Si è conclusa ieri,
2 luglio, l'edizione numero sessantatre del prestigioso
Premio Strega, l'ambito riconoscimento letterario nato nel
1947 all'interno del salotto letterario di
Maria e
Goffredo Bellonci. Il trionfatore del
2009, il successore di
Paolo Giordano e del suo
La solitudine dei numeri primi, è dunque il romanzo
Stabat Mater di
Tiziano Scarpa, impostosi, non senza il consueto corredo di polemiche tra i grandi gruppi editoriali, sull'altro favorito
Antonio Scurati con
Il bambino che sognava la fine del mondo, per un solo voto di differenza. Al terzo posto si è classificato il cronista di nera del giornale
Repubblica,
Massimo Lugli, piazzatosi sorprendentemente sul gradino più basso del podio grazie a
L'istinto del lupo. Il successo del libro edito da
Einaudi ripropone l'eterno duello tra i grandi gruppi editoriali italiani, con la galassia
Mondadori che ha avuto la meglio, come del resto l'anno scorso, su
RCS Libri, che pubblicava con
Bompiani il libro di
Scurati.
Ma vediamo più da vicino il vincitore,
Stabat Mater di
Tiziano Scarpa. Il meccanismo del racconto è quello di una lunga lettera che una ragazzina sedicenne scrive alla madre che l'ha abbandonata da bambina.
Cecilia, questo è il suo nome, vive in un orfanotrofio, nell'
Ospedale della Pietà di
Venezia, dove ha imparato a suonare il violino: si tratta di un esercizio un po'vuoto, senza passione né amore, svolto un po' per caso e per dovere. Simile, in fondo, alla sua esistenza. Le cose sembrano cambiare quando all'orfanotrofio fa capolino un nuovo compositore e insegnante di violino, un giovane sacerdote dai capelli rossi e dal naso ingombrante, il cui nome è
Antonio Vivaldi. Grazie al confronto con il nuovo arrivato,
Cecilia inaugurerà un nuovo rapporto con l'
Arte e con la
Musica, scoprendo aspetti inaspettati della propria personalità, troppo a lungo repressa. In questo modo potrà trovare il suo percorso nella vita, arrivando a compiere un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione.
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