Mala Strana, il quartiere piccolo amato dagli artisti, adagiato languidamente sulla Moldava e guatato dall'alto dall'onnipresente Castello. Emozionati scorgiamo l'isola di Kampa, con il muro di Lennon affrescato da legioni di giovani in cerca di libertà o trasgressione, all'epoca del governo comunista; e ci fermiamo a discorrere di politica davanti a una buona pivo (birra) praghese, ai tavolini in legno di una Pivovar, mentre attorno si scatena la malinconica allegria di una città troppe volte martire, troppe volte risorta. Qual'è il segreto di questo oscillante zigzare per le strade in ciottolato, mentre il nostro anfitrione letterario ci guida fino alla ripida salita della Vlasska, sù fino alla verdeggiante collina di Petrin? Forse potremmo scoprirlo discendendo da Hradcany, il quartiere del Castello, fino al simbolo di Praga, l'onnipresente e minaccioso Hrad cui i secoli non hanno rubato la magnificenza: la reverenza da cui è colto il viandante, è forse la stessa che nel seicento soffrivano le schiere di aspiranti cortigiani, nel presentarsi al cospetto del grande Rodolfo e della sua maestosa residenza? La nostra guida non dà soluzioni, non indica locali alla moda e non ci informa sugli orari di visita dei monumenti: al contrario semina dubbi e sembra inseguirci in questo curioso bighellonare, quasi fosse un'appendice della città misterica per eccellenza, cuore nei secoli della magia bianca e di quella nera, l'eterna Praga, l'esoterica.
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Di Valentina Muzzi (del 30/11/2006 @ 14:45:44, in Biografie, linkato 33309 volte)
L’uscita dell’ultimo film di Sofia Coppola, Marie Antoinette, ispirato alla biografia, scritta nel 2003 da Antonia Fraser, Maria Antonietta. La solitudine di una regina, ha portato alla ribalta il personaggio dell’ultima grande regina di Francia, caduta sotto il colpo della ghigliottina nel 1793.
Rispetto all’immagine, tramandataci da storici e biografi, di una Maria Antonietta sciocca, frivola, occupata solo in divertimenti la biografia della Fraser, e il film della Coppola, ci restituiscono il ritratto di una sposa bambina, che viene catapultata in un mondo tanto lontano dal suo che quasi la stordisce.
Maria Antonietta era figlia dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa, donna dotata di straordinarie capacità politiche e di una rigida morale, che aveva improntato tutta la sua corte ad uno stile di vita morigerato e austero. Da questo nido materno la giovane arciduchessa venne mandata in Francia, appena quindicenne, come futura sposa di Luigi Augusto, ovvero come strumento politico per suggellare l’alleanza raggiunta tra l’impero asburgico e quello francese.
In Francia Maria Antonietta si ritrovò a vivere in una corte, quella di Versailles, che il re Luigi XV aveva strutturato in maniera tale che ogni singolo momento della vita quotidiana dei nobili ruotasse intorno alla sua persona, come i pianeti intorno al sole, il tutto controllato da una rigida etichetta dovette essere recepita dalla giovane Maria Antonietta come un carosello vorticoso e inebriante, come possiamo capire da una semplice frase riportata dalla giovane delfina a proposito della sua routine quotidiana: “Mi metto il belletto e mi lavo le mani alla presenza di tutti”. Questa vita piena di frivolezze e lussi doveva presto mostrare le sue spine. Maria Antonietta, non veniva solo rifiutata fisicamente da Luigi Augusto, ma doveva subire anche i continui rimproveri della madre, sempre pronta a ricordarle come la sua presenza in Francia avesse solo un fine diplomatico, che doveva essere suggellato dalla nascita di un erede, imputando a lei la colpa delle mancate prodezze del delfino.
La sua legittimazione alla corte francese avvenne solo nel 1774, quando salì al trono al fianco di Luigi XVI e, successivamente, quando diede finalmente un erede alla Francia. Maria Antonietta non era però dotata del piglio politico della madre, e non ebbe mai influenza sulle decisioni del marito. Nella pellicola della Coppola la figura della regina viene isolata nella sua quotidianità, piena di distrazioni e di agiatezze, fatta di pizzi e confetti, di balli e di pranzi, pregna dell’odore del talco delle parrucche e del profumo dei fiori, ma anche colma di mancanze, come quella dell’amore. La vita della regina si consuma come una delle tante feste a cui partecipava, isolata nella reggia, senza la reale consapevolezza delle nubi che si addensano all’orizzonte, precipitando in un orrore che non seppe prevedere, e che la colpì violentemente. Sofia Coppola non prosegue la sua narrazione oltre la fine di quel sogno, il terrore che seguì a quegli anni spensierati viene solo fatto intuire allo spettatore, che ne è già consapevole.
La forza di questa donna sempre pronta ad ubbidire, come le era stato insegnato dalla madre si manifesta però nella grande dignità con cui Maria Antonietta seppe affrontare la tragedia, chinando la testa con tanta nobiltà davanti al corso della storia.
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Di Silvia Venuti (del 30/11/2006 @ 17:51:51, in Poesia, linkato 9459 volte)


Il giorno 28 novembre 2006, la Fondazione D’Ars-Oscar Signorini onlus ha organizzato, con il Patrocinio del Comune di Milano e in collaborazione con la Libreria Internazionale Hoepli, l’incontro con il poeta Silvio Ramat che ha presentato: Tutte le poesie ( 1958- 2005 ), l’antologia che raccoglie tutta la sua opera poetica, recentemente edita da Interlinea. L’introduzione è stata svolta dal critico e poeta Giancarlo Pontiggia, curatore con Enzo Di Mauro dell’antologia poetica La parola innamorata (Feltrinelli 1978), redattore delle riviste «Poesia» e «Smerilliana» e critico letterario dell’«Avvenire».

