Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Vi segnalo il libro Gucci by Gucci, si tratta di una bellissma pubblicazione di Electa, il formato è grandissimo e le fotografia molto belle. Nel libro trovate per la prima volta tutta la storia della fortunata maison Gucci: dal 1920, anno in cui Guccio Gucci fonda la prima bottega a Firenze, all'arrivo di Tom Ford nel 1990, che dona nuova linfa all'identità della Casa, alle più recenti collezioni di Frida Giannini. Il volume si sofferma sull'iconografia dello stile Gucci - il bambù, la doppia G, il morso del cavallo, la fascia verde e rossa - autentico "dizionario" di un linguaggio creativo inconfondibile. Per ogni sezione, immagini delle più note campagne pubblicitarie, scatti inediti di grandi fotografi, ritratti delle celebrities che da sempre amano e scelgono lo stile Gucci. Vere icone di stile - la borsa con il manico di bambù o la mitica Jackie O, creata appositamente per Jackie Kennedy, solo per citarne alcune - le creazioni di Gucci si elevano a strumenti sofisticati di una moda lussuosa, cifra di uno stile inimitabile. Da vedere, sfogliare e regalare a Natale ad amici che amano lo stile Gucci!
Ho letto Amici, amanti cioccolato di Alexander McCall Smith attirata dal giallo solare della copertina, dalle belle illustrazioni e dalla frase di Irene Bignardi in quanrta "Miss Marple si è reincarnata in Isabel Dalhousie." ... non avrei dovuto fidarmi così! Isabel Dalhousie è una filosofa colta e raffinata, una cultrice di belle arti e di teatro e anche una detective a tempo perso. E' di indole curiosa e generosa e davanti a una richiesta d’aiuto Isabel non riesce proprio a tirarsi indietro. Nel libro si lascia coinvolgere da un uomo, Ian, che ha appena subito un trapianto. Il poveretto le confida che, da quando ha ricevuto il nuovo cuore, è tormentato da inspiegabili visioni: il volto inquietante di uno sconosciuto gli appare nei momenti più impensati, accompagnato da una fitta dolorosa. Che sia in qualche modo collegato al donatore? La nostra protagonista si lancia nell'indagine disposta a tutto pur di svelare il mistero. Il libro, la protagonista e i personaggi non mi hanno convinto e coinvolto. Nella narrazione sembra sempre che ci sia qualcosa di "non detto" e di sottinteso che forse non ho saputo cogliere. Del libro salvo Grace, la fedele governate e alcune riflessioni sull'etica della protagonista.
Novecento di Alessandro Baricco è un "piccolo" libro che mi ha folgorato. L'ho letto 10 anni fa e come altri libri della mia storia di lettrice, ogni tanto lo rileggo, per capire come il libro è cambiato, cresciuto, invecchiato con me. E' la storia di un pianista che si esibisce tutte le sere sul Virginian, piroscafo che tra le due guerre fa la spola tra l'Europa e L'America. Il Virginian come ogni piroscafo ha un carico di ricchi signori, emigranti e marinai, ma con una particolarità: un pianista straordinario, che suona una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che il misterioso pianista non sia mai sceso dal piroscafo e nessuno sa il perchè. In forma di monologo, il libro è il primo testo teatrale di Baricco, ed a mio avviso è bellissimo, molto coinvolgente mentre lo leggi ti sembra di essere lì sul Virginian ad ascolatare quella musica mai sentita.
Mani che indicano, mani che esprimono un concetto, mani disegnate, mani fotografate, mani, mani, mani! Mani che esprimono esteticamente, simbolicamente e senza parole infiniti concetti in tutto il mondo. Se dovete progettare segnali visivi questo è il vostro libro!
