Un romanzo come un delizioso cameo: Mal di pietre conferma le qualità della scrittrice Milena Agus, alla sua seconda prova letteraria dopo il discreto successo di Mentre dorme un pescecane. Il romanzo è entrato nella cinquina dei finalisti dell'ultimo Premio Strega, conoscendo la ribalta nazionale e ottenendo un ottimo exploit di vendite in Francia (cinquantamila copie vendute e quarta ristampa in un mese). Pubblicata dal piccolo editore Nottetempo, la Agus riesce a costruire in sole 119 pagine un curioso ritratto di donna: a raccontare la storia è la nipote, che accarezza con tenerezza le vicissitudini della vita della nonna. Una vita comune, scontata, e un matrimonio di convenienza vengono interrotti alla soglia dei quarant'anni da un soggiorno in una località termale della penisola, per curare il "mal di pietre" (calcoli renali). Il "mal di pietre" diventa una metafora delle pene d'amore, del tormento sentimentale: è l'incontro con il Reduce, un uomo dall'indole gentile e dai modi raffinati, a indurla a scrivere e a manifestare i propri sentimenti.
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