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 HOEPLI - La Grande Libreria... di Matteo Ulrico Hoepli
 
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Tutti sappiamo che i libri bruciano, ma sappiamo anche che i libri non possono essere uccisi dal fuoco. Gli uomini muoiono, i libri non muoiono mai. Nessun uomo, nessuna forza possono abolire la memoria. [Messaggio all'American Booksellers Association, 23 aprile 1942]

F.D. Roosevelt
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Matteo Ulrico Hoepli (del 23/01/2007 @ 09:39:59, in Eventi e Mostre, linkato 22340 volte)


E' iniziata la mitica e sempre affascinante Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri (UEM).
Sono oramai più di vent'anni che la scuola si tiene a Venezia sulla bellissima isola di San Giorgio.
Per una Settimana si parla di libri, dove nascono, dove vanno, cosa si fara' nel futuro della carta stampata. Tutti, dagli autori agli editori e soprattutto i librai, diranno la loro sui libri, impareranno ed insegneranno.

Riportiamo una delle introduzioni piu' belle fatte Domenica, giorno di apertura della Scuola UEM a venezia:

"Buongiorno e Benvenuti !
ogni volta che vedo dei librai mi emoziono, d'altronde io la mia famiglia viviamo di libri da 135 anni e quindi siamo librai e trattiamo con librai. Mio figlio fece questa stessa scuola UEM oramai 10 anni fa e mi dice sempre che e' come un master per librai,utilissima e ti da una marcia in più.
Certo ci saranno momenti difficili, quando si vende poco e vi dicono che il libro e' morto e si vende solo elettronica ed e-book.Ma che io sappia negli utlimi anni si sono venduti molto ma molti piu' libri.
Certo anche in edicola , online o nei supermercati. Ma questo vuol dire solo che il libro piace, è un prodotto utile e ricco. E poi che le persone quando vedono un libro che piace lo comprano e diventano lettori, ovvero vostri clienti.
Hanno quindi bisogno di voi, dei vostri consigli e dei vostri bellissimi libri di carta. Siete quindi utili e molto fortunati a fare i librai.
Buon lavoro ed in bocca al lupo "
Ulrico Hoepli
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Di Nino Romeo (del 22/01/2007 @ 10:12:23, in Libri di fotografia, linkato 9212 volte)
Ecco una testimonianza fotografica della presenza di Larry Fink alla Libreria HOEPLI.























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Di Valeria Surico (del 19/01/2007 @ 08:41:34, in Saggistica, linkato 43353 volte)
Tutto inizia molti mesi fa, una sera a cena con amici stavamo discutendo di un brutto caso di cronaca nera che coinvolgeva una madre e il suo bambino. Qualche giorno dopo trovo sull'inserto femminile di Repubblica un articolo dell'ottima Concita De Gregorio che parla di madri lo leggo, rifletto, lo ritaglio e lo appendo al frigorifero dove è ancora oggi.
Credo l'idea del libro di Concita De gregorio, Una madre lo sa, nasca proprio da quell'articolo del 2005.

"Se la maternità non ti invade naturalmente e spontaneamente come un raggio di luce, rendendoti nutrice solare dedita e paziente, allora non hai l’istinto giusto, sei contro natura. Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi. Se non ci sei mai cosa ne sarà di tuo figlio. Se gli stai addosso come potrà mai rendersi autonomo. Cosa sia una buona madre, lo decidono gli altri.".
Concita De Gregorio ha compiuto un viaggio, madre tra madri, per dare voce a una realtà silenziosa e circondata di luoghi comuni: la fatica di essere madri in un mondo in cui per le madri non c’è posto. Una madre lo sa raccoglie venti storie di maternità, che raccontano quanti (tanti) siano i modi di essere mamma: da Brooke Shields alle madri di Plaza de Mayo, da Valentina "cobra" Vezzali a Mercè Anglada, ostetrica per 44 anni, che per aver dedicato l'intera vita a far nascere i figli degli altri non si è mai sposata e non ne ha mai avuti di propri.
Storie di madri e di maternità, storie di amore infinito e di paura, storie di gioia e di terribili depressioni.

DE GREGORIO CONCITA
UNA MADRE LO SA
Tutte le ombre dell'amore perfetto
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Di Francesca Cingoli (del 18/01/2007 @ 08:01:47, in Libri di narrativa, linkato 6227 volte)
Che Michel Faber fosse un tipo eccentrico lo si era capito da tempo. La sua è una vita fuori dagli schemi, lassù nel nord della Scozia, dove vive e scrive in una stazione ferroviaria, lontano da tutto.
E fuori dagli schemi è la sua produzione, originale e imprevedibile: Michel Faber non si ripete mai, e ogni sua uscita è una provocazione creativa.
Dalla Londra di fine Ottocento de Il petalo cremisi e il bianco, alla storia di fantascienza dai tratti ripugnanti di Sotto la pelle, che toglie il respiro e inchioda alle pagine, al castello di A voce nuda, dove un gruppo di coristi affronta gli incubi e i fantasmi della propria vita: progetti sempre diversi, per uno scrittore che ha il dono di sorprendere con il suo estro folle, moderno e pungente.

