Ai
Giochi degli eserciti alleati, i primi che si svolsero a
Berlino dopo la
Seconda Guerra Mondiale, partecipò un solo atleta per la
Cecoslovacchia, presentatosi all'ultimo con pantaloncini corti e una felpa sciupata; ma l'ilarità del pubblico fu di breve durata, quando quell'atleta tagliò in solitudine il traguardo dei cinquemila metri, staccando tutti con la sua corsa pesante e sgraziata, per cui sembrava che corresse "con uno scorpione nelle scarpe". Un atleta che per due terzi del libro
Echenoz si ostina a chiamare semplicemente
Emil, finché, dopo i record del mondo conquistati alle
Olimpiadi nei cinquemila metri, nei diecimila metri e nella maratona, non potrà non fare il nome di
Zapotek, "la locomotiva umana", un grande fondista che ansima e soffre mentre insegue la vittoria sulla pista. Venerato come un eroe nel suo paese soggetto alla dittatura comunista,
Emil Zapotek continua a vincere stabilendo record su record, sostenendo le aspirazioni democratiche dei suoi connazionali che soffocano nel clima di sospetto e ideologia imposto dal regime. Fino al punto in cui, per l'appoggio dato alla
Primavera di Praga, viene relegato nelle miniere di uranio:
Echenoz ha seguito il percorso della "locomotiva umana", limitandosi all'essenziale della sua vicenda, dalle grandi vittorie agli ultimi anni passati a lavorare come netturbino a
Praga. Un percorso per cui è sufficiente un verbo:
Correre.
Jean Echenoz, nato a
Orange nel
1947, si trasferisce a
Parigi dopo aver studiato sociologia e ingegneria civile ed esordisce come scrittore nel
1979. Ha ottenuto grande successo con il romanzo
Me ne vado, che gli ha fatto vincere il
premio Goncourt nel
1999. Ricordiamo
Un anno (
1997, pubblicato in
Italia nel
1998), Al pianoforte (
2003, in
Italia nel
2008),
Ravel. Un romanzo (
2006, in
Italia nel
2007).