Giovanni Raboni parlava per Ramat di poesia continua e del suo bisogno fisico di riversare via via in immagini e figure il tumultuoso, multiforme susseguirsi delle occasioni esistenziali. “In questa prospettiva”, sottolinea Giuseppe Langella, autore dell’approfondito ed esaustivo saggio di presentazione, “ il mondo non ha altro scopo se non quello di offrire materia di canto al poeta, che del canto appunto vive, nel canto adempie il suo destino.” La sfida che si pone Ramat è, dunque, sono parole sue, l’ora zero da riafferrare. Il principio del canto, quel punto più accosto alle sorgenti, dove la poesia acquista una voce diversa, mentre tutto il resto è letteratura.

L’intenso e significativo incontro con Silvio Ramat, ha fatto emergere con forte rilevanza la sua statura poetica.Il complesso della sua opera è stato paragonato ad una “enciclopedia” per la quantità delle voci trattate, più di ottocento, e per la vastità dei contenuti che sono stati sviluppati nell’arco dei decenni. Dalla vivace e partecipata presentazione di Giancarlo Pontiggia, è emerso il valore etico della poesia di Ramat che affronta la dimensione quotidiana del vivere trasformandola in consapevole riflessione sui principi fondamentali dell’esistenza. L’attenzione alla condizione umana e il suo continuo confrontarsi con la libertà e il limite, con la tenerezza e l’indifferenza, tra il dicibile e l’indicibile, lo pongono in stretto rapporto con la realtà contemporanea. Moltissime sono le poesie che ripropongono meditazioni sul linguaggio e sulla sua funzione. Sul foglio di sala era riportata la poesia E se i libri da lontano

Sarete stanco, signor passeggero.
La notte è andata, e voi qui sul mio carro
tutta una tirata sotto le stelle.
Fa freddo? Queste che il rosa addolcisce
sono le mura di Recanati.
E queste le chiavi della città.
Entrate da solo, sarà affar vostro
orientarvi – il dedalo non è
nelle vie dove non si sente un grido
ma semmai nel cuore di chi sapete.
Il poco sole forse gioverà.
Penso che un paio d'ore basteranno
a farvi capire se questo viaggio
era opportuno o inutile. Se i libri
da lontano dicevano già tutto.
Io intanto lego il carro a questi lecci
su cui insiste la luna (o cara luna…).
Siate calmo. Io v'aspetto. Mi direte.

1998 (da Silvio Ramat PER MORE, Crocetti, 2000)

Da questa poesia si evincono i capisaldi della poesia di Ramat: il viaggio, il desiderio, il sogno, la passione letteraria, il tempo, la natura, la storia, la solitudine del poeta, il labirinto della conoscenza, l’interiorizzazione, l’interrogazione, la trasmissione attraverso la parola, l’emozione del vivere. Nelle profondità culturali e spirituali, la sua poesia si apre ad incredibili scoperte, trasalimenti e riconoscimenti. Il pubblico composto da noti intellettuali, protagonisti della vita culturale milanese, ha partecipato con viva commozione all’incontro.

Silvia Venuti, 30 Novembre 2006
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Di Valeria Surico (del 02/12/2006 @ 14:03:54, in Libri di narrativa, linkato 2408 volte)

In questi giorni ho letto "Quattro gocce di acqua piovana" di Colaprico e Valpreda. Era da tanto tempo che il mio amico Mino mi diceva devi leggere Colaprico, aveva ragione. E' un giallo ambientato nei gioni di Sant'Ambrogio nella Milano degli anni '80. Il protagonista è "il Binda" un maresciallo dei carabinieri molto particolare, una brava persona che non dimentica gli aspetti umani di sospettati, vittime o semplicemente delle persone che incontra. Parallelamente allo svolgersi della storia "il Binda" racconta della sua famiglia, della dolce moglie Rachele e del figlio con i capeli fatti a dred che frenquenta il Leoncavallo. La storia è ben scritta e i personaggi ben rappresentati, ma sicuramente quello che più mi ha colpito è il racconto della città, le vie, i locali, la malavita di pianura, gli odori e i sapori di cui è intrisa; gli anni ottanta mi sono tornati alla memoria, le prime inchieste di mani pulite e alcuni fatti di cui nel libro si accenna solamente. E' un po' un tuffo in un passato non molto lontano nel tempo che però avevo un po' dimenticato.

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Di Valeria Surico (del 04/12/2006 @ 11:12:23, in Solidarietà, linkato 17404 volte)
Magica Cleme - Terapia della felicità, è un libro da comprare per tanti, tanti motivi. E' stato realizzato per dare supporto alla Fondazione Magica Cleme che si occupa di far divertire i bambini malati.
Io l'ho sfogliato, letto, annusato e da madre mi sono commossa guardando le tante fotografie che ritraggono bambini malati che giocano, si divertono e riescono a trovare serenità ed felicità "essendo bambimi" che fanno cose da bambini.
Comprare e regalare questo libro è un "momento educativo" per noi "genitori di bambini sani" che troppo spesso ci lamentiamo per sciocchezze ed è un atto di civiltà che dobbiamo ai nostri figli.

Per sapere tutto sulla Fondazione Magica Cleme: www.magicacleme.org
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