L'ultima fatica letteraria di
Alain de Botton , Architettura e felicità, indaga un aspetto centrale dell'esistenza di tutti gli esseri umani: le case, le città, la geografia dei luoghi che abitiamo e in cui ci muoviamo, la necessità che abbiamo di sentirli belli e accoglienti. E lo fa partendo da alcune semplici domande: Che cosa rende una casa bella? E perché ciò che per alcuni è bello, per altri è invece inguardabile? Ed è ragionevole passare parte del proprio tempo a cercare di rendere più belli i luoghi in cui viviamo? E, soprattutto, i luoghi, gli edifici, le stanze e gli uffici possono renderci più o meno felici?
Se riteniamo che la qualità dell’ambiente in cui viviamo sia fondamentale per il nostro benessere, non possiamo non interrogarci sul rapporto tra architettura e felicità. Ma da dove cominciare? Oggi, a differenza dei secoli passati, siamo consapevoli dell’impossibilità di individuare una misura del bello assoluta e riproponibile all’infinito, senza tener conto delle tradizioni locali e della sensibilità dei committenti. Se le ville palladiane rappresentano un ineguagliato modello di equilibrio architettonico, una recente villa costruita a Londra secondo gli stessi canoni suscita più sconcerto che ammirazione. E non erano affatto contenti i signori Savoye, per cui Le Corbusier progettò la famosa villa di Poissy: il capolavoro dell’architetto modernista si rivelò ben presto inabitabile.
Attraverso una ricca casistica e insieme facendo ricorso alla verve del narratore, De Botton indaga, nella molteplicità delle sue sfaccettature, l’influenza del design sull’essere umano, design che suscita sensazioni e riflessioni, modifica l’umore, fornisce stimoli al miglioramento. Imparando a ritrovare in edifici e oggetti doti e qualità presenti anche nell’uomo avremo dunque l’occasione di conoscere meglio noi stessi. È questa, dopotutto, la fonte della vera felicità.
Alain de Botton presenta il suo ultimo libro dicendo che rappresenta "un mio piccolo contributo per rendere il mondo più bello" e arriva a dire che "lo stile rappresenta tutto ciò che ci manca, ciò cui aspiriamo per essere completi e felici». "L’architettura ci circonda sempre, se la capiamo — dice il 37enne autore — potremo trovare la vita più interessante. Il mio libro cerca di dire quale architettura è buona e quale cattiva. In molte città del mondo si vedono infatti troppe cose sbagliate, basta passare 10 minuti a Milano o Londra per capire quanti disastri architettonici ci circondano, io mi chiedo semplicemente il perché e cerco delle risposte». Infatti Alain de Botton ritiene che Milano manchi di pianificazione: "Ci sono begli edifici, ma sono sparsi, non c’è omogeneità".
The Indipendent del libro scrive: "C’è un che di straordinario in Alain de Botton. Combatte la guerra contro il conformismo con armi e tattiche tutte sue: è erudito ma non minaccioso, ha curiosità e sensibilità. Guida il lettore verso la piena comprensione delle cose, miscelando la giusta dose di forza espressiva e moderazione. Architettura e felicità possiede tutti gli elementi di questa formula vincente."
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