La nuova sfida è I gemelli Fahrenheit, una raccolta di 17 racconti: si tratta di storie brevi, capaci di raccontare l’emozione umana con ferocia e con ironia, sempre al di fuori della normalità. Molti di questi sono incubi visionari, di chi vive ai margini della quotidianità sociale e familiare, in una solitudine intrisa di delirio e di disagio.

Una giovane ex tossicodipendente si riavvicina al figlio, cercando un rapporto mai esistito, ma cresciuto nel profondo del cuore e delle viscere: è la storia di Nuotatori veri.
La vita nei sobborghi, violenti e pericolosi, viene resa accettabile con finte finestre che proiettano vita campestre e idilliaca all’interno di una anonima casa di periferia, in un sogno post – moderno di feroce squallore in Gli occhi dell’anima.
In Un gesto di poco conto, una madre, nel totale disagio del suo nuovo ruolo, nel quale si sente sprofondare e annullare, uccide il suo neonato, per tentare di recuperare i pezzi e i silenzi della sua fragilità, in una tragica e disperata illusione di normalità.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta si distingue dalle atmosfere forti delle altre storie per immergere il lettore in una dimensione onirica e silenziosa: un’avventura tra i ghiacci, ai confini delle terre conosciute. I gemelli Fahrenheit vivono qui la loro infanzia, impellicciati e infagottati in un paesaggio di ghiacci, su slitte trainate da cani, che guidano attraverso il biancore ma anche attraverso l’esperienza adulta della morte.

Il nuovo libro di Michel Faber è un’opera degna di lui, provocatoria, eccentrica e complessa, non sempre di facile lettura e interpretazione, che lascia sgomenti per la sua pungente e commovente capacità di dar forma alla fragilità umana.
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Di Laura Di Donato (del 16/01/2007 @ 10:00:10, in Libri di narrativa, linkato 12291 volte)
È innegabile che Sandrone Dazieri, oltre ad aver scritto libri in serie (la saga del “Gorilla”, per intenderci), meriti lettori in serie: io sono indiscutibilmente una di questi.
È STATO UN ATTIMO, però, esce (magari temporaneamente) dalla serie, e fa sperare bene, molto bene. E, soprattutto, può essere gustato appieno anche senza aver (ancora) letto gli altri quattro romanzi già pubblicati.
Ho molto apprezzato che ci siano alcuni dei personaggi di contorno dei libri precedenti (l’avvocato Mirko Bastoni, la fidanzata del Gorilla Valentina, l’Elefante…), quasi che il lettore affezionato non se ne abbia a male, e non si senta abbandonato alla solitudine, abituato come è agli strampalati personaggi che di solito gravitano intorno al Gorilla.

La vicenda è costruita ricorrendo a un escamotage letterario caro a Dazieri, e molto ben orchestrato, intorno a una scissione schizoide, non più soltanto tra due personalità, ma tra due archi temporali tenuti separati dall’amnesia del personaggio principale: Santo Denti (“un uomo con un nome da cartellino di reliquia”), e, contemporaneamente, tra due tipologie umane agli antipodi (il pusher di piccolo taglio, Santo “Trafficante”, e il pubblicitario di successo con casa in centro, fidanzata bella e ricca, SUV, beneficenza, e amante nascosta e da tener nascosta, soprattutto).
Il tutto all’interno di una storia che, nell’arco di una sola settimana, deve svelare il mistero legato tanto all’amnesia, quanto all’uccisione del presidente della grande agenzia pubblicitaria, della quale uccisione, ovviamente, Santo è più che sospettato.
E se non fosse sufficiente, la fuga da un misterioso attentatore che vuol fargli saltare la testa…

Da milanese, mi ha sorpreso e divertito assistere allo stupore e all’amarezza del protagonista, che si vede intorno cose nuove, dopo quattordici anni di buco da amnesia, vissuti con uno stile all’opposto rispetto alla sua memoria: i quartieri ghetto di Milano, le eterne impalcature tappezzate di enormi pubblicità, i nuovi nomi di vecchie banche a sostituire negozi storici della città, ma anche il dominio incontrastato di cellulari (“impara: sms”), internet a tappeto (“impara: google”), l’euro, la guerra per la democrazia e la libertà in Iraq, e così via.
Da non perdere.