Il romanzo di una città, o il romanzo di un autore che si racconta attraverso la propria città, quasi trasfigurato in essa, si apre con l’eterno tema del doppio, rimarcato e sottolineato: il grande Ohran Pamuk, recente premio Nobel per la letteratura, scrittore osteggiato dal potere per la sua vena critica nei confronti delle istituzioni del suo paese, racconta con magica leggerezza il suo sogno infantile, la convinzione che dall’altra parte della città “vivesse un altro Ohran, del tutto simile a me, un mio gemello, uno completamente uguale a me, in una strada di Istanbul, in un’altra casa simile alla nostra”. Il doppio che si affaccia in questo incipit, riflette la duplicità, o la frattura, che caratterizza l’identità turca, simboleggiata dalla sua capitale: la metropoli divisa dal Bosforo d’Argento, eternamente sospesa tra una propensione all’Occidente, individuata fisicamente nella parte europea della città, e le sue radici asiatiche e islamiche, simboleggiate dai decadenti minareti che ne costuiscono la skyline. E’ quasi un gioco di specchi deformanti, che non rimandano mai indietro tutto ciò che ricevono, ma ciononostante ne mantengono intatti i lineamenti, soltanto un po’ stiracchiati o compressi. Insieme al tema del doppio, dell’identità non risolta, si affaccia fin da subito, e coprirà l’intero dipanarsi del racconto, il sottotraccia dello Spleen di Istanbul: un disagio molto diverso da quello sofferto in altri luoghi; non è la noia un po’ snob degli esteti francesi, né la molla scatenante di una vita libera da Bohemien, né tanto meno l’origine ultima di tanti movimenti ribellisti e giovanilisti. Non siamo in Occidente, o almeno non del tutto, il malessere non esplode, ma tende piuttosto a concretizzarsi in una diffusa malinconia, una tristezza indefinita e romantica chiamata huzun, quasi cifra essenziale di una città e dei suoi abitanti. Nei café e nei ristoranti, nelle strade e nelle case, mentre lontano si ode lo stridere straziante della sirena di una nave, o quando si osserva dalla finestra il lento incedere delle vecchie signore in nero, accompagnate dal lugubre canto del muezzin, tutto è huzun. Le fotografie in bianco e nero, disseminate nelle pagine del romanzo, aiutano a raccontare questa realtà, quasi come se la parola scritta, pur con il suo straordinario potere evocativo, non fosse sufficiente a comprenderla tutta. Sembra di sentire cadere la pioggia sul Corno d’Oro, mentre lentamente ci sentiamo soggiogati dallo stesso fascino che da sempre coglie il viaggiatore occidentale al cospetto di Istanbul, quel misto di esotismo e familiarità che appare indecifrabile: negli sguardi delle persone, filtrati attraverso la lente deformata dell’arte di Pamuk, si coglie come il lutto per la fine di un mondo, mai realmente sostituito da un’identità nuova e risolta nei suoi conflitti, la morte lenta e dolorosa dell’Impero Ottomano, che per secoli era stato una delle massime potenze militari del mondo. E’ una civiltà che non finisce di morire, un fantasma che aleggia sospeso nelle vite degli uomini, che tormenta le anime e le rende ipersensibili, quasi portate al sentimento del dolore.
Si chiamano "quadri fogli", sono libretti quadrati da sfogliare come un'arancia, spicchio dopo spicchio, per leggere e per "s-piegare" ai bambini alcuni capolavori della storia dell'arte. "Se lo apri come un libro, troverai l’inizio della storia. Se alzi la pagina, potrai leggere il resto della storia raccontata dal quadro. Se infine apri gli spicchi, troverai il quadro e tante altre notizie interessanti." La collana comprende: La Medusa di Caravaggio All'interno il volto di Medusa dipinto da Caravaggio ed il racconto di come Perseo riuscì a tagliarle la testa. inoltre tante notizie interessanti sul quadro, che si trova alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Guerinica di Picasso Il quadro piu famoso di Pablo Picasso: Guernica, la città basca colpita dalle bombe dei nazifascisti nel 1937. Il primo bombardamento sulla popolazione civile è raccontato da Gaspare Barbiellini Amidei. Polifemo Innamorato di Redon All'interno non si trova il solito Polifemo crudele mangiatore di uomini, ma un ciclope timido e gentile, ed il racconto del suo amore per Galatea. Il quadro si trova al museo Kröller-Müller di Otterlo in Olanda. Adatti a bambini da 8 anni in su.
Underworld può essere forse definito, con qualche probabilità di successo, un romanzo epico, un racconto che racchiude l' epos di un popolo filtrandone artificialmente l'essenza, lasciandola trasudare copiosa dalla mistica della parola scritta; Underworld è un classico nonostante sia uscito soltanto nel 1997 ed il suo autore, l'americano di origini molisane Don de Lillo, fosse all'epoca semi sconosciuto nel nostro paese; Underworld è il racconto di cinquant'anni di storia americana, ma ne è come un filtro distorto, lontano dall'agiografia ufficiale, pronto a rovesciare il sogno nel suo contrario. Dal “ Trionfo della Morte” del Polo Grounds di New York, teatro nel 1951 di un mitico scontro tra Giants e Dodgers, le due squadre di baseball di New York, una vicenda corale, multisfaccettata e raccontata attraverso un continuo carnevale linguistico, si snoda seguendo la scia della pallina colpita dalla mazza del grande Bobby Thompson, in occasione del leggendario home run che decide la partita. Un viaggio interminabile attraverso l'America profonda, dalla postatomica desolazione del Bronx, infestato dalle bande giovanili e divenuto ormai polo d'attrazione di un turismo dell'orrido e dei rifiuti, alle autostrade che percorrono e tagliano il continente, dove un misterioso Killer solitario uccide chi gli passa accanto in automobile. Personaggi partoriti dalla fantasia di Don de Lillo, si muovono accanto a uomini che hanno fatto la storia degli States, da J. Edgar Hoover a Lenny Bruce, passando per Frank Sinatra; seguendo il tragitto schizofrenico compiuto dalla pallina feticcio, ci si scontra con passioni e depravazioni, sogni e tristi prese di coscienza, con sullo sfondo un destino collettivo che si staglia su tonnellate di rifiuti, fine ultimo delle fatiche del genere umano. Capolavoro della letteratura postmoderna americana, Underworld è un romanzo fiume incapace di deludere, interminabile e commovente nel suo delirante procedere per illuminazioni, flashback, invenzioni. Una scarica elettrica per l'America di fine millennio, costretta a specchiarsi in un libro che ne mette a nudo lo scheletro.
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