Una rilettura dell' Antico Testamento unica per stile e per carica ironica.
Caino, storicamente conosciuto come la pecora nera dell'umanità diventa un personaggio umano e un po' picaresco, ma in grado di tener testa alla volubilità di un dio (sic!) capriccioso e irresponsabile nei confronti delle creature da lui stesso create. La mortificazione di fronte al rifiuto dei suoi doni si tramuta in vendetta sul fratello Abele, il prediletto, ucciso della misera sorte che dio gli ha messo tra le mani.
Attraverso gli occhi di Caino si snodano tutti gli eventi biblici salienti, dalla cacciata di Adamo ed Eva dall' Eden, al sacrificio di Isacco, dalla costruzione della torre di Babele, alle prove inflitte alla fede del povero Giobbe, dalla distruzione di Sodoma (e dei suoi innocenti bambini) al tragico epilogo della storia dell'arca di Noè.
Nessuno dei personaggi del racconto è migliore o peggiore degli altri. In un crescendo di reciproche incomprensioni si assiste ad una potente e allegorica messa in scena.
Sul palcoscenico della vita, umani e divini si illudono di agire secondo le stesse regole.
"E' curioso che le persone parlino con tanta leggerezza del futuro, come se lo avessero in mano, come se fosse in loro potere allontanarlo o avvicinarlo secondo le convenienze e le necessità di ciascun momento".
Nè vincitori né vinti: un inaspettato colpo di scena conclude l'ultimo meraviglioso viaggio in cui ci ha accompagnato Josè Saramago, anche se, come amava ricordare lui stesso "Il viaggio non finisce, solo i viaggiatori finiscono".
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