DAZIERI SANDRONE
E' STATO UN ATTIMO
MONDADORI
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Di Nino Romeo (del 15/01/2007 @ 07:50:55, in Eventi e Mostre, linkato 2699 volte)
Giovedi 18 gennaio 2007
ore 17.30
Presso la Sala conferenze
Libreria Internazionale Ulrico Hoepli
incontro con
LARRY FINK

In occasione del suo passaggio in Italia, Larry Fink, fotografo di fama internazionale ed esponente di spicco nella fotografia contemporanea per le sue indagini sociali e nel mondo del Jazz, la Libreria Internazionale Ulrico Hoepli e l’editore Damiani, che ha realizzato il volume Somewhere There’s Music, hanno il piacere di ospitarlo per un incontro pubblico.
Il suo stile secco e teatrale produce una immagine in bianco e nero densa di significato, dei “manufatti”, termine che gli studiosi di estetica contamporanei attribuiscono alla trasformazione delle immagini fissate su pellicola in espressione socialmente ed esteticamente significativa. Il raggiungimento di questo obiettivo affianca il lavoro del fotografo ai nomi più importanti della fotografia quali Paul Strand, Henri Cartier-Bresson, Sebastiao Salgado, Andrè Kertész per citarne solo alcuni.
Interverranno il giornalista Roberto Mutti e il critico musicale Guido Michelone.

Larry Fink, professore di fotografia al Bard College, è stato per due volte titolare di una National Endowment for the Arts Fellowship e di una Guggenheim Fellowship, con mostre personali presso il Museum of Modern Art e il Whitney Museum di New City, il San Francisco Museum of Modern Art, il Musée de l’Elysée in Svizzera, e in altri musei di tutto il mondo. Nel 2002, Larry ha ricevuto una laurea honoris causa di Doctor of Fine Arts dal College for Creative Studies di Detroit, Michigan. I suoi lavori sono apparsi sulle più importanti pubblicazioni, come Vanity Fair, W, The New York Times Magazine e The New Yorker. Tra i precedenti libri di Larry vanno ricordati: Social Graces, pubblicato per la prima volta nel 1984 e quindi riedito nel 2001, Boxing (1997), Fish and Wine (1997), Runway (2000), The Forbidden Pictures (2004), Larry Fink (Phaidon, 2005) e Primal Elegance (2006).
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Di Admin (del 12/01/2007 @ 09:39:39, in Eventi e Mostre, linkato 6112 volte)
Sabato 13 gennaio ore 17,45
LIBRERIA INTERNAZIONALE ULRICO HOEPLI

presentazione del volume di Marta Appiani



“Il tabù linguistico è il fenomeno che riesce a spiegare meglio di ogni altro quanto sia illusoria la considerazione che tutto quanto appartiene alla langue, all’istruzione, ad ogni sistema di rappresentazioni condivise, ad ogni formazione simbolica, abbia la caratteristica della fissità e della neutralità”


Intervengono:
Roberto Giacomelli, Professore ordinario di Linguistica generale, Università degli Studi di Milano
Ugo Fabietti, Professore ordinario di Antropologia Culturale, Università Bicocca di Milano
Marcello Cesa-Bianchi, Fondatore dell’Istituto di Psicologia della facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano

LIBRERIA INTERNAZIONALE ULRICO HOEPLI
Via Hoepli, 5 20121 Milano
Tel.02/864871
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Seguirà cocktail
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Di Roberto Seoni (del 11/01/2007 @ 18:11:32, in Eventi e Mostre, linkato 10721 volte)




Quest'oggi il giornalista Andrea Bosco, curatore della rubrica culturale Libri del TG3 Lombardia, ha registrato il suo servizio dalla Libreria Internazionale Ulrico Hoepli. I nostri clienti hanno accolto divertiti il piacevole "diversivo".
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Di Francesca Cingoli (del 10/01/2007 @ 08:48:47, in Libri di narrativa, linkato 2707 volte)
Una tempesta di neve si scatena vicino a Tokyo, e un aereo è costretto a rimanere fermo per una notte intera in aeroporto. Viene trovata una sistemazione in albergo per quasi tutti i passeggeri, ma tredici rimangono senza un letto, e devono attendere l’alba e il volo seguente accampati nella sala partenze.
Poche ore, impreviste e indesiderate, separano i tredici passeggeri dalla partenza, e dal ritorno alla normalità: la sosta forzata in compagnia di estranei, diversissimi tra loro, non è gradita a nessuno e il nervosismo cresce.
Qualcuno lancia un’idea, di antico sapore ed eterna magia: raccontarsi a turno delle storie per ingannare il tempo e il buio della notte.

