Il quinto figlio - Doris Lessing
"Ma se Harriet poteva dire a David, e David a Harriet: "Almeno sei figli", con tutti gli altri la consegna era il silenzio".
Sono una coppia sui generis quei due, in una Inghilterra degli anni '70 in cui nuovi valori si stanno affermando: l' emancipazione della donna, l' importanza della carriera, il controllo delle nascite. Harriet e David sognano per se stessi qualcosa di diverso: una famiglia numerosa calata in un ambiente amorevole, tanti bambini che scorrazzano ridanciani in una grande casa; capiente abbastanza da ospitare, durante le festività, nonni, nipoti, zii, gente varia ed eventuale. Non sarà facile all'inizio, per loro, far accettare questa scelta di vita demodè agli altri componenti della famiglia, che li criticheranno aspramente alle spalle, ma che finiranno poi per ammirarli e stimarli e frequenteranno quella casa assiduamente, proprio come David e Harriet desiderano. Tra un compremesso e l'altro la giovane coppia riesce a realizzare il proprio progetto di vita: la grande casa viene comprata, ma i soldi per il mutuo dovrà accollarselo il padre di David. I bambini arrivano, uno dopo l'altro, ma quelle gravidanze così ravvicinate mettono a dura prova la salute fisica e mentale di Harriet che avrà quindi bisogno dell'aiuto della madre per allevare i suoi primi quattro pargoli. Ma il quinto figlio sta per arrivare, scalciando come un ossesso nel ventre materno, quasi a lacerarlo.
Nasce Ben, che non solo è un bambino "diverso" da accettare. Ben ha un comportamento animalesco e particolarissimo...i suoi tratti poi, ricordano quelli di un fauno, di un ominide ancestrale. E la Lessing così, cala questa creatura immaginifica in un contesto perfettamente realistico, mostrandoci l'inadeguatezza della società e il crollo della famiglia davanti alla diversità e all'infrangersi dei perfettibili sogni di una coppia. Si cala ancora più giù, nella spelonca del "chi sono?" e del "da dove vengo?" descrivendo come forse reagiremmo di fronte alla nostra stessa natura ancestrale. Perchè Ben, cacciatore, assassino, animale impaurito, rozzo anafettivo, altro non è che la nostra parte primordiale, ciò che i nostri geni trascinano dai tempi più remoti e che rimane sopito laggiù, nel fondo della nostra coscienza e del nostro comportamento, a stento tenuto a bada da sovrastrutture tra cui quella della famiglia stessa.
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