E’ questa la cornice del libro Tokyo Cancelled del giovane Rana Dasgupta, un Decameron moderno, multirazziale e multiculturale.
Dal “non-luogo” rappresentato dall’aeroporto, le 13 storie attraversano tempi, paesi e tradizioni diverse, dove oriente e occidente si susseguono, si alternano e talvolta si intrecciano, in un flusso di fantasia e immaginazione.
Così la spiritualità visionaria dell’oriente prende forma in alcune favole che hanno il sapore della parabola, come nella prima incantevole storia del mercante di vesti, o nella vicenda, misteriosa e fantastica, del miliardario indiano che non conosce il sollievo del sonno.
L’occidente si anima degli incubi dell’indifferenza e del malessere individuale moderno: il business dell’età contemporanea è rappresentato dal raccogliere e rivendere i ricordi alla gente, che per cause ignote li sta inesorabilmente perdendo: è questo il lavoro del giovane Thomas, in una Londra post-moderna che annulla le identità.
Misticismo, magia, incontro tra reale e surreale sono la chiave di lettura di molti dei tredici racconti: dove si incontrano cartografi tedeschi e mappe capaci di imprigionare, donne mute che parlano con la mente, biscotti che hanno il potere di trasformare le persone, dando vita a sogni di capitalismo autodistruttivi, bambole oggetto di desiderio erotico, che conducono alla perdizione e all’isolamento, Parigi colpita dal vaiolo in una storia fantastica di amicizia, immortalità e umanità.

All’alba i tredici viaggiatori-narratori si ricompongono, valigie e carte d’imbarco alla mano: c’è calore, ma anche un po’ di disagio, al risveglio da un torpore che li ha portati a stringersi un po’ troppo, ad avvicinarsi gli uni agli altri grazie alla parola e alla fantasia. La normalità si frappone nuovamente tra di loro, ognuno riacquista la propria maschera di estraneo, e si confonde tra le decine di passeggeri all’imbarco, arricchito di sogni e parole.

Al lettore Tokyo Cancelled lascia il gusto di qualcosa di antico ma al tempo stesso modernissimo, una sperimentazione narrativa che fonde culture diverse, e fa incontrare tradizioni e mondi lontani nel piacere comune della novella. Originale e globale.
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Di Valeria Surico (del 08/01/2007 @ 07:43:52, in Libri di climatologia, linkato 19132 volte)
Cosa c’è di più bello di un cielo azzurro? Gavin Pretor-Pinney non ha dubbi: un cielo pieno di nuvole.
E lui, maestro dei contemplatori di nuvole, ce le descrive con leggerezza e competenza, in tutto il loro fascino: spiegandone la genesi e la formazione, descrivendone le caratteristiche e le tipologie, ma anche raccontando storie e aneddoti di uomini che le hanno amate o studiate o temute. Come il tenente colonnello William Rankin, che ha attraversato, precipitando dal suo aereo in avaria, il ventre oscuro di un cumulonembo in piena attività temporalesca; o come i grandi pittori del Rinascimento italiano, da Piero della Francesca al Mantegna, che nei loro dipinti hanno sempre ritratto sullo sfondo nuvole enigmatiche e suggestive; e poi ancora raccontandoci dell’Arpa delle Nuvole, uno strumento capace di suonare la musica dei cieli nuvolosi seguendo le variazioni della copertura di nubi.
Alternando fotografie e disegni a una scrittura ricca e divertente, dal passo squisitamente narrativo, Pretor-Pinney ci conduce nel mondo dei contemplatori di nuvole, un mondo che ha già un sito web tra i più popolari di tutta la rete e che è fatto da chi, come lui, non si è accontentato della "tirannia del cielo azzurro.". Perché avere "la testa fra le nuvole" può essere una delle esperienze più esaltanti e più vicine alla bellezza del creato che un essere umano possa fare.

Un brano:
"Ho sempre amato contemplare le nuvole. Niente in natura può competere con la loro mutevolezza e la loro scenografica teatralità. Niente possiede la stessa bellezza effimera e sublime.
Se certi meravigliosi tramonti dietro una cortina di altocumuli dovessero dispiegarsi in cielo solo una volta ogni venticinque anni, entrerebbero senza dubbio a far parte delle leggende di tutti i tempi. Eppure, la maggior parte della gente sembra accorgersi appena delle nubi, quando non le considera addirittura un difetto che compromette la perfezione di un giorno d’estate, o una scusa per sentirsi giù di morale e «rannuvolarsi». Non c’è nulla di più deprimente, a quanto pare, del «vedere solo nubi all’orizzonte». Alcuni anni fa decisi che bisognava porre fine a questa deplorevole situazione. Le nuvole meritavano una sorte migliore e non andavano più considerate mere metafore di sventura. Qualcuno doveva intervenire in loro difesa."

PRETOR-PINNEY G.
CLOUDSPOTTING
Una guida per i contemplatori di nuvole
GUANDA
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